Metamorfosi d'amore. Due farfalle

Scritto da , il 2022-11-04, genere saffico



Seguito di Metamorfosi d'amore. Due bruche.

Di Yuko e Kiki


Bruna giaceva avvolta interamente nel suo bozzolo setoso, scomparsa, forse per sempre, agli occhi dell'amica.
Viridiana si sentì persa senza la bruca con cui aveva condiviso cibo ed effusioni. Dette un'altra rosicchiata alla foglia di basilico di cui si era cibata Bruna, ma più per cercare un'ultima volta il sapore della bocca dell'amica che per fame. Le scese una lacrima, ma avvertì a sua volta che anche per lei il momento tanto atteso era giunto. La sua secrezione salivare aumentò, raggiunse allora il bozzolo di Bruna iniziando a stendere i fili del suo rifugio invernale.
Passarono i mesi e arrivarono i primi tepori.
Viridiana si scosse: il calore e la luce solare filtravano sempre più a lungo attraverso le pareti delsuo bozzolo. Allargò d'istinto le due ali e squarciò la seta che fino allora ne aveva protetto la vita.
Profumi, una sferzata di mille profumi le invasero la spirotromba, per non parlare dei colori: il verde predominante punteggiato dal giallo dei ranuncoli e dal bianco delle margherite. Viridiana ne fu così stordita che dal suo bozzolo ormai aperto cadde sull'erba umida di brina.
Sbatté le ali, e solo in quel momento realizzò i colori che la Natura le aveva donato: ali gialle punteggiate di nero. Spiccò il volo andando a planare su un
ciuffo di primule rosse. Allungò la spirotromba e iniziò a suggere il primo nettare della sua nuova vita. E poi con brevi colpi d'ala di ranuncolo in ranuncolo fino a sentirsi sazia e a prendersi il tempo di tornare a osservare ciò che rimaneva del suo bozzolo, notando solo in quel momento che accanto ad esso ve ne era un altro, ugualmente distrutto.
Restò a contemplarlo, immemore dell'altra creatura a cui apparteneva quell'involucro e di quanto aveva condiviso con lei nello stadio precedente.
Si lasciò poi trasportare via da un refolo di vento e volò fino al greto di un torrente, dove, tra sole e acqua, maggiore era la densità di corolle variamente profumate e colorate. E maggiori i pericoli: bisce, lucertole, rospi e chissà cos'altro. Ma fra tutti i pericoli che aveva considerato fu quello più imprevedibile a farla precipitare nel panico. Nel raggiungere una profumata Baldellia si ritrovò incollata per un'ala da una tela stesa dalla letale Arctosa, il ragno guardiano dell'acqua. Disperata
iniziò a dibattersi facendo però sì che, a ogni tentativo di liberarsi, la tela, invece di cedere, le si avvolgeva di più.
Si ritrovò presto immobilizzata senza che del predatore vi fosse però traccia. Passarono le ore e con esse venne meno la speranza di liberarsi. Viridiana poteva solo respirare, provare ad aprire le ali nello stesso modo con cui si era aperta al mondo squarciando il suo bozzolo, ma ogni tentativo era vano. Le forze l'abbandonarono che ormai il sole stava tramontando, cosciente, ma sospesa tra due fili d'erba e l'acqua del torrente.
Fu un frullio d'ali esterno a quella trappola di seta a ridestarla: una falena aveva individuato il cespuglio di Belle di Notte accanto alla ragnatela iniziando a succhiarne il nettare.
Viridiana riprese a scuotersi nel tentativo di attirare l'attenzione della nuova arrivata: “Ehi tu, aiutami, ti prego!”
La Chrysodeixis eriosoma distese le sue ali in tutta la loro estensione: un regolare delta in cui le chiazze marrone e nere, di forme vagamente geometriche, si alternavano elegantemente.
Ma tu guarda, pensò un poco indispettita, una aspetta tutto il giorno nascosta nell'ombra, e quando finalmente cala il sole e si alza in volo per un meritato spuntino, subito qualcuno la disturba.
Mosse la testolina finemente pelosa, agitando le lunghe antenne e si guardò intorno. Gnè gnè gnè... aiutami, ti prego...ripeté visibilmente disturbata.
Le macchiette argentate che decoravano le sue ali, e di cui era molto fiera, brillavano riflettendo gli ultimi bagliori rossastri del sole che tramontava quando si accorse della farfalla gialla e nera.
“Porca miseria, bella sfiga!” Si accorse subito della gravità della situazione in cui si trovava la collega diurna.
Si alzò immediatamente in volo pentendosi dell'atteggiamento indisposto che l'aveva colta poco prima, quando era stata interrotta nel suo primo vero pasto.
Planò di fronte alla ragnatela cercando di rendersi conto del problema e prese a colpire le forti fibre ai loro supporti, pensando di averne presto ragione, ma così facendo rimase essa stessa avviluppata da quella trappola mortale.
La tela si appiccicò su una delle sue ali impedendole di riprendere il volo libero. Iniziò allora a muovere l'altra con una vibrazione velocissima senza però riuscire a liberarsi, finendo, invece, faccia a faccia con la farfalla.
Ansimante per l'affanno e lo sforzo si concesse qualche momento di riposo, osservando l'insetto che l'aveva mossa nel tentativo di salvataggio.
Le due farfalle si tastarono i corpi con le loro sei zampette, mentre si osservavano incuriosite con i loro occhietti.
L'insetto dai colori sgargianti aveva le ali così sottili e il corpo così liscio che la falena non smetteva di rimirarla e di tastarla con le sue zampine, tutta interessata a quella nuova conoscenza e dimenticando per un attimo la trappola che le aveva fatte incontrare e che ora le univa in quell'amplesso non preventivato.
La Chrysodeixis continuava ad annusarla. Sentiva un sentore che le ricordava qualcosa, un misto di aromi e ferormoni che non le era nuovo, ma di cui non riusciva a ricostruire nemmeno un ricordo.
Nata solo quella mattina, la scura falena si era lasciata asciugare al calore del sole, e al primo volo era subito scappata lontano da quell'esubero di luce, per nascondersi in qualche luogo buio e appartato e solo al tramonto si era sentita al sicuro per cercare alimento.
Ben scarsa esperienza di vita, quella mezza giornata passata nascosta sotto una foglia basilare, eppure un ricordo, una riminiscenza evocata dall'odore di questa curiosa sorella, le aleggiava nella mente senza che lei riuscisse ad afferrarlo.
Scacciò quella sensazione, riprendendo a considerare il pasticcio in cui lei e questa nuova conoscenza si erano venute a trovare.
Strette l'una all'altra decisero di coordinare i colpi con cui, insieme, cercare di squarciare la seta del ragno, della cui presenza, fino a quel momento non v'era traccia, ma più si agitavano e più si invischiavano nell'appiccicoso filamento, danneggiando ognuna le proprie ali.
“Mi sembra che non vada tanto bene.” Dovette ammettere la falena, ormai appiccicata in tutta la lunghezza del corpo a quello della farfalla.
Le loro teste erano così vicine che per parlarsi dovevano piegare indietro il collo per non respirarsi addosso.
“Come ti chiami?” Chiese dopo averla fissata profondamente negli occhi.
“Viridiana” rispose la farfalla, con un sospiro che sembrava una resa. “E tu?”
“Bruna”.
La falena cercò ancora di muovere le ali in un nuovo tentativo di liberarsi, finendo però ancora più addosso alla farfalla.
Le loro antenne si toccavano e le due bestioline presero a strofinarsele l&una con l'altra, per cercare, anche con questa percezione sensoriale, di capire meglio con chi si trovassero reciprocamente abbracciate.
“Bruna”, riprese la farfalla dopo aver strofinato le antennine una volta ancora contro quelle più spesse e tozze della falena, “com'è che mi sembra di conoscerti? Ci siamo già viste da qualche parte?”

