Voglia di mia sorella 2

Scritto da , il 2022-04-12, genere incesti

Erano le 21:30. "Sara, sei pronta? Su andiamo!" Urlai.
"Arrivo, arrivo!" Rispose Sara mentre scendeva le scale. Aveva indossato il classico completo da ballerina: scarpe a punta, collant e body entrambi di colore rosa. I suoi capelli erano raccolti in uno chignon. Aveva delle gambe molto lunghe ed un girovita stretto. Un fisico a clessidra. I suoi fianchi, il sedere tondo le donavano un'armonia di curve che tante ragazze della sua età potevano solo sognare. Il body stretto faceva emergere due collinette piccole ma sode. Le labbra rosse erano leggermente imbronciate, il naso piccolo, gli occhi grandi e blu. Scese le scale, come un angelo viene giù dal Paradiso per discutere con noi comuni mortali.
"Cosa stai guardando?" Disse mentre si avvicinava. Ero ipnotizzato, fermo, con la bocca spalancata. Scossi la testa.
"Niente, scusa. Sei pronta?"
"Certo!" Rispose sorridendo, saltellando verso la porta. La osservai ammirato.

Durante il viaggio Sara indossò le lenti a contatto. Ebbi l'occasione di guardarla più e più volte, senza essere notato. Ammirai il suo body, che andava assottigliandosi a V tra le gambe. Volevo toccarla... solo per sentire il calore del suo corpo a contatto con la mia pelle. Cercai di controllarmi. Ci eravamo messi d'accordo che sarei passato a prenderla intorno alle 23:30.

Mancava ancora mezz'ora. Ero annoiato, non sapevo che fare. Avevo già preso due caffè, ero stato in libreria. Decisi che avrei atteso nella sala di danza. C'era una gradinata. Eravamo seduti io ed un'altra persona. Guardai le ragazze esibirsi: stavano preparando una coreografia. Partì la musica ed iniziarono a danzare, mentre l'istruttore dava indicazioni. Di tanto in tanto, interrompeva la musica per ripetere alcuni passi. Quando Sara danzava, tutti i suoi muscoli si muovevano all'unisono. Com'era graziosa, com'era atletica e com'era bella. Mentre volteggiava e sudava, il body stringeva sempre più. Riuscivo a distinguere la forma del suo sesso. Non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso. Il mio cazzo premeva forte, mi piegai in avanti per non farmi notare.

Erano alla conclusione. Sara era pronta ad esibirsi in un "grand jete". In pratica doveva saltare e distendere le gambe in aria, a mò di spaccata. Ero molto emozionato. Poco prima di saltare, osservai le sue cosce e i polpacci in tensione. Non credevo avesse una tale forza a giudicare dal fisico. Effettuò il balzo, distendendo le gambe perfettamente. Dall'espressione del viso sembrava calma, serena, quasi non stesse facendo alcuno sforzo. Procedeva tutto per il meglio, quando, nel ricadere, posizionò male il piede, cadendo rovinosamente sul pavimento. Avvertii il dolore che dovette provare. Il suo viso calmo cambiò espressione e la vidi piangere.

Corsi immediatamente da lei. Le lacrime rigavano il suo bel viso. L'istruttore si abbassò, per massaggiarle la caviglia. Mi avvicinai e Sara portò la testa al petto. Le presi le mani, tenendole strette, rassicurandola. L'istruttore chiese se fosse con me. Gli dissi che l'avevo accompagnata io. Mi spiegò che era necessario andare in ospedale. La sollevai, tenendola tra le mie braccia. Lei si aggrappò a me. La condussi all'auto. Pianse tutto il tempo, bagnando la maglietta con le sue lacrime.

Sara aveva subito una distorsione alla caviglia. In più, era caduta duramente sul ginocchio sinistro. Il dottore disse che l'infortunio sarebbe guarito in 6 mesi. Le fu data una sedia a rotelle e delle stampelle. Sara tornò a casa coi miei genitori, io rientrai da solo. Durante il viaggio di ritorno, pensai sempre a lei. Ero preoccupato. Tutte le mie fantasie erano svanite, provavo solo amore, un amore fraterno, come un genitore ama i suoi figli. Mi fermai al supermercato e comprai delle cose per lei.

A casa ci riunimmo in cucina. Sara aveva messo gli occhiali, le sue guance erano macchiate di mascara. Mi guardò disperata.
"Figlio mio, quest'estate ci devi aiutare." Disse mio padre, mentre sedevo di fianco a Sara. Le carezzai la mano.
"Puoi prenderti cura di Sara, finché non guarisce?"
"Ma certo!" Risposi.
"Bene. Per qualsiasi dettaglio mettetevi d'accordo tra voi."

Era tardi. Sara era stanca e stressata.
"Noi passiamo in farmacia. Mettila a letto."
"Va bene." Portai Sara fino alle scale, poi la sollevai tra le mie braccia, salendo i gradini. Lei strinse di nuovo il braccio a me. Entrammo in camera e la adagiai sul letto. Non riusciva a tenere gli occhi aperti. I collant le erano stati tolti in ospedale. Indossava solo il body. L'avrei aiutata a vestirsi l'indomani, ora aveva bisogno di riposare. Presi il cuscino e mi avvicinai al suo viso. Avvertii un profumo di rose, il suo classico odore, caldo, rassicurante. Le sistemai il cuscino sotto la testa. Aprì gli occhi.
"Grazie," disse con un filo di voce, "grazie di tutto." Chiuse gli occhi e si mise a dormire.
"Per qualsiasi cosa, chiamami" sussurrai, anche se ormai si era addormentata. Le diedi un bacio sulla guancia. Rimboccai le coperte e spensi la luce. Non fu semplice addormentarsi. Quella notte non fantasticai su niente.

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