La ragazza di Ipanema - 1
di
XXX - Comics
genere
saffico
È una musica che parte da sola e mi fa vibrare le corde più profonde.
Forse perché su questa canzone ci ho passato un mese a farmi venire i calli per imparare a suonare. Forse perché lei è bellissima.
É ela menina
Que vem e que passa
Num doce balanço, a caminho do mar
Moça do corpo dourado
Do sol de Ipanema.
Sono triste, vorrei la mia chitarra qui con me. C'è l'aperitivo in spiaggia, tutti ridono, sono belli e colorati. Io guardo lei e sono triste, triste come lo sarebbero tutti se si fermassero.
Ah, porque estou tão sozinho
Ah, porque tudo é tão triste
Ah, a beleza que existe
A beleza que não é só minha
Que também passa sozinha
Ah, se ela soubesse...
No, non sa quanto mi fa star male.
Cammina in bikini aprendo la gente, il bacino le si muove da solo nella musica a palla, sorride a tutti, scherza e, quando ride per qualche stronzata, si porta involontariamente la mano dietro la nuca, fra i capelli crespi, e se li tira in su fin sulla testa, sopra gli occhi neri luccicanti felicità.
Ma è timida. È a disagio fra tutte quelle attenzioni ed allora spinge il fianco di lato, contro il suo uomo, per cercarne il contatto. Lui è uno stronzo tatuato con denti brillanti ed occhiali a specchio; le poggia la mano sul culo, su quella bellissima chiappetta tonda e quando, di nascosto?, spinge un dito lei gira la testa verso di lui.
Mordicchio il callo sul polpastrello. “E lui chi è?” Chiedo a Renato, quello di Padova.
“Uno che non c'entra un cazzo. Se l'è portato dietro lei.” Mi passa lo spritz. “... o forse lui non si fidava a farla venire da sola, ahaha!” Tira dalla cannuccia e fa una smorfia di disgusto. “Cazzo, è imbevibile! Questo villaggio è una vera merda... Perché me lo chiedi?” Ammicca da coglione. “Dai ammettilo, ti piace quello stronzo, vorresti fartelo."
Gli faccio un sorriso da compatimento: ”Ma dai!!, quello è un coatto.”
"Non avresti comunque chance. E' di quella figa, dovevi sentire come trombavano stanotte, sembrava la stesse ammazzando... E c'è la coda, qui se lo vogliono portare in camera tutte!”
”Beh, attizza guardarlo, è uno che fa sesso.”
Abbassa le lenti scure. “Venuta voglia?... Non so, che dici?, prima di cena?”
Pirla! M'alzo e lascio il bicchiere sul tavolo. “Hai ragione è imbevibile.”
M'incammino verso i bungalow e passo accanto al suo gruppo: lei nemmeno mi vede. Renato mi segue; imita lo stronzo e mi sfiora il culo.
Ah, porque tudo é tão triste?
No, questa non è la spiaggia di Ipanema.
Non siamo nemmeno in Brasile, ma a Sharm, sul Mar Rosso. Una vacanza premio per giovani tour operator offerta dalla compagnia che vuole rilanciare un villaggio dove non sanno fare nemmeno gli spritz.
E Sonia non è brasiliana, ma di origini tunisine. È la mia collega di Firenze col corpo dorato. Dicono sia bravissima ed io ci credo, una così si trascina dietro il mondo... Ma pure io non sono da buttare, mi spettava questa vacanza! Ho trascinato decine di gruppi in Islanda, Lapponia, America e Giappone.
…
Parla veloce come i francesi, una cascata di parole e sorrisi radiosi, l'ascolterei per ore. Il tono è suadente con quell'accento musicale, le mani ed i polsi sono sottili, il costume rosso fuoco. Siamo sedute sotto il mio ombrellone. Dieci metri di sabbia rovente più in là dorme il suo uomo, lucido d'olio sotto il sole.
“Mi sa che stasera ti ritroverai in camera un'aragosta!”
