Una grande menzogna

Scritto da , il 2019-03-05, genere incesti

N.d.A: [Saluto a caso, sono troppo pigra per scriverne uno], questo è un racconto su commissione richiesto da anonimo. E anonimo non è il nick di questa persona, semplicemente vuole rimanere anonimo (visto che esistono nick simili, evitiamo fraintendimenti).
Ad anonimo il racconto è piaciuto moltissimo, spero piaccia anche a voi. Buona lettura!

In macchina regnava un silenzio quasi surreale da circa dieci minuti.
Durante il tragitto, Sabrina guardava nervosa fuori dal finestrino, togliendosi le pellicine dalle unghie e mordicchiandosi i polpastrelli in maniera quasi fastidiosa.
Ventiquattro anni e ancora si comportava come una quattordicenne il primo giorno di scuola.
Ma non poteva farci niente.
Aveva rinunciato all’università per poter frequentare una prestigiosa scuola di recitazione, regia e doppiaggio.
Il cinema e il teatro erano sempre state le sue due passioni fin da piccola.
Innumerevoli erano i ricordi di lei che recitava a memoria e con una somiglianza impressionante le scene cult del cinema hollywoodiano. O anche i suoi travestimenti degni dei costumi che si utilizzano negli spettacoli del Teatro alla Scala.
L’idea di poter frequentare una scuola del genere l’aveva elettrizzata.
E i risultati erano stati ottimi!
I suoi insegnanti la consideravano una delle migliori del corso.
Il suo immedesimarsi completamente nel personaggio, comprenderne la psiche e la mentalità, fino a diventare una persona del tutto diversa era una dote molto rara, degna dei mostri sacri del cinema.
Il futuro di questa ragazza sarebbe stato prosperoso, erano soliti dire.
Eppure, ancora non era accaduto niente di eccezionale.
Sabrina aveva recitato come comparsa in film di poco conto e ancora non aveva destato l’attenzione di nessuno.
Dalla sua parte aveva, oltre a una bravura degna degli attori veterani, anche un aspetto estremamente affascinante.
Quei lunghi capelli neri corvini mixati agli occhi color ghiaccio e a dei lineamenti morbidi e delicati, la facevano sembrare una bambola di porcellana.
Aveva posato anche per qualche servizio fotografico per delle pubblicità di cosmetici, data la sua bellezza.
Ma il mondo dello spettacolo è spietato. E senza grandi raccomandazioni, devi andare a botte di culo e a tentativi.
Sabrina aveva, quindi, girato diversi provini per ruoli di primo piano, senza ottenere alcun ingaggio.
Nonostante ciò, non si voleva dare per vinta, soprattutto perché suo padre Antonio la consolava sempre!
Aveva un rapporto meraviglioso con suo padre, diventato anche il suo agente.
Diceva che non esisteva persona più sincera di un membro della famiglia per poter capire quali ingaggi accettare e quali no. Antonio aveva anche molte conoscenze, ma purtroppo non sempre gli bastavano. Tuttavia, non aveva alcuna intenzione di non vedere realizzarsi il sogno della figlia. Che padre sarebbe stato, altrimenti? Proprio lui, che era il primo spettatore in prima fila di ogni performance teatrale di Sabrina da quando aveva iniziato a parlare. Lui che alle recite scolastiche la riprendeva sempre con la videocamera. Lui che l’aveva portata a vedere “Madama Butterfly” alla Scala.
Fortunatamente, grazie ai suoi giri di amicizie e conoscenze, aveva scoperto che Sergio Contini, un regista e produttore conosciuto anche come “il maestro” nel suo ambiente, stava cercando la protagonista per il suo prossimo lavoro.
Aveva sentito che aveva scartato molte ragazze, non trovandole adatte a quel ruolo estremamente particolare.
Effettivamente, si trattava di una parte abbastanza complessa, intricata in una trama degna da David di Donatello.
Marcello aveva colto la palla al balzo.
Ed eccoli qui, in macchina, verso lo studio del signor Sergio.
