L'alfabeto degli amori (Sesta parte)

di
genere
gay

Omari, Philipe, Quinn
Omari
"GP, penso che questo cammello mi odi" esclamò Jake.
"Il cammello non ti odia, Jake" risposi.
"Dico sul serio, guarda il modo in cui mi fissa con quei piccoli occhi tondi."
"Non essere ridicolo." Rimase silenzioso per un'ora ed io pensai di aver assistito all'ultima battuta di Jake. Questa attraversata di tutto il deserto era una sua idea ed ora era lui a lagnarsi del calore, della sabbia e del cammello.
"Ora tu mi odi" uggiolò.
"Sì, Jake, ti odio, ma ora per favore vuoi stare zitto e goderti il panorama?"
"OK" si addolcì. "Oh ehi, dai un'occhiata! Sabbia! Oh...oh, guarda c'è dell'altra sabbia."
Continuò su quella linea di lamenti per altri quindici minuti, ma io non l'ascoltavo da quattordici minuti. La nostra guida, Omari, era molto più tollerante del comportamento di Jake, infatti, dal suo sorriso continuo capivo che trovava divertente il monologo di Jake; in caso contrario bisognava pensare che fosse perso in un luogo felice della sua mente, lontano dalla realtà.
"Mi scuso per le maniere del mio amico" dissi ad Omari.
"Non c'è bisogno di scusarsi, mi spiace solo che lui non stia godendo il viaggio" rispose.
"Lo sta godendo, lagnarsi è solo il suo modo di impedire a se stesso di diventare troppo eccitato."
Omari accennò col capo e sorrise, ma penso non capisse l'umorismo. Decisi di conversare col giovane cammelliere egiziano. Omari non un gran conversatore, ma doveva essere stanco di ascoltare i lamenti di Jake.
Mi disse che era un nomade dalla nascita, ma aveva rinunciato da molto agli usi nomadi della sua tribù per comportamenti più remunerativi. Di tanto in tanto guidava viaggi attraverso il deserto per ricchi amanti del brivido o esploratori dilettanti come noi; era capace nel suo lavoro, era paziente e gentile (come mi hanno detto lo siano la maggior parte dei beduini con gli stranieri)e, vivendo al Cairo da molti anni, era esperto sia nella vita di città che in quella del deserto. Quando ci eravamo incontrati al Cairo, lui era vestito come un occidentale con polo e jeans, tanto da farci dubitare della sua identità. Nel deserto, invece indossava un jalabiyya, un lungo accappatoio con cappuccio, la forma standard di vestito in tutto l'Egitto; tuttavia in quell'abito tradizionale non sembrava genuino, il suo giovane viso liscio perfettamente baciato dal sole, mi ricordavano un giovane Omar Sharif nel "Dott. Zivago."
Si stava facendo caldo, molto caldo, tanto caldo che persino Jake smise di lagnarsi, ambedue eravamo abbandonati sui nostri cammelli, sudati ed esausti.
"Ora ci fermeremo" disse Omari vedendo il nostro disagio e rallentando il suo cammello fino a fermarlo. "Troveremo ombra sotto quelle pietre e potremo mangiare qualche cosa."
Smontammo e portammo i cammelli nella zona in ombra, era decisamente piacevole e comodo senza il sole che batteva su noi. Mi sdraiai nella morbida sabbia bianca, estrassi la mia borraccia ed estinsi la mia sete con alcuni profondi sorsi. Jake si sdraiò accanto a me, quasi comatoso implorando un sorso d'acqua. Gli versai l'acqua direttamente in gola facendolo soffocare e schizzare. Per la prima volta sentii la risata di Omari, era una risata cordiale, che veniva dritto dal suo interno.
"Voi due avete una relazione molto strana, la trovo intrigante" commentò.
"Sì" risposi. "Per la maggior parte del tempo lui è un rompi coglioni, ma mi piace lo stesso."
Jake sorrise pigramente.
Mangiammo qualche cosa e ci rilassammo per alcuni minuti all'ombra prima di rimontare sui cammelli e continuare la migrazione attraverso il deserto; raggiungemmo un'oasi erbosa mentre il sole cominciava a tramontare. Omari c'informò che avremmo piantato una tenda ed avremmo passato la notte sotto le stelle.
"Fuori?" chiesi.
"Sì, chiaramente. Questo viaggio non sarebbe completo se non passassimo almeno una notte fuori" rispose Omari.
"Non ci sono... tarantole e scorpioni qui fuori?" Chiesi ulteriormente.
"Sì. È un problema?"
"No, no, chiaramente no" mentii. Jake sorrise furbescamente e fece il gesto di un ragno con le dita.
Dormii male quella notte, qualsiasi cosa strisciasse contro la mia pelle mi faceva agitare sino a che non ero sicuro che non fosse un aracnide peloso. Jake dormì come un tronco nonostante il mio agitarmi ed Omari semplicemente li tollerò. Alla fine mi calmai a sufficienza per addormentarmi... almeno per un paio di ore. Di nuovo qualche cosa strisciò contro la mia gamba ed io balzai su istericamente.
"Finocchi", borbottò Jake nel sonno e si girò.
Mi girai per vedere se avevo ancora svegliato Omari, ma lui aveva lasciato la tenda, rimasi molto male, ero sicuro che era andato via perché non poteva più sopportare la mia aracnofobia. Pensai di cercarlo e scusarmi e forse dirgli che avrei dormito fuori dove la mia isteria non avrebbe disturbato nessuno. Sporsi la testa dalla tenda aspettandomi di vedere Omari accampato fuori, ma non c'era.
Era una bella notte, con la città più vicina a molti chilometri, non c'erano luci ad oscurare le migliaia di punti di luce in cielo. L'unica cosa che si sentiva era il debole rumore della sabbia che si muoveva nell'aria della sera, senza il sole l'aria era fresca. Mi avvolsi in un lenzuolo ed uscii dalla tenda per godermi lo spettacolo.
Andai ai confini dell'oasi dove gli alberi non mi avrebbero impedito la vista. La luna era piena e gettava un bagliore misterioso sul deserto. Guardai il piano sabbioso e, in lontananza, vicino una grande formazione di pietra, vidi il tremolio di una luce. Era troppo brillante per essere una candela o una lanterna, sembrava che qualcuno avesse acceso un fuoco. Quindi era lì che era andato; a piedi nudi mi avviai sulla sabbia verso la fonte di luce. Avvicinai vidi che le pietre formavano un cerchio quasi completo alto circa 10 metri. Quando fui più vicino, sentii il rumore di qualcuno che canterellava e di acqua smossa. La mia curiosità era davvero al massimo.
Arrivai al cerchio di pietre e mi diressi verso dove la luce era più brillante e dove pensavo di trovare l'ingresso, ci doveva essere certamente un'apertura fra le pietre. Mi avvicinai, sporsi la testa oltre l'angolo per vedere cosa stava accadendo e fui felice di averlo fatto.
La struttura di pietra circondava un piccolo stagno, la persona che canterellava era proprio Omari che stava prendendosi un bagno nelle chiare acque del deserto. Quando lo vidi era sommerso fino al mento, nuotò per alcuni minuti e poi la sua testa si alzò in mezzo alla piscina. Mi voltava le spalle ed io vidi il ruscello di acqua che scendeva lungo il suo corpo. L'acqua gli arrivava al culo e potevo vedere solo l'inizio della sua fessura sopra la linea dell'acqua. Si lisciò i capelli neri, corti ed ondosi ed altra acqua fluì giù per la sua spina dorsale e tra le natiche sode.
Mi piaceva quello che vedevo, non avevo idea che fosse così sexy... o forse era solo la posa; non c'è niente di più sexy del bagliore di carne bagnata alla luce fioca. Era così liscio e scuro, quasi una marmellata di mele. Come non avrei potuto trovarlo sexy? Si voltò lentamente e mi fu possibile vedere per la prima volta il suo torace e lo stomaco, sapevo che era snello, ma il vederlo bagnato e nudo enfatizzava la sua magrezza. Non era troppo smilzo, ma non c'era un grammo di grasso sul suo corpo ed aveva una muscolatura ben proporzionata. Aveva due grandi, belli, scuri capezzoli marroni che chiedevano solo di essere succhiati ed il bottone perfetto di un ombelico che aveva bisogno di una buona leccata. Scendendo il mio sguardo incontrò il suo cespuglio appena fuori dell'acqua, subito mi domandai che genere di serpente vi aveva il nido.
