Sono una cosa. Cap 4

di
genere
dominazione


E' quasi mattino e finalmente dorme. Per scaldarmi mi sono accostata a lui e si è svegliato. Non pensavo avesse così tante energie a disposizione. Mi ha inculata altre due volte, non sodomizzata, italiano perfetto, ma inculata che rende meglio la idea. Poi se lo è fatto lavare con il necessario comparso sul vassoio e lo ho dovuto prendere in bocca. Non un pompino ma temo sia la sua idea di addestramento. Comunque lo ho lavato, e molto bene, anche nelle pieghe sotto la pelle in cima. Non ricordo più come si chiami la copertura del glande.

Il culo mi brucia appena un poco, la glicerina e il tempo passato sul bidet hanno fatto un ottimo lavoro. Conta anche la consuetudine a prenderlo dietro...sto perdendo il conto, ho anzi perso il conto... Mi preoccupa la novità di lavarlo e baciarglielo, di dover passare la lingua persino sul glande scappellato. Ecco, si chiama prepuzio la copertura di pelle che copre il glande. Sta preparandosi a farsi fare i pompini. Se sarà necessario farò anche quello. Non che la cosa mi piaccia. Una sola volta vi ha accennato, tempo fa. “Ti romperò davanti e di dietro, imparerai a farmi pompini imperiali con l' ingoio...da schiava quale sei...”

Preparo la prima colazione ma sono in dubbio. “Se è bello, mi chiami, altrimenti lasciami dormire.” Il tempo è così così. Cosa faccio?

Non conoscendo i suoi impegni lo sveglio. Decide però di restare a letto. Io faccio le solite cose, pulisco la casa, cucino. Ogni tanto forse dovrei passare a vedere se sia sveglio e gli serva qualcosa ma poi decido che se si sveglia e gli serva qualcosa mi chiamerebbe.
Lo trovo a mezzodì al tavolino in vestaglia che lavora a qualcosa. Sorride come un lupo. Tra quanto si mangia? Ho fame. Sono ore che lavoro. Lo aiuto a vestirsi. Esce dicendomi che per ora di pranzo sarà di ritorno. Poche decine di minuti quindi. Ha riposto un plico in una delle solite buste, penso vada in posta.

Rifaccio la sua camera, sua non nostra, lo ha sottolineato tempo fa. Rientra nel tempo giusto per sedere a tavola e pranzare. Mentre lo servo letteralmente sento i suoi occhi su di me. Golosi di me. Mi chiamerà da lui oggi pomeriggio? Se dovessi giudicare dai suoi sguardi direi di si. Invece esce ed io dopo aver riordinato mi stendo sul mio letto.
Una sana e lunga dormita dopo una notte insonne e faticosa. Per fortuna la cena prevedeva avanzi riciclati. Anche così faccio appena in tempo a scaldare il forno e lavarmi che è di ritorno. Allegro direi. Accenna ad un lavoro fatto bene e per questo reiterato. Un lavoro ben pagato sostiene. Cosa faccia però e quale sia il suo lavoro non so e non lo chiedo. Certo che la stessa sera sta allo scrittoio almeno tre ore...poi dice di raggiungerlo. A letto ovviamente. Una sosta accelerata in bagno, poi vado da Lui. Mi Batte il cuore, paura. Ormai lo “accolgo” dietro con più facilità e se pure questa mattina lo avevo almeno un poco irritato, lavacri, supposte e crema hanno rimesso tutto quasi in ordine. Non credo, spero almeno non voglia la mia verginità, però, se non oggi, domani o tra qualche giorno che differenza fa? Non è brutto, neppure vecchio tutto sommato. Un uomo di una trentina d' anni. Forse meno forse più. Non un ganimede...ma ben fatto, e sa quel che vuole e prende quel che vuole. Ed anche questa sera vuole me. Busso e senza attendere, come cioè devo, entro. Nel farlo mi rendo conto di non essere “a posto”. Indosso cioè la vestaglia che uso in cucina. Mi immobilizzo, mi scuso, giro sui tacchi e fuggo in cucina. Poi...devo pur tornare ed è meglio non si arrabbi di più. Busso di nuovo ed entro di nuovo,ad occhi bassi. Fossi una cagna avrei anche le orecchie basse, Padrone. Lui ride. Sei una cagna ed hai le orecchie basse. Su vieni. Tre bacchettate in tutto, finisce dopo un attimo. Penso che tre bacchettate siano meno di quanto merito, Padrone. Di nuovo ride.
Sai perché sono così generoso? A testa bassa, soddisfatta, quasi sorridendo per il sollievo causato dalla sua decisione, temevo persino una dozzina di frustate, dico di non saperlo.
Poco dopo mi alzo dal letto. Tre bacchettate non sono niente e non ha calato la bacchetta con troppa energia. Chi ci osservasse vedrebbe una ragazzetta rotondetta che per alzarsi dal letto volta le spalle a l' uomo e sorride soddisfatta. La vede contornare il letto, completamente nuda, raggiungerlo e scostargli la veste da camera scoprendone il ventre. Un attimo brevissimo di esitazione. Poi un movimento del capo verso l' inguine di lui. Impercettibile quasi, alzando di nuovo il viso che sta arrossendo gli chiede: posso, Padrone? L' uomo china il capo e porta la sinistra alla nuca di lei premendo leggermente. Gli bacia il membro, con gran delicatezza poi si ritrae.
Continua schiava.