Sabrina non riusciva a credere di stare per incontrare quell’uomo. I suoi sessantacinque anni sulle spalle erano importanti. Aveva attraversato diverse fasi del cinema italiano ed era un esperto nel suo campo. Paragonabile solo ai grandi registi della storia del cinema.
E se si fosse resa ridicola davanti a lui?
La sua carriera doveva ancora sbocciare e rischiava di farla appassire prima del tempo. Sergio era molto influente. Un solo schiocco di dita e sarebbe riuscito a mandare a gambe all’aria chiunque.
Questo pensiero non la faceva stare tranquilla neanche un po’.
Si staccò di netto una pellicina dal pollice, con il risultato di farlo sanguinare.
“Andrà tutto bene, vedrai.” disse suo padre al volante, per nulla ignaro del nervosismo della figlia.
Sabrina si portò subito il dito alla bocca e cominciò a leccare via il sangue: “Papà, cazzo, lo sai chi è quest’uomo?”
“Sì, per questo ti dico che è l’opportunità perfetta! Ho dato un’occhiata alla parte ed è un ruolo da non perdere! Da quanto ho capito è coinvolto anche un regista statunitense, se esce fuori come escono i film di Contini, allora puoi già considerarti seduta alla cerimonia degli Oscar.”
Sabrina continuava a ciucciarsi il pollice come una bambina: “Appunto per quello. Questo è il provino più importante che mi sia mai capitato tra le mani. Se va al diavolo questo, va al diavolo anche il mio futuro.”
“Non andrà al diavolo. Sei bravissima.” disse suo padre svoltando nella via dove c’era lo studio di Sergio.
“Sì, sono bravissima. Eppure non ho ancora avuto alcun ruolo rilevante. C’è sempre qualcun altra che me lo ruba.” disse Sabrina con un leggero moto di tristezza mista a rabbia, sbattendo la mano “ferita” sulla coscia in segno di stizza.
“Guarda che anche Brad Pitt è partito con un ruolo del cazzo. La sua parte sarà durata sì e no dieci minuti e guarda dov’è adesso!”
“Cavolo, quanto avrei voluto essere Thelma quando se l’è scopato nella camera del motel!” rise lei, riacquistando subito il buon umore.
Suo padre era così: riusciva sempre a metterti il sorriso.
Ma le venne un improvviso tuffo al cuore quando Antonio cominciò a fare manovra per parcheggiare davanti allo studio.
Un misto di paura ed eccitazione stava prendendo possesso di lei, inducendola ad un’euforia improvvisa.
Piombò giù dalla macchina con l’idea che, se avesse voluto, avrebbe potuto ribaltare un camion!

La sala di attesa era abbastanza asettica e silenziosa. Sembrava più la sala di attesa di un dentista che quella di un produttore cinematografico.
L’orologio (unico elemento decorativo, insieme ad un mazzo di fiori su di un tavolino basso) ticchettava rumorosamente.
Sabrina guardava nervosa la lancetta dei secondi, scandendo il tempo con la gamba accavallata.
Suo padre non poteva che sorridere. Vederla in quello stato era quasi buffo.
Un po’ meno buffo fu vedere una ragazza, venuta per il provino, uscire dallo studio del signor Sergio in lacrime.
Non proprio incoraggiante come inizio!
Cazzo, se partiamo così, pensò Sabrina.
Dallo studio uscì l’assistente di Contini: “È il turno di...” controllò la lista che teneva tra le mani: “Sabrina Vallonga?”
“Sì, sono io.” esclamò lei scattando come una molla.
Antonio entrò nello studio insieme a lei.
Lo spazio era decisamente più caldo e accogliente della sala d’attesa, con dei pannelli in legno scuro sulle pareti e un parquet tendente al rosso.
Fotografie con attori italiani e americani che stringevano la mano al “maestro” tappezzavano praticamente ogni centimetro disponibile. Un poco egocentrico, pensò Sabrina. Ma d’altronde, quando si è ai suoi livelli, ci si può permettere qualunque cosa, anche essere egocentrici.
