Hai un problema? Si risolve col teorema. Col teorema della Sfinge. Prima s'apre, poi si spinge. (2)

Scritto da , il 2021-09-09, genere prime esperienze

Il giorno dopo, in Facoltà pensai come far superare l’esame a Gina.
Chiesi a mio padre le amicizie ed i luoghi frequentati dal Prof.
Il mio genitore rispose:
“Non te ne se accorto? E’ un uomo che non frequenta nessuno. Ha pochi amici – e noi siamo tra quelli – nessun hobby se non lo studio. Tempo fa frequentava la segreteria del Partito XXXXX, poi si distaccò completamente”.
Forse avevo trovato la soluzione.
Il primo giorno di esame (preappello) vi era grande tensione tra gli studenti. Prima di entrare in aula, dissi al Professore:
“Professore, mi perdoni, ma ieri pomeriggio è arrivata dalla segreteria dell’ Onorevole WWWWWW una segnalazione per una studentessa.”
E lui: “E che cazzo! Ogni anno la stessa storia. Non passa un anno che non rompe i coglioni per una raccomandazione. Uffà!! – Ora fammi questo piacere. Quando chiami il nome della raccomandata, fammi un segno. Io uscirò fuori a prendermi un caffè. Tu la esaminerai sedendoti vicino a Pasquale o a Francesco a cui farai presente la situazione. Loro sono Ordinari ed hanno il potere di firma. Non voglio essere complice di nulla. Non firmerò il libretto di una raccomandata. Accertati solo della minima preparazione a livello di 18. Se non è così, mandala al diavolo. Non me ne importa nulla.”
Avevo fatto centro. Mi congratulai con me stesso – ed anticipatamente – per l’escamotage trovato.
Gina alla chiamata si alzò e si avvicinò al tavolo. Le feci cenno di attendere un attimo, giusto il tempo di sedermi vicino a Pasquale, Assistente Ordinario. Appena sedutomi, mentre Pasquale controllava il libretto universitario, scrissi su di un pezzetto di carta (che di poi lacerai in mille pezzi!) “Questa è una raccomandata dell’Onorevole WWWWWW”.
Pasquale annuì. Presi la palla al balzo e dissi:
“Qualcosa sull’argomento A”.
Gina iniziò a disquisire ed anche bene. Dopo qualche minuto, la interruppi e dissi:
“Mi parli di F…”
Stessa storia. Finora tutto bene.
L’Assistente Pasquale, uomo di mondo, capì che era inutile insistere per una esaminanda che doveva essere comunque promossa. E con calma disse:
“Per me può bastare. Per la votazione…”
Lo interruppi: “Per me ventisei.”
E Pasquale: “Ventotto.”
Subito io: “Sta bene per il ventotto. Signorina, accetta?
Gina: “Sì, certo, mi devo mettere in regola con gli esami e mi aspettano già i testi di…..”
Quindi firma sul verbale e via! Missione compiuta.
Per completare la commedia, al ritorno del Professore, riferii che la raccomandata era in realtà preparata. La segnalazione era un qualcosa in più, tanto giusto per dare più sicurezza per il superamento dell’esame.
Qualche giorno dopo Gina si ripresentò in Istituto e mi disse: “
“Devi sparare la terza cartuccia.”
Mi feci coraggio e risposi:
“No Gina. Basta così. Apprezzo la tua lealtà ma basta così. Se continuiamo rischiamo di diventare amanti e la cosa non sarebbe bella. Tu oltretutto sei fidanzata. Lasciamoci con un bacio ed un abbraccio come nel film “Casablanca”.
Gina rispose: “Ti ringrazio. Apprezzo la tua decisione anche se sarebbe stato bello ripetere l’esperienza. Con il mio ragazzo fra qualche mese inizieremo a parlare di matrimonio ed in quella occasione gli racconterò tutto, senza ovviamente fare nomi o circostanze. Stai tranquillo. Se mi perdonerà, potremo proseguire il nostro cammino. Se non accetterà la situazione lo lascerò. Voglio essere sincera fino all’ultimo. E quella sarà la prova d’amore che richiederò al mio uomo”.
Rimasi quasi commosso delle parole di Gina. Ci abbracciammo e ci scambiammo l’ultimo bacio.
E la vicenda finì in quel momento.
E dopo circa venti giorni finì anche quella sessione di esame.