“Non credo proprio. Io sono rimasta tutto il giorno nascosta nell'ombra. Eppure anche tu, hai un odore, un profumo che non mi è nuovo, ma che non riesco a identificare.”
I due lepidotteri si strofinarono ancora le antennine percependo una intensa sensazione di piacere.
Le zampine si incrociavano e si sfioravano con velate carezze mentre i due esserini cercavano di farsi coraggio per far fronte a quella situazione che, a ogni secondo che passava, sembrava condannarle sempre di più senza possibilità di salvezza.
“Bruna”, ricominciò la colorata, “ho timore che da questo guaio non ne verremo fuori.”
“Eppure, no”, si ribellò la falena, “ci deve essere un modo!” E ricominciò ad agitare le alette in un rapidissimo sfarfallio che però non riuscì a modificare la situazione.
Ma un'ombra venne a oscurare quel tratto di torrente: una figura umana sembrava essersi accorta del piccolo grande dramma che stava accadendo. Una ragazza con un rametto, mossa da compassione verso quelle due creature in difficoltà, iniziò a cercare di districare la ragnatela per restituire loro la libertà.
La notai anche io quella ragazza in bikini laggiù dove il corso d'acqua formava un'ansa. Reduce da una visita al castello di Campoligure mi ero avviata lungo il sentiero per scendere a recuperare l'auto, ma la calura, nonostante fosse quasi il tramonto, era opprimente. Bramavo dall'idea di darmi una rinfrescata, e vedere quel torrente mi parve una benedizione. Il fatto poi che ci fosse un'altra donna mi rassicurò, e decisi di scendere in quell'ansa.
La ragazza, presa a trafficare tra l'erba, non si accorse nemmeno del mio arrivo, e fui io a segnalarle la mia presenza con un saluto: “Ciao, hai perso qualcosa?”.
Lei si voltò e scoppiò a ridere; solo in quel momento notai i suoi tratti orientali.
“Ciao, no stavo solo cercando di liberare due farfalle da una ragnatela”.
Mi spogliai, rimanendo in reggiseno e mutandine, e dopo essere entrata in acqua fino alle ginocchia la raggiunsi..

Continua..

Questo racconto di è stato letto 1 3 6 9 volte

Segnala abuso in questo racconto erotico

commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.