Seduto alla scrivania, il signor Sergio che fece accomodare i due sulle poltrone di fronte a lui.
Niente convenevoli. Passò subito al lavoro: “Signorina, io non ho tempo da perdere.” disse lui con tono tranquillo, ma allo stesso tempo fermo e deciso. Si tolse gli occhiali da vista dal viso ormai pieno di rughe. Doveva essere un bell’uomo da giovane, i lineamenti, nonostante l’età, lo dimostravano. Proseguì il discorso, mentre passava un lembo delle sua camicia sulle lenti: “Io sto cercando la protagonista del mio nuovo lavoro. Non sto cercando un’attrice che deve fingere di essere quella ragazza, io cerco quella ragazza. Io cerco una donna che possa essere, interpretare, diventare una persona diversa. Voglio una ragazza che non mi faccia pensare ad altro che a quel ruolo e non devo minimamente pensare che possa fingere.”
A Sabrina piaceva molto quell’atteggiamento sicuro di sé. Non lo considerava affatto presuntuoso, dopotutto lui era il regista. Se non diceva lui cosa voleva...
Si sentì più sicura di sé. Aveva studiato bene il personaggio e lo scritto. Si era già inoltrata appieno nella mentalità e nella psiche della protagonista. Era già diventata in parte lei, avrebbe completato la trasformazione durante la performance.
“Signorina.” riprese il signor Sergio dopo una breve pausa, alzando lo sguardo dalle lenti dei suoi occhiali agli occhi di Sabrina, che raddrizzò istintivamente le spalle e si schiarì la voce.
“Ho fatto portare qui dei costumi di scena, i vestiti che verranno utilizzati in alcune scene del film. Voglio che lei si cali appieno nel personaggio indossandoli e recitando le parti che le sono state assegnate per me. Deve risultare convincente al cento per cento.” e indicò con la mano una serie di vestiti appesi a degli ometti sul muro.
Sabrina capì che non avrebbe sentito altro dal produttore se non dopo avergli mostrato di che pasta era fatta.
Guardò il padre, per un ultimo segno di incoraggiamento. Ricevette un occhiolino e un sorriso sincero.
Era pronta.

Calarsi nel personaggio non risultò affatto difficile. Era il suo talento principale. Fingere di essere qualcun altro.
A volte le capitava di riflettere filosoficamente su questo suo talento. In fondo, la sua capacità si poteva ricondurre alla menzogna. Gli attori teatrali fingono. Traggono lo spettatore in inganno.
Nell’antica Grecia si ricollegava la menzogna all’intelligenza. Ulisse era un grande mentitore e per questo era un uomo dotato di grande intelligenza e astuzia, perché per poter elaborare una menzogna credibile bisogna essere in possesso di buone capacità oratorie e di un cervello in grado di utilizzarle.
Perciò, la menzogna non era poi così malvagia. Esisteva una differenza sostanziale tra menzogna e bugia. La bugia è male, è fatta per ingannare malamente la persona di fronte, renderla inconscia della realtà.
Lei non diceva bugie. Lei mentiva.
Ogni tanto fa bene fingere di essere qualcun altro, aiuta a fuggire dalla realtà.
Ed è quello che fece Sabrina durante il provino. Evase dalla realtà, scacciando le paure, il nervosismo e i dubbi.
Raccontò una menzogna.
Una grande menzogna.
Il “maestro” sembrava estremamente convinto.
“Bene. Molto bene.” constatò Sergio con un moto di soddisfazione.
Antonio aveva gli occhi che brillavano.
“Ora, cara Sabrina, voglio che tu ti metta in bikini. Devi farmi vedere solo un’ultima scena. Quella dove lei seduce un uomo più grande di lei sulla spiaggia.”
Sabrina non ebbe alcun problema nello spogliarsi davanti ai due uomini. Lo aveva fatto fino a quel momento. Rimanere in bikini era la stessa cosa.
Mise in mostra il suo corpo tonico e slanciato, modellati da anni di palestra. Ogni curva era al posto giusto e il risultato era una donna davvero incantevole.
Sergio indugiò un momento con lo sguardo.
