Qualcosa per cui vale la pena d'aver vissuto

Scritto da , il 2021-06-21, genere dominazione


“Solo lei ha quel che voglio e sono io ciò che sta cercando.“

Guardo i suoi occhi furenti. Non sento cosa dice la sua bocca, neanche m’importa molto…da sempre io ascolto solo il suo corpo. È il mio istinto. Darle quello di cui ha bisogno, anche quando nemmeno lei sa cosa sia.

“Questa notte potrei darle il mondo potrei darle tutto ciò che cerca ciò di cui ha bisogno”

La odio quando fa così. Crede di farmi pena! Labbra gonfie, occhi lucidi, stringe i pugni e piange.
Indossa uno dei suoi soliti pigiami da bambolina, sembra una bambina capricciosa.
Ma quei capezzoli turgidi sotto la vestaglietta la tradiscono.
Io so che è eccitata. Lei non lo ha ancora capito.
Digrigno i denti.

“Non sa cosa sta rischiando pensa che stia scherzando, ma sono io ciò che sta cercando”

Uno scatto fulmineo e sono dietro di lei. Finalmente in silenzio, si sintonizza sulla mia volontà e immediatamente il suo odore di donna inonda la stanza e la mia testa.
Non ho nemmeno bisogno di guidarla verso il basso: una scintilla si è accesa mentre si lecca le labbra e mi guarda con aria languida.

Sa che il mio cazzo sta per zittirla.
Mi guarda con aria stupita, come se dopo tutti questi anni non riuscisse ancora credere di averlo a propria disposizione.

Un rivolo di saliva si scioglie sulla mia cappella.
Finalmente quella bocca esegue il compito per cui è stata creata.
La sua lingua corre lungo la mia asta, facendomi rabbrividire. Il calore della sua bocca accoglie tutta la mia rabbia.
E lei, famelica e fiera, succhia via tutto il veleno.
Mi guarda negli occhi mentre schiocca la lingua sul frenulo, mi sfida mentre il mio cazzo sprofonda nella sua gola.

“Il mio intuito mi ha spinto e solo ora capisco perchè come un druido ho il fluido che fa per lei”

Inginocchiata davanti a me, scende verso i testicoli e li succhia servilmente, mentre mi sego. Bastano pochi movimenti e tutta la mia forza la inonda.
Mi accoglie a bocca aperta, assetata e porca.
Come sempre, gode a ingoiarmi.
Si sente la mia regina, dice, mentre il mio sperma le schizza in gola.

Devo punire la sua alterigia: la costringo a rialzarsi e la distendo sul tavolo.
Vittima sacrificale del suo stesso piacere, si offre a me, spudorata.
Raccolgo la sua offerta, inebriandomi del suo odore, infilo due dita nella figa fradicia e la arpiono.

Lei è mia e lo sa, mentre si contorce e mi prega di terminare quella tortura.
È mia e lo sa, mentre stantuffo con violenza.
È mia e lo sa, mentre schizza la sua gioia inondando i nostri corpi.
È mia e lo sa.

Sorride. Sono suo e lo sa.

Finalmente sazi, ci addormentiamo come due belve ammansite.

“E poi domani, mi sveglierò e sarò ancor del suo profumo intriso e dal suo sorriso ucciso”

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