Ellen - 09 - Ritorno a Riga
di
XXX - Comics
genere
sadomaso
Aggiusta d'un poco le cinghie che s'incrociano sopra l'ombelico, tende meglio quelle sotto il pube, raddrizza il collare con l'anello perfettamente centrato e s'allontana di due passi. “Ellen, Ellen ma come fai? Guardati, sei bellissima!... Fan-ta-sti-ca! Hai ancora il fisico d'una ventenne, maledetta te! Io ti odio, se non t'amassi alla follia io ti odierei!”
Ellen non dice nulla ed evita il suo sguardo. Non ama i complimenti, la destabilizzano. Anche quelli di suo padre. Ellen vi vede solo esagerazione o finzione e teme d'esser presa in giro. No, non soffre di complessi d'inferiorità o, peggio, di superiorità. È la sua natura, Ellen è spietata con sé stessa.
Vorrebbe implorare Alina di smetterla con le sue lusinghe e d'arrivare al dunque, è troppo agitata, ma sarebbe inutile, la sua amica, amante e padrona è l'esuberanza fatta carne e si diverte troppo a tenerla sulle spine.
“Non mettermi fretta, amore mio, abbiamo tutta la notte, ahahah!” Alina conosce i pensieri di Ellen. Con lei si sente come una suonatrice d'arpa che sceglie le corde da far vibrare. Inclina lo specchio della cabina armadio. “Guardati.”
Ellen è costretta ad ammirarsi: alta, snella, le gambe lunghe e la pelle tesa. È nuda, stretta in un'imbracatura di cinghie nere che s'incrociano dalle cosce fino alle spalle sul suo fisico asciutto da nuotatrice. Fasciata così è un capogiro allo stomaco. Si volta lentamente per vedersi anche dietro, le cinghie sono tutte agganciate ad un grosso anello al centro della schiena, all'altezza delle scapole, e sotto le modellano le natiche sostenendole alla perfezione.
Alina le forza le braccia dietro la schiena e le serra i bracciali all'anello in alto, dietro le scapole, costringendola a spinger in fuori il seno. La rigira e la fissa negli occhi grigi. “Sei figa da paura, povera cucciolina mia! Chissà cosa ti faranno.” Le sfiora il capezzolo. “Goditi questo momento, Ellen.”
Alina è più alta di Ellen, indossa gli stivali.
Le poggia la mano dietro la nuca, scostandole i capelli, e la tira verso le sue labbra. Il bacio è freddo come un contratto. “Goditi questi istanti, amore mio... tu fai tutto per poter vivere questo momento.”
Sì, Ellen venderebbe tutto pur di provare questa sensazione di caduta libera. È vertigine, è angoscia pura, Ellen non può farne a meno. Questo è il momento di massima tensione, il culmine che arriva dopo dieci giorni di trepidazione. Da quando le è arrivato il messaggio di Alina, “Il 23 nella villa di Riga. Puoi?'.
Le si è annodato lo stomaco ed il calore del pube le ha infiammato il cervello e poi non più un'ora senza quel pensiero. L'appuntamento a Riga è stato il sottofondo di ogni suo pensiero: in ufficio, nelle riunioni, in piscina e nelle nottate insonni alla finestra pensava sempre all'appuntamento. Un segreto solo suo, un'irrequietudine sempre più forte ed invasiva che le era quasi impossibile nascondere.
Come per tutti gli altri inviti, e sono due anni che frequenta il club, Ellen ha richiamato Alina quasi tutte le sere per dirle che avrebbe rifiutato, che non poteva trascurare il lavoro, che voleva finalmente fare la cosa giusta e smettere una volta per tutte... Ma in realtà Ellen la chiamava solo per poter scoprire qualcosa di più su quel che l'attendeva, come se non fosse stata già abbastanza agitata.
Ed Alina le rideva al telefono, dicendole tutto e niente: “C'è uno nuovo, gli hanno parlato di te e vuole la bella danese a tutti i costi! Io sono gelosissima di te, lo sai cucciola mia, ma non posso negarti, devo accontentare i soci, è il mio dannato lavoro!... Ma tu non devi preoccuparti, amore mio, tu sei liberissima di rifiutarti e tra noi non cambierà nulla. Mai!... Io ti capisco, può essere faticoso, ma non avrai mica paura?! Sciocchina, lo sai, non ti lascerei mai sola con uno inesperto!!... Sei proprio un passerotto spaventato, ahahah! Ti amo... Va bene, Ellen, se non puoi no problem, organizzo qualcos'altro ... ma sei sicura di voler rinunciare ad una serata con Bruce ed i suoi ragazzi?”
Ellen ha riattaccato col cervello in fiamme. Sapeva benissimo chi era e cosa faceva Bruce, l'inquisitore del club, ma non ne riusciva ricordare il volto; solo la voce, l'odore, le mani ed il cazzo bastardo.
No, Bruce e la sua squadra no! Fanculo, mai più!, è da pazzi, basta! porcaputtana... si diceva mentre rovistava nevrotica tra i cassetti per trovare il dildo giusto.
“Dobbiamo scendere, siamo in ritardo... Lo sai, devo prima sentirlo dalla tua voce, ora basta scherzare. T'ho detto cosa faranno ed useranno, hai capito tutto? Accetti? Devi rispondermi chiaramente.”
Ellen s'incazza quasi. Perché chiederglielo? Sarebbe tutto più semplice.
Si vede riflessa nello specchio: non è lei, non le frega più nulla di quella cagna. “Sì, Alina, mi hai detto tutto ed io ho capito. Portami giù.”
Alida la bacia in bocca. “Ti prometto che te ne pentirai!”
Le aggancia il guinzaglio al collare. “Ti amo cucciola mia, sei la più bella di tutte!... E io come sono?” Le si rigira di fronte. Indossa una giacchetta rosso fuoco, che non può contenerle i seni, e pantacollant neri, aderenti come una mano di vernice. Oro e gioielli brillano ovunque.
“Sei perfetta.”
“Uff, devo vestirmi così. È quello che s'aspettano.”
Le mette la mascherina agli occhi e tira il guinzaglio. “Andiamo.”
Alina si muove come una star nella sala luminosa. Non è affollata, Alina odia il casino, ma si sprecano i complimenti per l'affascinante padrona di casa che ha un sorriso ed una battuta per tutti.
Ellen la segue cieca, le mani ammanettate dietro le scapole, disorientata dalla musica soffusa e dalle risate indistinte. Salutano e baciano Alina, lei non esiste, non una parola per lei, è solo una figa da intingerci le dita o capezzoli da pizzicare mentre chiacchierano con Alina.