Mi sorpresi a parlargli a bassa voce, chiedendogli di uscire dall'acqua. Poi, come se avesse sentito la mia richiesta, Omari si spostò all'orlo dello stagno. Più si avvicinava, più il suo attrezzo splendido veniva alla luce. Non aveva niente di straordinario per forma o grandezza, ma sembrava così commestibile. Emerse dall'acqua ed una goccia d'acqua penzolò dalla punta del suo cazzo flaccido. Il mio subcosciente mi fece sporgere la lingua, solo un po', immaginando di poter leccar via la gocciolina.
Omari si stava avvicinando sempre di più, era ora che me ne andassi. Retrocedetti dal mio nascondiglio e, non prestando attenzione a dove mettevo i piedi, inciampai in una grande pietra.
"Chi è là?" gridò Omari.
Cosa dovevo fare? Dovevo fare in modo che credesse che fossi appena arrivata e che non avessi visto niente. "Omari, sei tu?" Gridai di rimando.
"Sì, sono qui."
Rientrai nel cerchio di pietre, Omari stava ancora vicino allo stagno, bagnato e nudo.
"Mi dispiace, io...io non sapevo..."
"Non preoccuparti amico" mi ha interrotto. "Tra la mia gente non ci si vergogna a mostrare il corpo agli amici."
"Non è una questione di vergogna, è una questione di riserbo" dissi sulla difensiva.
"Scusa, non intendevo offenderti."
"Lo so che non lo volevi. Mi spiace. Devo essere un po' nervoso."
"Scorpioni e tarantole? "
"Sì."
Omari distese una coperta sulla sabbia e vi si sedette. "Forse dovresti immergerti nello stagno; l'acqua è calda e ti calmerebbe, ti aiuterà a rilassarti."
"No, non penso che sia una buona idea."
"Perché? Ti vergogni?" Rise.
Mi aveva sfidato; posso essere gay, ma sono anche un uomo, ed i veri uomini non prendono alla leggera le sfide. Quindi gettai via il lenzuolo e cominciai a sbottonarmi la camicia. Omari guardava attentamente mentre io mi toglievo i vestiti. Ora ero nudo come lui. Rimasi fermo per un momento guardandolo mentre lui mi guardava.
"Forse dovresti andare nell'acqua" suggerì.
Io accennai col capo ed avanzai nello stagno poco profondo. Mi calmava sentire la calda acqua che saliva lungo le mie cosce ed intorno alle mie anche. Mo girai a guardare Omari che era ancora sdraiato sulla coperta che mi guardava intensamente mentre entravo nell'acqua. Ero cinque centimetri più alto di lui e l'acqua non copriva le mie parti migliori, infatti le mie palle sfioravano appena la superficie dell'acqua. Non c'era nulla di impudico o concupiscente nel suo sguardo, nessun sogghigno lurido, ma mi sentivo a disagio ad essere ispezionato in quel modo. Non so perché mi sentissi così impacciato per il mio corpo, ma lo ero. Mi sedetti nell'acqua per nascondermi. Quando l'acqua mi avvolse, lavò via tutta la tensione della giornAta.
"Ti senti già meglio, non è vero?" chiese.
"Sì, è bellissimo."
Rimasi nell'acqua per circa mezz'ora, penso, prima che decidessi che era ora di uscire. Mi sentivo rilassato e pronto al sonno. Mi alzai e andai all'orlo dello stagno dove era Omari che continuava a guardarmi con insistenza. I suoi occhi passarono ripetutamente su ogni centimetro del mio corpo, non solo la mia faccia, non solo i miei genitali ma tutto di me.
"Perché mi guardi così?" chiesi.
"Non è ovvio?" disse. "Tu sei veramente una creazione magnifica di Allah. Io sono incantato dalla tua bellezza."
Le sue parole mi lasciarono ammutolito e mi fecero arrossire. "Posso toccarti?" chiese. Non ero sicuro di dove volesse toccarmi, ma comunque ero d'accordo. Omari si alzò e mise le sue mani sulla mia vita. Le sue mani scivolarono delicatamente sulla pelle accarezzando i piccoli peli. Tutto sembrava così innocente; come può essere innocente un uomo nudo che accarezza il corpo nudo di un altro uomo. Io non penso che la sua intenzione fosse di eccitarmi, ma questo era precisamente quello che stava facendo. Ogni centimetro di pelle che esaminava spediva onde elettriche attraverso il mio corpo, diritte al mio cazzo che si era indurito.
Io lo baciai. Il mio gesto improvviso ci spaventò entrambi, specialmente Omari, ma non resistette o si allontanò. No, infatti, lui mi rese il bacio. Doveva aver imparato come baciare nella grande città; non c'era niente di semplice o di inventato sul momento nel suo modo di inseguire la mia lingua con la sua o il modo in cui la sua mano afferrò la mia verga rigida. Un bacio, quello che una volta avrebbe potuto essere creduto un tocco innocente e un'adorazione, divenne chiaramente un gesto sessuale. Lui strinse il mio cazzo con le sue mani rozze, abituate alla sabbia. Io ansai allontanando le nostre labbra chiuse le une sulle altre.
Lo guardai fisso negli occhi e mi persi in quelle pozze scure piene di desiderio animalesco. Poi guardai il suo cazzo che ora era duro come il mio e sporgeva dal cespuglio riccio di peli neri. Lo afferrai e lentamente iniziammo a masturbarci l'un l'altro per un po', bagnandoci di tanto in tanto con morbidi baci. Il cazzo di Omari era lungo e snello con un'abbondanza di pelle che scivolava su e giù lungo i suoi venti centimetri mentre lo pompavo.
Omari mi diede un ultimo bacio sulle labbra, tirò via la mia mano dalla sua spina e poi si lasciò cadere sulle ginocchia di fronte a me. Considerò attentamente la mia erezione, dandogli alcuni colpi rapidi prima di puntarla alla sua bocca. Le sue labbra si aprirono per accettare la mia grossa verga. Succhiò vigorosamente i primi quattro o cinque centimetri del mio cazzo mentre stringeva e carezzava il resto. La sua lingua turbinò intorno alla testa pulendola del liquido pre seminale mano a mano che gocciolava.
Dovevo dare più cazzo a quella bocca calda. Feci correre le mie dita tra i suoi capelli spessi ed ondulati, chiedendogli di ingoiarne di più. Da quell'ospite gentile che era, Omari appagò il mio desiderio e presto dieci, poi quindici, poi ventidue centimetri furono nella sua bocca e giù nella sua gola. Un altro boccone ed il suo mento ruvido di barba stava graffiando il mio sacco.
"Ooooh! Sì, Omari che bello" lo incoraggiai carezzandogli la testa e spingendo in avanti le anche.
La sua gola massaggiava la testa del mio cazzo mentre la sua lingua avvolgeva le mie palle. Avrei potuto sborrare subito, ma volevo che durasse a lungo. Tirai fuori il cazzo dalla sua bocca e gli lasciai succhiare la punta prima di spingere ancora l'uccello nella sua gola. La sua bocca si stava adattando, lo l'estrassi di nuovo e gli permisi di lavorare sulle mie palle per un po'. Rimbalzarono sulla sua lingua vibrante prima che le succhiasse entrambe nella sua bocca e le massaggiasse con le labbra.
Lasciò che il mio cazzo gli uscisse dalla bocca e si mise sulla coperta. Con le sue gambe alzate leggermente, cominciò a toccarsi il buco. Dapprima si limitò a far correre un dito intorno all'ingresso rugoso aprendolo per permettermi di vederlo. Mentre lo fissavo Omari era occupato a succhiare le dita dell'altra mano. Abbassò le dita scivolose al suo buco e le inserì una alla volta sino a che riuscì ad alloggiarvene tre. Il suo piccolo buco era teso al massimo intorno alle dita ed Omari emise un gemito profondo. Continuò a farsi un ditalino mentre mi guardava con occhi pieni di desiderio.