Sonia ride piccata mentre s'aggiusta il braccialetto alla caviglia, non vuole parlare di lui. “No, ha una pellaccia.” S'infila le scarpette da scoglio ed il corpetto del mutino che le comprime i seni quando s'allaccia la zip. “Andiamo in acqua.”
Le corro dietro raccattando la mia roba. Il sole m'investe con una vampata, il cielo è accecante, cammino insicura sul lungo ponticello verso il mare. Qui Sonia disdegna la scaletta: “Tuffiamoci!”.
È meravigliosamente indecisa. S'aggrappa con le dita dei piedi al bordo dello scalino, tende le cosce sotto le chiappette tonde ed inspira tremante sempre più profondamente, gonfiando i seni nel mutino ed incavando il pancino piatto; mi guarda di sbieco per avere un input, “Tuffati!” grido, e finalmente si lancia in mare, le lunghe gambe allineate perfettamente. Per un attimo mi sento della razza di chi rimane a terra, ma è solo un istante e mi getto a bomba.
Lo schianto è un'esplosione di gioia, ho spruzzato felicità fino al cielo! L'acqua è fredda, azzurra e caotica, mi perdo, non capisco dove sia girata e riemergo a spinte di gambe verso le luci fluttuanti. È di fronte a me, i capelli incollati e lucenti, i denti bianchissimi, le ride anche l'anima. Ci aiutiamo con le maschere, ci sputiamo dentro, c'incasiniamo, ridiamo ed urliamo dal male per gli elastici che ci pinzano le orecchie, ci parliamo a segni quando abbiamo i boccagli in bocca e poi lei s'immerge con una perfetta capovolta, le gambe raccolte e le lunette delle natiche che spariscono in un attimo.
Le inseguo sott'acqua, come in un acquario colorato di pesci, incantata dal silenzio che mi preme alle orecchie. Nuoto dietro lei fissando i giochi di luce sulle sue gambe ed i capelli che ondeggiano pigri richiamandomi come sirene. Insieme scendiamo lungo la barriera, seguiamo i pesci gialli fra le rocce, scappiamo dalle meduse e ci attardiamo nell'azzurro fino a farci scoppiare i polmoni; allora riemergiamo ansimanti una di fronte all'altra, ci urtiamo con le ginocchia, anche coi seni ci scontriamo, ci leviamo il boccaglio per dirci cosa abbiamo appena visto, dove dobbiamo scendere o semplicemente per dirci che è bellissimo e ci rituffiamo subito sotto.
Dorme ancora sotto il sole. Noi siamo stanche e grondanti, con addosso tutta l'emozione della nuotata. Non so, a me pare d'essere eccitata come s'avessi fatto l'amore con lei.
Si raccoglie tremante sul lettino. Le asciugo capelli e spalle, di più non ho oso. “Se hai freddo qui con quaranta gradi come farai stanotte sul monte? Dicono che l'alba nel deserto sia freddissima.”
“No, noi non veniamo.”
“Perché?!!”
“Uff, a lui non va.”
“Okay, affari vostri, ma secondo me questa gita notturna è meglio d'una scopata!”
Sorride, apprezza questa complicità. “Faglielo capire a lui, ahah!”
“No bella, lui è un problema solo tuo.”
Forse me lo sono sognato, ma nel suo occhio è brillato qualcosa quando l'ho chiamata bella. “Tu ci vai con... con quello di Padova?”
“Non so se c'è anche lui... Per cosa credi che t'ho appena detto che questa gita è meglio d'una scopata?”
Cerca di trattenere la risata ma i seni le sussultano; allora, per soffocarla, mi stringe forte in un abbraccio. Whowww, non posso crederci! E m'ha vista con Renato, mi spiava!
Si ricompone. “Tu mi fai morire.” Spinge il lettino nella sabbia fin contro al mio e ci si distende. Tiene però un ginocchio leggermente sollevato per valorizzare le belle gambe. “Mi sa che noi due siamo due stronze uguali... coi maschietti, intendo.”