C'è Léon, è insopportabile l'aria che si dà, e c'è Doc. Tre mesi fa, dopo la festa di compleanno l'ha massacrata con le sue assurde sex machine.
Ellen riconosce la voce di Helmut e il frustino di sua moglie Heike. Lo conosce bene, è rigido e sottile, bastardo con delle piccole borchie in rilievo, glielo fa scorrere su e giù fra le natiche nude mentre civetta con Alina: “E da chi te la fai massacrare questa volta?”
“Da quello nuovo, il francese.”
Ellen sente le unghie di Heike grattarle la figa. “Dovrei offendermi, Alina, a me ed Helmut non l'hai più ceduta.”
“Lo so lo so, Ellen è sempre impegnata e si fa desiderare.”
Tira via Ellen, “Vieni.”, ma si ferma dopo una decina di passi e sussurra all'orecchio: “Lo so, Ellen, quella è una stronza, ma prima o poi dobbiamo lasciarla giocare ancora con la tua figa...”
La tira verso il buffet, verso una bella coppia, lui quarantatreenne, uomo arrivato, abbronzato, che ostenta sicurezza, lei ventenne d'una bellezza in fiore, una gioiosa latina che ha trovato quello giusto per darla. Ad Alina non piace quel francese, sa che s'è iscritto solo perché il club è carissimo ed esclusivo.
Olivier è deluso, non che s'aspettasse qualcosa, ma quel club è anche peggio. Si guarda in giro deridendo ogni cosa, per lui è tutto forzato e finto: lo sfarzo della sala, i bellissimi nudi nelle gigantografie in bianco e nero alle pareti con scene di sesso improbabile, i cazzi di marmo sui tavoli, gli strani oggetti appesi ovunque, gli smoking, la musica da camera... Cazzo ci è venuto a fare in questo teatrino?
Ce l'ha trascinato Kurt.
Ha insistito per due giorni di seguito sullo yacht in Martinica. “Ma davvero ti vuoi seppellire su quest'isola?? Devi provarlo almeno una volta, fallo per me!”
“Kurt!!! Ti sembro forse un tipo da sadomaso???”
“Non capisci, credimi, non sono le cazzate che credi... Cazzo, non posso dirti nulla, fidati, non sai chi lo frequenta... Come dirtelo?... Ecco, ascoltami bene: ti sei lasciato andare in questi mesi, so che è solo un momento e che prima o poi ritornerai alla grande, ma tu hai bisogno di una bella soddisfazione per riscattarti e posso scommettere quel che vuoi che l'avrai proprio in questo club! Tu devi solo iscriverti e spedire le analisi, ti diranno loro in che clinica farle, in questo sono rigorosissimi! Come per segretezza e privacy... Per il resto organizzo tutto io e, fidati, non ci potrai credere!”
Okay, ha accettato d'iscriversi unicamente per chiudere il discorso, non gli andava che anche Kurt lo considerasse un perdente. Cazzo!, tre mesi prima aveva preso una bastonata galattica. Oh, personalmente ne era uscito più ricco di prima, ma era diventato lo zimbello di tutti!
E tutto questo per quella psicotica figadilegno danese, un computer con le tette, un robot vestito prada, una cazzo di stronza senza emozioni... Quella troia da clausura gli ha fatto fare una figura di merda che ci vogliono anni per dimenticarla!
Olivier vede Alina venirgli incontro. 'Oh cazzo, adesso saluto, ringrazio e me ne vado!' Pensa.
Non gli piace questa situazione, non la capisce e non sa come comportarsi. E quella puttana legata al guinzaglio con la mascherina sugli occhi gli ha tirato il cazzo. Non vuole farsi infinocchiare, passare per un pirla che basta fargli vedere una figa. Per fortuna è con Janice.
“Olivier!!! Eccoti, che piacere mi fa!” Scambiano un bacetto freddo. “Jasmine...”
“Janice.” La corregge la fidanzatina che non toglie gli occhi di dosso da Ellen.
Alina guarda solo Olivier. “Come vi trovate? Vi hanno fatto vedere la villa? Vi divertite??”
“Bella festa.” Ammette il milionario, ma deve dimostrare la sua superiorità: “Solo che... vedi Alina, perdona la mia franchezza, a me queste cose non vanno proprio, il sadomaso non fa per noi... fingere di... insomma, per me è un po' ridicolo.”
“Fingere?”
“No, lasciami spiegare, è anche eccitante.” Indica con la flute Ellen. “E lei rimesta il sangue davvero, è fantastica così vest... Ma che vuoi farci?, io forse sono troppo tradizionalista... è davvero necessario agghindarsi così per scopare?” Si tira al fianco la bella Janice per dimostrare che lui, tradizionalista o no, se ne intende in fatto di fighe e scopate.
“Olivier, ti prego, niente discorsi noiosi, non stasera! Qui non ci sono obblighi o doveri, rilassatevi e divertitevi come piace a voi... Ma avete provato il caviale???” Intinge due dita nella ciotola nel ghiaccio e se le porta alla bocca. “È squisito, il migliore, mmmh...”
Abbassa lo sguardo come in cerca d'un tovagliolo e poi solleva il braccio di lato verso il viso di Ellen che, non appena sente sfiorare le labbra, dischiude automaticamente la bocca e le succhia le dita. “Non ci crederete mai!! Non è né russo né lituano, arriva da Brescia, dall'Italia!”. Se le asciuga distrattamente strofinandogliele sotto la figa. “Dovete provarlo!”
Sono imbarazzati. Lo fa per prima Janice, assaggia il caviale direttamente dalle dita, “Buonissimo!”, ma è restia a farsele pulire. Olivier le tocca il gomito, allora Janice sfiora le labbra della schiava bendata ed ha un brivido quando gliele succhia. Sorride bellissima e non esita ad asciugarsele come ha fatto Alina. “Provalo Olivier, è... è pazzesco! Uhhh.”
Olivier cerca di farlo disinvoltamente. “Hai ragione, è squisito.” e senza girarsi si fa lavare le dita, ma poi non può evitare di fissare il viso di Ellen mentre se le asciuga sotto la figa. È letteralmente turbato, troppo intrigante è questa situazione e lei è troppo in tutti i sensi: legata nuda, immobile, bellissima, muta e cieca... Vorrebbe levarle la mascherina per vederla negli occhi mentre la tocca.
Un flash lo sconvolge, due immagini che si sovrappongono. 'No, non è possibile! Non può essere lei, cazzo mi vado a sognare? Eppure le somiglia tantissimo!' Ridacchia nervoso.
Guarda Alina: “Il caviale è perfetto, Alina, e lei è.. posso?” Spinge con due dita e la penetra. Ellen ha solo una lievissima reazione che fa comparire una goccia di sudore sulla tempia del francese.
