A Venezia - 3
di
Flavia1988
genere
saffico
Mi guarda dal letto.
Io ho allargato le gambe, chiaro invito di quanto la desiderassi. Con un dito mi accarezzo e sento i primi brividi provenire dal mio sesso. Lo sentivo pulsare nel ricordare la sera prima. Lo sentivo desiderare attenzioni.
E ora le pretendo.
Ripeto l’invito.
- Ti stavo aspettando.
Lei si alza.
La sua nudità mi eccita da morire. Quella pelle così perfetta, giovane, quasi intatta dall’età.
È in piedi davanti a me. Mi metto a sedere meglio, tirandomi leggermente su. Ho il viso all’altezza del suo pube. Afrore e piacere diventano benzina sul fuoco. Un delicato bacio su quel tatuaggio che tanto mi ha affascinato in questi giorni.
Una luna. Una virgola da seguire con la mia lingua.
Due stelle. Due baci dolci a fior di labbra.
Mentre le mie dita accarezzano le sue gambe e le sue natiche.
- Signora…
- Dimmi tesoro…- ancora un bacio su quelle stelle poi, mentre mi allontano allargando le gambe per accoglierla fra di loro, con la mano accarezzo il suo sesso di cui già vedo l’imperlare della leggera peluria che ha. Sospira. Non parla più. Si accascia ai miei piedi. Non mi stacca gli occhi di dosso.
Annusa.
Soffia.
Sfrega le guance sulle mie cosce.
Soffia ancora.
Sospiro io.
Con un dito mi apre.
Tremo.
- Mi stavi aspettando.
Siamo di nuovo abbracciate nel letto. Ci fissiamo. Aveva voluto che aprissi completamente le tende e ora la luce del giorno illuminava l’intera stanza. L'attrazione verso di lei si sta trasformando in qualcosa che ancora non volevo ammettere ma di cui avverto chiaramente i segni.
Quasi l’intera mattinata era trascorsa e ancora non smettevamo di amarci e cercarci. “Amarci…che parole usi Ale…” mi ritrovai a pensarci. E i brividi che ebbi vennero subito percorsi dalla sua lingua lungo il mio collo.
Venimmo interrotti dallo squillare del mio telefono. Era un ristorante stellato a cui avevo lasciato il numero ad inizio settimana, sperando di trovare un tavolo. Mi chiamavano perché era saltata una prenotazione per quella sera e mi chiedevano se fossi ancora interessata.
- Certo. Molto volentieri. Lo sapevo di aver fatto bene a prolungare la mia permanenza a Venezia: voi siete il giusto premio!
- Ne siamo felici. Allora l'aspettiamo questa sera.
- Solo una cosa. C’è stata una piccola variazione: siamo due persone. È un problema per voi?
- Nessun problema. Il tavolo sarebbe comunque lo stesso.
- Perfetto. Allora a stasera. Grazie ancora.
Avevo parlato continuando ad accarezzare il braccio nudo di Linda. Il suo sguardo interrogativo mi fece sorridere.
- Cena stellata.
- Scherzi?
- No.- la sentii sospirare profondamente - Hai tutte le fortune del mondo in questi tre giorni: Venezia, me e ora questo.
Feci una pausa, guardandola. Aveva lo sguardo basso.
- Non ti vedo però troppo entusiasta. C’è qualcosa che non va? Non siamo obbligate. Al massimo richiamo e disdico.
Provai ad anticipare i suoi pensieri.
- Se il problema è il come vestirsi non devi preoccuparti, oggi andiamo a comprare qualcosa. Abbiamo tutto il tempo per fare tutto lo shopping che vogliamo!
- Non è quello Ale…cioè, è anche quello. E poi non so…non mi sono mai vista in posti così! Ora in Olanda il posto più elegante in cui siamo stati con Flavio è stato un Noodles Bar!!!
- Beh, c’è sempre una prima volta, no? Ma c’è anche dell’altro, vero?
Si era girata sulla schiena e fissava il soffitto.