Il mio cazzo pulsava e gocciolava, implorando di fotterlo. Mi lasciai cadere sulle ginocchia e mi posizionai tra le sue gambe. Il mio cazzo puntò all'ingresso del suo culo che lui teneva aperto con le dita. Sputai sul buco e lo lascia colare nella condotta, lasciai cadere dell'altra saliva sul mio cazzo e ne rivestii la mia grossa asta; poi tirai via la sua mano e lasciai la punta del mio cazzo contro il suo buco allargato. Con un movimento morbido il mio cazzo attraversò lo stretto anello che proteggeva il suo tesoro sprofondando nei suoi intestini stretti e vellutati. Gememmo all'unisono mentre il mio cazzo si adattava nel suo culo.
Omari afferrò il retro delle sue ginocchia e le alzò al suo torace per darmi accesso senza restrizioni ai suoi beni. Aggiustai la mia posizione e cominciai a chiavare. Il culo di seta di Omari abbracciava ermeticamente il mio cazzo ad ogni spinta. Grugnì e ringhiò ogni volta che io lo sbattevo profondamente dentro di lui. Le mie palle schiaffeggiavano il suo culo liscio, rotondo per enfatizzare la forza con la quale lo stavo prendendo e da come appariva il suo duro cazzo gocciolante, lui godeva gi ogni mio colpo potente.
Anche se godevo a vedere la sua faccia torcersi ad ogni mia spinta, volevo che si mettesse prono per potergli dare una chiavata più giusta e completa. Estrassi il cazzo dal suo buco, Omari si girò sulla coperta, alzò le anche ed ancora una volta propose completamente il suo retto magnifico. Gli allargai le chiappe per vedere il suo buco aperto. Non c'era possibilità che io declinassi quell'offerta. Io lasciai cadere dell'altra saliva sulla sua fessura bollente e mi immersi velocemente nelle sue profondità. Da questa posizione ero in grado di aprirlo al massimo.
"Unh... unh... così bello... così bello" gridava.
Inarcò il suo didietro per tentare di farsi infilzare più in profondità, ma avevo già riempirlo il suo buco splendido con tutti i miei centimetri. Rallentai perché potesse sentire ogni centimetro del mio cazzo che scavava dentro di lui e poter assaporare la sua strettezza. Dopo circa venti minuti il corpo di Omari cominciò ad agitarsi. Il suo culo si strinse sopra il mio cazzo mentre veniva. Mi dimenai dentro di lui per intensificare il suo orgasmo e provocando così la mia liberazione.
Spinsi il cazzo il più possibile in profondità e scaricai la mia sborra spessa, cremoso profondamente nel suo corpo. Il suo buco del culo tremante munse ogni goccia dal mio cazzo dolorante. Crollai su di lui mentre gli ultimi brividi di orgasmo attraversavano i nostri corpi sudati. Rimasi piantato fermamente nel suo culo appiccicoso, pieno di sperma, pronto a cedere ancora. Io ero ancora duro e pronto per un altro round. Spinsi delicatamente alcune volte per segnalare la mia prontezza.
"Mm, sei veramente meraviglioso" si lamentò. "E mi piacerebbe sentirti dentro di me ogni notte, ma penso che tu ora dovresti ritornare alla tenda."
"M... ma..."
"Abbiamo davanti una lunga giornata e tu hai bisogno di riposo."
Mi estrassi da lui e mi sedetti; lui si girò e mi guardò, vedendo evidentemente lo sguardo di delusione sulla mia faccia, disse, "Ci saranno altre opportunità per noi di stare insieme."
Io sorrisi ed accennai col capo. Raccolsi i miei vestiti e lasciai Omari in quell'alcova appartata. Camminai sulla sabbia fredda del deserto vestendomi lungo la strada, finché non fui di nuovo al nostro piccolo campo nell'oasi. Entrai a carponi nella tenda e crollai sul giaciglio accanto a Jake. Lui si svegliò e mi guardò con occhi sonnolenti.
"Dove sei stato?" chiese.
"Io riuscivo a dormire così ho fatto una passeggiatina per rilassarmi."
Jake mi fissò per un minuto poi disse "Hai fottuto il Beduino, non è vero?"
"No! Cosa dici?" Non so perché stavo nascondendo la cosa, ma non avevo voglia di condividere l'esperienza con Jake.
"Sì, l'hai fatto! Posso vederlo nei tuoi occhi."
"Smettila, sono stanco, e questo è tutto."
Lui annusò l'aria. "Allora perché c'è odore di culo e sborra?"
Mi girai rifiutandomi di continuare la conversazione ulteriormente.
"Sì, è proprio come pensavo" disse e ritornò a dormire. "Bastardo egoista."
Non risposi, tutto quello che volevo era dormire, e mi sono addormentato. Né ragni né scorpioni mi avrebbero svegliato dal mio coma post coitale. Mi svegliai la mattina, fresco e pronto per la tappa della nostra migrazione nel deserto. Era il primo giorno di uno all'aperto e due in albergo, tre notti di caldo sesso con Omari.
Philipe
Philipe bagnò la fragola nella salsa di cioccolato fusa e la propose alla mia bocca. Morsicai la grossa bacca succosa ed assaporai i sapori inebrianti di frutta dolce e cioccolato amaro. Una goccia di succo scese al lato della mia bocca e sul il mio mento, alzai una mano per pulirla.
"Non, laissez-moi" disse Philipe.
Abbassai la mano e gli permisi di leccare via il nettare dolce. La mia bocca si aprì impulsivamente ad accettare la sua lingua quando carezzò le mie labbra appiccicose. Il piccolo chef francese mi baciò nel modo in cui solo gli uomini francesi possono.
Le sue labbra si allontanarono dalle mie, lanciò il picciuolo della fragola sopra la sua spalla, ne prese un'altra e la bagnò nel cioccolato. Morsi la seconda con gli stessi risultati della prima, lasciando un buon rivestimento di cioccolato agrodolce sulle mie labbra. Philipe si tuffò per un altro bacio con la scusa di pulirmi la bocca. Non aveva bisogno di fingere con me, era un grande amante ed un uomo sexy, poteva fare qualunque cosa volesse.
Ricordai di aver pensato come erano baciabili le sue labbra quando lo vidi, quando venne al mio tavola e si presentò. Mi disse che era un fan dei miei lavori. Fui sorpreso dal fatto che avesse visto alcune fotografie mie ma fui ancora più sorpreso di come sembrava giovane. Non era alto, ma aveva una figura compatta e caratteristiche da ragazzo, Philipe sembrava non essere abbastanza vecchio da aver finito il liceo. Allora non sapevo che lui mi avrebbe provato la sua virilità in altri modi.
Philipe bagnò un dito nel cioccolato caldo, io lo presi in bocca e lo succhiai per pulirlo; continuai a succhiarlo come fosse un piccolo cazzo, sperando che lui mettesse alla prova la mia tecnica su quello vero. Mi sorrise col suo sorriso da ragazzino ed estrasse il dito dalla mia bocca. Avanzò ed avvolse le gambe intorno al mio corpo; io sentii la sua erezione pigiare sul mio stomaco.
Afferrò la spatola di gomma con cui mescolava il cioccolato e la tenne sopra la mia testa, feci appena in tempo ad alzare lo sguardo per vedere un sottile ruscello marrone che precipitava verso di me. Aprii la bocca e sporsi la lingua per prenderlo; Philipe lasciò che il cioccolato gocciolasse sul mio mento e giù per il mio collo.
"Oops" disse fingendo una preoccupazione esagerata. "Sono stato maldestro."
Si abbassò sulla mia gola e raccolse il gocciolamento con la lingua attaccando il mio collo con le sue labbra insaziabili. Mi chinai verso di lui per permettergli di assaltare il mio collo ed il mio mento finché non sono stati puliti, dopo di che si spostò indietro e si leccò le labbra.
