Voglia d'amare 3

Scritto da , il 2011-10-16, genere incesti

Se qualcuno mi chiede se sapevo a cosa andavo incontro quando mia madre mi propose di trascorrere le vacanze insieme a lei su un isola della costa dalmata non posso che rispondere, in tutta sincerità, che, dopo il nostro scontro di un anno prima, non avrei mai immaginato che avrebbe avuto inizio una storia che, ancora oggi, stento a credere sia vera. È stata una vacanza incredibile. Mia madre è stata meravigliosa. Ha realizzato il mio sogno. Ha lasciato che io l’amassi; mi ha fatto entrare nel suo letto; l’ho posseduta. Lei non mi ha donato solo il suo corpo, ma mi ha dato anche il suo cuore. Mi ha amato come uomo e non come figlio. Siamo partiti come madre e figlio e siamo tornati come amanti. Fatichiamo non poco a tenere nascosta la nostra relazione. Ci aiuta molto il fatto che la nostra villa è molto isolata. Per mia madre e per me ha inizio una nuova vita. Mamma ha ripreso con rinnovato vigore il suo lavoro; è tranquilla ed al tempo stesso è felice. Dopo anni di grigia esistenza è ritornata ad amare la vita. Sono contento perché so di essere stato io a ridarle la gioia di vivere. Ogni giorno aspetto con trepidazione il rientro a casa della mia bellissima amante. È tanto il desiderio di amarla che non le do il tempo di mettersi comoda. Anita sa della mia perenne voglia di chiavarla e non protesta. Sa che dopo la sfuriata iniziale è lei a prendere in mano le redini del nostro rapporto. Sono più di quattro mesi che non dormo più nella mia camera. Mamma ha preteso che mi trasferissi da lei. Ho occupato, nel letto matrimoniale, il posto che fu di mio padre. Ed è cosi che i giorni si susseguono l’uno all’altro. Anita alle prese con leggi, denunce, querele, risarcimenti ed io con i testi universitari. La sera il giusto riposo con l’agognato compenso: stare insieme nudi nel letto e amarci. Spesso l’accompagno nei suoi spostamenti in città diverse dalla nostra e quanto capita ci comportiamo come due sposini in viaggio di nozze. Poi; poi un pazzo pensiero si affaccia alla mia mente. Abbiamo appena finito di accoppiarci. Ho la testa poggiata nell’incavo di una spalla di mia madre; il mio viso è poggiato su uno dei splendidi globi di morbida eppur soda carne. Il capezzolo sembra dire che sta aspettando la mia bocca per farsi succhiare. Dio come desidero veder sgorgare latte da quella splendida ciliegia.
“Mamma, tu sei ancora in grado di procreare? Voglio dire puoi ancora fare figli?”
“Amore ho circa trentanove anni; biologicamente sono ancora fertile. Il mio ventre può generare nuove vite. Si. Posso ancora avere figli. Perché mi fai questa domanda?”
“Non hai mai pensato, dopo la mia nascita, di fare altri figli?”
Sento il suo cuore aumentare i battiti.
“Per fare figli bisogna essere in due e tuo padre, dopo la tua nascita, non ne volle sapere di averne altri.”
“Quindi tu hai desiderato avere altri figli? Non li hai fatti perché ti è venuto a mancare l’uomo che ti inseminasse?”
I battiti del cuore di mia madre salgono a mille.
“Smettila di girare intorno. Cosa stai cercando di dirmi? Prima di rispondere pensa che sono tua madre.”
“Mamma voglio che dalle tue mammelle sgorga latte per poterlo succhiare; desidero nutrirmi del tuo latte.”
La mano di Anita si sposta sulla mia testa; con le dita mi afferra i capelli e mi costringe a sollevare il capo. Mi guarda.
“Anche a me piacerebbe allattarti. Purtroppo come ti ho già detto per poterti far succhiare latte dalle mie mammelle dovrei aver partorito. Per farlo dovrei essere stata fecondata e non credo che tu voglia, pur di succhiare latte dalle mie zizze, che un estraneo mi stringa fra le sue braccia e mi insemini.”
Senza distogliere gli occhi dai suoi, la mia pazza mente traduce in parole il mio osceno pensiero.
“Mamma ma tu non hai bisogno di un estraneo per farti ingravidare. In casa c’è un uomo che già giace nel tuo letto: sono io. Mi piacerebbe, anzi desidero molto poterti mettere incinta. Mamma voglio che tu partorisca un figlio mio.”
Mia madre balza a sedere.
“Tu…, Tu…, Tu vuoi ingravidarmi? Lo sentivo che stavi per dirmi un’oscenità. Ti rendi conto. Sono tua madre; non puoi pensare di avere un figlio da me. Mi obbietterai che sono tua madre anche quando mi faccio chiavare e ti do ragione, ma fare un figlio frutto del tuo seme è diverso. È geneticamente sbagliato. No, questo non potrà mai essere. Io e te non potremo mai fare figli. Se senti il bisogno di avere figli devi, anche se questo mi farebbe ingelosire, cercare un’altra donna.”
