Scopata animalesca al buio

Scritto da , il 2021-09-07, genere tradimenti

Nuda davanti allo specchio in attesa della doccia la donna si esaminava in vena di bilanci.
Si guardò: le gambe erano tornite, le caviglie esili, un culo ancora tonico grazie allo sport. Le mammelle magnifiche che nonostante le loro generosa dimensioni - una bella terza misura - reggevano ancora onorevolmente la sfida della gravità. Certo qualche cuscinetto e piccole smagliature facevano capolino, ma nel complesso, alla soglia dei cinquantacinque anni, era ancora una bellissima donna e poteva andare fiera del suo aspetto ma…
Sandra era una fiscalista apprezzata non solo per le indubbie capacità professionali, ma anche per la sua avvenenza che destava ammirazione ed esercitava grande fascino che non lasciava indifferente neppure il gentil sesso; non mancavano tutt’ora corteggiamenti e profferte, ma la sua solida etica e la sua razionalità le avevano sempre evitato di coinvolgersi in qualsiasi avventura. Tempo prima in una grande città, dopo un’intensa giornata di lavoro, con alcune colleghe, stava bevendo qualcosa prima di cena, in un locale frequentato da un pubblico costituito prevalentemente da universitari. Le signore osservavano con ammirazione quella giovane fauna, quando Dina, lesbica dichiarata, forse piccata e frustrata per l’ennesimo rifiuto di Sandra al suo insistente desiderio di portarsela a letto, aveva malignamente insinuato:
- Certo che anche tu, Sandra, pur tanto affascinante, sei un po’”passatella” per questi bei ragazzi che ci passano accanto. Sei per loro ormai solo un’adorabile anziana, bella signora. Per loro priva di interesse erotico.
Sandra aveva risposto con una risata, dando poco peso a quelle parole, considerandone poi la provenienza: una donna bisbetica, gelosa e invidiosa.
Tuttavia nei giorni successivi quelle frasi si erano fatte strada fra i suoi pensieri svelando un’inquietudine di fondo, sopita sotto i fitti impegni di cui era fatta la sua giornata. Quelle parole rivelavano la paura del tempo che passava, che trascinava con sé bellezza e fascino. Si è vero era ancora molto bella ma quanto sarebbe durato e di più: il suo fascino da chi era ancora apprezzato. I giovani la vedevano veramente come l’aveva definita Dina? Razionalmente accettava l’inevitabile ma ne era comunque ferita.
Così a distanza di mesi, trovandosi stavolta da sola, per lavoro in quella medesima città, finì non a caso in quello stesso locale al termine della sua giornata di lavoro, in una calda serata fine primavera. L’idea era accarezzata da tempo e aveva il sapore di una sfida: dimostrare a sé stessa che il suo fascino resisteva intatto nonostante il fluire del tempo e poteva ancora interessare a uomini molto più giovani di lei. Aveva ingaggiato una segreta, ideale sfida alle parole di Dina decisa a giocarsela fino in fondo a costo di rinunciare persino alla sua integrità morale.
Gruppi di giovani sedevano, conversando e ridendo rumorosamente. Gli occhi di Sandra, dietro le sottili lenti dei suoi occhiali, scrutavano la scena da un tavolo appartato. Intendeva trasformarsi in un’esca; se appetibile o meno si sarebbe capito in seguito.
Stava seduta mettendo in bella mostra le gambe tornite, le sottili caviglie. Le eleganti décolleté sfilate al tallone e fatte oscillare in un affascinate, ammiccante dangling, rendevano evidente nel denudarsi parziale dei suoi piedi, la sua disponibilità. Maliziosamente si chinava in avanti carezzandosi le sottili caviglie e in virtù dell’elegante scollatura dell’abito che indossava, mostrava in tutto il suo splendore, il rigoglio del suo seno di cui era, a ragione, fiera. Accavallava le gambe per consentire la vista della sua regione genitale, visto che aveva deciso di non indossare le mutandine. A tratti allargava e le gambe dando modo a chi avesse diretto lo sguardo in quella direzione di notare il suo inguine nudo. Il suo volto manifestava le sue voglie con espressioni allusive e provocanti. Era un gioco condotto sul filo di una lama: cercare di suscitare l’interesse di qualcuno senza per questo essere manifestamente oscena. Viveva una netta contraddizione: provava un piacere sottile a comportarsi da depravata, ma al tempo stesso ne provava vergogna. Passarono i minuti. Le parve di non suscitare alcun interesse da quel gruppo di giovani avventori e d’un tratto colse l’assurdità della situazione e la sua iniziale baldanza svanì. Provò un’imbarazzante sensazione e si vide ridicola. Purtroppo doveva ammettere che la scommessa fatta con sé stessa era persa anche se era amaro riconoscerlo.
Si alzò rassegnata e delusa per tornare in albergo. Colse con la coda dell’occhio un movimento in un tavolo vicino ma non ci fece caso. Camminando nel fresco della sera in quel breve tragitto che la separava dal suo alloggio, riuscì anche a far ironia su di sé.
