L'ultima sigaretta 6/6

Scritto da , il 2012-07-31, genere dominazione

Posted on sabato, novembre 26, 2011 in racconti di nadine

Camminavo per quelle strade che un tempo portavano al mio appartamento. Anche se forse prigione sarebbe stato più giusto come termine. Era fine agosto come l’ultima volta che lo feci, per strada non c’era molta gente e tutto sembrava restato come più di 50 anni fa, tranne ovviamente per macchine più moderne e le persone.
Prima di partire con l’aero mi era venuta anche la stupida paura che qualcuno mi riconoscesse, ma poi guardando la mia faccia consumata dagli anni avevo sorriso dandomi della sciocca ed ero partita.
Il motivo della mia visita era più che ovvio: salutare prima di morire la mia piccola Hanial. Si proprio così, non so come lo sapevo, ma sapevo che da lì a poco sarei morta. Ho pensato spesso ala morte, molte volte ho maledetto il desiderio di lei, spesso avevo infatti pensato di togliermi la vita per poterla incontrare di nuovo, ma poi ogni volta mi rendevo conto che così il sacrificio fatto da lei quel giorno sarebbe stato vano. Quindi una volta di fronte a lei come mi sarei potuta scusare?
Nel frattempo arrivai dove c’era il carretto dei gelati, ciò che videro i miei occhi mi sembrò una visione ed in parte la era. C’ era il carretto ancora lì dove l’avevo lasciato l’ultima volta, un signore sulla sessantina porgeva un cono ad un bimbo, mi resi conto solo dopo uno sguardo attento che ovviamente non era il vecchio che conoscevo, ma un sorriso mi uscì spontaneo quando lo riconobbi : era il figlio del vecchio.
Mi avvicinai ad esso. Di certo non mi potevo presentare da lei senza il gelato non mi avrebbe mai e poi mai ascoltata, pensandolo sorrisi ma anche se quel pensiero felice mi aveva riempito di gioia dai miei occhi iniziarono a cadere le lacrime. Me le asciugai, mi feci forza pensando alla promessa che mi ero fatta prima di partire, ero andata davanti allo specchio e avevo promesso a me stessa di non piangere. La feci pensando che se Hanial mi vedeva piangere ne avrebbe sicuramente sofferto ed era l’ultima cosa che volevo.
Come mi vide il signore anziano si aggiustò gli occhiali guardandomi bene poi scosse il capo. Io da parte mia non volevo scoprirmi, ma quando ordinai il gelato la sua espressione divenne un misto di felicità e malinconia, mi porse il gelato senza dire niente i nostri volti avevano parlato per noi, mi disse solo – la saluti anche da parte mia – a quel punto lo salutai e m’incamminai di nuovo .
Camminai non usufruendo del tapis roulant posti ormai su tutti i marciapiedi, odiavo quelle macchine infernali che volevano rendere per forza semplice la vita di tutti portandoli invece all’ozio totale. Arrivai sul lato opposto del canale, da lì potevo osservare la finestra dove lei si era buttata, un tuffo al cuore mi pervase, mille volte mi ero chiesta se era rimasta viva o se non ci fosse stato quel maledetto temporale sarebbe finita in un altro modo ma invece…
Mi appoggiai alla ringhiera e iniziai a parlare guardando l’acqua del fiume, speravo anzi sapevo che Hanial così mi avrebbe sentita – Hanial ciao. Sono passati molti anni vero? Sono qua per un ultimo saluto prima di andarmene da questo mondo. Ti voglio raccontare cosa mi hai regalato quel giorno .
Una volta atterrata a Milano mi sono rifugiata in un albergo a due stelle, lì ho pernottato 5 giorni senza nemmeno la forza di uscire dall’albergo e con la paura di poter incontrare qualcuno dell’associazione. Al sesto giorno sono uscita e a son di passaggi mi sono fatta portare a Venezia, l’italiano l’ho sempre parlato molto bene quindi non ho avuto problemi con la lingua, mi sono trovata un appartamento e poi mi sono messa in regola con i permessi. Nel primo mese ho preso i soldi e mi sono sistemata per bene trovando un lavoro e cambiando il mio nome, poi una volta sicura e senza problemi sono andata dai carabinieri. Ho denunciato tutto! E stato difficele raccontarlo, ma dovevo farlo.
