L'amica di mia suocera

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L’amica di mia suocera

Tiziana è un'amica di mia suocera. Ha tre anni meno di lei, ma 16 più di me, ed è una donna decisamente attraente, con le curve ben modellate, un po’ abbondante di tette e di culo, con un carattere allegro ma piuttosto deciso. Non si è mai sposata, anche di storie sentimentali ne ha avute. Un paio di volte sembrava arrivata già ai piedi dell’altare, poi nulla di fatto, e si è sempre detto in giro che fosse stata lei a mollare i suoi fidanzati.
Incostante e intermittente nelle relazioni, Tiziana lo è anche nel lavoro. Si è cimentata con le attività più diverse (ristorante, agenzia immobiliare, vendite porta a porta), ma resiste al massimo un paio d’anni, ad un tratto si annoia e smette di botto.
L’anno scorso avviò un'attività di market on line con un ricorso intensivo ai servizi internet. Sapendo che di informatica sono un gran conoscitore, chiese il mio aiuto per individuare un pc che fosse adatto allo scopo e per configurarlo adeguatamente.
Era già qualche tempo che aveva avviato la nuova attività quando, una sera, intorno alle 21, chiamò disperata mia moglie: aveva delle mail importantissime da inviare e il pc le si era bloccato. Mia moglie, che le vuole bene come una zia, la rassicurò subito:
"Tiziana, non è il caso che ti disperi …. ora ti passo Franco … cosa vuoi che sia per lui?...”
Me la passò al telefono, provai a farle qualche domanda laconica sul malfunzionamento del suo pc, con mia moglie finsi che uscir di casa a quell’ora, e con quel caldo, mi scocciava oltremodo. Da paraculo mi feci incoraggiare lungamente da mia moglie a fare quel sacrificio. Poi, sbuffando, mi vestii, presi la moto e raggiunsi la casa di Tiziana in pochi minuti.
Lei, sorridente e bona come sempre, mi aspettava, vestita in tenuta da palestra, sulla porta del suo appartamento. Aveva un top bianco a fascia, che esaltava in maniera imbarazzante il suo seno rigoglioso, ed un paio di shorts bianchi attillati che nulla nascondevano delle pieghe del suo corpo e che avrebbero messo in crisi qualsiasi adolescente. Rimasi senza fiato nel vederla, mi sembrò che lei se ne accorgesse e ne fosse piuttosto compiaciuta.
La postazione di lavoro era al piano di sopra, in camera sua. Salendo le scale dietro di lei dovetti sudare freddo per resistere alla tentazione di allungare le mani su quelle chiappe amene, tanto più che mi resi conto che, sotto quegli shorts attillati, non vi era traccia di slip, perizomi o mutandine.
Ci mettemmo di fronte al pc, io davanti alla tastiera, lei di fianco a me. Il guasto era davvero una inezia, ma mi presi tutto il tempo necessario, facendo anche manovre inutili, pur di allungare i tempi di quel contatto ravvicinato.
Lei intanto, oltre ad offrirmi un bicchierone di orange-vodka, faceva domande, voleva capire cos’era successo.
"Non voglio tutte le volte romperti le scatole a te... voglio imparare", diceva.
I nostri corpi erano a strettissimo contatto, gamba con gamba, il mio gomito spesso urtava sul suo fianco e sul suo seno. Ogni tanto lei stringeva la sua mano sulla mia coscia a sottolineare magari che aveva capito i segreti tecnici che le stavo rivelando. Ci servimmo dell'altra orange-vodka e proseguimmo a sistemare il pc intensificando questo gioco di contatti fisici apparentemente involontari.
Dopo il secondo bicchierone di orange-vodka le chiesi se potevo usufruire del bagno. Quella vicinanza mi aveva eccitato e in bagno mi resi conto in quale stato di esultanza era il fratellino. Urinai, mi diedi una sciacquata alla faccia, feci un rapido bidet per raffreddare in qualche modo i miei bollori.
Quando tornai in camera sua, la trovai distesa di traverso sul letto, con le gambe fuori dal letto e le braccia sollevate sul viso. Da quella posizione vedevo davanti a me una donna con un corpo ammaliante, i seni sollevati, il ventre morbido ma ancora tonico, e quel monte di Venere che non nascondeva affatto il taglio della sua fica.
Non si muoveva, pensai avesse avuto un giramento di testa, le chiesi se si sentiva bene.
"Troppa vodka... forse", mi rispose.