Persa nei suoi ragionamenti, d’istinto, senza motivo, si volse e scorse un ragazzo che aveva intravisto nel locale che, affrettando il passo, le si avvicinava. Raggiuntala e senza proferire una parola la prese a braccetto e dopo un breve tragitto varcò con lei l’ingresso dell’albergo. Il giovane, bruno dall’età apparente di venticinque anni - certamente un nordafricano - era molto bello, indossava pantaloni scuri e una camicia candida. Entrando, lui fece un cenno impercettibile al portiere di notte, che rimase impassibile. Mantenendo il silenzio entrarono nella camera di Sandra richiudendosi la porta alle spalle. Il ragazzo tenendola per i fianchi spinse dolcemente la donna contro una parete della stanza. Sandra sentiva le mani dello sconosciuto percorrere, accarezzare il suo corpo i suoi baci roventi sul collo, sulla bocca. La sua gamba destra venne sollevata e la sua figa umida violata da dita agili ed esperte. Lei gemette in preda ad un’eccitazione che cresceva tumultuosa mentre la sua fessura si bagnava di copiose secrezioni. In un batter d’occhio si ritrovò nuda, stretta fra le braccia di quel ragazzo. Nella stanza rischiarata solo dalla luce diffusa, proveniente dalla strada, emozioni profonde la investirono, presero possesso della sua mente. Svanita la patina di perbenismo e di moralismo si sentiva trascinare da quella pulsione erotica. Si divertì a immaginare un mondo primordiale dove lei era una matura, calda femmina, la favorita dell’adulto del branco - fino a quel momento dominante - sconfitto dal giovane maschio emergente che si prendeva proprio lei davanti a tutta la tribù come preda sessuale affermando così il suo potere. Sandra lo ammirò mentre lui si denudava completamente: era di una bellezza statuaria, un dio greco. Sandra adorante in ginocchio gli baciò i piedi e, risalendo lungo le gambe e le cosce del ragazzo, le sue labbra raggiunsero i genitali. La sua lingua leccò per tutta la sua lunghezza quella verga e percorse accuratamente il solco del glande privo di prepuzio. La sua bocca accolse quel cazzo durissimo e lo attirò fino in gola con movimenti pendolari, lo risputò lucido della sua saliva o lo ringoiò.
Realizzò che per la prima volta stava tradendo suo marito, ma non provò rimpianti.
Il giovane, visibilmente soddisfatto, estrasse il suo membro, fece alzare Sandra e prendendole il volto fra le mani le sussurrò:
- Vuoi altro adesso, vero?
- Si sono tua, prendimi. - sussurrò arrendevole mentre le gambe le cedevano per l’emozione.
Fu sollevata agevolmente e adagiata sul letto: lo sconosciuto le fu sopra: la donna avvertì al di sotto di una pelle vellutata e completamente glabra il tono di muscoli scattanti. Le dita del ragazzo stimolarono i capezzoli delle sue prosperose mammelle che vennero mordicchiate sensualmente. Sandra prese dal comodino un profilattico che posizionò su quel meraviglioso pene, caldo, durissimo: desiderava, implorava di essere riempita. L’uomo non perse tempo e la stimolò in appassionanti preliminari. Lei gemeva, ansimava sotto l’azione di quelle mani, di quelle labbra ardenti che si muovevano sulla sua pelle, giocavano con le sue forme procaci e morbide, si insinuavano nei suoi anfratti, bagnati di piacere.
Sandra lottava: nel suo cervello l’area limbica aveva ormai preso prepotentemente il sopravvento su quella corticale, le emozioni trionfavano sulla razionalità, suo punto di forza. Il suo corpo si accendeva, assecondava il desiderio ormai scevro da ostacoli.
- Ti supplico, scopami che non resisto più.
Finalmente si sentì aprire e la poderosa asta scivolò sempre più nella profondità delle sua vagina accogliente. Era investita da un intenso piacere carnale. Il vigore fisico di quel giovane corpo, che la soggiogava, la travolse. Assecondava con i movimenti del suo bacino, per renderla più profonda, la penetrazione instancabile del suo bollente frutto fradicio di piacere, violenta, persino brutale. Le sue braccia erano spalancate sul letto: si abbandonò totalmente in quell’amplesso e i suoi pensieri erano concentrati solo su quella intensa smania di godere. Il respiro caldo dello sconosciuto su di lei si fondeva con i suoi ansiti e gemiti. Sandra raggiunse il primo orgasmo lanciando un grido gutturale preceduto da un profondo sospiro, ma l’uomo non si fermò insistendo nell’azione martellante. Lei avrebbe voluto parlare, descrivere il suo piacere ma le sue labbra si schiudevano esalando sospiri e mugolii sommessi. Raggiunse ancora un secondo orgasmo appagante, ma nonostante si sentisse spossata, ormai travolta dalla passione e senza freni, liberò finalmente un desiderio inconfessato e da tanto tempo coltivato, qualcosa che non aveva mai osato sperimentare. Si fece coraggio.