Fece scivolare la mano libera sotto la mia maglia a sentire lo stomaco ed il torace. Io mi strappai la maglia e la lanciai in un contenitore di farina. Ultimamente mi stavo allenando ed ero orgoglioso di sfoggiarne il risultato. Philippe si avvicinò al mio torace dimostrandosi felice dei risultati, si chinò in avanti e mi baciò i capezzoli che rapidamente si sono messi sull'attenti.
"Mm, sì, sono ansiosi non è vero?"
"Sono stati trascurati ultimamente."
"Aw, c'est dommage. Permettimi di porvi rimedio."
Non sapevo cosa avesse in mente, ma ero pronto a scoprirlo; Philipe era stato pieno di sorprese da quando l'avevo incontrato; dalla sua presentazione estemporanea, al suo invito a fare un giro della sua cucina e finalmente la sorprendente offerta di preparare un dolce per me.
Sentii il caldo cioccolato che gocciolava sul mio torace e sopra il mio capezzolo. Philippe circondò il capezzolo con la sua lingua agile, turbinando sulla salsa marrone che circondava le mie protuberanze ipersensibili. Era passato tanto tempo da quando avevano sentito il tocco bagnato della bocca di un altro uomo ed ogni colpo della sua lingua spediva brividi di passione attraverso il mio corpo.
Ricominciò a leccarmi il torace tracciando la pista di cioccolato con le labbra. Mano a mano che la salsa si induriva trovava più difficile leccare, ma Philipe era implacabile nei suoi sforzi; io chiaramente non mi preoccupavo per il bagno di lingua furioso che lui stava dando alle mie tette. Ripetè il processo sull'altro lato e, mentre lo faceva, io ero già in sovraccarico sessuale; era come se ci fosse un collegamento diretto tra le mie tette ed il mio cazzo. Ogni leccata mi portava sempre più vicino a venire nei boxer. Tentai di sfuggirgli per raffreddarmi ma Philipe aveva le gambe chiuse con forza intorno alla mia vita.
Io afferrai la spatola e lo spinsi giù in maniera che stesse appoggiato ai gomiti. "Ora è il mio turno."
Philipe non si oppose, il sorriso sulla sua faccia aumentò mentre io cominciavo a sbottonare la sua divisa da chef. Gli aprii la giacca e fui sorpreso di trovare uno strato di ricci peli castani sul torace e sullo stomaco. Se prima c'erano stati alcuni dubbi nella mia mente, ora era perfettamente chiaro che stavo trattando con un uomo, non con un ragazzo.
Feci correre le dita nei peli morbidi. "Verrà scompigliato" lo stuzzicai.
"Lo spero" disse argutamente ed aspettò che il divertimento cominciasse.
Presi un vaso di miele, il cioccolato era stato una cosa divertente, ma era ora di qualche cosa di nuovo. Gli occhi di Philipe si accesero quando mi vide alzare il vaso sopra il suo torso e guardò deliziato mentre la sostanza viscosa fluiva dal contenitore e scendeva sul suo capezzolo. Il miele si spandeva a contatto con la sua pelle calda e gocciolava ai lati del suo torace ansante. Lo inseguii con la lingua e leccai le sue costole pulendole dall'appiccicoso fluido dorato. Philipe rispose rabbrividendo incontrollabilmente.
Sparsi il miele dalla foresta di peli che circondavano il suo capezzolo allargando i peli con le labbra, redazzando la sua piccola protuberanza impertinente finché divenne rossa e gonfia. Feci piovere del miele sull’altro capezzolo facendo scendere il ruscello dorato sul lato destro del suo corpo. Philipe si lamentava piano mentre io succhiavo il fluido zuccherino dal suo torace. Lappai rumorosamente le ultime tracce rimanenti di miele dalle sue tette, ora, i peli del suo torace erano luccicanti e scivolosi per la mia saliva ed i capezzoli erano erti per l'attenzione che gli avevo prestato. Era ora di spostarsi ed avevo gli occhi su un’ulteriore punto più in basso del corpo di Philipe.
Versai del miele nel suo ombelico riempiendo il piccolo buco di liquido dorato. Lo stomaco stretto di Philipe tremò e lo sentii soffocare una risata.
"Mi fa il solletico" disse ridendo scioccamente e guardandomi con quegli occhi color caramello. "Ed è freddo."
"Fra poco lo scalderò" promisi.
Bagnai la lingua nella pozza appiccicosa per mantenere la promessa e l’avvolsi impazientemente nel miele. A quel tocco mi entusiasmai e scesi ulteriormente sul suo corpo alla cintura dei suoi pantaloni. Mai addetto alle pulizie fu più meticoloso, non tralasciai niente ma lavai via tutto. La mia bocca affamata seguì la pista appiccicosa finché questa non scomparve nei pantaloni. Io leccai il più possibile sotto la cintura fino a dove la lingua scivolosa poteva arrivare.
Philipe si contorse sotto le mie attenzioni orali e respirava a denti stretti. Sentii la protuberanza nei suoi pantaloni colpirmi la gola e mi alzai. Come risultò il piccolo bastardo francese non portava biancheria intima ed appena io sbottonai i suoi calzoni gonfi da chef, il suo cazzo balzò fuori libero e mi schiaffeggiò il mento. Feci scivolare i pantaloni alle caviglie ed indietreggiai ad ammirare il suo pezzo impressionante. Era un ventidue centimetri di carne di uomo francese intonsa, venata che sporgeva da un cespuglio ben potato di peli marroni e ricce, con un gagliardo set di noci rasate che vi penzolavano. La sua attrezzatura di per sé impressionante ma sembrava assolutamente enorme nella sua piccola costituzione.
Diedi alcuni colpi amorosi alla verga tirando giù la pelle molle per mettere in mostra la testa che nascondeva. Afferrandolo fermamente dalla base versai una buona quantità di miele sul suo cazzo snello. Philipe rabbrividì mentre il miele colava lentamente sul suo cazzo, sulla mia mano e sulle sue palle. Lo spalmai sul suo attrezzo che si contorceva, mescolandolo col suo liquido pre seminale ed amalgamandolo bene prima di scenderci sopra con la mia bocca avida.
Lavorai un po' con la mia lingua intorno al prepuzio prima di tirarlo indietro per pulire; succhiai e leccai la testa finché non fu di un brillante rosso. Per tutto il tempo le sue anche sobbalzarono e rotearono tentando impazientemente di spingere ulteriormente il cazzo dentro di me. Lo tenni a bada finché potei, ma non potevo resistere al desiderio di ingoiare completamente il suo bastone rivestito di miele. Philipe emise un sospiro gratificante quando il suo cazzo dolcificato scivolò nella mia bocca e giù nella mia gola. Io glielo succhiai assaporando i dolci sapori di succo di uomo e miele e, mentre io gli succhiavo la verga, lui era occupato a leccare il miele sulla mia mano.
"Mm sì" borbottava di quando in quando, con le mie dita in bocca, incoraggiando i miei sforzi di pulirgli il cazzo.
La libidine con cui succhiava le mie dita mi fece diventare selvaggio e mostrai la mia gratitudine intensificando il pompino. In poco tempo resi il suo uccello pulito me brillante e rapidamente lo portai al limite dell’orgasmo. Ma tuttavia non era il momento per lui di sborrare, volevo farlo resistere un po' più a lungo così, con sua grande costernazione, estrassi il cazzo dalla bocca.
Le sue palle erano ancora rivestite, le presi in bocca e le succhiai alcune volte finché non furono luccicanti anche loro. Ora rimaneva la questione delle piccole quantità gocciolate dalle sue noci nella fessura pelosa. Lo aiutai a togliersi le scarpe e le calze, dopo di che si tolse i pantaloni e rimase completamente nudo dalla vita in giù. Feci scorrere le sue anche all'orlo della cassa ed alzai le sue ginocchia al suo torace, mettendomi così in mostra il suo culo. I peli che circondano la fessura abbastanza piccola erano coperti da uno strato sottile di miele ed alcune gocce brillavano sul suo buco raggrinzito.
"Ragazzi, guarda che disordine!" dissi con finta angoscia.
"Mi hai sporcato tu" affermò Philipe "e oro devi pulire."
