L'amore oltre la guerra - Parte 2| Weekend insieme

di
genere
saffico

Qualche tempo dopo

Era passato qualche mese, e avevo ancora Francesca in mente, il suo seno, il suo culo, la sua bocca e ovviamente quello che aveva fatto provare al mio corpo e alla mia fica.
Nel frattempo la mia vita va avanti normalmente, lavoro attualmente in ufficio in caserma, e spesso esco con i colleghi ma nessuna scopata, non riesco a voler nessun’altro o altra, io volevo Francesca.
Passò qualche giorno, era un giovedì pomeriggio quando mentre torno a casa mi squilla il telefono, oddio pensai vedendo chi era.
“Eliiii come stai tesoro, mi sei mancata tantissimo” esordì lei molto eccitato ed esuberante.
“Ei Franci, che bello sentirti, ti ho pensata tantissimo, che fai di bello?”; mi rispose che era tornata a Roma e lavorava anche lei in ufficio, ci volemmo vedere e ci accordammo perchè io dalla Toscana scendessi da lei a Roma il giorno dopo per passare insieme il weekend. Ero eccitatissima e non vedevo l’ora di rivederla e chissà, stavolta anche di scoparla.
Mentre ero sul divano per prendere i biglietti, accantonai il pc e cominciai a toccarmi la fica già fradicia per l’eccitazione. Con una mano mi stringevo una testa e mi pizzicavo a turno i capezzoli e con quell’altra mi sditalinavo grondando umori per il divano fino a sentirmi il culo umido dai miei stessi umori: ero all’apice del piacere, la immaginavo che me la stesse leccando e mi stesse toccando tutta, assecondavo le mie mani muovendomi con il bacino così da amplificare il piacere, le tette erano gonfissime per la goduria e stavo per esplodere, pensai che adesso io la stessi leccavo a lei e li esplosi, godei e bagnai tutto con i miei umori leccandomi le dita che mi ero messa nella fica, un sapore salato ma buonissimo. Finito, ancora tutta scossa, finisco di prenotare, vado a lavarmi, ceno e vo a letto.

Il giorno dopo - Roma, pomeriggio

Avevo fatto la valigia velocemente ma con l’essenziale: intimo, un pantalone e una maglia, un abito per uscire molto corto e aderente e un paio di tacchi. Scesi dal treno e andai al suo ufficio. Una volta li, aspettai pochi minuti e lei uscì: era bellissima e incredibilmente sexy; indossava l’uniforme bianca della Marina, i capelli raccolti nel tipico chignon militare, e il cappello sotto il braccio; la sua bocca rossa in abbinata al bianco della camicia mi mandò in estasi, la volevo li sul posto.
Ci abbracciammo e andammo in un locale li vicino per fare un aperitivo, parlammo del più e del meno, e di come sentivamo la reciproca mancanza, era scattato qualcosa tra noi, lo sentivamo.
Una volta cenato, mi ospitò da lei e mentre prendevamo un bicchiere di vino mi feci coraggio e le dissi che avrei voluto ricambiare quello che lei mi aveva fatto in Afghanistan (se vi siete persi il primo racconto andate a leggerlo), le si alzò e mi baciò con una passione e un entusiasmo che con avevo mai visto a nessuno, la sentivo cercarmi con la sua lingua, me la passava gentilmente sulle labbra, quasi voler chiedere il permesso per entrare, cosa che le concessi. Le nostre bocche erano ormai in comunione, le lingue intrecciate in un amplesso tutto loro, mi gustavo ogni singolo istante passato con quella ragazza che ora era diventata la mia amante. Dopo minuti ci staccammo, la presi delicatamente per il braccio e andiamo nella sua camera.
Io mi spogliai velocemente rimandando solamente in intimo di pizzo color prugna e cominciai a spogliare lei; cominciai a sbottonarle la camicia bianca con i gradi e le decorazioni, mentre gliela sfilavo le baciavo e leccavo i lobi delle orecchie, le leccavo e mordicchiavo il collo l’incavo delle scapole, le tette le lasciai per dopo. Mettendomi in ginocchio le tolsi la cintura e le sfilai i pantaloni color bianco cosi che anche lei rimase in intimo, era un intimo più professionale ovviamente, non era lingerie, ma mi accesse un fuoco di passione fino al punto più profondo della mia fica già fradicia. La feci stendere sul letto e liberai le sue tette, erano sode, con le areole dei capezzoli scuri ma non troppo e dei capezzoli che duri come non mai, gliele succhiai e leccai, le mordicchiai i capezzoli e godevo nel sentirla godere, mentre le baciavo le tette, cominciai a sditalinarla: la cosa fu facile grazie alla sua copiosa uscita di umori, tre dita dentro che muovevo come volevo e gliela leccavo e baciavo, alternandomi con le mani. La sentivo godere sempre di più e accelererai fino a che non la vidi tremare in preda alla lussuria dell’orgasmo fino a distendersi completamente in estasi. Le feci leccare le mie dita cosparse dei suoi umori "Senti il tuo sapore tesoro, sei buonissima" e dopo avergliele fatte leccare, le leccai anch'io.
“Oddio non sono mai stata scopata cosi” mi fa, continuando “ora però voglio che anche te vieni come una puttanella come hai fatto venire me”.
Mi misi sulla sua faccia e me la leccò mettendomi anche un dito nel culo a mia sorpresa ma anche a mio piacere finché non venni a mia volta e ci addormentammo nude abbracciate, cullate da una pace mai provata prima.

CONTINUA
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scritto il
2022-07-02
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