- No…cioè si…nulla…cioè è che…
- È che ti sembra di sfruttarmi e di fare la figura della scroccona?
Si rigirò verso di me e questa volta mi fissò intensamente, annuendo.
- Beh…prima di tutto non mi stai sfruttando…orgasmi a parte, ma lì è cosa reciproca! - e le feci la linguaccia, vedendola arrossire dolcemente - Poi, detto chiaramente, saranno anche fatti miei come voglio spendere i miei soldi? È un momento che, per vari motivi, ne ho e posso permettermi certe cose, come quell’hotel, le cene, lo shopping. E se sono tutte cose che ci fanno felici…che ti fanno felice…- sottolineai il “ti” battendo il dito sul suo braccio - beh…vuol dire che sono ben spesi…
Mi misi a sedere sul letto.
- Linda, guardami.- si tirò su anche lei. Eravamo una fronte all’altra, con le gambe incrociate davanti a noi. Le presi le mani fra le mie, porgendomi in avanti.
- Questi giorni sono solo nostri e probabilmente saranno una parentesi irripetibile nelle rispettive vite. Motivo per cui devono essere i migliori che entrambe possiamo vivere. Non m’importa del resto.
Ancora annuì in silenzio.
- E poi devi pur stare vicina alla tua zia malata, no? Mica la vorrai lasciare da sola?
Ridemmo insieme, pensando alla scusa che aveva dato al fidanzato per questi giorni lontani da Trieste e non più con lui, come programmato.
- Mi prometti che non ti fai più problemi e pensi solo a goderti queste ultime ore insieme?
- Ok, Ale. Promesso.
Mi avvicinai e le sfiorai le labbra con un bacio.
- Forza, ora andiamo a cercare qualcosa da mangiare e poi ci daremo da fare per trovare cosa indossare stasera.
Il pomeriggio di shopping si era concluso con la scelta di un lungo abito bordeaux per me e una camicia bianca abbinata ad una gonna turchese al ginocchio per Linda. Anche se in ritardo, in stanza ci viene naturale restare per qualche secondo immobili una di fronte all’altra a guardarci. Un “Come sto?” detto quasi in contemporanea ricevette una risata e un lungo bacio come risposta. Mi allontanai a forza dalle sue labbra.
- Fermati, altrimenti non usciamo più. E già siamo in ritardo.- leggermente ansimante la guardai in profondità negli occhi, quegli straordinari occhi celesti che tanto mi stanno ammaliando in queste ore - Sei un angelo. Ora tieni questo.
Mi sfilai un orecchino e glielo porsi.
- Ma…
- Voglio che lo abbia tu. È una luna che acquistai anni fa, proprio qui a Venezia. Diciamo che ti passo il testimone. Falle vivere una vita ricca. E magari con qualche decisione più saggia di quelle a cui ha assistito nel corso degli anni in mia compagnia.
Le sorrisi, accarezzandole la guancia. Le brillavano gli occhi. Io sentii il magone salire in gola. So già che da domani nulla sarebbe stato come prima. Di sicuro non più come questi giorni. Come sempre fui una frana a nascondere questi pensieri perchè Linda mi strinse forte a sé e staccandosi per baciarmi a fior di labbra sussurrò un “Mi mancherai” che mandò in frantumi ogni mio tentativo di trattenere una lacrima.
Abbozzai un sorriso, chiedendole scusa.
- Non ricordavo di avere una vecchia zia che si commuove così facilmente…- fu la sua solita battuta pronta per riportarmi il sorriso.
- Per fortuna mi hai fatto piangere prima che mi truccassi!- sorrisi, mentre le sistemavo la camicia che si era appena sgualcita sulle spalle.
- Ora finiamo di sistemarci. Abbiamo dieci minuti prima che arrivi il taxi a prenderci.
