"Metamorfosi d'amore. Due bruche"

Scritto da , il 2022-10-27, genere saffico

"Metamorfosi d'amore. Due bruche"

Un racconto di Yuko e Kiki

“Ti prego, non rimanere a guardarmi quando mi chiuderò nel bozzolo.”
“No, io invece starò a guardarti fino all’ultimo secondo che mi sarà concesso.”
“Ma soffrirai!”
“Soffrirai anche tu, soffriremo insieme, ma sarò stata felice di poterti guardare fino all’ultimo momento.”
Bruna tirò un lungo sospiro, poi appiccicò un sottile filo di bava al rametto poco sopra di lei,
attaccandosi con le zampine al tronco subito sotto la diramazione e cominciò ad avvolgersi di sottile seta.
Il bozzolo cresceva e gradualmente il bruco verde cominciò a celarsi nella sua nuova dimora. Il
filamento veniva rilasciato e intessuto stancamente, con un lento movimento, in una sequenza di azioni mai imparata, ma che la piccola larva conosceva per istinto.
L’altro bruco osservava con attenzione e con una crescente angoscia, una sensazioni nuova, che sembrava volerle esplodere dal piccolo petto.
Quando l’involucro fu quasi completo, Viridiana si sforzò di trattenere un pianto inconsolabile che stava per sfuggirle dagli organi sensitivi e dalle minuscole antennine.
“Bruna!” chiamò non riuscendo più a trattenersi.
Il bruco verde interruppe il suo giudizioso lavoro.
“Ci rivedremo ancora?”
“Viridiana...” sussurrò la larva con l’ultimo suo alito di voce, un filo sonoro che solo l’altro bruco
riusciva a percepire, una cadenza stanca, lenta, quasi sepolcrale.
“Lo sai, piccola bruca del mio giovane cuore, piccola grande gioia. Molte crisalidi muoiono durante la loro trasformazione. Non sappiamo neanche, né io né te, in cosa ci trasformeremo, come saremo da adulte.” Il bruco verde sembrò voler riprendere il suo ultimo lavoro prima del letargo, ma pareva che una stanchezza atavica le rendesse difficile ogni gesto, e si interruppe ancora, fissando gli occhietti della sua amica.
“Non so quando mi schiuderò io e non so quando questo succederà a te, e chi o che cosa troverò al mio risveglio, se anche dovessi veramente passare l’inverno. Cosa sarà di me e di te quando usciremo dal bozzolo, in attesa che anche l’altra si risvegli”, e fece un lungo sospiro, “se tutte e due ci risveglieremo.”
E, trattenendo a stento un singhiozzo, chiuse rapidamente le ultime fessure, avvolgendosi nel filamento dorato e scomparendo dalla vista della sua amante.
Viridiana, all’esterno, cominciò a tremare. Di freddo, di emozione, di pianto, ma stette ancora a
osservare il bozzolo che sembrava mosso al suo interno. Bruna stava cercando la posizione più comoda per addormentarsi nell'imminente metamorfosi.
La piccola larva verde, all’interno del suo nuovo nido, era scossa da singhiozzi di pianto, ma lentamente trovò una nuova pace. La stanchezza stava prendendo il sopravvento e sentiva una specie di calore, un’energia sconosciuta vibrarle sotto la pelle, un qualcosa che cominciava a trasformarla dal suo interno, mentre il sonno diventava di minuto in minuto sempre più irresistibile.