Mi stendo accanto a lei e fisso l'ombrellone arancione. “Gli uomini servono solo per quello... Allora vieni?”
“Non so, poi decido.”
“Ho capito, scopa da vichingo.” sussurro. “A me puoi dirlo.”
“Scema.” S'allunga del tutto e chiude gli occhi. “A te non racconto proprio nulla!”
“Ma mica m'interessa, cosa credi?” Mi rigiro sul fianco e gioco con una sua ciocca di capelli bagnati. Ha le labbra socchiuse, da risvegliare con un bacio. Una goccia di mare le brilla nell'ombelico; brilla come un piercing al centro del ventre affusolato, sulla pelle liscia amata dal sole: no, non posso leccarla. “Affari vostri, l'ho detto... però noi ora siamo amiche, ricorda che t'ho salvata dalla medusa, ed una vera amica mi direbbe almeno come ce l'ha.”
“Guarda che lo so benissimo!, quelle meduse non sono urticanti.” Abbassa la voce. “Non ti facevo così cazzodipendente, però.”
Arrotolo il dito nei suoi capelli. “Era solo per curiosità, una mia indagine del cazzo!”
“Che scemaa!.”
“Se ti vergogni fa lo stesso.”
“Uff, okay! Ce l'ha da cavallo. Contenta?” Mi sibila.
“Che invidia!”
“Non vorrai mica rubarmelo?!”
“No, io invidio lui.”
Fa finta di non aver sentito. “Devo stare attenta! Tu me lo rubi, sei il tipo di ragazza che gli piace.”
“Allora dovrò stare attenta io!... se ce l'ha davvero da cavallo.”
“Ahah! Fidati, lo giuro... e so che gli piaceresti”.
“Non ci credo, non a uno che ha già una come te.”
Inspira, “È bello qui.” e finge d'addormentarsi.
Vorrei qui la mia chitarra.
Moça do corpo dourado
Do sol de Ipanema...
O mundo sorrindo se enche de graça
E fica mas lindo.
… segue
Forse perché su questa canzone ci ho passato un mese a farmi venire i calli per imparare a suonare. Forse perché lei è bellissima.
É ela menina
Que vem e que passa
Num doce balanço, a caminho do mar
Moça do corpo dourado
Do sol de Ipanema.
Sono triste, vorrei la mia chitarra qui con me. C'è l'aperitivo in spiaggia, tutti ridono, sono belli e colorati. Io guardo lei e sono triste, triste come lo sarebbero tutti se si fermassero.
Ah, porque estou tão sozinho
Ah, porque tudo é tão triste
Ah, a beleza que existe
A beleza que não é só minha
Que também passa sozinha
Ah, se ela soubesse...
No, non sa quanto mi fa star male.
Cammina in bikini aprendo la gente, il bacino le si muove da solo nella musica a palla, sorride a tutti, scherza e, quando ride per qualche stronzata, si porta involontariamente la mano dietro la nuca, fra i capelli crespi, e se li tira in su fin sulla testa, sopra gli occhi neri luccicanti felicità.
Ma è timida. È a disagio fra tutte quelle attenzioni ed allora spinge il fianco di lato, contro il suo uomo, per cercarne il contatto. Lui è uno stronzo tatuato con denti brillanti ed occhiali a specchio; le poggia la mano sul culo, su quella bellissima chiappetta tonda e quando, di nascosto?, spinge un dito lei gira la testa verso di lui.
Mordicchio il callo sul polpastrello. “E lui chi è?” Chiedo a Renato, quello di Padova.
“Uno che non c'entra un cazzo. Se l'è portato dietro lei.” Mi passa lo spritz. “... o forse lui non si fidava a farla venire da sola, ahaha!” Tira dalla cannuccia e fa una smorfia di disgusto. “Cazzo, è imbevibile! Questo villaggio è una vera merda... Perché me lo chiedi?” Ammicca da coglione. “Dai ammettilo, ti piace quello stronzo, vorresti fartelo."