Ormai libere con noi stesse passammo la traversata da Murano verso il molo sul Canale Grande abbracciate. Ero sicura che il pilota ci avesse guardato più volte, forse scandalizzato, forse eccitato, forse stupito. Forse semplicemente attratto da due donne felici che si accarezzavano le spalle vicino a lui e a cui non sapeva cosa dire, ma di cui ammirava la bellezza.
Le lunghe frange del mio vestito coprivano i miei polpacci, braccia e schiena scoperte, il seno in risalto in una scollatura non amplissima e un paio di scarpe aperte con un piccolo tacco che mostravano le mie dita perfettamente smaltate da Linda. Gli occhi di Linda esaltati dal sottile trucco nero, le sue meravigliose e ipnotiche labbra, la camicia da cui risaltava la sua lattea e morbida pelle, la gonna che rendeva il suo sedere e i suoi fianchi ancora più desiderabili.
Si sarebbe ricordato di noi a lungo. Sussurrai anche di baciarci per rendere quel breve viaggio ancora più indimenticabile, per noi e per lui.
Le erano brillati gli occhi. Un sorriso complice. Un leggero bacio. Un mio sussurro - Sono sicura che sei bagnata. Quanto lo sono io. Sarà una serata unica.- Mi baciò di nuovo. Questa volta con più trasporto.
La vista di Palazzo Ducale, del Campanile e della Piazza di San Marco e l'ingresso in Canal Grande ci lasciò attonite. La bellezza che vedevamo una dentro l’altra si rispecchiava nella magia di quella vista al tramonto. E poco dopo arrivammo al molo davanti il ristorante, accolti da una meravigliosa pergola che circondava il cancelletto d’ingresso.
La cena fu un’esperienza meravigliosa. Linda, nonostante le sue ritrosie, sembrava nata per stare lì, in mezzo a quella formalità e quella eleganza. Fra un piatto e l’altro ci sfioravano la mano. Un parlare discreto per commentare il cibo, l’ambiente, gli sguardi del personale e di un giovane, più o meno suo coetaneo, a cena con i genitori pochi tavoli vicino a noi. Quando glielo feci notare, lei imbarazzata abbassò gli occhi, pulendosi la bocca con il tovagliolo. - Devo essere gelosa?- le dissi scherzando. - Non più di quanto io lo debba essere del sommelier…- mi rispose facendomi la linguaccia.
Un innocente scambio di battute a cui, anche ripensandoci ora, non dare alcun peso.
Ma divenne di più quando, a fine serata, uscendo dal locale, la vidi con quel ragazzo. Io mi ero attardata all’interno per andare in bagno e quando uscii la vidi ridere, sporgendosi verso di lui, appoggiandosi al suo braccio. Provai un moto di gelosia che mi stupì e ferì. Mi avvicinai e, colti di sorpresa, entrambi si allontanarono uno dall’altra. Uno sguardo rapido a lui. Uno più diretto a Linda.
- Eccomi. Andiamo?
- Certo. Ciao Mirko.
Con la coda dell’occhio vidi la sua faccia divertita e il sorriso che si scambiarono.
- Ho voglia di camminare. Per di qua dovremmo andare verso Rialto.
Non volevo una risposta, avevo deciso per entrambe. E così ci incamminammo, io un po' più avanti, lei dietro. Poco prima del ponte, in una calle più isolata, mi prese la mano, iniziando ad solleticarmi il palmo. Io prima la lasciai fare, ma poi non resistetti.
- Hai qualcosa da farti perdonare?
Lei si fermò, stupita.
- Non capisco…
Indicai vagamente dietro di lei.
- Quel…Mirko. Ho visto i sorrisetti che vi siete scambiati salutandovi. Cos’è? Sono di troppo? È finito il gioco con me e hai di nuovo voglia di cazzo?
Mi arrivò uno schiaffo che mi sorprese e lasciò attonita e immobile.
Mi oltrepassò quasi correndo, mormorando un vaffanculo pieno di rabbia.
- Linda!! Aspetta! Scusa…io non…
Non finii la frase. Aveva già voltato l’angolo e ormai sentivo solo i suoi passi diventare sempre più indistinti nella folla.