"Se lo dici tu" risposi e cominciai a prendere contatto col suo culo addolcito.
Alla prima leccata il suo buco spasimò. "Oh sì, mon ami. Non mi avevano mai leccato il culo" piagnucolò. "È più bello di quanto avessi sognato."
Se pensava che fosse bello, la festa fu però quando passai al buco. Leccai intorno alla fessura delicata pulendola di tutte le tracce del fluido dorato e dolce del suo culo peloso. Le anche di Philipe si dimenavano selvaggiamente nelle mie mani. Lottai per tenerle e poter colpire il suo punto dolce. Alla fine si calmò a sufficienza da permettere alla mia lingua di trovare il suo obiettivo. Dopo aver leccato la piccola gocciolina di elisir iniziai a sondare le profondità più dolci del suo ano. Philipe emise un ringhio gutturale quando la mia lingua scavò nel suo culo stretto. Le mie labbra si serrarono sopra la sua fessura e lo chiavai con la lingua lui finché non cominciarono a dolermi le mascelle. Philipe soffiava, sbuffava e cantava le mie lodi in francese.
Mi alzai per guardare il mio lavoro da manuale; allargai il suo buco rosso per esaminare se fosse pronto. Era sdrucciolevole per la mia saliva ed abbastanza aperto, e la sensazione del mio pollice che entrava spedì Philipe in convulsioni sessuali.
"Vuoi il mio cazzo nel tuo culo?" Bisbigliai curvandomi in avanti per dargli un bacio sulle labbra.
"Mais oui!" si lamentò. "Voglio con tutte le mie forze che tu mi fotta."
"Allora dovrai meritartelo" dichiarai e roteai il pollice nei suoi intestini scivolosi.
"Sì! Farò qualunque cosa tu mi chieda."
Che potere! Quel piccolo francese sexy era disposto a fare qualsiasi cosa avere il mio cazzo. Non sapeva che l’avrei chiavato anche gratis, quello sarebbe stato il mio piccolo segreto.
"Scivola a quella sporgenza e succhiami l’uccello" comandai.
Mi spostai per dargli spazio per scivolare ed accosciarsi tra me e la cassa. Philipe era ansioso di alimentarsi del mio cazzo come era chiaro dai suoi movimenti frenetici. Quasi mi lacerò i pantaloni ed i boxer per arrivare al mio pene solido come la pietra. Era ansioso di darmi un piccolo servizio di labbra da piccolo chef. In men che non si dica aveva liberato il mio animale e vi aveva avvolto le labbra. Se ne alimentava sbavandoci sopra il più possibile.

"È buono? Huh? Ti piace il gusto del mio cazzo nella tua bocca?"
Tolse la bocca dal mio cazzo e gli diede una leccata finale prima di rispondere, "Sì, ha un sapore molto buono, ma io conosco qualche cosa che gli darà un sapore ancora migliore. Aspetta qui."
Non mi sarei mai mosso; Philipe scappò al frigorifero; mentre lui era là io calciai via velocemente le scarpe ed uscii dai pantaloni e dalla biancheria intima. Quando tornò, non più di dieci secondo più tardi, io mi ero tolto camicia, cravatta e scarpe, ed aspettavo la sua sorpresa. Lui riprese la sua posizione in ginocchio di fronte a me e mostrò orgogliosamente una lattina di crema di formaggio. Con un ghigno sinistro che avrebbe fatto squagliare il cuore di ogni uomo, avvicinò il mio cazzo alla sua bocca e lo rivestì con una spessa copertura di freddo e schiumoso formaggio. Io ansai per l'improvvisa sensazione di freddo. Philipe fece roteare a spirale la sua lingua calda intorno alla testa e leccò via il rivestimento di crema, poi vi avvolse le labbra e lo succhiò per pulirlo.
Continuò così scendendo per tutta la lunghezza della mia verga, leccando via la crema per pulirla ed una volta che l’ebbe lavata, vi spruzzò sopra un altro strato, questa volta assicurandosi di applicarne anche sulle mie noci gonfie. Invece di leccare questa volta lo succhiò in bocca ingoiando quindici centimetri buoni prima di fargli toccare il fondo. Come un uomo delle pulizie con l’aspirapolvere, succhiò la via la crema. Soddisfatto del lavoro fatto estrasse il cazzo dalla bocca e scese alla base per finire il lavoro. La sua lingua frustando selvaggiamente pulì il resto del cazzo e cominciò a lavorare sulle palle. Se avesse continuato a succhiarmi il sacco ancora un po’ avrei spruzzato la mia crema sopra l’altra. Gli afferrai i capelli e lo tirai via dalle mie palle.
Aveva un aspetta così fottutamente eccitante con un filo sottile di crema intorno alle labbra ed un po’ sulla punta del naso. Mi piegai per leccarglielo via, poi bisbigliai "Alzati e voltati."
Philipe si asciugò i baffi di crema e si alzò. Io alzai una delle sue gambe sopra la cassa per poter dare un'altra bella occhiata al suo bel buco prima di fotterlo. Aprii le natiche per esporre la fessura rosea, la toccai leggermente per scaldarla. Lui sembrava un po’ più teso rispetto a quando ci avevo giocato la volta precedente, e sobbalzò quando sentì il pollice colpire il buco.
"Cosa c’è che non va?" chiesi baciandolo sulla soda natica rotonda.
"Non ho mai avuto qualche cosa di grosso nel culo" ammise. "Non sono sicuro di essere pronto."
"Sarò gentile" promisi, ma lui sembrò essere ancora esitante. "Non vuoi che ti fotta?" Chiesi. Feci scivolare il pollice nel suo culo e dai suoi lamenti direi che gli piaceva essere chiavato.
"Sì, voglio essere fottuto, ma... farà male."
Era tremendamente stretto e la mia saliva non poteva essere sufficiente. Poi ebbi un'idea, afferrai il tubetto di formaggio dalla sua mano e spinsi l'imboccatura nel suo culo stretto.
"Cosa succede..." La risposta venne rapidamente dalla sensazione eccezionale dei suoi intestini riempiti dalla crema. Io continuai a spruzzare finché la bianca crema non ha cominciato a sgorgare. Estrassi l'imboccatura e rimisi il tubetto sul banco.
"Ora rilassati" dissi appoggiando il mio cazzo ansioso al suo piccolo buco.
Lo aprii leggermente e vi spinsi dentro l’uccello. Grazie al lubrificante che avevo aggiunto il culo di Philipe accettò facilmente i miei grossi ventitre centimetri e ben presto fui seppellito profondamente nel suo tunnel ripieno di crema. Mi ritirai per alcuni centimetri e poi spinsi di nuovo costringendolo ad emettere un piccolo piagnucolio ed un po’ di crema dal culo.
"Cosa senti?" Chiesi mentre aumentavo lentamente l'intensità della chiavata.
"Incroyable!" si lamentò.
Sì, anche per me era piuttosto incredibile. Ora stavo spingendo piuttosto forte, la crema ribolliva nel profondo nei suoi intestini mentre lui mormorava oscenità.
"Encule-moi!" comandò. Philipe stava veramente godendo e lo stesso era per me. Il suo culo era così incredibilmente stretto e caldo, anche col lubrificante cremoso, il suo buco del culo afferrava il mio cazzo come un morsetto. Estrassi, lo voltai e l'alzai su sopra il banco. Volevo vedere la sua bella faccia mentre lo riempivo col mio cazzo. Lui alzò le gambe sulle mie spalle ed io spinsi di nuovo il mio uccello nel suo buco stretto e cremoso.
"Ah oui, ah... c'est bien!"
Spingevo nel suo culo trattenendomi per prolungare la sensazionale ed evitare l'inevitabile. Spinsi il mio corpo contro suo e continuai a sondare profondamente il suo retto. La sua strettezza era incredibile e non sarebbe passato molto prima che vuotassi le miei noci. Doveva aver visto la smorfia sulla mia faccia e doveva aver capito che ero sull'orlo.
Mi baciò sulle labbra e disse "Donne-moi ton foutre! Voglio che tu mi rivesta con la tua glassa cremosa."
"Uhn... sì, baby... viene!"
