L'infermiera (quarta parte)

Scritto da , il 2021-11-10, genere dominazione

Marco trascorre i giorni seguenti nella trepida attesa di un cenno da parte di Sonia ma la ragazza non si fa sentire. Sembra non aver alcuna voglia di rivederlo. E’ sui carboni ardenti, vorrebbe parlarle ma non osa. Un bel giorno trova un bigliettino sotto la porta d’ingresso. E’ di Sonia che gli comunica che sta per partire per la Grecia. Sua nonna è morta e lei ha ottenuto un permesso per partecipare ai funerali. Tornerà, ma non sa quando.
Marco accoglie la notizia con dispiacere ma tutto sommato anche con sollievo. Poco a poco riprende la sua vita normale, ricomincia a frequentare l’università, torna a vedere gli amici, ad uscire la sera, a fare sport.
Il pensiero di Sonia è accantonato, alberga sempre in fondo al suo animo ma è come se appartenesse al passato, come se si trattasse del ricordo di un sogno.
I giorni passano in fretta, Marco quasi non pensa più a Sonia, è impegnatissimo, lo studio lo assorbe molto, vuole recuperare il tempo perduto e ci dà dentro. E poi lo sport, il calcetto, la sua grande passione. La sua squadra è in finale nel torneo tra le varie facoltà. Affronteranno Ingegneria e Marco è in fibrillazione, non vede l’ora.
Poi, un bel giorno, sente suonare alla porta. Sono le otto di mattina, Marco è già pronto per andare a lezione, va alla porta chiedendosi chi possa essere a quest’ora. Guarda dallo spioncino e resta folgorato. E’ Sonia.
Resta un attimo interdetto, incerto sul da farsi. Aprire o far finta di non essere in casa?
Decide di non aprire e Sonia dopo aver suonato ancora si allontana.
Ora il problema sta nell’uscire per andare a lezione senza farsi vedere.
Resta in silenzio, origliando con l’orecchio incollato alla porta, cercando di percepire un qualsiasi suono. Tutto tace.
Decide di tentare la sorte, apre la porta con la massima cura. Esce e accosta cercando di non far rumore, si sente solo un leggerissimo tac quando la porta si richiude.
Attraversa il pianerottolo in punta di piedi, sembra la pantera rosa, arriva alle scale, appoggia la mano sul corrimano e si appresta a scendere il primo gradino
- MARCO!
La voce di Sonia rimbomba nella tromba delle scale e gela Marco che si blocca e resta fermo dandole le spalle.
- Cosa fai? Scappi?
Marco si gira e la vede, le mani sui fianchi, il volto corrucciato. E’ terrorizzato ma cerca di non darlo a vedere.
- Ma che dici? Sto andando a lezione…quando sei tornata?
- Prima ho bussato ma tu non mi hai aperto.
- Ah eri tu? Ero in bagno, ho perso tempo e quando ho aperto non c’era più nessuno.
Sonia lo guarda perplessa, sembra prendere in considerazione questa versione dei fatti e lui si congratula con se stesso. L’ha fregata!
- Va bene, voglio crederti. Dobbiamo parlare.
- Ma sono già in ritardo.
- ORA!!!
Marco la guarda, sa di non avere speranza, china il capo e torna sui suoi passi.
Entrano e siedono in soggiorno.
-Avrei voluto vederti questo pomeriggio per festeggiare il mio ritorno ma, purtroppo, mi è impossibile dobbiamo rimandare a domani pomeriggio.
- Sonia, mi piacerebbe moltissimo te l’assicuro, ma domani è impossibile per me, c’è la finale del torneo di calcetto, non posso mancare.
Se la notizia l’ha indisposta non lo dà a vedere, la sua faccia è una sfinge, non trapela alcuna emozione, si limita a guardarlo e ad annuire.
- Ma sì, in fondo chi sono io per farti perdere un appuntamento così importante. Vai pure alla tua partita se ci tieni tanto. Noi possiamo vederci un’altra volta.
Marco è incredulo, non riesce a crederci. Onestamente non se l’aspettava, aveva temuto proteste, minacce ed invece…niente. Meglio così.
- Benissimo, allora io vado.
- Sì sì, vai pure. Vorrà dire che domani mi troverò dell’altro da fare.
E Marco, gongolante, si alza dal divano, esce dall’appartamento e si reca all’università.
La sera cena con i suoi compagni di gioco, stabiliscono strategie, si caricano in vista dell’evento e si lasciano con una solenne promessa. Non dovrà mancare nessuno, chi non dovesse presentarsi dovrà affrontare pesanti conseguenze. Una promessa pro forma dal momento che tutti andrebbero a giocare anche con la febbre a quaranta.
L’indomani mattina sta preparandosi per andare a lezione, sono le sette, è ancora in maglietta e mutande ed è in procinto di andare in bagno quando sente suonare alla porta.
Guarda dallo spioncino. E’ Sonia.
- E ora che cazzo vuole questa di prima mattina – si dice, scocciato
Apre la porta, Sonia neanche lo guarda in faccia, lo spinge di lato, entra come una furia e si dirige in camera da letto.
Lui, interdetto, richiude e la segue
- Ma sei pazza? dove stai andando, che vuoi?
La raggiunge in camera, lei lo sta aspettando con aria minacciosa, le braccia conserte, gli occhi cupi.
Sonia si guarda intorno, vede i suoi jeans raggomitolati per terra, si abbassa, sfila la cintura, la piega a metà e comincia a darsi dei colpetti sul palmo della mano.
Poi con uno scatto lo raggiunge, lo afferra per i capelli torcendogli la testa, e comincia a frustarlo sulle cosce e sui polpacci. Marco è colto di sorpresa, cerca di divincolarsi ma la presa sui capelli e ferma e dolorosa, come dolorose, anzi dolorosissime, sono le sferzate che raggiungono le sue gambe, non un centimetro di pelle viene risparmiato, i colpi più dolorosi sono quelli inferti nell’incavo delle ginocchia, là dove la pelle è più sensibile, ma anche gli altri non scherzano. Inscena una sorta di balletto, saltella da un piede all’altro, nel tentativo, vano, di scansare la gragnuola di colpi che lo investe. Alla fine del trattamento si ritrova zebrato, lunghe strisce violacee segnano i suoi arti inferiori, Sonia finalmente molla i suoi capelli, getta la cintura sul letto e, senza una parola, se ne va sbattendo la porta. Marco zoppicando entra in bagno, si guarda allo specchio e scoppia in lacrime.
Si è reso conto che, in quelle condizioni, non potrà partecipare alla partita.

Continua…

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