Io ho allargato le gambe, chiaro invito di quanto la desiderassi. Con un dito mi accarezzo e sento i primi brividi provenire dal mio sesso. Lo sentivo pulsare nel ricordare la sera prima. Lo sentivo desiderare attenzioni.
E ora le pretendo.
Ripeto l’invito.
- Ti stavo aspettando.
Lei si alza.
La sua nudità mi eccita da morire. Quella pelle così perfetta, giovane, quasi intatta dall’età.
È in piedi davanti a me. Mi metto a sedere meglio, tirandomi leggermente su. Ho il viso all’altezza del suo pube. Afrore e piacere diventano benzina sul fuoco. Un delicato bacio su quel tatuaggio che tanto mi ha affascinato in questi giorni.
Una luna. Una virgola da seguire con la mia lingua.
Due stelle. Due baci dolci a fior di labbra.
Mentre le mie dita accarezzano le sue gambe e le sue natiche.
- Signora…
- Dimmi tesoro…- ancora un bacio su quelle stelle poi, mentre mi allontano allargando le gambe per accoglierla fra di loro, con la mano accarezzo il suo sesso di cui già vedo l’imperlare della leggera peluria che ha. Sospira. Non parla più. Si accascia ai miei piedi. Non mi stacca gli occhi di dosso.
Annusa.
Soffia.
Sfrega le guance sulle mie cosce.
Soffia ancora.
Sospiro io.
Con un dito mi apre.
Tremo.
- Mi stavi aspettando.
Siamo di nuovo abbracciate nel letto. Ci fissiamo. Aveva voluto che aprissi completamente le tende e ora la luce del giorno illuminava l’intera stanza. L'attrazione verso di lei si sta trasformando in qualcosa che ancora non volevo ammettere ma di cui avverto chiaramente i segni.
Quasi l’intera mattinata era trascorsa e ancora non smettevamo di amarci e cercarci. “Amarci…che parole usi Ale…” mi ritrovai a pensarci. E i brividi che ebbi vennero subito percorsi dalla sua lingua lungo il mio collo.
Venimmo interrotti dallo squillare del mio telefono. Era un ristorante stellato a cui avevo lasciato il numero ad inizio settimana, sperando di trovare un tavolo. Mi chiamavano perché era saltata una prenotazione per quella sera e mi chiedevano se fossi ancora interessata.
- Certo. Molto volentieri. Lo sapevo di aver fatto bene a prolungare la mia permanenza a Venezia: voi siete il giusto premio!
- Ne siamo felici. Allora l'aspettiamo questa sera.
- Solo una cosa. C’è stata una piccola variazione: siamo due persone. È un problema per voi?
- Nessun problema. Il tavolo sarebbe comunque lo stesso.
- Perfetto. Allora a stasera. Grazie ancora.
Avevo parlato continuando ad accarezzare il braccio nudo di Linda. Il suo sguardo interrogativo mi fece sorridere.
- Cena stellata.
- Scherzi?
- No.- la sentii sospirare profondamente - Hai tutte le fortune del mondo in questi tre giorni: Venezia, me e ora questo.
Feci una pausa, guardandola. Aveva lo sguardo basso.
- Non ti vedo però troppo entusiasta. C’è qualcosa che non va? Non siamo obbligate. Al massimo richiamo e disdico.
Provai ad anticipare i suoi pensieri.
- Se il problema è il come vestirsi non devi preoccuparti, oggi andiamo a comprare qualcosa. Abbiamo tutto il tempo per fare tutto lo shopping che vogliamo!
- Non è quello Ale…cioè, è anche quello. E poi non so…non mi sono mai vista in posti così! Ora in Olanda il posto più elegante in cui siamo stati con Flavio è stato un Noodles Bar!!!
- Beh, c’è sempre una prima volta, no? Ma c’è anche dell’altro, vero?
Si era girata sulla schiena e fissava il soffitto.