“Ma come funziona concretamente il club? Lei è la tua schiava, vero?, e cosa fa?”
Alina ride. “Se me lo chiedi vuol dire che hai poca fantasia!”. Fa dondolare leggermente il guinzaglio ed Ellen si gira di spalle.
Rimane immobile, le gambe sempre leggermente divaricate, le mani bloccate dietro le scapole. “Fatti vedere meglio.” Ellen si china in avanti, a squadra. È una schiava in vendita.
Kurt cerca di sorridere per mascherare la tensione. È un culo da urlo, perfetto, con le natiche sostenute dalle cinghie nere. Si domanda quanto costa questa puttana, la vuole, ma Alina la fa rigirare subito. “Ma prendine ancora, Jasmine!”
“Janice!”
Alina raccoglie per lei due dita di caviale e lo spalma sul capezzolo di Ellen.
Janice con uno sguardo chiede prima permesso ad Olivier, poi non pensa più a lui, si china leggermente e lecca via il caviale con la lingua a spatola, sostenendo il seno con la mano a coppa. Quando risolleva la testa si trova di fronte le labbra di Ellen. Le chiude il viso tra le mani e la bacia con la lingua.
Olivier è sorpreso dall'iniziativa di Janice. Le carezza la nuca per farle sentire la sua approvazione. “Beh, Alina, ci piacerebbe portarla di sopra.”
“La volete?! Ahah, vi siete già innamorati di lei.”
Ad Olivier non piace essere preso in giro, meno che meno da quella donna mentre ha il cazzo duro. Lo imbarazza, e vuole chiudere in fretta. “Sì, la vogliamo. Quanto costa?”
Alina sorride beata. “Guarda come si baciano, Olivier, non sono bellissime?... Ma non potevi sbagliarti di più, Ellen non è una puttana del club, è una socia e paga la tua stessa retta...”
“Ellen?!!... si chiama Ellen?”
“Sì, Olivier.... Tu sei fortunato, hai un vero amico. Non sai che testa m'ha fatto Kurt!! Ahahah! Dice che devi assolutamente sfogarti con la troia danese... Sì,Olivier, Kurt m'ha raccontato tutto, di come Ellen t'ha fatto fare la figura del fesso... Ma davvero la chiamavi figadilegno? Ahahah!!!”
Olivier non ci crede ancora, non può essere quella stronza!.
Ellen inspira profondamente stringendo le mani sull'anello dietro la schiena. Ora ha capito chi è il francese, odia Alina, odia sé stessa, ma non vuole pensare al casino in cui s'è messa e spera che smettano di parlare, che stiano zitti, che finisca tutto presto, che Olivier se la inculi all'istante, che arrivi Bruce... Sente una goccia rigarle la coscia.
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“Ma prima pensiamo a Jasmine! Mi sa che stanotte non la vuoi tra le palle, vero?”
Alina esce dalla sala strattonandosi dietro Ellen che inciampa ma che ritrova subito il passo giusto. Olivier le segue in una stanzetta con Janice a braccetto. Appoggiati al muro ci sono quattro ragazzi a torso nudo, occhiali scuri e pantaloni della mimetica slacciati sopra il pube.
“Per Jasmine ho pensato che fosse stato meglio cominciare con qualcosa di ordinario. Scegline due per lei... Non offenderti, Olivier, sono convinta che la fai impazzire a letto, ma questi sono professionisti, ti restituiranno una vera puttanella.”
Janice guarda scandalizzata Olivier.
Beh, deve fare la scandalizzata, non hanno mai fatto niente del genere. L'abbraccia al collo: “Ma tu vuoi veramente?”
“Devo scegliere io?” Chiede confuso Olivier, ha in testa solo Ellen.
“Sì, due per Jasmine.” Gli prende la mano.
Olivier è assolutamente etero, non tocca mai cazzi, solo da giovane, e non ne ha mai avuto l'istinto di farlo, la sola idea lo ripugna. Ma così è diverso, si sente un medico, o un allenatore, indugia con la mano sui pacchi e prova uno strano piacere. Tasta cazzi barzotti, uno già duro, li stringe per indovinarne la dimensione, senza alcun imbarazzo e si sente potente, un padrone che sceglie schiavi per Janice.
Ne indica due a caso, Alina manda via gli altri con un cenno. Accompagna Jasmine di fronte a quelli che Olivier le ha scelto.
“Jasmine!, rilassati, ahah! Noi non siamo mica dei bruti! Qui nessuno ti costringe a fare nulla. Decidi tu.”
Le mette una pillola azzurra fra le labbra.
Janice capisce all'istante. Fissa i due marines, sempre immobili. Esitante s'avvicina la primo e gli passa la pastiglia cercando di non sfiorargli le labbra. Lo vede inghiottire ed immagina tutto, l'effetto che avrà lì in basso; fa scorrere la mano sul torace nudo, sui pettorali rigidi, ma si ferma sugli addominali, cinque centimetri sopra la cintura. Toccare quel maschio seminudo, immobile, per lei è una scossa al cervello che le arroventa l'inguine.
Si volta verso Alina, vuole la seconda pasticca.
Questa volta la passa con un vero bacio, incollata a lui mentre con la mano lo palpa avidamente sotto, ma poi scappa pentita e torna ad abbracciare Olivier.
“No, Jasmine, vieni da me.”
Janice non se la sente di correggere ancora Alina che continua a sbagliarle il nome. Va da lei.
Alina la stringe alle spalle. “Non lo stai mica tradendo, anzi, gli stai dando il tuo bel corpicino come non hai mai fatto prima.” Le carezza il seno. “O ti senti in colpa perché sai che godrai da paura? Perché tu ora hai in testa solo i loro cazzi e vuoi essere scopata come una cagna, e speri che ti facciano male e ti lascerai anche legare... Non è un amore il tuo Olivier, Jasmine? Te li ha scelti lui e te li sta offrendo, non merita un regalo?” Le sussurra qualcosa all'orecchio.
Jasmine annuisce con la testa, gli occhi sono lucidi d'eccitazione, fissi sul suo Olivier. Solleva il tubino stretto sulle cosce e s'abbassa il perizoma. È nervosa, l'elastico s'impiglia nel tacco, ma poi mette le mutandine in mano al suo uomo.
Alina si finge commossa. O forse lo è davvero. Infatti rivolta ai due bulls: “Se stanotte non mi schiantate questa puttanella non metterete più piede nel club.”
Olivier ed Alina rimangono soli.
Ellen sente il battito del suo cuore.
Alina si siede su una poltrona e passa un dépliant ad Olivier. “A novanta, Ellen, noi dobbiamo parlare d'affari.”