La giovane si sta dando della idiota. Sta succhiando il cazzo de l' uomo. Lentamente, con la sapienza congenita però di infinite generazioni di femmine. Lo succhia sperando di non dover andare molto oltre, che non le chieda nulla più di quanto abbia già ottenuto in quei giorni. Lo sente gonfiarsi, inturgidirsi ed e felice di avere su lui un simile potere, felice di essere una donna, per un attimo neppure le spiace essere prigioniera di quel' uomo che anzi dice di considerarla una sua schiava, un oggetto del suo piacere e niente altro.

Anche l' uomo, il Padrone di lei, esulta nel suo intimo, Gode della carezza sia pure inesperta che la giovane donna gli prodiga dimostrandosi ben avviata sulla via della sottomissione totale cui lui mira. Giovane e bella. Non una bambina e certamente non una vamp da rotocalco.

Snella e ben proporzionata. Lineamenti sottili, il seno proporzionato e sodo, con i capezzoli un poco rivolti verso l' alto. Caviglie sottili, gambe lunghe e ben tornite mentre gli occhi sono due pozze in cui, lo sa bene lui, è fin troppo facile sprofondare e perdersi, due pozze che da verdi mutano in un attimo al blu cobalto.
Non perfetta ma...adorabile. E sarà, anzi già è sua. La vuole piegare senza spezzarla, se non vuole perda quel guizzo interiore che la rende adorabile. Una schiava adorabile. Già ben avviata sulla via dolorosa della sottomissione totale al padrone e quel padrone sarà lui se sarà sufficientemente deciso e prudente.

Le carezza la nuca incerto se farla continuare. Inesperta, di certo, ma una bocca che sta imparando in fretta, e lui non resisterà a lungo, già il membro inturgidito...sarebbe, potrebbe essere un disastro se si svuotasse ora. Ma è troppo bello, un sogno, sta per...basta cara. La prende per i capelli e la obbliga a lasciarlo.
La solleva e riesce a notare lo sguardo di sollievo di lei che dimostra il sollievo che prova cingendogli il collo e posando la testa sulla sua spalla. Seduto sulla sponda del letto la tiene sulle ginocchia. Sei mia. Si Padrone. Chiamarlo Padrone col giusto tono di rispetto è un dovere di cui entrambi gioiscono. Insegnatemi, Padrone, insegnatemi, insegnatemi quello che devo fare.
Lui esita un attimo. Ti insegnerò tutto quello che sarà necessario ma sarò ancora più duro con te. Poi la bacia, sugge le labbra di lei dolcissime, morbide per la resa. Sa però che la resa potrebbe essere solo temporanea. Per gradi, si dice, per gradi come deciso fin da l' inizio.