“Tu saresti gelosa se io trovassi una donna e la renderei pregna? Oh dio! Mamma. Allora anche tu vorresti che io ti metta incinta? Dio come sono contento. Dai, facciamolo. Smetti di prendere la pillola. Lascia che io ti fecondi.”
Anita mi stringe a se.
“No, amore mio. Anche se mi piacerebbe darti un figlio non posso farmi ingravidare; non lo dico per moralismo o chissà per cos’altro. Lo dico perché credo che sia sbagliato che noi due facciamo un figlio. Quindi ti prego, per l’amore che c’è fra noi, non chiedermi più di farmi ingravidare da te. Promettilo.”
Solo il rispetto che ho di lei mi spinge a dirle di sì.
“Mamma non sono d’accordo, ma ti prometto che non ti chiederò più di farti fecondare.”
Il mio attacco alla sua fecondità fallisce. Batto in ritirata. Eppure ci deve essere una strada per convincerla ad avere un figlio nostro. In mio soccorso viene mia nonna materna. Ogni settimana il giovedì sera e la domenica per l’intera giornata, nonna Julie, insieme alla sua seconda figlia, viene a farci visita. Sono gli unici due giorni che io e mamma soffochiamo il nostro ardore fino alla partenza delle due. Anita ha una sorella. Per essere più preciso è una sorellastra che ha la mia stessa età. Si chiama Alba ed è bella come il mattino di primavera. Mia nonna l’ha concepita durante un rapporto avuto con un giovincello di circa 20 anni più giovane di lei. Si accorse di essere incinta e decise di tenere il frutto di quell’incontro che confessò essere stato molto bello. Julie è una gran bella donna. Non è bella come la figlia Anita e nemmeno come la figlia Alba. Delle tre dee che tentarono Paride mia nonna somiglia molto, nel fisico, alla dea Giunone. Non nascondo che qualche volta, prima che mamma occupasse i miei pensieri, ho fantasticato di sollazzarmi con lei. Ed ancora oggi mi riterrei un uomo fortunato se mi concedesse di giacere fra le sue cosce. Questa domenica Julie ed Alba si presentano a casa nostra per trascorrere con noi la giornata. Diversamente dalle precedenti visite mia zia non resta. Dice che ha un impegno già programmato e mi prega di accompagnare a casa mia nonna quando questa lo ritiene opportuno. Mi dispiace vederla andar via. Sono abituato alla sua, seppur sporadica, presenza. Alba mi piace e credo che anch’io piaccio a lei. Sarebbe bello facesse parte della mia famiglia. Io, mia madre e lei formeremmo un trio formidabile. È tardi quando nonna Julie decide che è arrivata l’ora di essere accompagnata a casa. Siamo sull’auto e viaggiamo verso casa quando nonna mi mette una mano sulla coscia in prossimità del mio inquilino. Mi accarezza in un modo da farmi rabbrividire. Il mio cazzo ha un sussulto è comincia ad indurirsi.
“Che ne diresti se andassimo a bere un drink prima di lasciarmi?”
“Ne sarei contento. Dimmi dove vuoi andare e ti ci porto.”
“Scegli tu il posto. Preferirei che fosse un posto non molto frequentato. Non sono in vena di vedere qualche viso conosciuto.”
“Stai tranquilla, conosco un posto frequentato da soli studenti universitari. Non è affollato.”
“Mi porti dove ci sono ragazzi della tua età? Non credi che faresti una figuraccia se ti vedono in compagnia di una tardona come me?”
“Non staremo in mezzo a loro. Ci sono dei separé. Ne prendiamo uno. In quanto a farmi vedere in tua compagnia non credo di fare brutte figure. Quando entreremo ti guarderanno e mi invidieranno. Sono sicuro che molti ragazzi vorrebbero essere al mio posto. Nonna tu sei una bella donna e gli uomini farebbero a gara per passare un’ora con te.”
“Oh! Oh! Fai il galante. Devo arguire che mi porti in questo posto per farti invidiare?”
“Julie, qui già sono venuto con un’altra donna. Ed anche allora ho visto gli sguardi degli uomini spogliarla con gli occhi; si trattava di tua figlia Anita, mia madre. Dopo di lei non ci sono più venuto perché non ho conosciuto donne più belle di mamma.”
“Ed ora porti me; ritieni che sia più bella di mia figlia?”
“No. Di donne belle come Anita non ne ho conosciute. Tu sei di una bellezza diversa. Hai un corpo che molte donne vorrebbero avere.”
“Ti piace il mio corpo? Quando lo hai visto?”
“Dimentichi che, tranne lo scorso anno, le vacanze al mare le abbiamo fatte insieme. Tu hai sempre indossato un striminzito bikini che a stento copre le tue parti erogene. In spiaggia sei una perenne provocazione.”