Ellen è costretta ad allargare le gambe per tenersi in equilibrio a novanta con le mani legate dietro le scapole.
Alina sorride maliziosa. “Olivier, ti tocca resistere ancora un paio di minuti e poi quella figa sarà tutta per te!” Sceglie un cioccolatino dal tavolino. “Uhmm, ne vuoi?... No?, non sai che ti perdi, ma ora parliamo di Ellen! Io non posso dartela da solo, ci dev'essere anche Bruce.”
“Cosa?? E chi sarebbe?”
“Un mio uomo, il più esperto di tutti. È il primo che trovi nella cartelletta. Non posso lasciarti solo con lei, sei nuovo e troppo... troppo coinvolto con Ellen, ahahah!”
Olivier sfoglia il catalogo, vede subito Bruce: è un marine minaccioso col volto in ombra. Ha uno scatto di repulsione. “Ma che cazzo pensi, non voglio mica... io voglio solo...”
“... solo romperle il culo.” Finisce Alina. “È questo è un grosso grosso problema, Olivier, perché Ellen si merita molto ma moolto di più... Ma non fare il timido, è tua.”
Olivier le liscia a mano aperta lo spacco del culo. È tutto così assurdo! L'aveva intuito che Ellen sotto quei tailleurs del cazzo era una figa pazzesca, pazzesca e sprecata, ed aveva detto a tutti che a quella stronza serviva solo un cazzo in culo... ed ora questa puttana è qui a culo nudo, a novanta con la figa esposta, e non dice una parola, attende solo d'essere inculata. Olivier non ha mai neppure sognato che esistesse una cagna simile... ed è quella maledetta danese!
“È masochista?... Cosa fa?”
Alina scoppia a ridere. “Olivier Olivier, lo scoprirai tra poco! Ti si è forse accesa la fantasia? Ahah! Ma dimenticati le cose orrende che hai visto nei porno, noi amiamo la bellezza!, qui non si fa niente di orrendo. Ed Ellen è stupenda, vero?... Ti mostrerà Bruce cosa si può fare con Ellen. E ti insegnerà a non aver fretta, a godere tutta notte e ti mostrerà come si usano i nostri giochini innocui. Lo sai?, le puoi friggere la figa, farla godere e implorare... Bruce è già pagato, è un regalo del tuo amico Kurt. Se vuoi portarti in palestra altri inquisitori, quelli che trovi nella cartelletta sono tutti disponibili, sono la squadra di Bruce, ma devi pagarli tu. Il viagra invece è gratis, ahah!”
Ad Olivier gira la testa, le ha ficcato due dita nel culo e quella cagna non ha fatto nemmeno un sospiro. Poggia la cartelletta sulla sua schiena e la sfoglia con la sinistra. Sono cinque stalloni, di colore e non, ma tutti col cazzo da negro. Olivier non si vergogna certo del suo e non resiste più, si sbottona e glielo sbatte in culo. La impala in una botta sola, la troia ha il buco spanato e gli pare d'arrivarle fino alla gola. La soddisfazione di sentirla gemere tra i denti ed irrigidire la schiena non ha prezzo!
Per Ellen è sollievo, hanno finito di tormentarla con le parole.
“Non bruciarti il piacere tutto un un minuto.”
Olivier non la sbatte, ha ragione Alina, gode troppo tenerla impalata, “Quanti ne posso prendere?” Le chiede.
Alina si alza, si raddrizza la giacchetta, si sposta i capelli dietro la spalla e va verso loro. “Tutti quelli che vuoi, Ellen non è certo una verginella come la tua Jasmine... e la notte è lunga. Dammi retta, Olivier, non fare il tirchio con Ellen.”
Poggia la mano sul capo di Ellen. “Vero, cucciolina mia? E il povero Olivier credeva che tu fossi una figadilegno! Ahah!”
S'allontana. “Beh, direi che è ora d'andarmene. Te la lascio, tra poco arriva Bruce, vi porterà nella palestra... Ma tu Olivier non devi deludermi! Ho promesso ad Ellen che si sarebbe pentita di questa notte.”
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Fuori piove neve sporca. Ha senso il dolcevita d'angora che le copre il collo. Per le occhiaie c'è il fondotinta, ma dannazione, s'è portata dietro solo i jeans. Sono troppo attillati, le sfregano le cosce e il pube.
Alina le palpa il culo. “Brucia?”
“Abbastanza.”
La mano scivola sotto le natiche, fra le cosce fasciate, e le preme il monte di venere da dietro. “Tienila a riposo qualche giorno.”
“Certo, lo farò.”
“Credevo ti fermassi un paio di giorni.”
“Non posso, devo tornare a Kopenhagen, ho l'aereo alle 21, ho già fatto chiamare il taxi.”
“Sempre a pensare al lavoro!, tu ti rovinerai amore mio,” Alina la bacia sulla guancia. “Grazie Ellen, m'hai salvata... il tuo amico francese non ci crede ancora!”
“Non ne voglio parlare.”
“... Invece dovresti, devi ringraziarmi, ti ho fatto un grosso regalo.”
“Lo so.”
“Già...” Le carezza i capelli chiari. “... ora tieni Olivier per le palle, come fai con tutti gli altri... Ma mangia almeno qualcosa prima di partire! Sei distrutta!”
“Ho dormito tutto il giorno.”
“Ahah, tu sei una forza! Jasmine invece non riesce nemmeno a camminare.”
“Janice, si chiama Janice!”
“Cosa cambia?... Ma sei incazzata con me?”
“Sì, da morire!” Le stampa sulla bocca un bacio violento.
Alina la trattiene.
“Cosa aspetti ancora? Tu hai qualcosa da dirmi.”
Ellen sorride stanca, le legge nel cervello. “Non so decidermi... voglio portare un nuovo socio, ma dev'essere mio, solo mio.”
“Certo, un tuo schiavo... ma conosci le regole del club, devi cederlo agli altri soci.”
“Lo so, lo so... ma voglio poter decidere io chi e che cosa. Posso farlo?”
“Ti amo Ellen, ma non posso creare precedenti... E credimi, nemmeno tu lo vuoi, ti eccita troppo la paura, Ellen, e tu vuoi provare anche la paura per Mathias...”
“Sì, no, ma Mathias?... Gli voglio bene.”
“Non lo hai ancora capito, Ellen? Tu ami così... e vuoi soffrire. Sai che lo pretenderà Léon, non puoi rifiutarglielo, e lo richiederanno tutti, Mathias è troppo bello.”
“L'hai visto?”
“Si, cucciolina mia, ero troppo curiosa, l'ho cercato su internet, è bello come te.”
“Cosa faccio?”