- Posso chiederti una cosa? - Sussurrò timida e timorosa.
- Dimmi pure. - La incoraggiò.
- Vuoi scoparmi anche il culo? - Pronunciò le parole, con un linguaggio crudo
per lei inconsueto, tutto d’un fiato per impedirsi un ripensamento e gli porse, tremante per l’emozione, un tubetto di gel lubrificante di cui si era premunita, unitamente a un nuovo profilattico. Ormai superato il limite di quello che per lei era considerato indecente, tuttavia desiderava percorrere quel sentiero fino in fondo.
- Ma ti prego sii gentile perché è la prima volta.
- Stai tranquilla, fidati - la rassicurò.
Tutto ciò era fonte di grande soddisfazione per l’uomo poiché sanciva il suo senso di potenza e accresceva la sua autostima. Per lui, extra comunitario, aggiungeva inoltre il sapore di una rivalsa: quella pratica sessuale stabiliva la sua superiorità con la totale - secondo il suo parere - umiliante sottomissione di quella raffinata, procace femmina appartenente alla società bene. Avrebbe, per istinto, desiderato essere irruento ed entrarle nel culo in modo brutale, aprire con violenza le carni delicate di quella sofisticata troia, farla urlare per il dolore e costringerla a implorare pietà, ma la sua professionalità ebbe il sopravvento tenendolo a freno. Posizionò Sandra e abilmente prese a giocare con il suo buchino carezzandolo, poi penetrandolo con la lingua, facendole pregustare quel piacere da lei tanto agognato. Il gel, di cui lei avvertì il fresco, le fu spalmato attorno e dentro l’ ano. L’uomo introdusse il suo indice che si produsse in movimenti circolari e in profondità. Sandra provò un senso di riempimento non doloroso ma neppure troppo piacevole. Poi l’indice fu accompagnato dal medio e in seguito dall'anulare e la loro azione cominciò a piacerle; lo sfintere, sotto quello stimolo, si rilassò e cedette. Giunse finalmente il momento così agognato e un po’ temuto. Sandra ardeva per l’impazienza di soddisfare la sua oscena curiosità. Dapprima fu un certo fastidio, un bruciore che si trasformò in un godimento che divenne via via più intenso, mentre la massa di carne pulsante guadagnava la profondità delle sue viscere e le riempiva. La sottile parete fra ano e vagina era stirata e stimolata dello sfregamento del pene provocandole gradevolissime sensazioni. Fu naturale allora che le dita di Sandra cercassero il clitoride per incrementare un gioco già straordinariamente erotico del suo primo rapporto anale e accompagnassero quel piacere a quello anale seguendo il ritmo della penetrazione progressivamente più intenso. L’orgasmo potente e inusuale fu travolgente per entrambi. Lei mordeva un lembo del lenzuolo per impedirsi di dar sfogo, clamorosamente, al suo godimento con urla che potevano esser udite dalle altre stanze
Lo sconosciuto, terminato il tutto, si alzò, si avvicinò alla borsetta di Sandra che osservava colma di stupore, estrasse il portafoglio, prelevò alcune banconote, le contò e ne trattenne una parte. Sandra era molto delusa, si sentì umiliata.
- Per questo servizio completo il compenso sarebbe di 500 Euro, ma me ne bastano 250. Sei una donna affascinante e calda e far l’amore con te è stato molto coinvolgente, come di rado mi capita. Doveva riconoscere che si sentiva soddisfatto per da quello che aveva provato con quella calda e appassionata preda. Prima di uscire scrisse rapidamente il suo nome e un numero di telefono sul blocchetto della carta intestata dell’albergo.
- Non ti ho detto il mio nome: Hassan. Quando passi da queste parti chiamami, sarà un piacere rivederti. Per te, inoltre, prezzo speciale.
- Magari…chissà.
Sandra, una volta sola, rimase sdraiata sul letto con le cosce aperte, sfinita e molto appagata. Giocando col preservativo provocò la fuoriuscita dello sperma contenuto che le gocciolò sul corpo: lo raccolse con le dita spalmandoselo sulla pelle, facendosi cullare dal ricordo dal primordiale rapporto al buio, misterioso e animalesco.
Certo era stato un amore mercenario e in buona sostanza Dina - doveva riconoscerlo - aveva visto giusto. Il giovane l’aveva presa si, ma esclusivamente per soldi e non certo per il suo fascino femminile. Tuttavia un pensiero la consolò, almeno in parte: quella efficiente macchina erotica, priva di ogni sentimento, aveva affermato - sinceramente o meno, non volle porsi il problema - di aver provato grande piacere con lei e questo in parte la ripagava della delusione provata: era una sconfitta si, ma onorevole.















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