Cazzo a sorpresa all'autogrill

Scritto da , il 2020-06-22, genere incesti

La vita regala una sorpresa dopo l'altra. E certe sorprese sanno davvero dell'incredibile.
Leggete cosa mi è successo e poi mi direte se non è una storia davvero assurda.
Tante sere e tante notti entro in una chat erotica e comincio a chattare con uomini arrapatissimi. Il gioco mi piace: sono un "femminiello" direbbero a Napoli, una travestita che a 18 anni ha un grande sogno: cominciare al più presto una cura di ormoni, farmi crescere le tettine ed essere sempre en femme; ogni tanto sogno il principe azzurro, un riccone che s'invaghisce di me, mi scopa e mi tratta da regina; altre volte sogno di fare la puttana - di lusso, s'intende, perché sono un bel bocconcino - concedendo culo e bocca a chi mi dà più soldi; dipende dai momenti. Quando sono in chat provo piacere a sentirmi desiderata; tante volte dalla chat si passa alla videocamera e godo a vedere un uomo che si masturba per me; ma capita pure che, chattando chattando, si finisca col creare un qualche legame o comunque una complicità e poi di scopare.
- Come ti chiami?
- Antonella
- Che bello il tuo nome...quanti anni hai?
- Diciotto, tu?
- Io assai più grande, 55 anni, troppi vero? Comunque mi chiamo Ivano.
- No, no, mi intrigano i maturi...Io troppo piccola? Bello però anche il tuo nome.
- Grazie, sei gentilissima. Assolutamente no, tesoro, non sei troppo piccola.
Chattammo per tre ore, eravamo della stessa città, a lui piacevano le travestite dolci, troiette e molto femminili, a me i maschi molto virili e potci. Decidemmo d'incontrarci l'indomani all'autogrill alle tre del pomeriggio. Un azzardo, un autentico incontro al buio.
Mi presentai puntuale all'autogrill con una camicetta fucsia un po' scollata che lasciava intravedere quel pochino di seno che madre natura mi aveva donato avendo distribuito per sbaglio nel mio corpo qualche ormone femminile, mini schorts scuri, collant neri modello parigine (quelle, così sex, spesse sino alle ginocchia e sulle cosce velatissime con un effetto cromatico che fa drizzare i cazzi), sotto perizomino viola ricamato di pizzo, ai piedi décolléte con tacco a spillo 12.
Di lui però non c'era traccia. Nessuno gli assomigliava né nell'aspetto fisico con cui si era descritto, né nell'abbigliamento che mi aveva preannunciato in chat. Cominciavo a essere nervosa anche perché più di un maschio aveva posato il suo sguardo su di me ed ero sicura che, questione di pochi minuti, avrebbe attaccato bottone. Il che non mi dispiaceva e già immaginavo che cosa sarebbe successo nel bagno dell'autogrill. Ma con quell'uomo in quelle tre ore di chat si era creata un'eccitante complicità, sembrava che bramasse dall'incontrarmi e rimanevo delusa dal suo mancato arrivo.
Ad un tratto qualcosa mi sconvolse. Quando già pensavo alla goduria del pompino che avrei fatto al primo che mi avesse chiesto "vuoi bere qualcosa?" vidi spuntare un uomo, fighissimo, che però conoscevo fin troppo bene e che, per quanto troia, m'imbarazzava che mi vedesse così conciata (avevo anche un trucco pesante, tipico di chi sbatte nei marciapiedi, che però, contrastando con la mia figurina delicata di maschietta ingenua e viziata, mi donava).
- Che ci fai qui, Antonella?
Diventai rossa come un peperoncino, anzi più di un peperoncino considerando l'aggiunta del trucco. In quel momento avrei voluto scomparire, dissolvermi, annullarmi. Non riuscii a spiccicare una parola.
- Sono Ivano, dai Antonella non essere così impacciata...