Gli faccio un sorriso da compatimento: ”Ma dai!!, quello è un coatto.”
"Non avresti comunque chance. E' di quella figa, dovevi sentire come trombavano stanotte, sembrava la stesse ammazzando... E c'è la coda, qui se lo vogliono portare in camera tutte!”
”Beh, attizza guardarlo, è uno che fa sesso.”
Abbassa le lenti scure. “Venuta voglia?... Non so, che dici?, prima di cena?”
Pirla! M'alzo e lascio il bicchiere sul tavolo. “Hai ragione è imbevibile.”
M'incammino verso i bungalow e passo accanto al suo gruppo: lei nemmeno mi vede. Renato mi segue; imita lo stronzo e mi sfiora il culo.
Ah, porque tudo é tão triste?
No, questa non è la spiaggia di Ipanema.
Non siamo nemmeno in Brasile, ma a Sharm, sul Mar Rosso. Una vacanza premio per giovani tour operator offerta dalla compagnia che vuole rilanciare un villaggio dove non sanno fare nemmeno gli spritz.
E Sonia non è brasiliana, ma di origini tunisine. È la mia collega di Firenze col corpo dorato. Dicono sia bravissima ed io ci credo, una così si trascina dietro il mondo... Ma pure io non sono da buttare, mi spettava questa vacanza! Ho trascinato decine di gruppi in Islanda, Lapponia, America e Giappone.
…
Parla veloce come i francesi, una cascata di parole e sorrisi radiosi, l'ascolterei per ore. Il tono è suadente con quell'accento musicale, le mani ed i polsi sono sottili, il costume rosso fuoco. Siamo sedute sotto il mio ombrellone. Dieci metri di sabbia rovente più in là dorme il suo uomo, lucido d'olio sotto il sole.
“Mi sa che stasera ti ritroverai in camera un'aragosta!”
Sonia ride piccata mentre s'aggiusta il braccialetto alla caviglia, non vuole parlare di lui. “No, ha una pellaccia.” S'infila le scarpette da scoglio ed il corpetto del mutino che le comprime i seni quando s'allaccia la zip. “Andiamo in acqua.”
Le corro dietro raccattando la mia roba. Il sole m'investe con una vampata, il cielo è accecante, cammino insicura sul lungo ponticello verso il mare. Qui Sonia disdegna la scaletta: “Tuffiamoci!”.
È meravigliosamente indecisa. S'aggrappa con le dita dei piedi al bordo dello scalino, tende le cosce sotto le chiappette tonde ed inspira tremante sempre più profondamente, gonfiando i seni nel mutino ed incavando il pancino piatto; mi guarda di sbieco per avere un input, “Tuffati!” grido, e finalmente si lancia in mare, le lunghe gambe allineate perfettamente. Per un attimo mi sento della razza di chi rimane a terra, ma è solo un istante e mi getto a bomba.
Lo schianto è un'esplosione di gioia, ho spruzzato felicità fino al cielo! L'acqua è fredda, azzurra e caotica, mi perdo, non capisco dove sia girata e riemergo a spinte di gambe verso le luci fluttuanti. È di fronte a me, i capelli incollati e lucenti, i denti bianchissimi, le ride anche l'anima. Ci aiutiamo con le maschere, ci sputiamo dentro, c'incasiniamo, ridiamo ed urliamo dal male per gli elastici che ci pinzano le orecchie, ci parliamo a segni quando abbiamo i boccagli in bocca e poi lei s'immerge con una perfetta capovolta, le gambe raccolte e le lunette delle natiche che spariscono in un attimo.