Sono vostra Padrone. Non è certo di quanto lei abbia detto. Spera siano queste le parole indistinte. Ti farò donna ma non ora, non oggi e neppure domani, ma solo quando, per gradi ti avrò e ti sentirai sottomessa al punto giusto. Solo allora romperò il sigillo della verginità. Dovrai anzi essere tu a chiedermelo. Accetterai allora una sottomissione completa, assoluta, senza remore con un unico desiderio: di appartenermi.
Adesso stenditi, voglio godere del tuo bel sederino a punta. Sapevi di avere un sederino a punta. La piccola ha il volto color porpora non capisce cosa voglia dire.

Lascia che il Padrone la guidi mentre si stende. Non la lega, entrambi sanno che quella fase è superata se non come simbolo. Prona, si allarga le chiappe, si offre così al padrone che gode nel vederla così sottomessa.

Lui si avvede che è ormai un culetto quasi perfetto che si sta godendo. Non sperava neppure di arrivare a tanto se non in un tempo molto ma molto maggiore.
Quasi già le piace...certo non cerca di evitarlo...immagina di sverginarla subito, ma sa che serve ancora tempo, meno però di quanto avesse inizialmente immaginato.
Poi, tradendo le sue abitudini, parlandole senza aver preparato il discorso, continuando a goderla, le dice cosa farà di lei, cosa vorrà da lei. Un errore grossolano!


E' quasi mattino e finalmente dorme. Per scaldarmi mi sono accostata a lui e si è svegliato. Non pensavo avesse così tante energie a disposizione. Mi ha inculata altre due volte, non sodomizzata, italiano perfetto, ma inculata che rende meglio la idea. Poi se lo è fatto lavare con il necessario comparso sul vassoio e lo ho dovuto prendere in bocca. Non un pompino ma temo sia la sua idea di addestramento. Comunque lo ho lavato, e molto bene, anche nelle pieghe sotto la pelle in cima. Non ricordo più come si chiami la copertura del glande.

Il culo mi brucia appena un poco, la glicerina e il tempo passato sul bidet hanno fatto un ottimo lavoro. Conta anche la consuetudine a prenderlo dietro...sto perdendo il conto, ho anzi perso il conto... Mi preoccupa la novità di lavarlo e baciarglielo, di dover passare la lingua persino sul glande scappellato. Ecco, si chiama prepuzio la copertura di pelle che copre il glande. Sta preparandosi a farsi fare i pompini. Se sarà necessario farò anche quello. Non che la cosa mi piaccia. Una sola volta vi ha accennato, tempo fa. “Ti romperò davanti e di dietro, imparerai a farmi pompini imperiali con l' ingoio...da schiava quale sei...”

Preparo la prima colazione ma sono in dubbio. “Se è bello, mi chiami, altrimenti lasciami dormire.” Il tempo è così così. Cosa faccio?

Non conoscendo i suoi impegni lo sveglio. Decide però di restare a letto. Io faccio le solite cose, pulisco la casa, cucino. Ogni tanto forse dovrei passare a vedere se sia sveglio e gli serva qualcosa ma poi decido che se si sveglia e gli serva qualcosa mi chiamerebbe.
Lo trovo a mezzodì al tavolino in vestaglia che lavora a qualcosa. Sorride come un lupo. Tra quanto si mangia? Ho fame. Sono ore che lavoro. Lo aiuto a vestirsi. Esce dicendomi che per ora di pranzo sarà di ritorno. Poche decine di minuti quindi. Ha riposto un plico in una delle solite buste, penso vada in posta.