Dopo pochi mesi anche grazie al passaparola mio su internet mi hanno contattata dicendomi di aver preso i responsabili, quel giorno mi misi a piangere dalla gioia. Fu il primo giorno che fui veramente felice dopo la tua morte. Finalmente i colpevoli avevano pagato, dall’indagine era uscito che anche alcune forze dell’ordine Russe erano immischiate, ma dopo due anni di dura lotta riuscii a vederli in carcere.
Dopo poco decisi di creare una fondazione per salvare tutte le donne che subivano queste violenze e tante altre, grazie sempre al passaparola e un sito su internet riuscii ad avviare l’associazione con i primi fondi donatomi dalla gente, dopo un anno la mia associazione Hanial fu riconosciuta a pieno dallo stato italiano, mi donarono uno stabilimento che grazie a duri sacrifici miei e di molti volontari, fra cui ragazze che dopo averle salvate le avevo dato rifugio siamo riusciti a metterlo a nuovo e renderlo accogliente. Ogni centimetro che ricostruivo potevo vedere il tuo orgoglio per me crescere, sapevo che mi stavi guardando, ogni volta che stavo per arrendermi mi è bastato guardare su e fra un bagliore del solo o in un passaggio di una nuvole ti vedevo. Certo era solo suggestione ma mi è bastato per farmi combattere a pieno delle forze.
Ieri la guida della nostra associazione è passata a una mia collega molto brava e dolce, le ho spiegato le basi per essere a capo di essa e sono le parole che tu mi insegnasti :se proverai odio usalo per trarre la forza per andare avanti, se provi amore insegnalo a più persone possibile. Non sprofondare nella tristezza ma galleggia nella gioia . Queste parole mi hanno accompagnato nella mia vita e ne ho fatto la guida della nostra associazione.
In tutti questi anni ho salvato tantissime ragazze, e tantissime ne ho accolte trattandole come figlie. Ho amato tanto nella mia vita e sono stata felice ogni giorno accerchiata dalle mie figlie. Nella mia vita ho avuto solo due rimpianti : essere stata troppo debole per poterti salvare e non avere la possibilità di trovare il tuo corpo per seppellirti. Ma comunque Hanial ho fatto una tomba per te, ogni giorno sono venuta ad essa salutandoti e curandola, sapevo che tu non eri lì, ma dopo tanti anni e dopo essere maturata ho capito la realtà di quel mio gesto, la tomba era in realtà per rinchiudere i miei sensi di colpa e i miei ricordi più bui, quella tomba è servita per farmi sorridere ogni giorno al ricordo delle tue espressioni così dolci è stupide ma mai banali, non hai mai potuto parlare se non una volta ma tu sei colei che mi ha compresa e capita e ha saputo farsi capire meglio di tutte le altre persone che ho incontrato-. Le lacrime se pur frenate fino a quel momento iniziarono a cadere sulla rena.
Cercai di darmi un contegno per continuare almeno ad avere la forza di continuare – Hanial ti amo tutt’ora e non ho mai smesso di farlo, mi scuso e spero tu mi perdoni, ma da quando mi hai lasciata nessuna persona è riuscita ad entrare nel mio cuore come te. Mi avevi fatto promettere di rifarmi una nuova vita ma non ce l’ho mai fatta perdonami ti prego.