Le inseguo sott'acqua, come in un acquario colorato di pesci, incantata dal silenzio che mi preme alle orecchie. Nuoto dietro lei fissando i giochi di luce sulle sue gambe ed i capelli che ondeggiano pigri richiamandomi come sirene. Insieme scendiamo lungo la barriera, seguiamo i pesci gialli fra le rocce, scappiamo dalle meduse e ci attardiamo nell'azzurro fino a farci scoppiare i polmoni; allora riemergiamo ansimanti una di fronte all'altra, ci urtiamo con le ginocchia, anche coi seni ci scontriamo, ci leviamo il boccaglio per dirci cosa abbiamo appena visto, dove dobbiamo scendere o semplicemente per dirci che è bellissimo e ci rituffiamo subito sotto.
Dorme ancora sotto il sole. Noi siamo stanche e grondanti, con addosso tutta l'emozione della nuotata. Non so, a me pare d'essere eccitata come s'avessi fatto l'amore con lei.
Si raccoglie tremante sul lettino. Le asciugo capelli e spalle, di più non ho oso. “Se hai freddo qui con quaranta gradi come farai stanotte sul monte? Dicono che l'alba nel deserto sia freddissima.”
“No, noi non veniamo.”
“Perché?!!”
“Uff, a lui non va.”
“Okay, affari vostri, ma secondo me questa gita notturna è meglio d'una scopata!”
Sorride, apprezza questa complicità. “Faglielo capire a lui, ahah!”
“No bella, lui è un problema solo tuo.”
Forse me lo sono sognato, ma nel suo occhio è brillato qualcosa quando l'ho chiamata bella. “Tu ci vai con... con quello di Padova?”
“Non so se c'è anche lui... Per cosa credi che t'ho appena detto che questa gita è meglio d'una scopata?”
Cerca di trattenere la risata ma i seni le sussultano; allora, per soffocarla, mi stringe forte in un abbraccio. Whowww, non posso crederci! E m'ha vista con Renato, mi spiava!
Si ricompone. “Tu mi fai morire.” Spinge il lettino nella sabbia fin contro al mio e ci si distende. Tiene però un ginocchio leggermente sollevato per valorizzare le belle gambe. “Mi sa che noi due siamo due stronze uguali... coi maschietti, intendo.”
Mi stendo accanto a lei e fisso l'ombrellone arancione. “Gli uomini servono solo per quello... Allora vieni?”
“Non so, poi decido.”
“Ho capito, scopa da vichingo.” sussurro. “A me puoi dirlo.”
“Scema.” S'allunga del tutto e chiude gli occhi. “A te non racconto proprio nulla!”
“Ma mica m'interessa, cosa credi?” Mi rigiro sul fianco e gioco con una sua ciocca di capelli bagnati. Ha le labbra socchiuse, da risvegliare con un bacio. Una goccia di mare le brilla nell'ombelico; brilla come un piercing al centro del ventre affusolato, sulla pelle liscia amata dal sole: no, non posso leccarla. “Affari vostri, l'ho detto... però noi ora siamo amiche, ricorda che t'ho salvata dalla medusa, ed una vera amica mi direbbe almeno come ce l'ha.”
“Guarda che lo so benissimo!, quelle meduse non sono urticanti.” Abbassa la voce. “Non ti facevo così cazzodipendente, però.”
Arrotolo il dito nei suoi capelli. “Era solo per curiosità, una mia indagine del cazzo!”
“Che scemaa!.”
“Se ti vergogni fa lo stesso.”
“Uff, okay! Ce l'ha da cavallo. Contenta?” Mi sibila.
“Che invidia!”
“Non vorrai mica rubarmelo?!”
“No, io invidio lui.”
Fa finta di non aver sentito. “Devo stare attenta! Tu me lo rubi, sei il tipo di ragazza che gli piace.”
“Allora dovrò stare attenta io!... se ce l'ha davvero da cavallo.”
“Ahah! Fidati, lo giuro... e so che gli piaceresti”.
“Non ci credo, non a uno che ha già una come te.”
Inspira, “È bello qui.” e finge d'addormentarsi.
Vorrei qui la mia chitarra.
Moça do corpo dourado
Do sol de Ipanema...
O mundo sorrindo se enche de graça
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