Rifaccio la sua camera, sua non nostra, lo ha sottolineato tempo fa. Rientra nel tempo giusto per sedere a tavola e pranzare. Mentre lo servo letteralmente sento i suoi occhi su di me. Golosi di me. Mi chiamerà da lui oggi pomeriggio? Se dovessi giudicare dai suoi sguardi direi di si. Invece esce ed io dopo aver riordinato mi stendo sul mio letto.
Una sana e lunga dormita dopo una notte insonne e faticosa. Per fortuna la cena prevedeva avanzi riciclati. Anche così faccio appena in tempo a scaldare il forno e lavarmi che è di ritorno. Allegro direi. Accenna ad un lavoro fatto bene e per questo reiterato. Un lavoro ben pagato sostiene. Cosa faccia però e quale sia il suo lavoro non so e non lo chiedo. Certo che la stessa sera sta allo scrittoio almeno tre ore...poi dice di raggiungerlo. A letto ovviamente. Una sosta accelerata in bagno, poi vado da Lui. Mi Batte il cuore, paura. Ormai lo “accolgo” dietro con più facilità e se pure questa mattina lo avevo almeno un poco irritato, lavacri, supposte e crema hanno rimesso tutto quasi in ordine. Non credo, spero almeno non voglia la mia verginità, però, se non oggi, domani o tra qualche giorno che differenza fa? Non è brutto, neppure vecchio tutto sommato. Un uomo di una trentina d' anni. Forse meno forse più. Non un ganimede...ma ben fatto, e sa quel che vuole e prende quel che vuole. Ed anche questa sera vuole me. Busso e senza attendere, come cioè devo, entro. Nel farlo mi rendo conto di non essere “a posto”. Indosso cioè la vestaglia che uso in cucina. Mi immobilizzo, mi scuso, giro sui tacchi e fuggo in cucina. Poi...devo pur tornare ed è meglio non si arrabbi di più. Busso di nuovo ed entro di nuovo,ad occhi bassi. Fossi una cagna avrei anche le orecchie basse, Padrone. Lui ride. Sei una cagna ed hai le orecchie basse. Su vieni. Tre bacchettate in tutto, finisce dopo un attimo. Penso che tre bacchettate siano meno di quanto merito, Padrone. Di nuovo ride.
Sai perché sono così generoso? A testa bassa, soddisfatta, quasi sorridendo per il sollievo causato dalla sua decisione, temevo persino una dozzina di frustate, dico di non saperlo.
Poco dopo mi alzo dal letto. Tre bacchettate non sono niente e non ha calato la bacchetta con troppa energia. Chi ci osservasse vedrebbe una ragazzetta rotondetta che per alzarsi dal letto volta le spalle a l' uomo e sorride soddisfatta. La vede contornare il letto, completamente nuda, raggiungerlo e scostargli la veste da camera scoprendone il ventre. Un attimo brevissimo di esitazione. Poi un movimento del capo verso l' inguine di lui. Impercettibile quasi, alzando di nuovo il viso che sta arrossendo gli chiede: posso, Padrone? L' uomo china il capo e porta la sinistra alla nuca di lei premendo leggermente. Gli bacia il membro, con gran delicatezza poi si ritrae.
Continua schiava.

La giovane si sta dando della idiota. Sta succhiando il cazzo de l' uomo. Lentamente, con la sapienza congenita però di infinite generazioni di femmine. Lo succhia sperando di non dover andare molto oltre, che non le chieda nulla più di quanto abbia già ottenuto in quei giorni. Lo sente gonfiarsi, inturgidirsi ed e felice di avere su lui un simile potere, felice di essere una donna, per un attimo neppure le spiace essere prigioniera di quel' uomo che anzi dice di considerarla una sua schiava, un oggetto del suo piacere e niente altro.

Anche l' uomo, il Padrone di lei, esulta nel suo intimo, Gode della carezza sia pure inesperta che la giovane donna gli prodiga dimostrandosi ben avviata sulla via della sottomissione totale cui lui mira. Giovane e bella. Non una bambina e certamente non una vamp da rotocalco.

Snella e ben proporzionata. Lineamenti sottili, il seno proporzionato e sodo, con i capezzoli un poco rivolti verso l' alto. Caviglie sottili, gambe lunghe e ben tornite mentre gli occhi sono due pozze in cui, lo sa bene lui, è fin troppo facile sprofondare e perdersi, due pozze che da verdi mutano in un attimo al blu cobalto.
Non perfetta ma...adorabile. E sarà, anzi già è sua. La vuole piegare senza spezzarla, se non vuole perda quel guizzo interiore che la rende adorabile. Una schiava adorabile. Già ben avviata sulla via dolorosa della sottomissione totale al padrone e quel padrone sarà lui se sarà sufficientemente deciso e prudente.

