Catwoman

Scritto da , il 2021-10-28, genere trans

A quella festa dovevo assolutamente fare scintille, essere strafiga! Ma più ci pensavo e più mi deprimevo, non mi veniva alcuna idea per il costume. Roba da piangere!
Poi ad un mercatino ho trovato dei pantaloni elasticizzati di ecopelle che m'hanno illuminato la vita: lucidi e neri, con disegno militare d'un verde sbiadito, mi facevano un culo da favola. Catwoman!
Per tre giorni sono andata a caccia di guanti al gomito, mascherina con orecchie a punta, cinghie e borchie. Un amico m'ha prestata la frusta da tenere legata al fianco; cinturone e stivali tacco dieci li avevo già. Per il seno ho barato vergognosamente con un reggipetto nero... imbottito.
Darei due anni di vita per le tette di Halle Berry, ma davanti allo specchio m'è mancato il fiato, ero da schianto. Spalle tornite, ventre piatto e muscoloso il giusto, l'ombelico affossato sotto l'incrocio delle cinghie, i fianchi arcuati e le gambe vertiginose.
Anche il seno faceva il suo impatto. La sera provavo e riprovavo la camminata felina.

“Che ne dici, sono una bella gattina?”
Erica è a bocca aperta. È la mia vicina di pianerottolo. M'aiuta con la ceretta, io le ho insegnato a truccarsi.
“Cazzo Pam, li stenderai tutti!... Sei stre-pi-to-sa! La cosa più eccitante mai vista.” Mi sistema bene le cinghie. “Ma a Venezia farà un freddo del cazzo, ti beccherai una polmonite.”
“Spero di beccarmi altro!... Tranqui, la festa è al chiuso, in albergo cinque stelle super lusso più stella cometa: una favola! Due notti, colazioni e festa inclusa.” Le faccio vedere al cellulare le foto dell'albergo. "Mai visto una sciccheria cosi?"
“Come puoi? Costerà una paccata... E poi ci vorrà un invito, come l'hai avuto?!”
“Per te non ho segreti, Erica, ahah, ho dato il culo a quello giusto.”
“Chi è? Ci vai con lui?”
“L'ho conosciuto ad un servizio fotografico ci ho fatto un week end. Lui non ci può andare, è all'estero in Corea. Poi ti racconto, è nel mondo della moda, non sai chi conosce!... È già tutto pagato... e non ti ho ancora detto che è per due. Tu vieni con me.”
“Io?! Ma dai Pam, non esiste! E poi non ho uno straccio di costume!”
“Ti vestirai da Lara Croft, ho già fermato il vestito, è della tua misura, devi solo venire a provarlo.”
“Catwoman e Lara Croft? Tu sei tutta scema! Quello è un posto strafico, ci cacceranno fuori.”
“Non dire cazzate, sbaveranno tutti... Sarai fighissima, ti vedo già nella tutina argento con le natiche di marmo e le bocce che scoppiano... e, dannazione a te, non devi nemmeno imbottirle!”
Se le lascia toccare. È senza reggiseno e le tette, morbide e piene, tengono sollevata la felpina. “Forse un giorno anch'io...”
“Che cazzo stai dicendo? Tu sei bellissimo così... non pensare nemmeno per scherzo di farti le tette!”
“Non so piccola, mi piacerebbero da morire.”
“Ma dai Pam, perderesti tutto il tuo fascino... Io ti adoro così.”
Mi dà un bacetto che mi elettrizza le labbra. Quasi piango dietro la mascherina. “Mi rovini il trucco.”
“Sei una scema!”
Ha sentito la scossa anche lei, lo vedo negli occhi stupiti e preoccupati mentre sorride. Si allontana nella stanza, solleva la confezione della mascherina per fingere di leggere qualcosa, la molla e va verso lo specchio verticale. Prima una sbirciata per controllare com'è messa, poi s'appoggia alla cornice col braccio teso e si mette a riposo, un piede di punta dietro l'altro ed il fianco in fuori. “Non so se è una bella idea venire con te... Lo sai, tu mi piaci da morire e non è cosa, non può funzionare, meglio non rischiare... E non so, non so quale tuo lato preferire: il ragazzo più dolce di un'amica o la Pam, la figa esagerata e... cazzuta.” Dice fissandomi nello specchio.