Le sequenze delle sue prime settimane di vita le si ripresentarono nella mente, come un film a cui lei sembrava assistere come spettatrice.
Un’immagine di sole, filtrato attraverso il verde intenso di una foglia di basilico. Un piccolo bruchetto verde che addenta con circospezione il bordo della foglia, assaporandone la consistenza e l’intenso aroma fresco e forte.
“Hey, questa foglia è mia!” Aveva strillato, impettita, verso un’altra larva che si stava nutrendo
sul margine opposto della superficie vellutata.
“C’è posto per tutte e due.” Aveva risposto l’altra, con un tono paziente.
“Mica tanto. Io mangio un sacco e ho una fame che non puoi immaginare. Presto questa foglia
finirà e non ce ne sarà più abbastanza per tutte e due!”
L’altra non rispondeva, continuando ad assaporare la tenera consistenza del suo nutrimento. Anzi, sembrò quasi accelerare il suo pasto.
“Ouh! Dico a te!”
“Mangia, mangia, ce né per tutte e due.”
‘Ma che antipatica’, aveva pensato tra sé e sé la piccola Bruna. Questo era il nome che si era trovato a dover incarnare, senza che realmente nessuno glielo avesse ufficialmente assegnato.
Depositatasi sotto la foglia due notti prima, all’apertura dell’uovo si era ritrovata già con il cibo a
portata di mano e quell’aroma di basilico le era sembrato irresistibile. Aveva cominciato a mangiare con una fame prodigiosa e ora sentiva già di stare crescendo. Ma ora quell’altro bruco rischiava di rovinarle il pasto e la buona giornata.
Indispettita continuò a mangiare senza però gustarsi il nutrimento che aveva a disposizione.
Nella notte le due larve si erano addormentate, protette sotto il bordo della foglia, per riprendere
il loro unico lavoro già al mattino presto del giorno dopo.
La foglia in effetti cominciava a finire, ma l’altra larva non sembrava preoccuparsene troppo.
Bruna si spazientì. Avrebbe potuto continuare a mangiare, per quel giorno ancora ce n’era abbastanza, ma non si godeva per nulla il pasto.
“Hey, tu! Me ne vado, mi sono rotta. Goditi pure la tua foglia, ma non venirmi più a fregare il
cibo, ok?” La piccola bruchessa verde indovinò la strada per il picciolo, scese sul gambo fino alla prima diramazione che incontrò, allargandosi su una nuova foglia che era addirittura più grossa e verde di quella appena abbandonata.
L’altro bruco, una bella larva dal corpicino verde chiaro zebrato di striature gialle e nere e degli adorabili piedini bianchi e neri, fece spallucce e continuò a mangiare senza più preoccuparsi.
Bruna riprese a nutrirsi al suo nuovo desco con rinnovato appetito. Questa foglia era anche più saporita della prima.
Ben gli stava all’altra larva. E chi poi l’aveva deposta là, sul 'suo' terreno?
Volse lo sguardo verso l’alto vedendo, controluce, la sagoma del bruco rivale stagliarsi nella
foglia ormai divorata per una discreta proporzione.
“Gnè gnè gnè, ‘ce n’è per tutte e due’. Ma ti sembra il modo?” Rifece il verso alla collega. “Ma tu pensa, che villania. Non c’è più religione.”
Ma un’ombra improvvisa si impose alla sua attenzione.
Un’immagine palpitante si era sovrapposta alla foglia illuminata dal sole. Qualcosa di scuro
incombeva e si avvicinava rapidamente.
“Hey tu, lassù!” Bruna chiamò verso l’altro bruco, ma senza ottenere risposta. L’ombra si
avvicinava e stava oscurando la pianta di basilico.
“Magna magna!” Urlò allora, per farsi udire.
“Che vuoi ancora?” Si sentì rispondere da una voce annoiata, da più sopra.
“Scappa, veloce! O non mangerai mai più!” Riuscì a urlare, mentre un vortice di vento sembrò
scuotere il vegetale su cui si trovavano.
L’altro bruco con un'agilità imprevedibile si appese a un filamento di bava lasciandosi cadere nel
vuoto. Cascò sulla foglia più in basso proprio nel momento in cui una gazza si avventava sul posto in cui stava mangiando, divorandone una generosa porzione. La piccola larva gialla e nera aveva
rischiato di diventare condimento per l’insalata dell’uccello.
I due bruchi guardarono con terrore il volatile allontanarsi, ancora scossi da un respiro affannato
per lo spavento e il rischio che era stato corso.
Il bruco giallo e nero distese i suoi piedini sulla nuova foglia, assestandosi e prendendo adesione di fronte al bruco verde.