Seguirono circa due mesi trascorsi in tranquillità assoluta, con i giorni uguali come fotocopie. Una sera, a cena con i miei genitori, mia madre dette una notizia:
“Sabato prossimo tutti a cena nella villa del Commendatore HHHH per i suoi venticinque anni di matrimonio”.
Spontaneamente risposi: “Sono anni che non ci vediamo con il Comm. HHHH. Si è sposato a oltre quaranta anni e oggi vuol festeggiare con noi le nozze di argento? E come si dice a Roma: che ci azzecca?”
Mio padre rispose: “Mi ha detto che sua figlia deve fare l’esame con il tuo Prof.- Forse vuole qualche consiglio su come superare l’ostacolo.”
“E’ questo quindi il motivo!” risposi risentito.
E mio padre: “Senti, pensala come vuoi, ma non è una cattiva azione chiedere informazioni sullo svolgimento di un esame universitario, soprattutto con la presenza del Prof. particolarmente severo.”
Ed io: “Lo sai meglio di me che il Prof. non è severo, ma giusto. Proprio qualche settimana fa mi ha detto che mettere “trenta” o “trenta e lode” ad uno studente che ha fatto il suo dovere non significa umiliarsi di fronte ad una persona che dimostra di sapere, mettendo magari in gioco lo scibile dell’Assistente o del Docente stesso. E’ un atto di onestà nei confronti di un soggetto che ha fatto il suo dovere, studiando, appunto, e dimostrando di aver preso sul serio i suoi compiti.
“Parli già come se fossi il Rettore” ribadì mio padre.
…….E la mia SANTA mamma: “Smettetela voi due. Assaggiate questo vitello tonnato. Per caso ho sbagliato la dose di maionese?......
Ed alla fine andammo a cena dal Comm……
Tutti immediatamente notarono che il festeggiato non era il Comm. (e la sua gentile Signora), MA IO, la persona di riguardo a cui tutti – dal Comm. ai camerieri – si inchinavano, non stancandosi mai di ripetere: “Tutto bene? Desidera qualcosa?”
Mi venne presentata Carlotta (nome di fantasia), figlia del Comm. Studentessa universitaria, in procinto di sostenere l’esame.
Lei esordì: “Sei mio ospite. Diamoci del “tu”. Non posso dare il “LEI” ad una persona che ospito in casa mia.”
E ricordai le parole di Gina…..
Poi, a quattr’occhi: “Vorrei superare tutti gli esami e laurearmi quanto prima. Muoio dalla voglia di fregiarmi del titolo: Dr.ssa”. Sono certa che mi aiuterai.
Risposi: “Di certo nella vita c’è solo la morte. Cosa conosci bene del programma?”
“Cosa conosco bene? Quasi nulla! Ma devi aiutarmi.”
Iniziammo a parlare di tutto, programma di esame escluso!!
Carlotta era “una figlia di papà”, anche bella, in parte viziata, tanti soldi a disposizione, ma per tanti versi complessata. Non aveva mai usato alcun tipo di droga, ma faceva collezione di giornalini pornografici e di clip video questi ultimi raccolti in due o tre chiavette USB. Odiava la violenza imposta ma le piaceva essere sculacciata. Per questa pratica si rivolgeva alla sua amica del cuore con cui scambiava anche qualche bacio saffico.
Affermava di non aver avuto fidanzati (circostanza credibile, tenuto conto della famiglia, con una certa puzzetta sotto il naso…) ma di aver perduto IN PARTE la sua verginità a seguito di un innocente giochino con un TOY….. Detestava il topless ma faceva la doccia nuda fuori al giardino a cinquanta metri dalla strada vicinale. Mi disse che usava le mutandine solo durante il ciclo, nei giorni di probabili perdite ed in circostanze speciali.
Una ragazza particolare che, in realtà, avrebbe potuto avere delle reazioni incontrollabili.
Finita la cena, pensai tutta la notte come poter fare. L’impegno era troppo grande per le mie possibilità. Pensai di rivolgermi a Pasquale, uno degli Assistenti Ordinari.
Il giorno dopo esposi a Pasquale il problema nella sua intierezza, indicando anche il nome e cognome della esaminanda.
La reazione fu incredibile!!