Le carezza la nuca incerto se farla continuare. Inesperta, di certo, ma una bocca che sta imparando in fretta, e lui non resisterà a lungo, già il membro inturgidito...sarebbe, potrebbe essere un disastro se si svuotasse ora. Ma è troppo bello, un sogno, sta per...basta cara. La prende per i capelli e la obbliga a lasciarlo.
La solleva e riesce a notare lo sguardo di sollievo di lei che dimostra il sollievo che prova cingendogli il collo e posando la testa sulla sua spalla. Seduto sulla sponda del letto la tiene sulle ginocchia. Sei mia. Si Padrone. Chiamarlo Padrone col giusto tono di rispetto è un dovere di cui entrambi gioiscono. Insegnatemi, Padrone, insegnatemi, insegnatemi quello che devo fare.
Lui esita un attimo. Ti insegnerò tutto quello che sarà necessario ma sarò ancora più duro con te. Poi la bacia, sugge le labbra di lei dolcissime, morbide per la resa. Sa però che la resa potrebbe essere solo temporanea. Per gradi, si dice, per gradi come deciso fin da l' inizio.

Sono vostra Padrone. Non è certo di quanto lei abbia detto. Spera siano queste le parole indistinte. Ti farò donna ma non ora, non oggi e neppure domani, ma solo quando, per gradi ti avrò e ti sentirai sottomessa al punto giusto. Solo allora romperò il sigillo della verginità. Dovrai anzi essere tu a chiedermelo. Accetterai allora una sottomissione completa, assoluta, senza remore con un unico desiderio: di appartenermi.
Adesso stenditi, voglio godere del tuo bel sederino a punta. Sapevi di avere un sederino a punta. La piccola ha il volto color porpora non capisce cosa voglia dire.

Lascia che il Padrone la guidi mentre si stende. Non la lega, entrambi sanno che quella fase è superata se non come simbolo. Prona, si allarga le chiappe, si offre così al padrone che gode nel vederla così sottomessa.

Lui si avvede che è ormai un culetto quasi perfetto che si sta godendo. Non sperava neppure di arrivare a tanto se non in un tempo molto ma molto maggiore.
Quasi già le piace...certo non cerca di evitarlo...immagina di sverginarla subito, ma sa che serve ancora tempo, meno però di quanto avesse inizialmente immaginato.
Poi, tradendo le sue abitudini, parlandole senza aver preparato il discorso, continuando a goderla, le dice cosa farà di lei, cosa vorrà da lei. Un errore grossolano!


E' quasi mattino e finalmente dorme. Per scaldarmi mi sono accostata a lui e si è svegliato. Non pensavo avesse così tante energie a disposizione. Mi ha inculata altre due volte, non sodomizzata, italiano perfetto, ma inculata che rende meglio la idea. Poi se lo è fatto lavare con il necessario comparso sul vassoio e lo ho dovuto prendere in bocca. Non un pompino ma temo sia la sua idea di addestramento. Comunque lo ho lavato, e molto bene, anche nelle pieghe sotto la pelle in cima. Non ricordo più come si chiami la copertura del glande.

Il culo mi brucia appena un poco, la glicerina e il tempo passato sul bidet hanno fatto un ottimo lavoro. Conta anche la consuetudine a prenderlo dietro...sto perdendo il conto, ho anzi perso il conto... Mi preoccupa la novità di lavarlo e baciarglielo, di dover passare la lingua persino sul glande scappellato. Ecco, si chiama prepuzio la copertura di pelle che copre il glande. Sta preparandosi a farsi fare i pompini. Se sarà necessario farò anche quello. Non che la cosa mi piaccia. Una sola volta vi ha accennato, tempo fa. “Ti romperò davanti e di dietro, imparerai a farmi pompini imperiali con l' ingoio...da schiava quale sei...”