Io la vedo a tre quarti, davanti e dietro. Sembra una ballerina dopo l'allenamento, indossa pantalonacci di felpa che le cadono larghi dal vitino ed accennano appena le due lunette del culetto.
“Ne dici di cazzate, Erica! Chissà poi perché scopi solo maschi testosteronati di ottanta chili con solo tre neuroni: calcio, auto e figa!”
S'è offesa. “Ancora 'sta storia? Cazzo vuol dire, forse che non piacciono anche a te?”
“Ovvio, ma solo per scopare... io non ci vivrei.”
“L'ho mollato, lo sai.”
“...e sei a digiuno di cazzi, vieni con me, non fare la scema.”
“E chi ti dice che sono a digiuno?” Mi si getta addosso, stringendomi forte in vita. Non respiro. “Mica ti racconto tutti quelli che scopo!”
“Bene, allora a Venezia non farai la santarellina che se la tira.”
“Spiegami un po', abbiamo una sola stanza: dormo in corridoio mentre ti scopi col più figo della festa?” Mi si struscia da gattina.
“Ci si organizza... e poi non è detto che cucco prima io... Hai ragione, sono proprio scemo: mi porto dietro una figa che mi farà sfigurare!”
“Hai detto scemo.”
“Scemo, scema... cazzo cambia, sono Pam e basta.”
“Cambia molto invece... ha il suo significato.” Mi dice sorridendo furba.
“E sarebbe? Sentiamo 'sta nuova stronzata che stai per dire.”
“Hai detto scemo e non scema, perché ti si è rizzato.”
Erica mi carezza dove non dovrebbe. E mi ribacia con un'altra scossa.
L'allontano. “Non farmi gonfiare, non si deve vedere nel costume.”
“E tu non farmi bagnare.” Mi carezza le palle e poi il culo, facendo passare la mano sotto, fra le cosce. “Sei eccitante Pam... la più eccitante delle Catwoman.”
Spinge il polso contro i coglioni, una stretta alla chiappa e poi torna a sfiorarmelo per tutta la lunghezza con la punta delle dita.
Ormai è incazzato perso, pulsante sotto i pants. ”Sei una stronza Erica, io non devo...” Mi bacia l'ombelico e poi lecca il pacco. Porcaputtana, io esplodo. La risollevo e le caccio la lingua in bocca.
Erica bacia da dio, stringendomi forte le natiche.
“Uh Uh, cosa tocchi?”
Mi morde il labbro. Chi se ne frega più del rossetto?
“Mi piace da morire il tuo culetto, Pam, fammelo toccare... e poi dobbiamo esser riconoscenti con lui, no? Questo meraviglioso culetto ci ha procurato un week end a Venezia” Lo palpa come si deve, con lamano che preme sotto. "Ucciderebbero per un culo così, tu fai impazzire maschietti e femminucce."
È una bugiarda da internare, il suo quando passa fa voltare anche i cartelli stradali.
Ricambio il favore e glielo carezzo. Adoro i suoi pantalonacci di felpa; scivolano sulle sue chiappe, che sento lisce e nude e le artiglio da gatta. Poi indovino il filo del perizoma e lo seguo nel solco, fra le natiche rilassate. Erica si eccita, lo sento nel suo respiro, tende il culetto in alto ed io premo due dita contro l'ano, come desidera ogni troia in calore.
“Cosa fai? Non dirmi che lo vuoi, eheh... Non puoi, certe cose non le faccio, lo sai, io sono una ragazza a posto, io.” intanto mi stringe il pacco da farmi male ai coglioni.
“Che cretina! Tu sei solo una puttanella a caccia di cazzi, peggio di me!” Affondo il viso tra collo e spalla e schiocco un succhiotto.
