Consapevolezza

di
genere
prime esperienze

Il traffico sulla A12 scorreva regolarmente. Erano da poco passate le 19 quando Marco si fermò all’autogrill, la successiva area di sosta si trovava a circa 100 km e la sua vescica non poteva resistere così tanto.
Valeria, rimasta da sola in macchina, poggiò la testa al finestrino per godersi l’ultimo raggio di sole della giornata. Marco aveva lasciato il finestrino aperto e la fresca aria primaverile fece venire dei leggeri brividi a Valeria. Si allungò il vestito per coprirsi le cosce e mise le sue mani fra sè e il sedile per scaldarsi.
Guardò fuori dal finestrino e i suoi occhi caddero su un gruppo di persone, una famiglia. La moglie stava aiutando il figlio a mangiare mentre il marito muoveva avanti e indietro il passeggino per calmare il pianto della bimba. Valeria accennò un sorriso. Non era un sorriso felice, piuttosto un misto fra pena e tenerezza. Non si schierava né dalla loro parte né dalla sua, semplicemente osservava le diverse scelte che regolano la vita di ogni persona, sempre in bilico fra ciò che le veniva chiesto di essere e ciò che in realtà era.
Scelte.
Secondo il vocabolario: >.
E fu proprio un impulso momentaneo a determinare la decisione della sera precedente. Per la prima volta lei e Marco avevano esplorato gli angoli più remoti dei loro desideri.
Valeria chiuse gli occhi, il sole stava svanendo piano piano. La sua mente proiettò le immagini di poche ore prima, la cena, il buon vino, lo sguardo di Marco, il karaoke, la festa, le scale per tornare in camera, la porta che si apre, Marco che entra insieme a Simone. I vestiti che scivolano via, i corpi che si sfiorano fino poi ad appartenersi, lei che si gode il piacere datole da due uomini. Una notte indelebile, uno spartiacque fisico e mentale della sua esistenza.
Quando Marco aprì la portiera Valeria si destò da quei pensieri. Si guardarono.
“Tutto bene?” chiese lui ingenuamente.
“Certo amore” rispose lei.
La mano di lui si poggiò sulla coscia nuda. Era piacevolmente calda. Valeria si avvicinò a lui e si baciarono.
“Ti amo tesoro” gli disse.
“Ti amo anch’io”.
Marco riaccese il motore del suv, tirò su il finestrino e ripartì verso casa. Non sarebbero rincasati prima di due ore, il tempo di godersi il silenzio della strada per dirsi tutto senza aprire bocca.
di
scritto il
2022-04-25
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