Sabrina cominciò a recitare la prima battuta, ma venne interrotta prontamente dal regista: “No, Sabrina. Mi piace come reciti, nulla da dire. Ma questa parte deve essere più convincente, devo essere sicuro che qualsiasi persona tu ti trova di fronte tu la possa sedurre, dato che ancora non ho deciso chi interpreterà il protagonista maschile.”
Sabrina rimase interdetta. Doveva sedurre lui? Le sarebbe risultato un po’ difficile cercare di sedurre un sessantacinquenne. Soprattutto con suo padre lì presente.
Sarebbe risultato leggermente imbarazzante.
Ma Sabrina non poteva farsi lasciar sfuggire un’opportunità simile.
“Vuole che seduca lei?” chiese lei già immergendosi nella parte, con sguardo languido e voce roca.
Antonio guardò altrove. Era pur sempre suo padre, vedere sua figlia fare la gatta morta con un uomo che poteva essere suo nonno non era una cosa piacevolissima.
Il “maestro” rise sinceramente compiaciuto: “Oh no, signorina. Devi sedurre lui.” e indicò il padre con la penna che aveva in mano.
Entrambi sbiancarono.
Sabrina era estremamente confusa.
Doveva giocare a fare la femme fatale con suo padre?! Ma non poteva bastare semplicemente fare finta che ci fosse un altro uomo nella stanza? Era assolutamente in grado!
Sergio l’aveva messa non poco in crisi. La sua bolla di irrealtà scoppiò. Di colpo tornò ad essere lei stessa e di fronte a lei c’era suo padre.
Il personaggio non esisteva più, era stato oscurato dall’ansia.
“Mi vogliate scusare, maestro Contini.” esordì Antonio visibilmente scosso: “Non credo di essere il candidato adatto per aiutare mia figlia nel provino. Sarebbe una situazione estremamente imbarazzante per entrambi e comprometterebbe la sua performance. Non può semplicemente recitare il copione? Ha visto come recita.”
Sergio sembrò stizzito da quella richiesta: “Se non riesce a fare finta che lei sia un uomo da sedurre, devo supporre che non sia perfettamente adatta per questo ruolo.” sentenziò.
A Sabrina stava per crollare il pavimento sotto i piedi.
Tutta questa strada per niente?
Non poteva lasciarsi sfuggire questo ingaggio! Se lo avesse fatto, avrebbe potuto dire addio a tutte le sue ambizioni!
“Va bene, nessun problema.” disse Sabrina. Era una bugia. Stava traendo in inganno il regista, facendogli credere una cosa non vera. Non era una menzogna detta con astuzia. Era una bugia spudorata.
“Allora prego, signor Vallonga. Si alzi in piedi di fronte a lei e si faccia sedurre.”
Antonio esitò parecchio su quella poltrona.
Sabrina non poteva di certo biasimarlo.
Alla fine si alzò e si pose di fronte a lei.
Le mancarono le parole.
Le venne per un momento da vomitare e da ridere allo stesso tempo.
Cominciò a recitare le battute, non riuscendo a guardare in faccia suo padre. Antonio, d’altra parte, non riusciva a non sudare e non passarsi la mano tra i capelli, nervoso come non mai.
Per entrambi era una situazione assolutamente fuori dal normale! Sabrina teneva lo sguardo fisso sul muro per vergogna. Anche la voce le tremava leggermente e si impappinava nelle parole.
“Mio Dio. Sembra l’inizio di un film porno da quattro soldi.” disse scocciato Sergio.
I due si bloccarono di colpo.
“Tutto qui? Questa è la grande performance che dovrebbe convincermi?”
Sabrina stava cominciando a farsi prendere dal panico. Effettivamente, era risultata estremamente goffa, impacciata, imbarazzata.
Antonio provò a venirle incontro: “Maestro Contini, sono una presenza troppo imbarazzante, se la lasciasse...”
“No!” tuonò il produttore, sbattendo un pugno sul tavolo.