Cazzo: l'Ivano con cui mi ero intrattenuta per tre ore nella chat era Sebastiano, il mio patrigno. Eravamo rimasti in chat per tanto tempo comunicando via web in due stanze diverse della stessa casa. Mia madre stava con lui da 10 anni e lui mi aveva vista crescere. Per me era lui, e non il mio padre naturale (che mia madre aveva cornificato con numeri da record), quello che consideravo il mio vero papà. Quanti giochi insieme, quanta pazienza a supplire nel ruolo di padre che, nella mia infanzia, mi era mancato. Ero innamorata di lui come si è innamorati del proprio papà: con innocenza, dolcezza, tenerezza anche se mi accorgevo sempre più che il mio corpo gli piaceva, che di tanto in tanto nei suoi occhi azzurri profondi e bellissimi si accendeva la luce del desiderio e che, sotto, la patta lottava contro pantaloni un po' troppo stretti.
E' difficile raccontare per filo e per segno cosa accadde dopo. Mi limito a dirvi che mi ritrovai nel bagno dell'autogrill col suo cazzo rigido e teso prima nella mia mano, poi nella mia bocca. E quanta sperma ingoiai - oh sperma, sperma di Sebastiano, nettare degli Dei! - travolta da un'improvvisa voglia di amarlo come si ama un uomo che ti piace e ti fa impazzire. Poi il mio culo fu suo: colpi secchi, precisi, decisi (tutto a pelle, senza preservativo) che mi penetrarono con dolce violenza facendomi languidamente strillare per il piacere immenso che provavo (sono sicura che li sentivano, i miei gridolini, in quel posto di sosta e di depravati).
Quando tornammo a casa, i nostri sguardi per alcune sere nemmeno s'incrociarono. Cercavamo di dimenticare quello che era successo. ma non era possibile e la confidenza, la complicità piene di malizia che avevamo conquistato non sfuggì all'occhio attento di mia madre, una che di uomini, di cazzi e delle attrazioni tra due persone che si cercano in ogni frangente se ne intendeva un casino.
Passata una settimana, mentre nel pomeriggio facevo finta di studiare e stavo a pensare al cazzo di Sebastiano nel momento - per me topico - in cui dentro il bagno dell'autogrill lo avevo visto drizzare per me, mia madre mi disse che mi voleva parlare.
- Sai, Antonella, ho una cosa importante da svelarti; finora l'ho taciuta, ma adesso sei abbastanza matura per dirtelo...
- Cosa, mamma?
- Capisco che all'inizio rimarrai basita, ma certe cose prima o poi verrai a saperle ed è meglio che sia tua madre a dirtele e non altri.
Non capivo quale segreto volesse svelarmi, ma dal suo tono serio comprendevo che era qualcosa di molto impegnativo, qualcosa che mi riguardava e la riguardava intimamente. Perciò potete immaginare tutta la mia curiosità e tutta la mia ansia.
- Dai, mamma, dimmelo, dimmelo, non farmi stare sulle spine. Hai ragione, ho 18 anni e sono abbastanza matura.
- Antonella, fatti forza, è bene che sappi la verità.
- Daiiiiiiii, dimmi tutto!!!
- Allora, te lo dico, sicura?
- Siiiiiiiiii
Ero troppo irrequieta, morivo dalla voglia di conoscere quello che sinora era stato un segreto ben custodito, chiuso a chiave per tanto tempo dentro un cassetto dimenticato.
- Sebastiano non è il tuo patrigno, è il tuo padre naturale. Non sei contenta? Gli hai sempre voluto così bene e adesso, mi pare, che gli vuoi bene ancora di più...
Scoppiai a piangere come impazzita, mia madre mi abbracciò e cominciò ad accarezzarmi dolcemente e delicatamente, le mani, le braccia, il viso, i capelli, le cosce ; e sembrava che accarezzandomi lei provasse piacere, e mi sembrava che sentendo le sue mani percorrermi il corpo io provassi piacere...

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