L'avvocatessa Cap. 17 (Il cliente- parte nona-)

Scritto da , il 2020-07-05, genere dominazione

L'A V V O C A T E S S A
Cap. 16 (Il cliente – parte nona-)

Sono nuda, con le spalle al muro, accasciata, con un pene sporco in bocca, un altro lo sto segando, mentre una donna sovrappeso, avanti con gli anni, si sta oscenamente masturbando davanti ai miei occhi, ed Antonio si gode la scena da un angolo di questo scantinato, guardandomi con la testa piegata su un lato, curioso delle mie reazioni. Quando posso lo guardo negli occhi sfidandolo, lascio per un momento il servizietto:” Ti piace quello che vedi? Non ti piacerebbe se lo facessi anche a te?” “Zitta, puttana, e continua!” è la sua risposta quasi sdegnata:”Contento tu!” faccio e riprendo a succhiare con nuova lena; ora mi dedico all'altro che non è in condizioni migliori del precedente, ma oramai, come suol dirsi, ci ho fatto la bocca -eh,eh,eh- allungo la mano e raggiungo la vulva della donna, le carezzo il fulvo pelo appiccicoso ed incrostato, trovo l'apertura e ci infilo due dita, lei butta indietro la testa, chiude gli occhi e mugola di piacere – chissà da quanto tempo non riceveva queste attenzioni- ; mi rialzo, mi giro, mi appoggio al muro inarcando il mio bel fondoschiena ed allungando le braccia in alto, subito mani vogliose prendono possesso del mio corpo, seno, sedere, cosce subiscono l'oltraggio di quelle dita sporche, che si insinuano fra i glutei i mi penetrano sia davanti che dietro, partecipo ruotando le anche, sento che si sincronizzano nei movimenti, mi sciolgo come un ghiacciolo, i miei umori colano lungo l'interno cosce e vengono raccolti dalla lingua della donna, sto godendo, è innegabile:”Tu riusciresti a farmi godere cosi?” interrogo con la voce rotta il guardone, che scatta e mi allunga un ceffone:
“Ti ho già detto che devi tacere, puttana!”, mi grida furioso, ma, credo, che la mia tattica stia sortendo i risultati sperati. Fantastico, ma intanto i due uomini vogliono farmi la festa, uno si sdraia sul pagliericcio, l'altro mi prende, mi fa mettere a cavalcioni del pene ben eretto del compagno che mi penetra senza sforzo, dato che sono abbondantemente bagnata, mi fa piegare, sento che con la saliva sta umettando il mio buchetto grinzoso – hai capito vogliono la doppietta-, il suo membro si fa strada e mi apre l'ano, lo sento muoversi dentro di me in sincronia con l'altro che ho in vagina, ci sanno fare, sto di nuovo godendo e se non ci fosse il piccolo particolare che sono vicino al viso dell'uomo che ho sotto di me, che ansima mandandomi zaffate puzzolenti del suo fiato, che sa di alcool pessimo, carie avanzate e cibo avariato, ma purtroppo non basta, perché mi trovo davanti alla bocca la vagina pelosa ,naturalmente, maleodorante della donna:”Dai leccamela!” mi ordina e la appoggia alle mie labbra, ho un moto di repulsione, stacco il volto da quella scomoda posizione ed incrocio lo sguardo divertito di Antonio; per me quel sorrisetto è come una sferzata ed allora mi butto in mezzo a quella selva, con la lingua la districo ed arrivo alle grandi labbra, le separo spingendo, entro dentro di lei: non so dirvi il sapore perché penso che in natura non esista, se non, forse, penso possa essere quella di una scrofa in calore: basta poco e la mia bocca si riempe di quello che ritengo sia uno squirt -ne avevo ingoiati di più profumati-; la donna è squassata da fremiti, mi prende la nuca e mi tiene bloccata con il viso sul suo ventre, intento i due uomini sono giunti allo stremo e li sento scaricarsi dentro di me, riempiendomi di caldo sperma; escono dai miei orifizi, mi fanno accucciare e raccolgono i loro fluidi che escono dall'ano e dalla gnocca in un bicchiere sporco trovato chissà dove: “Bevi, signora, è buona sai!” Lo prendo, mi rivolgo verso Antonio, lo sollevo a mo' di “cin cin” e lo bevo in sol colpo: apro poi la bocca e mi lecco le labbra come se avessi assaporato un Sagrantino stagionato.
Voglio prendere in mano la situazione, mi avvicino ancheggiando ad Antonio, mi fermo davanti a lui, allargo le gambe e me la carezzo voluttuosamente, mi avvicino al suo orecchio e gli sussurro:”Può bastare? Prendimi adesso che sono sporca dappertutto, non ti eccito? Hai qualche altra sorpresa?”Sento la sua mano fra le gambe, mi inserisce con forza tre dita nella figa, sembra quasi mi voglia sollevare, mi fa male, ma mi dà anche un brivido di piacere, cerco la sua bocca, ma mi giunge un nuovo ceffone che quasi mi fa cadere:”Vuoi che baci quella fogna?”Mi fa con lo sguardo cattivo che gli ho visto altre volte. Anche questa mia avance è stata respinta, comincio a disperare di poter raggiungere l'obiettivo e si fa strada in me l'idea di abbandonare la sfida.