- No…cioè si…nulla…cioè è che…
- È che ti sembra di sfruttarmi e di fare la figura della scroccona?
Si rigirò verso di me e questa volta mi fissò intensamente, annuendo.
- Beh…prima di tutto non mi stai sfruttando…orgasmi a parte, ma lì è cosa reciproca! - e le feci la linguaccia, vedendola arrossire dolcemente - Poi, detto chiaramente, saranno anche fatti miei come voglio spendere i miei soldi? È un momento che, per vari motivi, ne ho e posso permettermi certe cose, come quell’hotel, le cene, lo shopping. E se sono tutte cose che ci fanno felici…che ti fanno felice…- sottolineai il “ti” battendo il dito sul suo braccio - beh…vuol dire che sono ben spesi…
Mi misi a sedere sul letto.
- Linda, guardami.- si tirò su anche lei. Eravamo una fronte all’altra, con le gambe incrociate davanti a noi. Le presi le mani fra le mie, porgendomi in avanti.
- Questi giorni sono solo nostri e probabilmente saranno una parentesi irripetibile nelle rispettive vite. Motivo per cui devono essere i migliori che entrambe possiamo vivere. Non m’importa del resto.
Ancora annuì in silenzio.
- E poi devi pur stare vicina alla tua zia malata, no? Mica la vorrai lasciare da sola?
Ridemmo insieme, pensando alla scusa che aveva dato al fidanzato per questi giorni lontani da Trieste e non più con lui, come programmato.
- Mi prometti che non ti fai più problemi e pensi solo a goderti queste ultime ore insieme?
- Ok, Ale. Promesso.
Mi avvicinai e le sfiorai le labbra con un bacio.
- Forza, ora andiamo a cercare qualcosa da mangiare e poi ci daremo da fare per trovare cosa indossare stasera.
Il pomeriggio di shopping si era concluso con la scelta di un lungo abito bordeaux per me e una camicia bianca abbinata ad una gonna turchese al ginocchio per Linda. Anche se in ritardo, in stanza ci viene naturale restare per qualche secondo immobili una di fronte all’altra a guardarci. Un “Come sto?” detto quasi in contemporanea ricevette una risata e un lungo bacio come risposta. Mi allontanai a forza dalle sue labbra.
- Fermati, altrimenti non usciamo più. E già siamo in ritardo.- leggermente ansimante la guardai in profondità negli occhi, quegli straordinari occhi celesti che tanto mi stanno ammaliando in queste ore - Sei un angelo. Ora tieni questo.
Mi sfilai un orecchino e glielo porsi.
- Ma…
- Voglio che lo abbia tu. È una luna che acquistai anni fa, proprio qui a Venezia. Diciamo che ti passo il testimone. Falle vivere una vita ricca. E magari con qualche decisione più saggia di quelle a cui ha assistito nel corso degli anni in mia compagnia.
Le sorrisi, accarezzandole la guancia. Le brillavano gli occhi. Io sentii il magone salire in gola. So già che da domani nulla sarebbe stato come prima. Di sicuro non più come questi giorni. Come sempre fui una frana a nascondere questi pensieri perchè Linda mi strinse forte a sé e staccandosi per baciarmi a fior di labbra sussurrò un “Mi mancherai” che mandò in frantumi ogni mio tentativo di trattenere una lacrima.
Abbozzai un sorriso, chiedendole scusa.
- Non ricordavo di avere una vecchia zia che si commuove così facilmente…- fu la sua solita battuta pronta per riportarmi il sorriso.
- Per fortuna mi hai fatto piangere prima che mi truccassi!- sorrisi, mentre le sistemavo la camicia che si era appena sgualcita sulle spalle.
- Ora finiamo di sistemarci. Abbiamo dieci minuti prima che arrivi il taxi a prenderci.
Ormai libere con noi stesse passammo la traversata da Murano verso il molo sul Canale Grande abbracciate. Ero sicura che il pilota ci avesse guardato più volte, forse scandalizzato, forse eccitato, forse stupito. Forse semplicemente attratto da due donne felici che si accarezzavano le spalle vicino a lui e a cui non sapeva cosa dire, ma di cui ammirava la bellezza.