Chi? Carlotta HHHH? Figlia del Comm. HHHH, Amministratore della Società HHHH? CEO della HHHH Holding? Legale rappresentante della HHHH eccetera eccetera?
“Appunto” – risposi. “Proprio lei.
“Dille che ha già superato l’esame.”
“Cosa dici?”
“Presto detto. Di recente due dipendenti della SPA HHHH hanno timbrato il cartellino e, con il furgone aziendale, in luogo di eseguire i lavori per la Società, hanno svolto dei lavori per conto proprio oltretutto in concorrenza con il loro datore di lavoro. Il Comm. HHHH, scoperto il fatto, ha provveduto al licenziamento dei due dipendenti. UNO DI QUESTI E’ MIO CUGINO. I soggetti hanno presentato le loro scuse e sarebbero disposti ad accettare il massimo della sanzione prevista – quindici giorni di sospensione – ma non l’operato licenziamento. Vi è giudizio in corso che può essere transatto alla condizione facilmente intuibile: l’esito favorevole dell’esame di Carlotta”.
L’aver esposto la situazione a Pasquale mi aveva messo nei guai, anche perché il “NO” da parte del Commenda, avrebbe comportato ritorsioni nl campo universitario da parte di Pasquale su Carlotta.
Non potevo fare altrimenti che parlarne direttamente con il Commenda.
All’incontro, ovviamente riservato, il Commenda, uomo di mondo, non si mostrò per nulla sorpreso.
“Gli affari sono affari” disse. “Purchè tutto vada bene. Sarai tu il garante dell’accordo perché in questa situazione non mi posso fidare di altri. E se tutto andrà per il verso giusto, sarò anche contento. I dipendenti sono la forza della Società e non bello far causa inter nos. Purtroppo non siamo noi che abbiamo procurato il casus belli…..Ma sta bene così.”
Riferii tutto a Pasquale il quale con grande sicurezza disse: “Sta benissimo. Il Comm. revochi i licenziamenti e la figlia si presenti all’esame alla prima data utile. Dopo la revoca dei licenziamenti, ovviamente”.
E così fu.
Pasquale, interessato in prima persona, provvide a tutto. Alla formulazione delle domande, ad accaparrarsi la presenza della esaminanda, alla sceneggiata, a quanto altro era utile…. Risultato: ventotto.
Sentivo che quell’ambiente non era più per me. Ne avevo viste troppe. E come se non bastasse, Pasquale (che credevo inizialmente reputavo serio ed onesto) disse: “Ora dobbiamo organizzare una mega festa a cui sarà presente anche Carlotta. Puoi mettere a disposizione la tua villa? Dobbiamo invitare anche Francesco, altro Assistente”.
Risposi: “Vada per la festa, vada per l’uso della villa, vada per la presenza di Carlotta – a cui devo comunque chiedere la disponibilità – ma, scusami, cosa c’entra Francesco?”
E Pasquale mi rispose: “Francesco è così depresso dopo esser stato cornificato dalla moglie. Vive separato ed ha solo qualche amicizia femminile.”
“Va bene” dissi. “Se si tratta solo di questo.”
E festa fu.
Mi recai con la lussuosa auto di famiglia a prelevare Carlotta e la sua amica del cuore, quella delle sculacciate.
Carlotta prenotò un servizio catering di prim’ordine, ma Pasquale appena giunto, congedò i camerieri. “Facciamo tutto noi, grazie” – disse loro con tono severo.
Chiesi spiegazioni e Pasquale candidamente mi disse: “Io ho portato LA ROBA e Francesco due ragazze disposte a tutto. I camerieri non servono.”
Ero finito nello schifo più completo. Mi augurai a quel punto che non fossero studentesse universitarie frequentanti la mia Facoltà….
La cena fu breve. Tutti capimmo che la serata non sarebbe finita con frutta e dolce. Con la musica di sottofondo, Pasquale iniziò a sniffarsi.
Subito gridò: “La mia ROBA non la regalo a nessuno. La vendo al prezzo di un indumento per volta. Forza, chi inizia?”
Le due ragazze, a questo punto meglio chiamarle “gnocche”, non si fecero pregare ed iniziarono il loro spogliarello.
Per usare una espressione comune, posso dire che “il gioco si stava facendo duro”.
Dovevo salvare il salvabile ed il pensiero andò subito a Carlotta che, oltretutto, mi sembrava stravolta.