Poi, senza aprire gli occhi, battè una mano sul letto, accanto a lei, come per invitarmi a sedermi lì. Col cuore in gola mi misi accanto, delicatamente. Allungò un braccio per cercare la mia coscia sulla quale cominciò un delicato su e giù a fior di dita. Ci furono diversi istanti di silenzio durante i quali lei non sollevò le braccia dal suo viso. Poi, di colpo lei ruppe il silenzio senza sollevare le braccia dal suo viso:
"Ma, secondo te.... riuscirò mai a capirci qualcosa di computer?".
Io mi misi a ridere e affermai che lei era una donna in gambissima e con un pò di esperienza le sarebbe risultato tutto facile. Rispose in tono sconsolato:
"Eh ... per te è facile... sei giovane… per i giovani è tutto facile."
Le contestai il fatto che lei mica era vecchia e aggiunsi ridendo:
"... E ora non mi rispondere che potresti essere mia mamma... no, mamma no..."
Alzò le braccia e il volto fermandosi ad una trentina di centimetri dal mio e mi disse alzando le sopracciglia:
"E allora cosa potrei esserti?... zia?.... sorella maggiore?...".
Ci guardammo per un attimo negli occhi, poi, non so per effetto di quale impulso, scattò il bacio. Difficile dire chi abbia iniziato. Certo è che , in un baleno, ci avvinghiammo appassionatamente. Le mie mani corsero subito ad agguantarle il seno, il toppettino volò via e rimasi di fronte a due tettone belle grandi che mi lanciai a succhiare come un neonato. Corsi con la bocca su tutto il corpo e quando arrivai al "monte di venere" cominciai a leccarle la fica da sopra i pants. La saliva rendeva trasparente il tessuto e mi apparve in tutta la sua bellezza una patatina completamente rasata.
Mi lasciai andare, e dopo averle sfilato i pantaloncini, mi dedicai per molto tempo e con molta passione alla sua figa. Ad un certo punto lei mi chiese di alzarmi e di spogliarmi di fronte a lei. Si tirò un pò su sul letto allargando le cosce e toccandosi maliziosamente la patatina, mentre mi guardava con degli occhi trasognati che non le avevo mai visto.
Mi spogliai, cercando di essere il meno goffo possibile. Quando rimasi in boxer, lei mi fermò e, avvicinandosi come una pantera sul letto, mi rese la pariglia iniziando un pompino estenuante da sopra i boxer. Quando il fratellino fu liberato lei se lo prese in mano e se lo metteva davanti agli occhi per apprezzarne la fattura e con delicati colpi di lingua lo sollecitava.
Il resto fu davvero non replicabile. Grazie al fatto che avevo già scopato con mia moglie nel pomeriggio feci un figurone. Riuscii a chiavarla in tutte le posizioni che lei desiderava. E quando fu giunto anche per me il momento di sborrare, si accucciò ai miei piedi, incitandomi a schizzarle addosso.
Mi sembrava di vivere in un film. Dopo due ore che ero uscito da casa mi ritrovavo completamente svuotato, stanchissimo ed anche un pò brillo. Lei volle chiarire subito che la cosa che era successa non avrebbe dovuto avere né pubblicità, né seguito, e che si sentiva in colpa per mia moglie, che considerava quasi una figlia. Io riuscivo soltanto ad annuire. Le chiesi se prima di tornare a casa potevo farmi una doccia per portare via ogni traccia dell’amplesso appena consumato.
Mi accompagnò alla doccia e si mise a guardarmi mentre mi lavavo. A dir la verità ero un pò imbarazzato, ma mi stavo anche rieccitando. Lei se ne accorse, entrò anche lei sotto la doccia e reiniziammo. Sotto lo scroscio dell’acqua mi deliziai a palparla senza ritegno. Poi la feci girare per insaponarle le spalle e le chiappe e mi venne la voglia irrefrenabile del suo culo. La spinsi a piegarsi in avanti e, incurante delle sue deboli proteste, con l’ausilio del bagno schiuma, la inchiappettai un po’ brutalmente.
Dio che goduria! Inculare Tiziana è stata una delle esperienze più travolgenti della mia vita. Alla fine mi diede uno schiaffetto fingendosi offesa dell’oltraggio; in realtà aveva goduto e delirato come una cagna in calore.
Quando tornai a casa era notte fonda. Mia moglie, che dormiva già da tempo, si svegliò appena per informarsi come era andata. Le risposi:
"E' stata dura...".
E non le avevo mentito.
di
scritto il
2012-05-08
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