“Riflettici bene, molto bene, Mathias sarà molto impegnativo per te. Finirai a chiedermi un sacco di favori per lui e dovrai ripagarmi ogni favore... sai bene cosa significa.”
Ellen ha una piccola scarica.
“È arrivato il taxi, ti faccio sapere.”
Ellen non dice nulla ed evita il suo sguardo. Non ama i complimenti, la destabilizzano. Anche quelli di suo padre. Ellen vi vede solo esagerazione o finzione e teme d'esser presa in giro. No, non soffre di complessi d'inferiorità o, peggio, di superiorità. È la sua natura, Ellen è spietata con sé stessa.
Vorrebbe implorare Alina di smetterla con le sue lusinghe e d'arrivare al dunque, è troppo agitata, ma sarebbe inutile, la sua amica, amante e padrona è l'esuberanza fatta carne e si diverte troppo a tenerla sulle spine.
“Non mettermi fretta, amore mio, abbiamo tutta la notte, ahahah!” Alina conosce i pensieri di Ellen. Con lei si sente come una suonatrice d'arpa che sceglie le corde da far vibrare. Inclina lo specchio della cabina armadio. “Guardati.”
Ellen è costretta ad ammirarsi: alta, snella, le gambe lunghe e la pelle tesa. È nuda, stretta in un'imbracatura di cinghie nere che s'incrociano dalle cosce fino alle spalle sul suo fisico asciutto da nuotatrice. Fasciata così è un capogiro allo stomaco. Si volta lentamente per vedersi anche dietro, le cinghie sono tutte agganciate ad un grosso anello al centro della schiena, all'altezza delle scapole, e sotto le modellano le natiche sostenendole alla perfezione.
Alina le forza le braccia dietro la schiena e le serra i bracciali all'anello in alto, dietro le scapole, costringendola a spinger in fuori il seno. La rigira e la fissa negli occhi grigi. “Sei figa da paura, povera cucciolina mia! Chissà cosa ti faranno.” Le sfiora il capezzolo. “Goditi questo momento, Ellen.”
Alina è più alta di Ellen, indossa gli stivali.
Le poggia la mano dietro la nuca, scostandole i capelli, e la tira verso le sue labbra. Il bacio è freddo come un contratto. “Goditi questi istanti, amore mio... tu fai tutto per poter vivere questo momento.”
Sì, Ellen venderebbe tutto pur di provare questa sensazione di caduta libera. È vertigine, è angoscia pura, Ellen non può farne a meno. Questo è il momento di massima tensione, il culmine che arriva dopo dieci giorni di trepidazione. Da quando le è arrivato il messaggio di Alina, “Il 23 nella villa di Riga. Puoi?'.
Le si è annodato lo stomaco ed il calore del pube le ha infiammato il cervello e poi non più un'ora senza quel pensiero. L'appuntamento a Riga è stato il sottofondo di ogni suo pensiero: in ufficio, nelle riunioni, in piscina e nelle nottate insonni alla finestra pensava sempre all'appuntamento. Un segreto solo suo, un'irrequietudine sempre più forte ed invasiva che le era quasi impossibile nascondere.
Come per tutti gli altri inviti, e sono due anni che frequenta il club, Ellen ha richiamato Alina quasi tutte le sere per dirle che avrebbe rifiutato, che non poteva trascurare il lavoro, che voleva finalmente fare la cosa giusta e smettere una volta per tutte... Ma in realtà Ellen la chiamava solo per poter scoprire qualcosa di più su quel che l'attendeva, come se non fosse stata già abbastanza agitata.
Ed Alina le rideva al telefono, dicendole tutto e niente: “C'è uno nuovo, gli hanno parlato di te e vuole la bella danese a tutti i costi! Io sono gelosissima di te, lo sai cucciola mia, ma non posso negarti, devo accontentare i soci, è il mio dannato lavoro!... Ma tu non devi preoccuparti, amore mio, tu sei liberissima di rifiutarti e tra noi non cambierà nulla. Mai!... Io ti capisco, può essere faticoso, ma non avrai mica paura?! Sciocchina, lo sai, non ti lascerei mai sola con uno inesperto!!... Sei proprio un passerotto spaventato, ahahah! Ti amo... Va bene, Ellen, se non puoi no problem, organizzo qualcos'altro ... ma sei sicura di voler rinunciare ad una serata con Bruce ed i suoi ragazzi?”
Ellen ha riattaccato col cervello in fiamme. Sapeva benissimo chi era e cosa faceva Bruce, l'inquisitore del club, ma non ne riusciva ricordare il volto; solo la voce, l'odore, le mani ed il cazzo bastardo.
No, Bruce e la sua squadra no! Fanculo, mai più!, è da pazzi, basta! porcaputtana... si diceva mentre rovistava nevrotica tra i cassetti per trovare il dildo giusto.
“Dobbiamo scendere, siamo in ritardo... Lo sai, devo prima sentirlo dalla tua voce, ora basta scherzare. T'ho detto cosa faranno ed useranno, hai capito tutto? Accetti? Devi rispondermi chiaramente.”
Ellen s'incazza quasi. Perché chiederglielo? Sarebbe tutto più semplice.
Si vede riflessa nello specchio: non è lei, non le frega più nulla di quella cagna. “Sì, Alina, mi hai detto tutto ed io ho capito. Portami giù.”
Alida la bacia in bocca. “Ti prometto che te ne pentirai!”
Le aggancia il guinzaglio al collare. “Ti amo cucciola mia, sei la più bella di tutte!... E io come sono?” Le si rigira di fronte. Indossa una giacchetta rosso fuoco, che non può contenerle i seni, e pantacollant neri, aderenti come una mano di vernice. Oro e gioielli brillano ovunque.
“Sei perfetta.”
“Uff, devo vestirmi così. È quello che s'aspettano.”
Le mette la mascherina agli occhi e tira il guinzaglio. “Andiamo.”
Alina si muove come una star nella sala luminosa. Non è affollata, Alina odia il casino, ma si sprecano i complimenti per l'affascinante padrona di casa che ha un sorriso ed una battuta per tutti.
Ellen la segue cieca, le mani ammanettate dietro le scapole, disorientata dalla musica soffusa e dalle risate indistinte. Salutano e baciano Alina, lei non esiste, non una parola per lei, è solo una figa da intingerci le dita o capezzoli da pizzicare mentre chiacchierano con Alina.
C'è Léon, è insopportabile l'aria che si dà, e c'è Doc. Tre mesi fa, dopo la festa di compleanno l'ha massacrata con le sue assurde sex machine.