“Deve essere in grado di risultare convincente in qualunque situazione e questo è il tempo e il modo per poterlo dimostrare. Se non è in grado, io ho altre centinaia di ragazze che aspettano di fare questo provino.”
Al sentire quelle parole, la vista di Sabrina venne annebbiata da un leggero velo di lacrime. Non poteva finire così!
“Dev’essere una scena ad alto contenuto erotico e non mi sto eccitando. Non sento l’eccitazione nonostante abbia davanti lei in bikini. Ancora una possibilità, poi fuori.”
Sabrina poteva già sentire la porta sbattere alle sue spalle.
Sarebbe finita come la ragazza prima di lei. In lacrime e in fuga.
Umiliazione. Questo sarebbe stato il suo destino se non si fosse data una mossa.
Cercò un segno di incoraggiamento da suo padre, come faceva di solito.
Ma il suo sorriso era troppo sbilenco e pallido per risultare incoraggiante.
Sabrina prese tutto il coraggio che aveva.
“Voglio più contatto, sei troppo lontana. Devi sedurlo, non gli stai parlando del bello e brutto tempo.”
Sabrina si estraniò completamente dalla realtà. Cercò di focalizzarsi su un’immagine, come gli aveva insegnato un suo professore. Fare finta di avere davanti a sé il suo oggetto di interesse.
Chiuse gli occhi.
Contò fino a dieci, mettendo a fuoco nella sua mente l’immagine di un ragazzo figo che conosceva e sul quale si masturbava spesso.
Si concentrò sui pensieri perversi che faceva su di lui.
Fece in modo di scacciare completamente suo padre dalla mente, con grande fatica.
Aperti gli occhi, aveva davanti a lei il suo oggetto d’interesse.
“Perché mi guardi in quel modo?” gli chiese lei con un sorriso furbetto.
Antonio non riusciva a fiatare. Prima di tutto, non conosceva le battute. Secondo, sua figlia sembrava essersi calata nel personaggio come al solito, ma sembrava anche in un delicato equilibrio tra finzione e realtà, aveva paura di rompere quell’equilibrio e farla cacciare.
Doveva resistere, per il suo futuro.
“Sei imbarazzato?” chiese lei con fare fintamente innocente e guardandosi il corpo seminudo, come a cercare un’imperfezione o qualcosa di anomalo.
Antonio non poté fare a meno di guardare. Non aveva mai notato quanto sua figlia potesse essere attraente in costume da bagno. Adesso comprendeva il motivo per cui i padri sono gelosi delle proprie figlie, cosa che lui non era mai stato.
“Ho qualcosa sul corpo?” chiese lei con finta preoccupazione, sbattendo le lunghe ciglia, che parevano essere due ventagli capaci di creare folate di vento.
Antonio quasi prese sul serio quella domanda e allungò l’occhio alla ricerca di qualsiasi cosa ci potesse essere.
Sabrina continuava a recitare la sua parte, incurante del fatto di non ricevere risposte: “Se vuoi, puoi controllare tu stesso.” disse lei con voce calda e roca. Si avvicinò al padre, gli prese le mani e le portò sui suoi fianchi, con fare incoraggiante.
Sabrina era a mezzo millimetro dall’orecchio di Antonio, le sue labbra sfioravano il lobo mentre si muovevano: “Che c’è? Non ti va di toccarmi?” Sabrina lanciò un’occhiata al regista.
Il “maestro” sembrava concentrato sulla scena, quasi impassibile, ma seduto più comodamente sulla poltrona. Sembrava rilassato.
Sabrina cominciò a sbaciucchiare l’orecchio del padre. “Io posso fartela venire la voglia...” sussurrò lei.
Antonio era paralizzato. Impietrito. Aveva il corpo caldo di sua figlia tra le mani. Le sue labbra e la lingua praticamente dentro il suo orecchio.
E gli stava piacendo.
In quel momento non riusciva a vedere Sabrina come sua figlia, ma come una giovane donna che ci stava provando con lui. Quel poco di logica e imbarazzo che gli erano rimasti vennero spazzati via da un afflusso di sangue ben familiare.