“Sei uno sporcaccione. Guardi tua nonna con occhi libidinosi. Scommetto che ti sei pure masturbato pensando a me. Vero?”
“Non lo nego.”
Intanto siamo arrivati. Lasciamo la macchina al parcheggio ed entriamo nel locale. Si avvicina un uomo. Gli parlo sottovoce. Lui mi sorride; senza farmi ulteriori domande mi fa scivolare nella mano una chiave. Prendo la nonna per un braccio e la dirigo verso il fondo della sala. Sposto una pesante tenda ed accediamo in un corridoio dove vi sono diverse porte. Una di queste porta il numero della chiave che ho in mano. Apro la porta e spingo mia nonna verso l’interno e poi chiudo a chiave la porta alle mie spalle. Julie si guarda intorno. C’è un tavolo, due sedie, un divano, un frigo bar, un televisore, un letto ed una porta che dava nel bagno. Insomma è una vera stanza d’albergo. Dopo essersi guardata in giro mia nonna si porta davanti a me.
“Questo non è un separé. Hai chiuso la porta a chiave. Perché? Qui sei venuto anche con tua madre? Cosa avete fatto da soli qua dentro? Vuoi fare con me le stesse cose che hai fatto con lei? Te lo permetterò se rispondi a questa mia domanda: da quando tu è tua madre siete amanti? Da quando ti chiavi mia figlia?”
Arrossisco.
“Nonna cosa ti salta in mente? Ti rendi conto di cosa mi hai chiesto?”
“Mio bel piccioncino, io sono una donna che ha alle sue spalle non solo anni ma anche esperienza. Quando ti ho chiesto se tu è tua madre fate sesso l’ho chiesto a ragion veduta. Non solo vi ho visti tubare come due colombi ma non vi curate nemmeno di nascondere i vostri sentimenti. Un esempio? A casa non fate che guardarvi con occhi carichi di libidine; vi mandate silenziosi bacetti. Spesso ti ho visto palparle il culo. Strusciare con il braccio il suo seno. Quello che mi ha convinta che voi due vi accoppiavate è stato l’aver collegato questi piccoli episodi alla vostra decisione di andare in vacanza da soli. Quando tua madre me lo comunicò restai sorpresa. Oggi so il perché. Allora? Ho visto giusto? Dai; fatti coraggio, raccontami tutta la storia. E non stare a preoccuparti. Non dirò niente. A me del fatto che tu ti chiavi mia figlia ovvero tua madre non mi disturba. Al contrario, la cosa mi eccita alquanto. Ora mettiamoci seduti e comincia a raccontare fin dal principio.”
Il divano è accogliente. Julie si comporta come se fosse a casa sua. Non si sente per niente a disagio. La sicurezza di mia nonna mi contagia. Le faccio un resoconto dettagliato della relazione incestuosa che ho con mia madre partendo dal giorno in cui per la prima volta mi masturbai pensando a lei. Mia nonna pretende che le dica anche i dettagli.
“Dal modo in cui parli di tua madre deduco che ne sei molto innamorato. È così?”
“Si. L’amo tanto da voler da lei un figlio mio.”
“La vuoi ingravidare? Glielo hai detto?”
“Sì e la sua risposta è stata negativa. Ha detto che io e lei non possiamo fare figli. Un nostro figlio potrebbe nascere con forti possibilità di deviazioni genetiche.”
“Ha ragione. Ma è un ostacolo che si può superare. La scienza ha fatto passi da gigante. So che tenendo sotto controllo lo sviluppo del feto si possono evitare pericoli di nascite geneticamente non corrette. Mi piacerebbe che tua madre mi regalasse un altro nipotino. Domani continueremo il discorso. Verrai a prendermi tra due giorni e di mattina sul presto. Andremo in un posto dove non saremo disturbati. Ora dobbiamo andare, è tardi e Alba si innervosisce quando io non sono a casa. Rammenta, due giorni e voglio vederti davanti al cancello della mia villa ed in piena forma.”
“Nonna, hai promesso che se rispondevo alle tue domande mi avresti lasciato fare con te le stesse cose che ho fatto con mamma la sera in cui l’ho portata in questo posto. Ritiri la tua parola?”
“Non ritiro un bel niente. Ti darò quanto promesso perché lo voglio anch’io. Però non stasera. Dai portami a casa.”
E cosi si conclude una serata che promette di avere gradevoli sviluppi. Dopo aver accompagnato Julie faccio ritorno a casa. Sono talmente arrapato che prima ancora di entrare in camera da letto mi spoglio dei vestiti e con il cazzo in tiro faccio il mio ingresso nella stanza di mia madre.

P.S. Ogni riferimento a persone viventi o decedute è puramente casuale.

Questo racconto di è stato letto 1 2 8 9 9 volte

Segnala abuso in questo racconto erotico

commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.