Le dissi: “Ti va di stare un po’ assieme, su, nella zona notte?”
Mi rispose: “Va bene, andiamo, ma prima dalla cucina, fammi prendere una cucchiarella.”
E così fece. Scelse il più grosso cucchiaio in legno, già appeso al muro con gli altri attrezzi.
“Sono pronta” disse.
E ci avviammo al piano superiore.
Qui entrammo nella mia cameretta, arredata da libri, da una piccola scrivania, da un grande guardaroba con le ante a specchio interno e da un letto “francescano”.
Carlotta: “E’ un po’ piccolo.”
Ed io: “Dovremo accontentarci. Non voglio violare il talamo nuziale dei miei genitori.”
“Va bene.”
Poi, inaspettatamente, disse:
“Questo guardaroba è molto simile a quello della nostra casetta in campagna. Si avvicinò ed aprì le ante, lasciando gli specchi a vista. Poi girò il letto in maniera che gli specchi riflettessero la superficie del letto stesso.
E si distese, tutta vestita, pancia in giù sul letto.
Poi: “Ti sei mai chiesto se ho studiato? Se ho meritato la promozione? No, non te lo sei mai chiesto. Io sono una ciuccia! Sì, come si dice alle scuole elementari: sono una ciuccia! E tu che sei il Professore mi devi punire. Avanti! Prendi la cucchiarella ed inizia a picchiami il culetto. Ti dico io dove e con quale forza. Avanti! Fammi sentire come una di quelle scolarette con il grembiulino che si vedono nei giornalini o nei clip video, che vengono sculacciate per un motivo qualsiasi.”
“Che strani gusti” dissi.
“A me piace così”. Inizia!
Non mi rimaneva che accettare…….
Le alzai la gonna e, al cospetto delle mutandine, non gliele tirai giù, ma gliele arrotolai pian piano fino a metà delle cosce per formare una figura più sexy.
La squallida commediuccia stava per cominciare.
“Signorina, lei non sa un bel nulla. E’ stata una fortuna che abbia superato l’esame con ventotto. Questo è il voto che si assegna ai raccomandati. Ma io non posso tollerare ciò. Con l’attrezzo adatto subirà ventotto percosse, alternativamente quattordici sul gluteo destro e quattordici sul gluteo sinistro. Avanti si prepari. Se avesse studiato ciò non sarebbe accaduto!”
E procedetti, tramite la cucchiarella, alla prima e seconda sculacciata.
“Un po’ più forte” – disse – “Voglio sentire un po’ di dolore.”
E così per le altre. Contavo a gran voce il numero, tra i suoi lamenti, veri o falsi siano stati, notando che Carlotta guardava compiaciuta lo specchio e si godeva lo spettacolo.
Giunto alla quattordicesima percossa, mi fermai e dissi:
“Siamo a metà della punizione. Se chiede scusa e promette di studiare, la posso graziare.”
E lei: “No! Non chiederò mai scusa. E non studierò più! Continua pure, la lascia la cucchiarella e procedi con le tue mani nude. Puniscimi e schiaffeggiami pure altre sette volte con mano a dita chiuse ed altre sette volte con la mano a dita aperte. Resisterò, ma non studierò più!”
Continuai moderando la intensità per evitare di fare troppo male a questa cretinetta.
“La punizione è finita. Subirà altre se non studierà in seguito.”
E lei: “Non studierò più. Non voglio più studiare.”
“Questo è inammissibile! Ora la punirò adeguatamente. Vedremo se cambierà idea. Ora la devo possedere!”
Ero eccitato la massimo. Dovevo dare una prova – questa volta come se fossi io l’esaminando! – che le lezioni ricevute da Gina erano state più che utili, quasi fondamentali, per la mia preparazione.
Le sfilai le mutandine che finirono come straccetti in un angolo della stanza. Idem per la gonna. Mi accorsi che Carlotta altro non desiderava che essere coperta. Mi lanciai su di lei e iniziai a penetrarla con ardore.
Non escludo che la ragazza potesse essere “parzialmente” vergine, a causa di un “giochino con un toy”, perché da una parte il mio membro penetrò con un po’ di difficoltà, dall’altra non ci fu perdita di sangue.
Durante il rapporto le toccai le natiche: erano bollenti! E lei che si contorceva dal piacere, come se fosse una indemoniata!