Non poteva controllare il suo corpo, la sua erezione parlava chiaro.
Sabrina faceva le fusa e gemeva come una gattina nel suo orecchio.
Il regista non sembrava volerli fermare. Anzi, li incalzò con un gesto della mano a continuare la scena.
Antonio sentiva il ventre di Sabrina strusciargli contro, inevitabilmente sfregando contro il suo basso ventre dolorante e pulsante.
Il suo buon senso andò a farsi benedire nel momento in cui cominciò a passare le mani sui glutei sodi della figlia.
Sabrina, contrariamente a quanto si sarebbe mai aspettata, cominciò ad eccitarsi sul serio.
Le mani calde del padre la facevano sciogliere. Dentro di sé sentiva una voglia incontrollabile montare. Sarà stata la situazione paradossale, il senso di proibito e tabù che la inducevano a provare queste emozioni. Anche il fatto di avere uno spettatore la eccitava non poco. E quello spettatore sembrava gradire molto lo spettacolo.
In quel momento, non pensava più a fare il provino, ma pensava a soddisfare i suoi istinti più primitivi.
Antonio e Sabrina erano padre e figlia e allo stesso tempo amanti.
Mentivano entrambi.
La voglia prese il controllo di entrambi. La attirò a sé, infilandole la lingua in bocca in un bacio carico di lussuria.
Sabrina sentì la clitoride gonfia e calda. Il tessuto delle mutandine cominciava a stimolarla e a inumidirsi.
Gemette nella sua bocca, ricambiando il bacio. I lievi schiocchi delle loro labbra riempivano il silenzio della stanza.
Sabrina portò una mano del padre sul suo seno, aiutandolo a toglierle il reggiseno.
Le tette rimasero completamente nude. Antonio si soffermò a guardarle estasiato. Due seni perfetti con al centro due capezzoli rosa maialino. Rotondi. Carnosi. Croccanti alla vista.
Ne prese uno in bocca come si prendono in bocca i grappoli d’uva. Mordeva, succhiava e leccava le due mammelle come se le volesse mangiare.
Sabrina era al settimo cielo. Sospirava e gemeva alla vista della lingua del padre esplorarle gli angoli più nascosti del seno.
Si bagnò ancora di più quando lui portò una mano tra le sue cosce. La sua clitoride ebbe un sussulto non appena venne sfiorata da sopra il tessuto.
Antonio cominciò a solleticarla con il polpastrello dell’indice, mentre imitava il movimento con la lingua nella bocca della figlia.
Sabrina non riusciva più a contenersi, ansimava in preda al piacere. Il solletico la faceva vibrare come la corda di una chitarra quando pizzicata.
Portò una mano alla zip dei pantaloni del padre: “Ma ciao...” disse lei con voce rotta, rivolgendosi al suo pene. Dimensioni abbastanza considerevoli. Duro. Turgido. Pulsante. Caldo.
Era impossibile non ammirarlo.
Cominciò una lenta sega. Un su e giù lento e cadenzato lungo l’asta.
Antonio la strinse con più forza, a causa della piacevole sensazione.
Ricambiò anche lui. Indice e medio scostarono il tessuto delle mutande ed entrarono dentro di lei, lentamente.
“Ahhh sì...” gemette lei una volta penetrata. Aumentò leggermente il ritmo della mano, osservando la cappella di suo padre coperta e scoperta dalla pelle.
Andarono avanti così per qualche minuto, continuando a baciarsi, incrociando le loro lingue.
Antonio era completamente nel pallone. I pensieri osceni che stava facendo sulla figlia non avevano fine. Si scoprì chiamarla nei modi più volgari possibili e a volerla scopare con tutte le sue energie.
La fece sedere sulla poltrona, sfilando le dita da lei. Sabrina sembrava come in trance, non aspettava che il suo tocco.
Le tolse le mutandine, facendola rimanere a gambe oscenamente aperte. Il suo sesso era in bella vista, davanti agli occhi del regista, il quale si godeva la scena con una mano piazzata sul cavallo dei pantaloni. Gli piaceva guardare.