All'ultimo minuto strappai il cazzo fuori dal suo culo e lo spruzzai con la mia sborra. Sparai schizzando ruscelli di sperma sul suo torace peloso e sulla pancia. Philipe si strofinò la sborra dappertutto, ricoprendo la sua pelliccia marrone e riccia e leccandosi poi le dita per pulirle. Le ultime gocce gocciolarono sopra il suo cazzo ancora duro.
Mi chinai e trascinai la lingua lungo la parte inferiore del suo cazzo, era quello che ci voleva per sguinzagliare il suo orgasmo potente. La mia bocca era giunta alla punta del suo cazzo e ricevette il suo carico enorme. Vi avvolsi le labbra e succhiai la sua sborra spessa e cremosa, sapeva di miele. Quando il suo uccello smise di contorcersi ed io avevo ingoiato l'ultima goccia di sperma, lasciai cadere la carne che stava diventando molle dalla mia bocca e lo guardai.
Lui sorrise e fece correre le dita tra i miei capelli. "Buon compleanno" disse. "Spero ti sia piaciuto il tuo dolce speciale."
Sorrisi di nuovo dando un'altra leccata al suo attrezzo flaccido. "Sicuro, infatti penso che vorrò fare il bis."
Così per tenere sotto controllo il mio peso
Quinn
L'unico modo di descrivere la sensazione di volare in deltaplano è liberazione. Secondo me è il punto più vicino che creature umane siano mai arrivate al volo autonomo ed io non riesco ad immaginarmi un'altra attività più divertente, beh forse solo una. Come per tutti gli sport estremi che pratico, anche a questo sono stato iniziato dal Signor Sfidaconsestesso, Jake. Come per tutte le cose che fa, lui se n’è annoiato ben presto, invece io sono ancora appassionato e lo pratico ogniqualvolta il tempo me lo permette.
Ho scoperto un eccezionale centro di deltaplano Nuova Zelanda durante un servizio e dopo aver finito il mio impegno per la rivista, ho decisi di volare. Era un giorno perfetto per il deltaplano, il cielo era chiaro ed i venti appena accennati. Ho noleggiato un deltaplano, ho firmato tutte le scartoffie e mi sono avviato con alcuni altri membri del club.
Le rupi sovrastavano le belle acque blu del mare di Tasmania, mi sono fermato un momento per godere di quell'incredibile vista, ho inspirato l'aria salmastra e poi mi sono spinto nel precipizio di cento metri; le ali si sono gonfiate nell’aria ed in poco tempo mi sono trovato a volare nell’eccezionale brezza mattutina. Ormai volavo da alcuni anni ed ero divenuto esperto e mi potevo permettere virate e tuffi, ma c'era qualche cosa in quel volo che mi faceva sentire più vivo... più audace. Sicuro di me stesso eseguii delle manovre sempre più complicate con risultati favorevoli.
Avrei potuto stare lassù per sempre, ma la mattina stava passando e gli altri membri del club presto mi avrebbero richiamato per rientrare, quindi mi sono accinto ad atterrare. Il successo delle mie evoluzioni mi aveva reso spensierato e presuntuoso e non stavo prestando attenzione alla manovra di atterraggio, stavo andando troppo velocemente e la terra stava precipitando verso di me. Tentai di rialzarmi ma era tardi e colpii la terra ad una velocità troppo alta. Atterrai sui miei piedi, che è una buona cosa, a quella velocità era disastroso. Immediatamente sentii un dolore alla gamba destra, qualcosa di diverso da qualsiasi cosa avessi mai sentito prima, i miei urli fecero accorrere gli altri.
"Cosa succede? Dove fa male? Non muoverti!" li sentii gridare, dopo di che tutto è confuso, ricordo una barella, un'ambulanza, ed il grande dolore. Mi diedi del buono a nulla e quando arrivammo all'ospedale pensavo di essere sul punto di svenire. Mi spinsero in una stanza dove un dottore mi stava già aspettando per visitarmi.
Si presentò come il Dott. Rogers e cominciò i soliti controlli per assicurarsi del mio stato, poi cominciò con le domande, cos’è accaduto? Dove fa male? Qui fa male? E qui? Io spiegai la situazione mentre lui colpiva e pungolava varie parti del mio corpo.
"È la mia gamba destra, Doc... Penso sia rotta."
"Lasci fare a me la diagnosi per favore" disse afferrando la gamba destra e spostandola leggermente. Io gridai tanto forte che probabilmente svegliai anche i morti nell’obitorio. Mi guardò con un'espressione arcigna e disse, "Penso sia rotta." E fece seguire alla prognosi con sorriso d’intelligenza. Maledetto! Se non fossi stato così dolorante, gliene avrei dette quattro, ma tutto ciò che potevo pensare era che il male passasse in fretta.
"Faremo dei raggi X per assicurarci. Va bene?"
Accennai col capo e mi portarono via per le “fotografie”. Certamente, era rotto... in due punti. Ero stato ammalato raramente e non mi ero mai rotto prima di allora. Essendo la prima donna che qualche volta so essere, avreste pensato che mi avevano diagnosticato una malattia rara, fatale e che avevo solamente pochi giorni da vivere; cominciai ad urlare istericamente.
"Su, su" disse il Dott. Rogers. "Possiamo ripararlo. Per un po’ dovrà dimenticare il deltaplano, ma in poche settimane sarà come nuovo. Stia seduto tranquillo ed io ritornerò subito."
Io accennai col capo e lui uscì, tornò alcuni minuti più tardi con un carrello di attrezzi.
"Prenda queste", disse offrendomi un paio di pillole ed una piccola tazza di carta. "Lo terrà tranquillo mentre metterò a posto l’osso."
Ingoiai le pillole, er4ano davvero potenti, mi sentii meglio e fui in grado di rilassarmi mentre il dottore delicatamente sistemava la gamba. Il tatto delle sue mani morbide contro la mia pelle, la melodia dolce del suo accento neozelandese e l'odore stranamente calmante di antisettico fu sufficiente a farmi precipitare come in trance. Lui continuava a chiacchierare, niente di cui mi possa ricordare, ma era bello sentire la sua voce. Prima che me ne rendessi conto aveva fatto tutto.
"Fatto, tutto a posto, lei è un individuo sano e la frattura non era troppo complicata. Fra quattro settimane si faccia controllare dal suo dottore."
"Davvero... io stavo pensando di rimanere un po’ in Nuova Zelanda, potrei prolungare il soggiorno e verrò da lei per farmi togliere il gesso. Va bene?"
"Sicuro,lei è un paziente simpatico, mi farà piacere rivederla" disse e mi accarezzò la mia coscia ammiccando.
La mia pelle formicolò di eccitazione quando sentii la sua calda mano sulla parte superiore della mia gamba; ignorai i miei ormoni troppo attivi e sorrisi. "Grazie Dott. Rogers."
"Mi chiami Quinn... così mi chiamano i miei pazienti."
Mi diede un elenco di cose da fare e non fare per le settimane seguenti e mi diede l’appuntamento per la visita seguente, io lo ringraziai di nuovo e zoppicai fuori dell'ospedale.
Passai il mese seguente girando Nuova Zelanda e Australia, facendo le cose che il mio stato permettevano. Era stupendo essere ingessato, uomini e donne si precipitavano ad assistermi per qualsiasi cosa necessitassi, alcuni di loro mi passarono anche il loro numero di telefono e mi dissero di chiamarli se avessi avuto bisogno di un’assistenza più personale. Non ne presi in considerazione, non mi sentivo molto sexy con la gamba ingessata.
Il tempo passò rapidamente, seguii le regole del dottore alla lettera, la gamba rotta non era stato un grosso inconveniente come io mi ero aspettato, ma ora ero ansioso di togliere quel dannato gesso. Tornai all'ospedale e, dopo che mi ebbero fatto le radiografie, andai nella stanza delle visite ed aspettai il buon Dott. Quinn. Non fu un'attesa lunga, ma mi parve di restare un’eternità su quello stupido lettino coperto da un'irritante carta crespa; poi il Dott. Quinn entrò con un carrello pieno di attrezzature ed una grande busta.