Ellen riconosce la voce di Helmut e il frustino di sua moglie Heike. Lo conosce bene, è rigido e sottile, bastardo con delle piccole borchie in rilievo, glielo fa scorrere su e giù fra le natiche nude mentre civetta con Alina: “E da chi te la fai massacrare questa volta?”
“Da quello nuovo, il francese.”
Ellen sente le unghie di Heike grattarle la figa. “Dovrei offendermi, Alina, a me ed Helmut non l'hai più ceduta.”
“Lo so lo so, Ellen è sempre impegnata e si fa desiderare.”
Tira via Ellen, “Vieni.”, ma si ferma dopo una decina di passi e sussurra all'orecchio: “Lo so, Ellen, quella è una stronza, ma prima o poi dobbiamo lasciarla giocare ancora con la tua figa...”
La tira verso il buffet, verso una bella coppia, lui quarantatreenne, uomo arrivato, abbronzato, che ostenta sicurezza, lei ventenne d'una bellezza in fiore, una gioiosa latina che ha trovato quello giusto per darla. Ad Alina non piace quel francese, sa che s'è iscritto solo perché il club è carissimo ed esclusivo.
Olivier è deluso, non che s'aspettasse qualcosa, ma quel club è anche peggio. Si guarda in giro deridendo ogni cosa, per lui è tutto forzato e finto: lo sfarzo della sala, i bellissimi nudi nelle gigantografie in bianco e nero alle pareti con scene di sesso improbabile, i cazzi di marmo sui tavoli, gli strani oggetti appesi ovunque, gli smoking, la musica da camera... Cazzo ci è venuto a fare in questo teatrino?
Ce l'ha trascinato Kurt.
Ha insistito per due giorni di seguito sullo yacht in Martinica. “Ma davvero ti vuoi seppellire su quest'isola?? Devi provarlo almeno una volta, fallo per me!”
“Kurt!!! Ti sembro forse un tipo da sadomaso???”
“Non capisci, credimi, non sono le cazzate che credi... Cazzo, non posso dirti nulla, fidati, non sai chi lo frequenta... Come dirtelo?... Ecco, ascoltami bene: ti sei lasciato andare in questi mesi, so che è solo un momento e che prima o poi ritornerai alla grande, ma tu hai bisogno di una bella soddisfazione per riscattarti e posso scommettere quel che vuoi che l'avrai proprio in questo club! Tu devi solo iscriverti e spedire le analisi, ti diranno loro in che clinica farle, in questo sono rigorosissimi! Come per segretezza e privacy... Per il resto organizzo tutto io e, fidati, non ci potrai credere!”
Okay, ha accettato d'iscriversi unicamente per chiudere il discorso, non gli andava che anche Kurt lo considerasse un perdente. Cazzo!, tre mesi prima aveva preso una bastonata galattica. Oh, personalmente ne era uscito più ricco di prima, ma era diventato lo zimbello di tutti!
E tutto questo per quella psicotica figadilegno danese, un computer con le tette, un robot vestito prada, una cazzo di stronza senza emozioni... Quella troia da clausura gli ha fatto fare una figura di merda che ci vogliono anni per dimenticarla!
Olivier vede Alina venirgli incontro. 'Oh cazzo, adesso saluto, ringrazio e me ne vado!' Pensa.
Non gli piace questa situazione, non la capisce e non sa come comportarsi. E quella puttana legata al guinzaglio con la mascherina sugli occhi gli ha tirato il cazzo. Non vuole farsi infinocchiare, passare per un pirla che basta fargli vedere una figa. Per fortuna è con Janice.
“Olivier!!! Eccoti, che piacere mi fa!” Scambiano un bacetto freddo. “Jasmine...”
“Janice.” La corregge la fidanzatina che non toglie gli occhi di dosso da Ellen.
Alina guarda solo Olivier. “Come vi trovate? Vi hanno fatto vedere la villa? Vi divertite??”
“Bella festa.” Ammette il milionario, ma deve dimostrare la sua superiorità: “Solo che... vedi Alina, perdona la mia franchezza, a me queste cose non vanno proprio, il sadomaso non fa per noi... fingere di... insomma, per me è un po' ridicolo.”
“Fingere?”
“No, lasciami spiegare, è anche eccitante.” Indica con la flute Ellen. “E lei rimesta il sangue davvero, è fantastica così vest... Ma che vuoi farci?, io forse sono troppo tradizionalista... è davvero necessario agghindarsi così per scopare?” Si tira al fianco la bella Janice per dimostrare che lui, tradizionalista o no, se ne intende in fatto di fighe e scopate.
“Olivier, ti prego, niente discorsi noiosi, non stasera! Qui non ci sono obblighi o doveri, rilassatevi e divertitevi come piace a voi... Ma avete provato il caviale???” Intinge due dita nella ciotola nel ghiaccio e se le porta alla bocca. “È squisito, il migliore, mmmh...”
Abbassa lo sguardo come in cerca d'un tovagliolo e poi solleva il braccio di lato verso il viso di Ellen che, non appena sente sfiorare le labbra, dischiude automaticamente la bocca e le succhia le dita. “Non ci crederete mai!! Non è né russo né lituano, arriva da Brescia, dall'Italia!”. Se le asciuga distrattamente strofinandogliele sotto la figa. “Dovete provarlo!”
Sono imbarazzati. Lo fa per prima Janice, assaggia il caviale direttamente dalle dita, “Buonissimo!”, ma è restia a farsele pulire. Olivier le tocca il gomito, allora Janice sfiora le labbra della schiava bendata ed ha un brivido quando gliele succhia. Sorride bellissima e non esita ad asciugarsele come ha fatto Alina. “Provalo Olivier, è... è pazzesco! Uhhh.”
Olivier cerca di farlo disinvoltamente. “Hai ragione, è squisito.” e senza girarsi si fa lavare le dita, ma poi non può evitare di fissare il viso di Ellen mentre se le asciuga sotto la figa. È letteralmente turbato, troppo intrigante è questa situazione e lei è troppo in tutti i sensi: legata nuda, immobile, bellissima, muta e cieca... Vorrebbe levarle la mascherina per vederla negli occhi mentre la tocca.
Un flash lo sconvolge, due immagini che si sovrappongono. 'No, non è possibile! Non può essere lei, cazzo mi vado a sognare? Eppure le somiglia tantissimo!' Ridacchia nervoso.
Guarda Alina: “Il caviale è perfetto, Alina, e lei è.. posso?” Spinge con due dita e la penetra. Ellen ha solo una lievissima reazione che fa comparire una goccia di sudore sulla tempia del francese.
“Ma come funziona concretamente il club? Lei è la tua schiava, vero?, e cosa fa?”
Alina ride. “Se me lo chiedi vuol dire che hai poca fantasia!”. Fa dondolare leggermente il guinzaglio ed Ellen si gira di spalle.