Un profumo inebriante di donna riempì l’aria e in particolare modo le narici di Antonio. Non poteva resistere. Si avventò sulla figa della figlia, con l’intento di mangiargliela.
A Sabrina scappò un gridolino misto a sorpresa e misto a goduria. Il contatto con la lingua calda e bagnata era fantastico! Suo padre alternava la lingua piatta alla punta, in un gioco di leccate che mandava Sabrina in estasi. Quanto le piaceva farsela leccare!
Guardò il produttore con uno sguardo carico di lussuria, palpandosi una tetta, come a provocarlo.
Ma lui era sembrava quasi impassibile. Studiava la scena con meticolosità e giudizio. Sembrava sinceramente interessato alla performance, non al piacere fisico. Ma si poteva notare un’indiscutibile eccitazione nel luccichio dei suoi occhi.
Gli stava piacendo guardare. Erano lampanti le sue intenzioni: avrebbe potuto farsi benissimo una sega o partecipare alla scena, diventando soggetto della sua stessa arte.
Ma si conteneva.
Il regista rimaneva regista.
E forse era questo l’aspetto più eccitante di tutto.
Sabrina incitava il padre a leccarla ancora, di più, che stava godendo. E infatti godette. Eccome se godette. Schizzò tutta la sua goduria sul muso, sulla lingua, nella bocca del padre e anche sulla poltrona.
“Avanti, fammelo succhiare.” disse lei fuori controllo.
Antonio, anche lui ormai voglioso di venire, non poté fare altro che accontentarla, mentre con un il pollice le schiacciava e premeva il bottoncino per farla godere di nuovo.
La ragazza accolse nella sua bocca quel turgido palo di carne, golosa.
E come poteva resiste Antonio? Quella menzogna, quella recita, dove sua figlia non era sua figlia e allo stesso tempo lo era. Era intrappolato ormai da innumerevoli minuti in quel vortice di piacere, di eccitazione e senso di proibito che creavano un mix peggiore di una droga.
Lo sguardo del regista, la bocca di Sabrina, i suoi umori cosparsi fin dentro le narici, erano semplicemente troppo.
Venne sul suo seno. Copiosamente. Il suo pene sembrava un fucile a pompa. Che gioco di parole squallido, pensò.
Squallido.
Eccitante.
Nove lettere in due parole che avevano due significati completamente diversi.
Era finita la menzogna.
La bolla scoppiò e padre e figlia tornarono a essere tali.
Si guardarono entrambi negli occhi. Colpevoli.
Imbarazzati.
Paonazzi.
Appagati.
Sabrina si precipitò verso la sua borsa alla ricerca di un fazzoletto, le tremavano le mani dal nervosismo.
Antonio si pulì come meglio poteva e per poco non s’incastrò il pisello nella lampo dei jeans, talmente aveva fretta di rivestirsi.
Volevano entrambi dire qualcosa, ma entrambi aprivano e chiudevano la bocca come i pesci rossi. Rossi come le loro guance.
“Eccezionale! Straordinaria la sintonia che si è creata!” era stato Sergio a parlare.
I due si girarono di scatto verso di lui, ancora non completamente consci dei loro movimenti e dei loro pensieri.
“Sabrina, sei stata fantastica e complimenti anche a te che le sei stato dietro! La parte è tua! Vai a casa e festeggia!”
“G-grazie...!” Sabrina era a metà tra l’euforico e metà...non sapeva come descrivere il suo stato d’animo al momento.
Ma Antonio le venne in soccorso con uno dei suoi sorrisi incoraggianti.
Sabrina si sentì incredibilmente bene.
Con quel sorriso, sapeva che sarebbe andato tutto a posto.
Certo, entrambi avrebbero dovuto condividere un enorme segreto e non sempre sarebbe stato facile non pensarci.
Ma sapeva che quell’uomo davanti a lei era suo padre. Niente di più e niente di meno.
Forse il rapporto sarebbe leggermente cambiato.
Ma finché quel sorriso avrebbe continuato ad esistere, Sabrina sarebbe stata sempre al sicuro.

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