"Tutto bene? Diamo un’occhiata alla radiografia?"
Appese le lastre allo schermo e girò l’interruttore; la luce si accese rivelando le ossa delle mie gambe.
"Quella di destra risale a quattro settimane fa. Questa è la sua gamba oggi... completamente guarita"disse indicando. "Vale a dire che noi taglieremo questo gesso."
"Sì per favore."
Guardai nervosamente mentre il Dott. Quinn approcciava il gesso, sapevo che la lama non era per tagliare la carne, ma avevo dei dubbi; di tanto in tanto mi guardava per vedere le smorfie di paura che facevo e ridacchiava.
Sicuramente non sentivo dolore ed osservai delle cose del Dott. Quinn che non avevo notato prima, come le sue fossette profonde e i suoi begli occhi blu scuro nascosti dalle lunghe ciglia; i bei baffi curati e la barbetta a punta che incorniciavano le labbra morbide, rosee sopra un sorriso bianco; le spalle larghe che riempivano il camice bianco. Sìano il camiceso intivo dolore non mi sentivo molto sexy con la gamba ingessata, senza il velo del dolore vidi il buon dottore per lo stallone nerboruto che era e mi piacque quello che vidi. Lo guardai come una sfilata di costolette sul barbeque mentre tagliava l'ultimo centimetro di gesso e me lo sfilava dalla gamba.
"Cosa diavolo è successo alla mia gamba?" Ho gridato, la gamba sembrava deforme e la carnagione grigiastra.
"È perfettamente naturale. Come pensa sarebbe il suo aspetto se non avesse sole, aria o esercizio per quattro settimane?"
"Dannatamente meglio, spero."
Rise. "Non si preoccupi, questa gamba in poco tempo tornerà bella come l’altra"
"Non pensi che io sia vanesio" dissi raccogliendo il suo commento.
"No, affatto, ma anche se lo fosse sarebbe un suo diritto. Lei dovrebbe essere orgoglioso del suo aspetto", disse con un caldo sorriso. Poi tenne la mia gamba nella sua mano e cominciò a spremerla delicatamente, ad alzarla e girarla. "Fa male?" chiese.
"No"
Le sue mani risalirono lungo la gamba. "E adesso?"
"No"
Le sue mani ora stavano sentendo la parte superiore della coscia, lontano dalla frattura e pericolosamente vicino al mio cazzo molle. "E qui?" chiese, la sua mano spremeva delicatamente la coscia ed il suo pollice scivolò accidentalmente sotto i miei pantaloncini.
"N... no" balbettai. Era bello... troppo bello. Il suo esame aveva svegliato la mia bestia a riposo e già si stava formando una protuberanza ben visibile nei pantaloncini. Io sperai e pregai che lui non lo notasse. Anche se non avevo avuto occhi che per lui per la maggior parte dei venti minuti di visita, avevo fatto in modo che non fossero evidenti i miei desideri, e ora mi sembrava una cosa... raccapricciante.
"Lei è come nuovo" dichiarò apparentemente inconsapevole del mio problema.
"E libero di andare?" Chiesi alzandomi impazientemente sul lettino.
"No, non completamente."
"Perché? Cosa non va?"
"Devo ancora controllare le sue funzioni vitali... assicurarmi che sia in salute prima di dimetterla."
"È veramente necessario?".
"Impaurito?" rispose mettendomi il termometro tra le labbra.
Aprii la bocca e gli permisi di far scivolare il tubo di vetro sotto la mia lingua. In attesa del risultato mi chiese di sbottonare i due bottoni superiori della camicia e dopo averlo fatto sentii il metallo freddo dello stetoscopio pigiato contro il mio torace. Lo fece scivolare intorno per trovare la posizione migliore per ascoltare il cuore. Mentre lo faceva strusciò ripetutamente contro il mio capezzolo che, come nella sua natura, immediatamente si indurì.
"Il suo cuore corre" commentò. "Non è nervoso, vero?"
"Un po’" borbottai col termometro conficcato in bocca.
"Non lo sia, è in buone mani." Sorrise e continuò ad ascoltare il mio batticuore.
Sapevo di essere in buone mani, era quello di cui ero preoccupato. Fece scivolare la mano fuori della mia camicia ed estrasse il termometro dalla mia bocca.
"37" osservò. "Un po’ caldo, ma nulla di cui preoccuparsi."
Continuò controllando la pressione che era stata appena lievemente più alta della norma ma sempre nella norma. Il dott. Quinn prese nota dei risultati poi mi disse di alzarmi.
"Ho anche un'ernia, non deve controllarla?"
"Non penso che sarà necessario" rispose con una risata sedendosi su uno sgabello accanto a me.
Ora aveva gli occhi al livello del mio cazzo sovreccitato che stava facendo un vero show impressionante. Lo considerò poi per un momento mi guardò.
"Forse è il caso di verificare se l’ernia è ordine" si corresse. "Se fosse così gentile da togliersi i pantaloncini e la biancheria intima."
Sfibbiai nervosamente la cintura e comunque i miei sforzi di per far sgonfiare la mia erezione furioso inutili, l’unica cosa che potevo fare era prolungare l'atto di rimuovere i pantaloncini. Respirai profondamente, uncinai i pollici nella cintura dei pantaloncini facendoli scivolare con la biancheria intima giù alle caviglie.
"Mi spiace" borbottai quando mi drizzai e mostrai al Dott. Quinn il attizzatoio ansioso. Sbirciava fuori da sotto le falde della camicia e si protendeva a due centimetri scarsi dal naso del dottore.
"Non si scusi" disse. "Lei non è l'unico paziente che abbia avuto un'erezione mentre io lo esaminavo."
"Sì, ma..."
Le mie parole furono interrotte dalla sensazione della mano del Dott. Quinn che mi schiacciava e tirava le palle. "Tossisca" comandò. Lo feci e lui schiacciò ed accarezzò ripetutamente il mio sacco. "Di nuovo" ordinò. Io tossii di nuovo e lui accarezzò i miei gemelli ulteriormente e li schiacciò più forte. "Ancora una volta" mi disse ed io rispettai l’ordine. Lasciò andare le mie palle ed avvolse le dita intorno alla mia asta pulsante.
"Cosa sta controllando ora?" Chiesi pigramente.
"La disfunzione erettile" rispose sinceramente.
"Sì? Sta funzionando bene, vero?"
Diede al cazzo alcuni colpi lenti. "Tutto sembra stia funzionando più che bene, ma non voglio essere troppo frettoloso nel mio giudizio... forse dovrei condurre un esame più completo."
"Qualunque cosa lei ritenga, Doc."
Mi adagiai di nuovo sul lettino e lasciai che il Dott. Quinn avesse miglior accesso al mio uccello. Lui l'esaminò come aveva detto, i suoi occhi erano incollati al mio mostro pulsante mentre mi masturbava lentamente e mi parve di vedere che si formasse della all'angolo della sua bocca. La sua stretta era quasi dolorosa ma, soprattutto, mi dava un piacere incredibile. La sua mano scivolava su e giù sulla mia asta, tirando la pelle molle della testa e mettendo in mostra la punta gonfia.
"Soffre di eiaculazioni precoci?" chiese. La sua faccia si avvicino alla mia verga dura.
"Nessuno si è lagnato finora" ho scherzato.
"Molto bene" disse continuando a fissare il mio cazzo. "È bene che sappia che questo esame può durare a lungo... e può diventare piuttosto intenso."
"Non c’è problema."
Sorrise poi cautamente diede una leccata rapida al mio uccello. Vidi il liquido pre seminale penetrare nella sua bocca, apprezzò il suo sapore dolce e salato, prima di spremerne fuori un'altra goccia da assaggiare. Afferrando il cazzo alla base, lo schiaffeggiò contro le sue labbra prima di infilarselo in bocca che era calda come un forno a vapore. Non avevo mai sentito prima di allora niente del genere. Il Dott. Quinn succhiò come se fossero una cannuccia gli otto, dieci centimetri alloggiati nella sua bocca.
"Doc, Lei è un incredibile succhiacazzi!"