Preparo la prima colazione ma sono in dubbio. “Se è bello, mi chiami, altrimenti lasciami dormire.” Il tempo è così così. Cosa faccio?

Non conoscendo i suoi impegni lo sveglio. Decide però di restare a letto. Io faccio le solite cose, pulisco la casa, cucino. Ogni tanto forse dovrei passare a vedere se sia sveglio e gli serva qualcosa ma poi decido che se si sveglia e gli serva qualcosa mi chiamerebbe.
Lo trovo a mezzodì al tavolino in vestaglia che lavora a qualcosa. Sorride come un lupo. Tra quanto si mangia? Ho fame. Sono ore che lavoro. Lo aiuto a vestirsi. Esce dicendomi che per ora di pranzo sarà di ritorno. Poche decine di minuti quindi. Ha riposto un plico in una delle solite buste, penso vada in posta.

Rifaccio la sua camera, sua non nostra, lo ha sottolineato tempo fa. Rientra nel tempo giusto per sedere a tavola e pranzare. Mentre lo servo letteralmente sento i suoi occhi su di me. Golosi di me. Mi chiamerà da lui oggi pomeriggio? Se dovessi giudicare dai suoi sguardi direi di si. Invece esce ed io dopo aver riordinato mi stendo sul mio letto.
Una sana e lunga dormita dopo una notte insonne e faticosa. Per fortuna la cena prevedeva avanzi riciclati. Anche così faccio appena in tempo a scaldare il forno e lavarmi che è di ritorno. Allegro direi. Accenna ad un lavoro fatto bene e per questo reiterato. Un lavoro ben pagato sostiene. Cosa faccia però e quale sia il suo lavoro non so e non lo chiedo. Certo che la stessa sera sta allo scrittoio almeno tre ore...poi dice di raggiungerlo. A letto ovviamente. Una sosta accelerata in bagno, poi vado da Lui. Mi Batte il cuore, paura. Ormai lo “accolgo” dietro con più facilità e se pure questa mattina lo avevo almeno un poco irritato, lavacri, supposte e crema hanno rimesso tutto quasi in ordine. Non credo, spero almeno non voglia la mia verginità, però, se non oggi, domani o tra qualche giorno che differenza fa? Non è brutto, neppure vecchio tutto sommato. Un uomo di una trentina d' anni. Forse meno forse più. Non un ganimede...ma ben fatto, e sa quel che vuole e prende quel che vuole. Ed anche questa sera vuole me. Busso e senza attendere, come cioè devo, entro. Nel farlo mi rendo conto di non essere “a posto”. Indosso cioè la vestaglia che uso in cucina. Mi immobilizzo, mi scuso, giro sui tacchi e fuggo in cucina. Poi...devo pur tornare ed è meglio non si arrabbi di più. Busso di nuovo ed entro di nuovo,ad occhi bassi. Fossi una cagna avrei anche le orecchie basse, Padrone. Lui ride. Sei una cagna ed hai le orecchie basse. Su vieni. Tre bacchettate in tutto, finisce dopo un attimo. Penso che tre bacchettate siano meno di quanto merito, Padrone. Di nuovo ride.
Sai perché sono così generoso? A testa bassa, soddisfatta, quasi sorridendo per il sollievo causato dalla sua decisione, temevo persino una dozzina di frustate, dico di non saperlo.
Poco dopo mi alzo dal letto. Tre bacchettate non sono niente e non ha calato la bacchetta con troppa energia. Chi ci osservasse vedrebbe una ragazzetta rotondetta che per alzarsi dal letto volta le spalle a l' uomo e sorride soddisfatta. La vede contornare il letto, completamente nuda, raggiungerlo e scostargli la veste da camera scoprendone il ventre. Un attimo brevissimo di esitazione. Poi un movimento del capo verso l' inguine di lui. Impercettibile quasi, alzando di nuovo il viso che sta arrossendo gli chiede: posso, Padrone? L' uomo china il capo e porta la sinistra alla nuca di lei premendo leggermente. Gli bacia il membro, con gran delicatezza poi si ritrae.
Continua schiava.