“Mmmm, è vero sono puttana, mi piace quando me lo dicono... Dimmelo!”
Sussurro “Puttana, cagna, leccacazzi, succhiasborra, turbotroia, figagratis, culo per negroni...” e ad ogni parola infilo la punta della lingua nell'orecchio.
“S', s'... e tu cosa sei?” Domanda premendomi le tette addosso.
“Catwoman!.. No?”
“La mia Catwoman col cazzo di Batman.” La maledetta me lo palpa da schizzarmelo. È sudata marcia e ansima.
“Allora se ho l'uccello di Batman, tu sei il mio Robin” Spingo più forte le dita fra le sue chiappette. “Senti che culetto morbido ha il mio Robin!.”
“Scordatelo, ce l'hai troppo grosso.” La sua testa scivola in basso: mi lecca l'ombelico mentre mi tasta il pacco. “Hai un profumo buonissimo.”
Fa un movimento felino, da gatta. Non dovevo essere io la gattina? Cade sulle ginocchia, mi s'infila sotto, fra le gambe, e rispunta dietro: sempre aggrappata al mio pacco m'affonda il viso sotto il sedere. Svengo.
Risale lentamente alle mie spalle, leccandomi la schiena nuda e mordicchiandomi alla nuca, una mano premuta sull'inguine, l'altra che mi cerca tutta.
Mi gira verso lo specchio. “Guardati, sei bellissima.”
Siamo troppo fighe! Mi sento una tigre. Butto in fuori il fianco ed Erica ci accavalla sopra la gamba, cingendomi in vita; mi bacia la spalla e ci poggia il mento per fissarci allo specchio. M'innamoro dei suoi occhi. Le sue mani sottili mi sfiorano i fianchi ed il ventre nudi. “Dimmi se non sei figa, Catwoman, con'sto cazzone peggio di Batman!” Infila la mano sotto il cinturone.
Giro il capo di lato, senza staccare l'occhio dallo specchio, e le lecco la guancia. Trova le mia labbra sotto la mascherine e le lingue slinguazzano da porche.
Poi, sempre da dietro, slaccia la cintura e mi apre la zip.
Per me è una liberazione! Esplode fuori.
Se lo fa ciondolare pesante in mano e s'alza sulle punte dei piedi per vederlo meglio allo specchio: “Pam, Pam... tu fai felici donne e uomini... senti che cazzo!... e che culo!” È furba, spinge col bacino, sa come farmi deragliare.
Mi giro nel suo abbraccio ed Erica si accovaccia comoda. La micetta ci sa fare col cazzo, me lo lecca e poppa da vera esperta, ma con la passione di una verginella col primo cazzo in bocca e, lo ammetto, sa come gratificarmi: “Dove lo tenevi nascosto? Ahaha, ce l'hai più grosso di Mirko, giuro.”, mi dice dal basso, coi suoi occhioni lucidi da pompino appassionato che mi guardano felici e la mano che tiene pronto il biberon da poppare.
Mirko è il bastardo che se l'è ingroppata per tre mesi tenendo sveglio tutto il palazzo. Glielo spingo in gola: “Fammi vedere come lo ingoi.”
Lo fa facilmente, spingendo il capo in avanti e sbattendo il naso contro il pube. Le tasto la gola per sentire dove arriva. Non c'è che dire, Mirko l'ha svezzata per benino.
Poi mi scappa.
S'è inginocchiata sul divano, mi dà le spalle e mi offre il culetto. M'avvicino.
“Sei pazzesca Pam, fai paura!” Dice guardandomi da sopra la spalla.
Poggio la mano sulla frusta che ho appesa alla cintura. Ho un capogiro, l'istinto di darle una frustata.
Con una graffiata le abbasso i pantaloni.
Un attimo d'esitazione, devo prendere un condom le dico, ma Erica inzuppa di saliva due dita e le infila nel buchetto fra le chiappette morbide.
Sono ipnotizzata, ci spingo il cazzo per ventidue centimetri di goduria. Alla fine mi accorgo che sta urlando; che cazzo me frega, tra poco miagolerà.

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