Era troppo occupato per rispondere ma i risucchi aumentati di intensità mi fecero capire che aveva apprezzato il mio complimento. Ingoiò altri tre o quattro centimetri di verga e si mosse su e giù. Ogni volta che la mia asta colpiva il fondo della sua gola emetteva un rumore sexy. Ogni volta pensavo che avrei scaricato il mio carico giù per la sua gola, ma in qualche modo riuscii a resistere.
Lui si infilò una mano in tasca e ne estrasse un guanto di gomma. Ho capito dove andava a parare molto prima di sentire il rumore della gomma che si infilava sulla sua mano, mi mossi sul lettino mentre lui estraeva un piccolo tubo dall’altra tasca. Ne estrasse della pasta chiara che mise sulle sue dita coperte di gomma ed io alzai le gambe sulle sue spalle.
Nello stesso momento il suo polli scivolò nel mio culo, il mio cazzo scivolò nella sua gola ed io fui colpito da ad una dose duplice di piacere carnale. Il suo dito andò diritto alla mia prostata ed il mio cazzo immediatamente guadagnò un altro pollice in lunghezza.
"Unnnnnnh! Dannazione sì!"
Dimenai le anche tentando di far penetrare più in profondità il suo dito; lui fece di meglio e fece scivolare due dita nel mio buco avido.
"Oooooh, cazzzoooo!" Gridai mentre il Dott. Quinn mi penetrava e mi solleticava il punto G con tre dita. Che bello! In breve mi avrebbe fatto arrampicare sui muri. Le mie anche erano per buoni venticinque centimetri fuori dal lettino ed io spingevo selvaggiamente nella sua gola. Non potevo più resistere.
"Sto per sborrare, Doc e sarà una cosa enorme!"
Doc intensificò le succhiate e le spinte nel culo, determinato a prendere il mio carico e, ragazzi, lo trovò. Il mio corpo si tese su ed un brivido intenso scese per la mia spina dorsale mentre io scaricavo un torrente nella gola assetata del buon dottore. Un mese di astinenza sgorgava dal mio uccello, ma lui l'ingoiò più rapidamente di quanto io potessi versarlo. Quando le mie noci arrivarono ad aver pompato fuori l'ultimo carico cremoso, i battiti potenti del mio cazzo erano diminuiti ed io ero ricaduto con un tonfo sul lettino, il Dott. Quinn estrasse le dita dal mio culo e lasciò che il mio uccello si dimenasse fuori dalla sua bocca.
Si alzò e si tolse il guanto di gomma, sembrava fosse pronto ad andarsene, ma io non ero ancora soddisfatto. Di solito non mi interessa essere chiavato dopo essere venuto, ma il mio culo prudeva e voleva essere riempito. Guardai la protuberanza nei pantaloni del dottore e capii da che cosa volevo essere riempito.
"Non vorrà andarsene così presto, è Doc?" Chiesi toccandomi il buco come un assatanato di sesso.
"Vorrei fermarmi ma ho altri pazienti che hanno bisogno del mio aiuto, amico."
"Ma io non penso che Lei abbia finito il mio esame, Dott. Quinn."
Prima che lui avesse l'opportunità di rifiutare, L’afferrai per la cravatta e lo tirai a me in un bacio appassionato. Lui si unì al mio gioco e, fiducioso che non avrebbe tentato di andarsene, lasciai andare la cravatta. La mia mano scese lungo la parte anteriore del suo corpo finché no si fermò sul pacco gagliardo ricoperto dai pantaloni. Lui si lamentò mentre lo baciavo e la sua mano coprì la mia. Insieme accarezzammo il suo inguine, non erano più necessarie scuse mediche, sapevamo cosa stava per accadere ed ambedue lo volevamo, ed io ora lo volevo!
Gli aprii i pantaloni e brancolai alla ricerca del suo cazzo; fortunatamente per me il dottore indossava dei boxer e ci volle poco per liberare il serpente dalla sua gabbia. Il Dott. Quinn era in calore, il suo uccello era lungo venticinque centimetri (forse di più) ed abbastanza grosso. Sporgeva orgogliosamente dalla patta dei suoi pantaloni ed era duro come acciaio. Ora che il suo cazzo era libero, il Dott. Quinn non sprecò tempo prima di usarlo. Alzò bruscamente le mie gambe posando le caviglie sulle sue spalle, ed imbottì il mio buco eccitato col suo attizzatoio. Mi aveva già lubrificato a sufficienza ma sentii ogni centimetro della sua invasione brutale. Era un dolore piacevole... a dire il vero.
Soffocò i miei lamenti con un bacio, la sua lingua invase la mia bocca mentre il suo uccello continuava a devastare il mio culo. Il suo chiavare era veramente animalesco ed era precisamente quello in cui io speravo. Non pensavo ad altro mentre lui arava il mio culo col suo grosso cazzo finché non avesse scaricato la sua sborra profondamente nei miei intestini. Avrei potuto vivere solo per quello.
La sensazione del suo cazzo che dilatava il mio buco e scavava nel mio stomaco era stupenda. La sensazione del lino che mi carezzava il culo mio e la sua cravatta di seta che solleticava la parte inferiore del mio cazzo ritornato duro mi ricordava che il dottore era così ansioso di sfottermi che non aveva perso tempo a spogliarsi; il pensiero di essere così irresistibile mi esaltava.
"Fottimi, Doc!" Gemetti staccandomi dal suo bacio. "Riempimi il cazzo col tuo grosso cazzo, come vuoi."
Il Dott. Quinn lo sfilò fino a che solo la punta del cazzo rimase nel mio culo, dopo di che spinse la sua grossa bestia nel mio retto. La forza mi fece veder le stelle e, nel momento in cui ripresi i sensi, lui lo fece di nuovo. Era tanto che non venivo inculato e la foga con cui lo faceva mi faceva pensare che fosse lo stesso per lui. Chiusi gli occhi, reclinai indietro la testa.
Il Dott. Quinn mi sfotteva, mi sfotteva e poi mi sfotteva sempre più forte. Non solo aveva il cazzo di un toro, ne aveva anche la resistenza. Non mi lagnavo di quello, ma non poteva durare per sempre e, dopo 30 minuti buoni di spinte nel culo, sentii il corpo del dottore contrarsi e le spinte accorciano. La sua faccia divenne rossa e si contorse in una smorfia minacciosa che annunciava che il suo orgasmo si avvicinava.
Con un ringhio selvaggio il Dott. Quinn vuotò il contenuto delle sue palle nei miei intestini. Dovevo aver avuto ragione su fatto che non lo faceva da molto perché la sua sborrata fu enorme. Scaricò litri e litri di sperma nei miei intestini doloranti, a tal punto che gocciolò fuori dal mio buco, nella mia fessura e sopra il lenzuolo di carta bianca. Il cazzo del Dott. Quinn sguazzava nel mio buco nella sua sborra. Era sufficiente per farmi partire, il mio cazzo si scosse e rigetto un altro carico spesso.
Restammo paralizzati per l’esaurimento e la soddisfazione ma trovammo l'energia per slacciarci. Il mio culo si sentì vuoto senza il cazzo enorme del Dott. Quinn dentro. Probabilmente sarei stato disponibile per un altro round ma ho pensato di aver preso già abbastanza del tempo del dottore, tempo che avrebbe potuto spendere guarendo altri pazienti.
Il Dott. Quinn si tolse la cravatta fradicia di sperma e la lanciò nel bidone della spazzatura. "Lei sembra essere in condizioni eccellenti, è libero di andarsene."
"Non so, Doc la spalla destra sta infastidendomi ultimamente; forse dovrei prendere un appuntamento per domani così Lei può verificarla prima che io torni a casa."
"Mi sembra che abbia veramente dei problemi... non penso che dovremmo aspettare tanto a lungo" disse tentando di stare serio. "Di solito non lo faccio, ma forse posso provare a chiamarla... direi... stasera?"
"Benissimo." Scrissi i dati del mio albergo sul suo blocco e gli dissi che ci saremmo visti più tardi quella sera. Gli avrei dato una buona dose della mia medicina.
di
scritto il
2012-02-13
3 . 1 K visite
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