Mi sfrego la guancia colpita, ricambio lo sguardo di odio, cerco di fargli capire che la misura è colma, a tutto c'è un limite. In quel momento entra Alex, fa uscire i tre soggetti che si sono trastullati con il mio corpo, mi prende, a seguito di un semplice scambio di sguardi con Antonio, e mi lega le braccia ad un anello posto sopra la mia testa:” Che volete adesso?” chiedo alterata. “Visto il tuo comportamento, sarai punita, come era negli accordi! Vai Alex, non essere tenero con questa ribelle!”
Sono completamente esposta, le mie parti più sensibili sono prive di protezione, mi agito e ho voglia di urlare la mia frustrazione, ho anche paura di quello che mi può capitare, non ho messo in preventivo di subire questa tortura: Alex si toglie la cinta dei pantaloni che, a vederla, è di un cuoio robusto e probabilmente doloroso: ansimo, il petto segue l'andamento del respiro. Respiro profondo cercando di riprendere il controllo su di me e sulle emozioni; mi lasciano il tempo di calmarmi, il respiro ritorna normale, sono pronta ed arriva il primo colpo appena sotto il seno che mi fa stringere i denti, ma riesco a reprimere l'urlo che mi sale in gola. I due si scambiano sguardi, Antonio ordina Alex esegue: un nuovo colpo mi prende in pieno il seno togliendomi il fiato, il dolore è lancinante, sento calde lacrime scivolarmi sul viso; nuovo colpo sul pube, cerco di ripararmi incrociando le gambe, ma accuso il colpo, facendo forza sui polsi raccolgo le ginocchia al tronco, ma con una spinta mi gira su me stessa, mi colpisce alle reni e subito dopo ai glutei, il dolore diventa insopportabile piango ininterrottamente, la vescica mi si vuota involontariamente, facendo una pozza giallognola ai miei piedi, oramai ha vinto, sono piegata, non sopporto più e con la voce rotta:”Basta, ti prego, non ce la faccio. Finiamola qui.”
Antonio fa un gesto ed Alex si rinfila la cintura, poi inaspettatamente Antonio si avvicina al mio volto, mi lecca le lacrime che bagnano il mio volto, mi guarda negli occhi:” Giovanna, Giovanna perché hai voluto resistermi, ci saremmo evitati tutto questo! Mi sei piaciuta dal primo incontro nel tuo studio, fra noi la storia poteva essere diversa, ma hai voluto sperimentare, ma tutti gli esseri umani hanno un punto di rottura, non si può resistere all'infinito, bisogna solo scoprire, quale è il confine. Te, debbo dire, sei stata bravissima!” Mentre mi sussurra queste parole all'orecchio, con la mano mi carezza l'interno cosce bagnato dai più vari liquidi, sperma, saliva, urina, mi sfiora dolcemente il pube provocandomi un sussulto: sono ancora dolorante per i colpi ricevuti; si rivolge ad Alex, gli ordina di slegarmi e di portarmi a casa sua.” Sai quello che devi fare!”
Mi avvolge in un lenzuolo si seta venuto fuori da non so dove, mi prende in braccio come una bimba, appoggio la testa sulla sua spalla e mi lascio trasportare.
Poco dopo sono in una vasca di acqua calda che mi lenisce i dolori, con una soffice schiuma che spande per l'aria un profumo dolce che restituisce sensibilità alle mie narici offese. La pelle riacquista la sua morbidezza ed il suo colore naturale, cerco di togliermi di dosso l'odore nauseabondo di quelle mani, di quelle lingue, di quelle dita, di quei “cazzi” sporchi che hanno violato ogni mia apertura, indugio nel carezzarmi, nel coccolarmi ed intanto fantastico sulle parole che Antonio mi ha sussurrato: finalmente cambiava il suo atteggiamento nei miei confronti?
Entra una ragazza bellissima, scura di pelle, con lunghi capelli neri, mi porge un accappatoio di sugna soffice e mi invita a seguirla: mi porta in una stanza bianchissima, dove c'è solo un lettino da massaggi, alle pareti stampe di posizioni del kamasutra, che poco lasciano alla fantasia; mi invita a stendermi dopo avermi preso l'accappatoio: mi adagio prona ad occhi chiusi, le sue mani stendono un velo di crema profumata sulle mie spalle, prende a carezzarmi, più che a massaggiarmi, lentamente scende sui miei glutei li stringe, li palpa, si inserisce nel solco che li separa, mi tintilla sia l'ano che la vagina, sospiro soddisfatta, mi inarco, ma lei subito lascia la posizione e scende sulle mie cosce, anche qui il massaggio si trasforma in carezza, sono eccitata, bagnata, vorrei di più, ma, per ora, non oso, risale lungo il mio corpo lisciandomi i fianchi fino a giungere al collo; mi fa girare in posizione supina, mi sparge ancora un poco di crema sui seni iniziando a massaggiarli con delicatezza, indugia sui capezzoli, e sulla bruna aureola che li circonda; li sento durissimi, tanto da farmi quasi male, scende sul pube, con le dita morbide ed unte separa le grandi labbra, allargo le gambe per favorirla, con il medio scorre nella fessura rosa e gioca con il mio clitoride turgido; la guardo negli occhi mendandole un segnale inequivocabile, sperando che non abbia ordini contrari.

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