“Be’, ti devo la vita, cosa posso dire?” Pronunciò imbarazzato, di fronte a Bruna che la guardava
ammutolita.
Nel silenzio dell’altra larva, prese a guardarsi intorno, come per cercare una nuova meta in cui
proseguire la sua colazione.
“Mi chiamo Viridiana, piacere.”
“Bruna. Molto lieta. Allora sei anche tu un bruco femmina?”
“Così pare. Grazie per avermi avvisata.” Proseguiva la bruchessa striata senza sapere cos’altro dire.
Bruna scosse appena appena la testolina.
“Ok, penso che andrò a cercarmi un’altra foglia. A buon rendere.” Riprese la striata.
“Aspetta!”
Le due bruche si guardarono negli occhi, si contemplarono le diverse livree con interesse e
ammirazione. Era la prima volta che vedevano da vicino un essere simile a loro, anche se di
colori diversi e ancora entrambe si chiedevano come avessero fatto a riconoscere il terribile
pericolo che si era loro presentato, così, semplicemente con un primitivo istinto che solo ora capivano di possedere, unito a una certa solidarietà di specie.
“Resta pure, Viridiana, ce n’è per tutte e due.”
“Ma poco fa dicevi...”
“Lascia stare, dai. Quando avremo finito anche questa foglia ce ne cercheremo insieme un’altra, no?”
“Hai ragione, così faremo anche un po’ di movimento. Guarda qui che pancetta che mi sta venendo!”
“Non dirmelo! Sono due giorni che non faccio altro che mangiare. Io vorrei allungarmi, e in effetti
oggi sono già più grande, ma ‘sta protuberanza al ventre, proprio non si può guardare!”
Le due bruche scoppiarono a ridere insieme e senza quasi accorgersene si abbracciarono con
le loro zampine.
Il pericolo corso, la sorpresa di trovare un essere a loro simile e la buona stagione, piena di cibo
e di profumi, le aveva messe di buon umore.
In quell’orto il nutrimento era abbondante, effettivamente, e il rischio di una noiosa monotonia era
percepibile.
Molto meglio mangiare, ridere e scherzare in compagnia, tanto più che potevano scorgere meglio eventuali predatori.
“Ma dimmi, Viridiana, come hai fatto a calarti con quel filo, così veloce?”
“Non ne ho assolutamente alcuna idea, Bruna!”
E giù a ridere insieme, ancora abbracciate.
“Non so, mi è venuto istintivo” riprese la larva gialla e nera, “forse nel pericolo... e, ancora
grazie, se non ci fossi stata tu!”
“Mi piacerebbe provare anche io, sei stata stupenda! Quel maledetto uccello si è lanciato in
picchiata e tu ‘fruuut’ te ne sei andata appesa alla tua cordicina! Oddio, mi sei piaciuta tantissimo. Spero un giorno di diventare brava come te.”
E, senza sapere né come né perché, la piccola bruca verde si sporse a dare un bacio sul viso della sua nuova amica, rimanendo poi abbracciate strette strette una all’altra.
Poi, giudiziosamente, ripresero a mangiare la nuova foglia di quel fragrante, fresco, appetitoso
basilico.
Passavano i giorni e le due bruche crescevano a vista d’occhio. Avevano già divorato alcune foglie della pianta su cui si trovavano e l’appetito cresceva invece di placarsi.
Aumentavano anche il loro senso del pericolo e le precauzioni nelle loro giovani vite, di fronte a
possibili rischi e predatori.
Dopo aver distrutto la povera pianta di basilico avevano deciso di spostarsi lungo l’orto e, per
mano, si erano avventurate sulla scura terra, ambiente estremamente rischioso in cui i loro colori sgargianti, invece di nasconderle confondendole con i vegetali, le esponevano a situazione di estrema vulnerabilità.
Trovarono, per fortuna, un generoso cespo di lattuga nelle cui foglie si infilarono guardinghe, potendo proseguire il loro onesto lavoro.
Le due bruchesse crescevano in salute e bellezza: Bruna di un appetitoso verde clorofilla, Viridiana
più allungata e dai lineamenti sempre più armonici e sinuosi.
“Sei bellissima, sai, Viridiana.” Disse un giorno Bruna alla sua amica, dopo una generosa colazione vegetariana.
“Dici?” La larva striata contemplò la propria livrea in cui i colori si alternavano come su un quadro di un impressionista, trovandosi bella, ma chiedendosi cosa avesse colpito l’amica. “Be’, anche tu non sei affatto male, con quel verde tenero su cui si drizzano quei ciuffetti azzurri, e quelle macchioline bianche e nere che ti snelliscono i fianchi. Ti mangerei tutta, come una fogliolina di prezzemolo!”