Rimane immobile, le gambe sempre leggermente divaricate, le mani bloccate dietro le scapole. “Fatti vedere meglio.” Ellen si china in avanti, a squadra. È una schiava in vendita.
Kurt cerca di sorridere per mascherare la tensione. È un culo da urlo, perfetto, con le natiche sostenute dalle cinghie nere. Si domanda quanto costa questa puttana, la vuole, ma Alina la fa rigirare subito. “Ma prendine ancora, Jasmine!”
“Janice!”
Alina raccoglie per lei due dita di caviale e lo spalma sul capezzolo di Ellen.
Janice con uno sguardo chiede prima permesso ad Olivier, poi non pensa più a lui, si china leggermente e lecca via il caviale con la lingua a spatola, sostenendo il seno con la mano a coppa. Quando risolleva la testa si trova di fronte le labbra di Ellen. Le chiude il viso tra le mani e la bacia con la lingua.
Olivier è sorpreso dall'iniziativa di Janice. Le carezza la nuca per farle sentire la sua approvazione. “Beh, Alina, ci piacerebbe portarla di sopra.”
“La volete?! Ahah, vi siete già innamorati di lei.”
Ad Olivier non piace essere preso in giro, meno che meno da quella donna mentre ha il cazzo duro. Lo imbarazza, e vuole chiudere in fretta. “Sì, la vogliamo. Quanto costa?”
Alina sorride beata. “Guarda come si baciano, Olivier, non sono bellissime?... Ma non potevi sbagliarti di più, Ellen non è una puttana del club, è una socia e paga la tua stessa retta...”
“Ellen?!!... si chiama Ellen?”
“Sì, Olivier.... Tu sei fortunato, hai un vero amico. Non sai che testa m'ha fatto Kurt!! Ahahah! Dice che devi assolutamente sfogarti con la troia danese... Sì,Olivier, Kurt m'ha raccontato tutto, di come Ellen t'ha fatto fare la figura del fesso... Ma davvero la chiamavi figadilegno? Ahahah!!!”
Olivier non ci crede ancora, non può essere quella stronza!.
Ellen inspira profondamente stringendo le mani sull'anello dietro la schiena. Ora ha capito chi è il francese, odia Alina, odia sé stessa, ma non vuole pensare al casino in cui s'è messa e spera che smettano di parlare, che stiano zitti, che finisca tutto presto, che Olivier se la inculi all'istante, che arrivi Bruce... Sente una goccia rigarle la coscia.
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“Ma prima pensiamo a Jasmine! Mi sa che stanotte non la vuoi tra le palle, vero?”
Alina esce dalla sala strattonandosi dietro Ellen che inciampa ma che ritrova subito il passo giusto. Olivier le segue in una stanzetta con Janice a braccetto. Appoggiati al muro ci sono quattro ragazzi a torso nudo, occhiali scuri e pantaloni della mimetica slacciati sopra il pube.
“Per Jasmine ho pensato che fosse stato meglio cominciare con qualcosa di ordinario. Scegline due per lei... Non offenderti, Olivier, sono convinta che la fai impazzire a letto, ma questi sono professionisti, ti restituiranno una vera puttanella.”
Janice guarda scandalizzata Olivier.
Beh, deve fare la scandalizzata, non hanno mai fatto niente del genere. L'abbraccia al collo: “Ma tu vuoi veramente?”
“Devo scegliere io?” Chiede confuso Olivier, ha in testa solo Ellen.
“Sì, due per Jasmine.” Gli prende la mano.
Olivier è assolutamente etero, non tocca mai cazzi, solo da giovane, e non ne ha mai avuto l'istinto di farlo, la sola idea lo ripugna. Ma così è diverso, si sente un medico, o un allenatore, indugia con la mano sui pacchi e prova uno strano piacere. Tasta cazzi barzotti, uno già duro, li stringe per indovinarne la dimensione, senza alcun imbarazzo e si sente potente, un padrone che sceglie schiavi per Janice.
Ne indica due a caso, Alina manda via gli altri con un cenno. Accompagna Jasmine di fronte a quelli che Olivier le ha scelto.
“Jasmine!, rilassati, ahah! Noi non siamo mica dei bruti! Qui nessuno ti costringe a fare nulla. Decidi tu.”
Le mette una pillola azzurra fra le labbra.
Janice capisce all'istante. Fissa i due marines, sempre immobili. Esitante s'avvicina la primo e gli passa la pastiglia cercando di non sfiorargli le labbra. Lo vede inghiottire ed immagina tutto, l'effetto che avrà lì in basso; fa scorrere la mano sul torace nudo, sui pettorali rigidi, ma si ferma sugli addominali, cinque centimetri sopra la cintura. Toccare quel maschio seminudo, immobile, per lei è una scossa al cervello che le arroventa l'inguine.
Si volta verso Alina, vuole la seconda pasticca.
Questa volta la passa con un vero bacio, incollata a lui mentre con la mano lo palpa avidamente sotto, ma poi scappa pentita e torna ad abbracciare Olivier.
“No, Jasmine, vieni da me.”
Janice non se la sente di correggere ancora Alina che continua a sbagliarle il nome. Va da lei.
Alina la stringe alle spalle. “Non lo stai mica tradendo, anzi, gli stai dando il tuo bel corpicino come non hai mai fatto prima.” Le carezza il seno. “O ti senti in colpa perché sai che godrai da paura? Perché tu ora hai in testa solo i loro cazzi e vuoi essere scopata come una cagna, e speri che ti facciano male e ti lascerai anche legare... Non è un amore il tuo Olivier, Jasmine? Te li ha scelti lui e te li sta offrendo, non merita un regalo?” Le sussurra qualcosa all'orecchio.
Jasmine annuisce con la testa, gli occhi sono lucidi d'eccitazione, fissi sul suo Olivier. Solleva il tubino stretto sulle cosce e s'abbassa il perizoma. È nervosa, l'elastico s'impiglia nel tacco, ma poi mette le mutandine in mano al suo uomo.
Alina si finge commossa. O forse lo è davvero. Infatti rivolta ai due bulls: “Se stanotte non mi schiantate questa puttanella non metterete più piede nel club.”
Olivier ed Alina rimangono soli.
Ellen sente il battito del suo cuore.
Alina si siede su una poltrona e passa un dépliant ad Olivier. “A novanta, Ellen, noi dobbiamo parlare d'affari.”
Ellen è costretta ad allargare le gambe per tenersi in equilibrio a novanta con le mani legate dietro le scapole.