Adesso che ti ho raccontato la mia vita spero che tu sia soddisfatta di come l’ho vissuta, ti prego dimmi che sono stata forte e brava – restai in silenzio ascoltando le voci delle persone e il vento. Lo so che era impossibile ma mi ero aspettata di sentire qualcosa e così fu – sei stata bravissima adesso puoi venire da me ti sto aspettando – mi girai di scatto ma Hanial non c’era, era una madre che incitava la figlia ai primi passi. Sorrisi sapendo però che come le mille cose impossibili che avevo vissuto con te essa era opera tua. Scoppiai a piangere per la prima volta dopo lo sbarco in italia, avevo spesso pianto sommessamente ma adesso piangevo a dirotto.
Una ragazza sulla ventina mi porse un fazzoletto, e mi strinse a se, restai stupita di quel gesto, mi vergognavo ma ero riconoscente, l’odore sul suo collo era di vaniglia, i suoi capelli lunghi come i capelli di Hanial la sua pelle era… feci per alzare gli occhi ma la luce del sole mi accecò per qualche istante. Mi ritrovai a terra con un ragazzo che mi stava prestando soccorso.
Ci volette un po per convincerlo a non chiamare i soccorsi ma alla fine ci riuscii, mi ricomposi alla meglio pensando se ciò che avevo visto era solo un’allucinazione dovuta allo svenimento oppure era lei, sorrisi e volli pensare che fosse lei che mi mandava un messaggio. Guardai il gelato che era ancora poggiato sulla ringhiera sorrisi pensando” non me l’avrebbe mai perdonato se lo facevo cadere” così ripresi a parlare – bene adesso torno indietro, credo andrò a finire i miei giorni nella sala di riposo qua a Mosca. Ho sentito che è molto accogliente. Ti lascio il tuo gelato alla vaniglia – sorrisi – eri così dolce mentre lo mangiavi. Mi ricordo che tutte le volte ti mettevi rannicchiata e non c’era verso di avere la tua attenzione fino a che non lo finivi eheh -. Abbassai il viso – sei sempre stata dolce e pura come una bimba, adesso vado mia dolce piccola, non tarderò molto a raggiungerti , anzi sono convinta che come finirai il gelato mi troverai accanto a te – .
Mi girai e vidi una ragazza con in mano una sigaretta mi avvicinai a lei e ne chiesi una, una volta accesa tornai al fiume – questa è la prima è l’ultima sigaretta lasciamela fumare qua accanto a te senza arrabbiarti – . mi poggiai alla ringhiera e fumai la mia ultima sigaretta col vento che mi accarezzava, alla fine una ventata fece cadere nel fiume il gelato sorrisi sapendo che probabilmente era lei l’artefice e dissi forse le mie ultime parole della mia vita – mangiala piano che ti fa male cucciola – questa era ciò che dicevo sempre ad Hanial, ma non era perchè davvero le faceva del male ma era per farla rimanere nel mondo senza pensieri in cui si trasportava ogni volta che lo mangiava – grazie ancora di tutto Hanial-.
Queste parole che avete letto fino ad ora erano scritte sui fogli ritrovati ai piedi del corpo senza vita della signora Lianh kerogevoski, fondatrice dell’associazione Hanial. Io sono Nadine petrova giornalista del Komsomolskaya, adesso vi dirò le parole dette dal testimone che ha assistito alla morte di Lianh “ stava seduta appoggiata alla ringhiera che scriveva, come ha finito di farlo ha sorriso in modo molto tranquillo, mi ha colpito molto quel suo sorriso perchè mentre sorrideva sembrava che intorno a lei ci fosse un’aura di pace. Ricordo nitidamente una colomba poggiata sulla sua mano. La quale è volata quando la signora è morta accompagnata da una seconda che non avevo notato prima, poi sono scomparse dietro le nuvole.
Questo e ciò che è successo ieri sera sulle rive del Volga, io non ho mai creduto in nulla, ma credo che da oggi osserverò il cielo sapendo che loro due dopo tanti anni si sono ritrovate e adesso stanno vivendo assieme felici e contente. Vi saluto ancora con le lacrime agli occhi sperando che questa storia così dolorosa ma anche piena di amore vi aiuti a superare le difficoltà di tutti i giorni .

Nadine. Petrova .

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