“Ma no, questi peluzzi superflui mi imbarazzano molto. Pensi che dovrei farmi una ceretta? Tu sei così bella liscia, glabra e lucida, e con quelle zebrature gialle e nere! Adoro i tuoi piedini, poi. Sembra che tu abbia delle minuscole calzine bianche e delle scarpine nere di vernice.”
Bruna le si avvicinò sfiorandola con una delle sue microzampine verdi e viola, su cui sporgevano minuscoli organi di senso, e a Viridiana venne naturale e spontaneo ammansire le proprie mandibole, fino a quel momento destinate a triturare foglie saporite, per assaporare quella deliziosa
e tenera appendice. A quel tocco Bruna si abbandonò lasciando che ogni suo piedino venisse esplorato dalla bocca dell'amica.
“Queste tue zampine Bruna”, sussurrò come incantata, “hanno un sapore e un aroma più dolcemente inebriante di ogni altra foglia che io abbia assaggiato in questa mia esperienza di vita.”
“E tu mi stai regalando brividi irresistibili con questi bacetti e queste grattatine alle mie zampette.”
Si avvolsero l'una all'altra abbandonandosi a qualcosa di cui esse stesse si stupirono. Fecero vibrare le loro antennine, già pronunciate, sfiorandosi in delicate carezze; queste piccole protuberanze sensibili, utili a segnalare loro eventuali pericoli, in quel frangente furono riscoperte essere strumenti per comunicarsi amore. Le loro bocche si unirono in un bacio lungo, dolcissimo e più saporito di quello che finora avessero provato anche con la più carnosa delle lattughe.
Sapore inedito erano gli organi buccali dell’altra bruca; un nuovo calore le avvolgeva come in un
bozzolo protettivo, una nuova energia mai provata si diffondeva nei loro morbidi corpicini, come
un raggio di sole al mattino, una frizzante brezza nella stagione calda.
Le due larvette si ritrovarono presto avvolte di bava appiccicosa.
“Oddio! Da dove è uscita tutta questa roba?” Esclamò Bruna, esterrefatta.
“Ma che ne so io? Oh guarda, è uscita anche da me, da sotto la coda!” Rispose la striata, nel colmo dello stupore. Le due piccole cercarono per un po' di dipanarsi da tutti quei filamenti appiccicosi che le avvolgevano saldandole una all'altra, ma dovettero presto desistere.
Allora Viridiana si raggomitolò su sé stessa abbandonandosi tra le zampine di Bruna che sembrava volessero contenerla in un abbraccio protettivo e insieme, al sicuro tra le foglie di insalata, le due si addormentarono dopo questo primo affettuoso amplesso.
Ridestatesi ancora intrecciate si stiracchiarono, si strofinarono le antennine
vicendevolmente, e bastò questo contatto ad accenderle di quel desiderio
che né loro, né il disegno della natura, aveva previsto per queste due
creature di specie diverse. Ma loro troppe domande non se ne facevano, si
nutrivano della stessa pianta l'una di fianco all'altra pronte ad allertarsi a
vicenda nel caso qualche uccello o qualche lucertola avesse attentato alle
loro giovani vite. E poi trovavano meraviglioso rosicchiare foglie
strusciandosi l'una contro l'altra. Giorno dopo giorno, notte dopo notte
Bruna e Viridiana crebbero a tal punto che sentirono forte, ognuna in
maniera differente, che qualcosa nei loro corpi stava cambiando.
Fu Bruna la prima ad avvertire l'aumento della secrezione serica, segno
inequivocabile che era giunto per lei il momento di cercare un luogo sicuro
dove formare il suo bozzolo. Si voltò verso Viridiana con le antennine basse
: “amica mia”, le disse con espressione mesta, “è giunto per me il momento.”
Viridiana le si avvolse intorno per un'ultima volta e la baciò: “vai mia dolce
Bruna, esserci incontrate all'alba della nostra vita è il preludio migliore che
potessimo desiderare, e ti prometto, amore mio, che il mio bozzolo lo
costruirò accanto al tuo. I nostri cuori si parleranno, mentre la Natura ci trasformerà in qualcosa di nuovo, e in qualche modo, ne sono sicura, prima o poi riusciremo a ritrovarci e a riconoscerci”.
E, detto questo, si fece da parte, osservando la bruca verde spostarsi lentamente verso un alberello e risalirne il minuto tronco.

- continua

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