Le lunghe frange del mio vestito coprivano i miei polpacci, braccia e schiena scoperte, il seno in risalto in una scollatura non amplissima e un paio di scarpe aperte con un piccolo tacco che mostravano le mie dita perfettamente smaltate da Linda. Gli occhi di Linda esaltati dal sottile trucco nero, le sue meravigliose e ipnotiche labbra, la camicia da cui risaltava la sua lattea e morbida pelle, la gonna che rendeva il suo sedere e i suoi fianchi ancora più desiderabili.
Si sarebbe ricordato di noi a lungo. Sussurrai anche di baciarci per rendere quel breve viaggio ancora più indimenticabile, per noi e per lui.
Le erano brillati gli occhi. Un sorriso complice. Un leggero bacio. Un mio sussurro - Sono sicura che sei bagnata. Quanto lo sono io. Sarà una serata unica.- Mi baciò di nuovo. Questa volta con più trasporto.
La vista di Palazzo Ducale, del Campanile e della Piazza di San Marco e l'ingresso in Canal Grande ci lasciò attonite. La bellezza che vedevamo una dentro l’altra si rispecchiava nella magia di quella vista al tramonto. E poco dopo arrivammo al molo davanti il ristorante, accolti da una meravigliosa pergola che circondava il cancelletto d’ingresso.
La cena fu un’esperienza meravigliosa. Linda, nonostante le sue ritrosie, sembrava nata per stare lì, in mezzo a quella formalità e quella eleganza. Fra un piatto e l’altro ci sfioravano la mano. Un parlare discreto per commentare il cibo, l’ambiente, gli sguardi del personale e di un giovane, più o meno suo coetaneo, a cena con i genitori pochi tavoli vicino a noi. Quando glielo feci notare, lei imbarazzata abbassò gli occhi, pulendosi la bocca con il tovagliolo. - Devo essere gelosa?- le dissi scherzando. - Non più di quanto io lo debba essere del sommelier…- mi rispose facendomi la linguaccia.
Un innocente scambio di battute a cui, anche ripensandoci ora, non dare alcun peso.
Ma divenne di più quando, a fine serata, uscendo dal locale, la vidi con quel ragazzo. Io mi ero attardata all’interno per andare in bagno e quando uscii la vidi ridere, sporgendosi verso di lui, appoggiandosi al suo braccio. Provai un moto di gelosia che mi stupì e ferì. Mi avvicinai e, colti di sorpresa, entrambi si allontanarono uno dall’altra. Uno sguardo rapido a lui. Uno più diretto a Linda.
- Eccomi. Andiamo?
- Certo. Ciao Mirko.
Con la coda dell’occhio vidi la sua faccia divertita e il sorriso che si scambiarono.
- Ho voglia di camminare. Per di qua dovremmo andare verso Rialto.
Non volevo una risposta, avevo deciso per entrambe. E così ci incamminammo, io un po' più avanti, lei dietro. Poco prima del ponte, in una calle più isolata, mi prese la mano, iniziando ad solleticarmi il palmo. Io prima la lasciai fare, ma poi non resistetti.
- Hai qualcosa da farti perdonare?
Lei si fermò, stupita.
- Non capisco…
Indicai vagamente dietro di lei.
- Quel…Mirko. Ho visto i sorrisetti che vi siete scambiati salutandovi. Cos’è? Sono di troppo? È finito il gioco con me e hai di nuovo voglia di cazzo?
Mi arrivò uno schiaffo che mi sorprese e lasciò attonita e immobile.
Mi oltrepassò quasi correndo, mormorando un vaffanculo pieno di rabbia.
- Linda!! Aspetta! Scusa…io non…
Non finii la frase. Aveva già voltato l’angolo e ormai sentivo solo i suoi passi diventare sempre più indistinti nella folla.
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