Alina sorride maliziosa. “Olivier, ti tocca resistere ancora un paio di minuti e poi quella figa sarà tutta per te!” Sceglie un cioccolatino dal tavolino. “Uhmm, ne vuoi?... No?, non sai che ti perdi, ma ora parliamo di Ellen! Io non posso dartela da solo, ci dev'essere anche Bruce.”
“Cosa?? E chi sarebbe?”
“Un mio uomo, il più esperto di tutti. È il primo che trovi nella cartelletta. Non posso lasciarti solo con lei, sei nuovo e troppo... troppo coinvolto con Ellen, ahahah!”
Olivier sfoglia il catalogo, vede subito Bruce: è un marine minaccioso col volto in ombra. Ha uno scatto di repulsione. “Ma che cazzo pensi, non voglio mica... io voglio solo...”
“... solo romperle il culo.” Finisce Alina. “È questo è un grosso grosso problema, Olivier, perché Ellen si merita molto ma moolto di più... Ma non fare il timido, è tua.”
Olivier le liscia a mano aperta lo spacco del culo. È tutto così assurdo! L'aveva intuito che Ellen sotto quei tailleurs del cazzo era una figa pazzesca, pazzesca e sprecata, ed aveva detto a tutti che a quella stronza serviva solo un cazzo in culo... ed ora questa puttana è qui a culo nudo, a novanta con la figa esposta, e non dice una parola, attende solo d'essere inculata. Olivier non ha mai neppure sognato che esistesse una cagna simile... ed è quella maledetta danese!
“È masochista?... Cosa fa?”
Alina scoppia a ridere. “Olivier Olivier, lo scoprirai tra poco! Ti si è forse accesa la fantasia? Ahah! Ma dimenticati le cose orrende che hai visto nei porno, noi amiamo la bellezza!, qui non si fa niente di orrendo. Ed Ellen è stupenda, vero?... Ti mostrerà Bruce cosa si può fare con Ellen. E ti insegnerà a non aver fretta, a godere tutta notte e ti mostrerà come si usano i nostri giochini innocui. Lo sai?, le puoi friggere la figa, farla godere e implorare... Bruce è già pagato, è un regalo del tuo amico Kurt. Se vuoi portarti in palestra altri inquisitori, quelli che trovi nella cartelletta sono tutti disponibili, sono la squadra di Bruce, ma devi pagarli tu. Il viagra invece è gratis, ahah!”
Ad Olivier gira la testa, le ha ficcato due dita nel culo e quella cagna non ha fatto nemmeno un sospiro. Poggia la cartelletta sulla sua schiena e la sfoglia con la sinistra. Sono cinque stalloni, di colore e non, ma tutti col cazzo da negro. Olivier non si vergogna certo del suo e non resiste più, si sbottona e glielo sbatte in culo. La impala in una botta sola, la troia ha il buco spanato e gli pare d'arrivarle fino alla gola. La soddisfazione di sentirla gemere tra i denti ed irrigidire la schiena non ha prezzo!
Per Ellen è sollievo, hanno finito di tormentarla con le parole.
“Non bruciarti il piacere tutto un un minuto.”
Olivier non la sbatte, ha ragione Alina, gode troppo tenerla impalata, “Quanti ne posso prendere?” Le chiede.
Alina si alza, si raddrizza la giacchetta, si sposta i capelli dietro la spalla e va verso loro. “Tutti quelli che vuoi, Ellen non è certo una verginella come la tua Jasmine... e la notte è lunga. Dammi retta, Olivier, non fare il tirchio con Ellen.”
Poggia la mano sul capo di Ellen. “Vero, cucciolina mia? E il povero Olivier credeva che tu fossi una figadilegno! Ahah!”
S'allontana. “Beh, direi che è ora d'andarmene. Te la lascio, tra poco arriva Bruce, vi porterà nella palestra... Ma tu Olivier non devi deludermi! Ho promesso ad Ellen che si sarebbe pentita di questa notte.”
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Fuori piove neve sporca. Ha senso il dolcevita d'angora che le copre il collo. Per le occhiaie c'è il fondotinta, ma dannazione, s'è portata dietro solo i jeans. Sono troppo attillati, le sfregano le cosce e il pube.
Alina le palpa il culo. “Brucia?”
“Abbastanza.”
La mano scivola sotto le natiche, fra le cosce fasciate, e le preme il monte di venere da dietro. “Tienila a riposo qualche giorno.”
“Certo, lo farò.”
“Credevo ti fermassi un paio di giorni.”
“Non posso, devo tornare a Kopenhagen, ho l'aereo alle 21, ho già fatto chiamare il taxi.”
“Sempre a pensare al lavoro!, tu ti rovinerai amore mio,” Alina la bacia sulla guancia. “Grazie Ellen, m'hai salvata... il tuo amico francese non ci crede ancora!”
“Non ne voglio parlare.”
“... Invece dovresti, devi ringraziarmi, ti ho fatto un grosso regalo.”
“Lo so.”
“Già...” Le carezza i capelli chiari. “... ora tieni Olivier per le palle, come fai con tutti gli altri... Ma mangia almeno qualcosa prima di partire! Sei distrutta!”
“Ho dormito tutto il giorno.”
“Ahah, tu sei una forza! Jasmine invece non riesce nemmeno a camminare.”
“Janice, si chiama Janice!”
“Cosa cambia?... Ma sei incazzata con me?”
“Sì, da morire!” Le stampa sulla bocca un bacio violento.
Alina la trattiene.
“Cosa aspetti ancora? Tu hai qualcosa da dirmi.”
Ellen sorride stanca, le legge nel cervello. “Non so decidermi... voglio portare un nuovo socio, ma dev'essere mio, solo mio.”
“Certo, un tuo schiavo... ma conosci le regole del club, devi cederlo agli altri soci.”
“Lo so, lo so... ma voglio poter decidere io chi e che cosa. Posso farlo?”
“Ti amo Ellen, ma non posso creare precedenti... E credimi, nemmeno tu lo vuoi, ti eccita troppo la paura, Ellen, e tu vuoi provare anche la paura per Mathias...”
“Sì, no, ma Mathias?... Gli voglio bene.”
“Non lo hai ancora capito, Ellen? Tu ami così... e vuoi soffrire. Sai che lo pretenderà Léon, non puoi rifiutarglielo, e lo richiederanno tutti, Mathias è troppo bello.”
“L'hai visto?”
“Si, cucciolina mia, ero troppo curiosa, l'ho cercato su internet, è bello come te.”
“Cosa faccio?”
“Riflettici bene, molto bene, Mathias sarà molto impegnativo per te. Finirai a chiedermi un sacco di favori per lui e dovrai ripagarmi ogni favore... sai bene cosa significa.”
Ellen ha una piccola scarica.
“È arrivato il taxi, ti faccio sapere.”
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