La giovane si sta dando della idiota. Sta succhiando il cazzo de l' uomo. Lentamente, con la sapienza congenita però di infinite generazioni di femmine. Lo succhia sperando di non dover andare molto oltre, che non le chieda nulla più di quanto abbia già ottenuto in quei giorni. Lo sente gonfiarsi, inturgidirsi ed e felice di avere su lui un simile potere, felice di essere una donna, per un attimo neppure le spiace essere prigioniera di quel' uomo che anzi dice di considerarla una sua schiava, un oggetto del suo piacere e niente altro.

Anche l' uomo, il Padrone di lei, esulta nel suo intimo, Gode della carezza sia pure inesperta che la giovane donna gli prodiga dimostrandosi ben avviata sulla via della sottomissione totale cui lui mira. Giovane e bella. Non una bambina e certamente non una vamp da rotocalco.

Snella e ben proporzionata. Lineamenti sottili, il seno proporzionato e sodo, con i capezzoli un poco rivolti verso l' alto. Caviglie sottili, gambe lunghe e ben tornite mentre gli occhi sono due pozze in cui, lo sa bene lui, è fin troppo facile sprofondare e perdersi, due pozze che da verdi mutano in un attimo al blu cobalto.
Non perfetta ma...adorabile. E sarà, anzi già è sua. La vuole piegare senza spezzarla, se non vuole perda quel guizzo interiore che la rende adorabile. Una schiava adorabile. Già ben avviata sulla via dolorosa della sottomissione totale al padrone e quel padrone sarà lui se sarà sufficientemente deciso e prudente.

Le carezza la nuca incerto se farla continuare. Inesperta, di certo, ma una bocca che sta imparando in fretta, e lui non resisterà a lungo, già il membro inturgidito...sarebbe, potrebbe essere un disastro se si svuotasse ora. Ma è troppo bello, un sogno, sta per...basta cara. La prende per i capelli e la obbliga a lasciarlo.
La solleva e riesce a notare lo sguardo di sollievo di lei che dimostra il sollievo che prova cingendogli il collo e posando la testa sulla sua spalla. Seduto sulla sponda del letto la tiene sulle ginocchia. Sei mia. Si Padrone. Chiamarlo Padrone col giusto tono di rispetto è un dovere di cui entrambi gioiscono. Insegnatemi, Padrone, insegnatemi, insegnatemi quello che devo fare.
Lui esita un attimo. Ti insegnerò tutto quello che sarà necessario ma sarò ancora più duro con te. Poi la bacia, sugge le labbra di lei dolcissime, morbide per la resa. Sa però che la resa potrebbe essere solo temporanea. Per gradi, si dice, per gradi come deciso fin da l' inizio.

Sono vostra Padrone. Non è certo di quanto lei abbia detto. Spera siano queste le parole indistinte. Ti farò donna ma non ora, non oggi e neppure domani, ma solo quando, per gradi ti avrò e ti sentirai sottomessa al punto giusto. Solo allora romperò il sigillo della verginità. Dovrai anzi essere tu a chiedermelo. Accetterai allora una sottomissione completa, assoluta, senza remore con un unico desiderio: di appartenermi.
Adesso stenditi, voglio godere del tuo bel sederino a punta. Sapevi di avere un sederino a punta. La piccola ha il volto color porpora non capisce cosa voglia dire.

Lascia che il Padrone la guidi mentre si stende. Non la lega, entrambi sanno che quella fase è superata se non come simbolo. Prona, si allarga le chiappe, si offre così al padrone che gode nel vederla così sottomessa.

Lui si avvede che è ormai un culetto quasi perfetto che si sta godendo. Non sperava neppure di arrivare a tanto se non in un tempo molto ma molto maggiore.
Quasi già le piace...certo non cerca di evitarlo...immagina di sverginarla subito, ma sa che serve ancora tempo, meno però di quanto avesse inizialmente immaginato.
Poi, tradendo le sue abitudini, parlandole senza aver preparato il discorso, continuando a goderla, le dice cosa farà di lei, cosa vorrà da lei. Un errore grossolano!















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2019-03-20
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