Fu bellissimo. L’unico neo: il pube di Carlotta. Completamente depilato, emetteva solo qualche piccolo sapore e non poteva assolutamente competere in bellezza con il boschetto della memorabile Gina.
Furono dei momenti indimenticabili e ripensai al mio predecessore, quello che diceva: “Hai un problema? Si risolve col teorema. Con teorema della sfinge, prima si apre, poi si spinge”. Chissà quanti problemi avrà risolto in vita sua con chissà quante studentesse, belle o brutte che siano state.
Intanto dal pianterreno provenivano voci, suoni, grida ed altro ancora, al punto di violare la nostra intimità.
Indossammo le mutandine e, usciti dalla stanza, ci affacciammo sul ballatoio. Qui ci apparve uno scenario degno del miglior film pornografico.
Il piccolo tavolino del salone a pianterreno era stato spostato ed era stato adibito a dispenser di preservativi, con le confezioni sterili tagliate e già pronti all’uso. Ve ne erano circa una trentina.
I tappeti del salone erano stati fatti combaciare l’uno all’altro in maniera da offrire un morbido sostegno agli interessati e, al centro, uno spettacolo da inferno dantesco.
L’amica di Carlotta, forse perché nuova del gruppo, venne sottoposta ad una pratica di “iniziazione”. Posta alla pecorina era penetrata senza ritegno da Pasquale, con colpi lunghi e ben distesi; poco dopo, una delle gnocche si distese in terra, proprio di fronte alla novizia e le baciò arditamente la bocca dicendo: “Vediamo chi di noi due è più brava.”
Francesco, dall’altra parte, appena terminato il suo rapporto con l’altra ragazza, lanciò una proclama: “Ora balleremo la quadriglia. Ogni cavaliere cambierà dama e ad ogni cambio va effettuato il cambio del guanto. Prendeteli sono a disposizione sul tavolino”.
Francesco cambiò il suo profilattico e si lanciò alla conquista dell’amica di Carlotta, che si era appena liberata da Pasquale.
“Buonasera signorina. Permette? Mi presento: sono il Prof: Dott. Francesco CHIAVATUTTI, professional sex instructor e assistente universitario a tempo perso. Le offro la mia prima lezione gratis.”
Ed offrì alla ragazza quanto di meglio a sua disposizione.
Il limite della creanza era ormai un ricordo. Il limite della ragione stava per essere raggiunto. Dissi a Carlotta:
“Basta, andiamo via”.
“Certamente” rispose Carlotta. Fammi chiedere alla mia amica se viene via anche lei. Ci rivestimmo e scendemmo le scale.
Carlotta si avvicinò alla sua amichetta: “Io sto andando via. Vieni anche tu?”
“Neanche per sogno. Si sta così bene qui……”
Accompagnai a casa Carlotta, poi, in tutta fretta – c’erano decine di chilometri da ripercorrere tra l’abitazione di Carlotta e la villa della mia famiglia – tornai sui luoghi dei misfatti.
Aprii la porta e vidi tutti nudi, addormentati, ubriachi, nelle posizioni più sconce e spregevoli, quanto di peggio l’essere umano possa concepire. Gli organi sessuali di Pasquale e Francesco erano ancora parzialmente eretti. Ciò mi fece anche pensare all’uso del Viagra, oltre che della polverina. E’ un dubbio che mi ha perseguitato nel tempo, ma che ho lasciato naturalmente morire, non potendo chiedere né a uno, né all’altro, la ragione di così tanto fervore.
Erano quasi le quattro del mattino quando, ad uno ad uno, i partecipanti iniziarono a svegliarsi.
Dissi loro: “Non vi preoccupate della villa. Togliete di mezzo solo i preservativi”.
E così fecero.
Poi ognuno tornò alla propria auto. Ed io accompagnai l’amica di Carlotta.
Ci vollero due giorni e la manodopera di due persone per rimettere tutto in ordine.
Quando tutto tornò allo “status quo ante”, presi una delle più importanti decisioni della mia vita. Mi dimisi dall’incarico presso l’Università e trovai pressochè immediatamente – grazie sempre alla “spintarella” ricevuta dalla mia agiata famiglia – un lavoro presso un importantissimo Studio Professionale.
E non misi più piede nell’Università, neanche per richiedere un certificato di laurea……..
Antonio.

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