Sabine: il peccato francese, la prima volta non si dimentica mai

Scritto da , il 2019-02-20, genere etero

Storia vera
Soffro spesso di periodi di crisi legati alla mia esuberanza sessuale, sebbene sposato con una donna intelligente e molto sensibile ma forse troppo pudica e soprattutto spesso lontana di casa per lavoro. Ciò si traduce in un notevole numero di masturbazioni, per soddisfarmi, con cui ho sempre temuto di abbrutirmi. Devo dire, fra l’altro, che ho un desiderio talmente forte da sentire solo il pene e l’istinto primordiale e quando sono così finisco per eccitarmi con poco ma sono poco loquace e soprattutto poco socievole. Momenti che vengono e che devono passare. Ero in questo stato, mia moglie era partita, quando lo squillo del campanello della porta mi aveva scosso da un certo torpore, ma al contempo ero rimasto perplesso, poiché non aspettavo nessuno. Ma l’unica cosa che speravo profondamente era che non fossero i soliti testimoni di Geova. In più occasioni in altri momenti li avrei fatti entrare e rimanendo ciascuno sulle proprie posizione avevamo conversato, ma ora no! Non era proprio il caso. Esitante e anche un poco annoiato, mi ero avvicinato alla porta guardando dallo spioncino, non ero dell’umore giusto, ma ebbi immediatamente un tonfo al cuore una sorpresa che mi svuotò la mente e mi rese per un attimo tremanti le gambe. Dall’alta parte della porta era Sabine la splendida moglie francese del medico che abitava al piano inferiore che avevo sempre desiderato ma senza che su di lei avessi mai potuto neanche provare a fare delle avances. La semplice vista, in un attimo bastò per mettermi in un’ansia pazzesca, e non nego di essere entrato nel panico, quella donna ormai erano anni che la desideravo da morire ma non sapevo come fare, i rapporti tra noi nonostante i miei sforzi e le mie carinerie erano e rimanevano sempre improntati alla cordialità, nulla di più. Mi sentivo bruciare ed infatti avevo un fuoco dentro. La donna intanto aveva risuonato il campanello e io col cuore in gola non sapevo cosa fare, o meglio sapevo cosa avrei voluto fare ma al contempo temevo di farlo, per la prima volta mi resi conto che avevo sempre sperato in una sua visita in casa mia ma ora che lei era qui dove volevo che fosse ero io che esitavo, ero confuso, ma ad un certo punto aprii di scatto, ed ebbi la percezione, in un istante, sebbene agendo quasi come un automa che non avrei voluto perdere quella splendida occasione che mi avrebbe consentito almeno di vederla, starle vicino per qualche attimo e poi chissà ma per il momento avrei potuto accontentarmi solo di questo, forse ero innamorato. Il più delle volte, l’avevo guardata furtivamente o incrociata così di sfuggita mentre lei professava ad oltranza la sua professione di mamma a tempo pieno. Lei era come al solito molto timida, anzi imbarazzata ma a me mi appariva come un fiore splendido; la musicalità della sua voce e la sua presenza non mi permettevano di capire nulla. Il suo corpo emanava un fresco profumo inebriante. La guardavo estasiato, e pendevo dalle sue labbra, ero in un vortice di sensazioni inesplicabili, ma, comunque, tentai di farla accomodare. La donna, tuttavia, sembrava volesse declinare l'invito. Mi sentivo scoppiare, la sua vicinanza mi inebriava, non sapevo cosa fare, ero nell'imbarazzo più totale, compresi che avrei voluto compiere con lei le sfrenate esperienze che ormai compivo da tempo con Rosaria e con altre donne ma in questo caso ero molto frenato, si mi resi conto di soffrire di un sentimento simile all’amore e soprattutto pensavo a Sabine come ad una figura pura e intoccabile, l’avevo sublimata, idealizzata a tal punto da non essere in grado di immaginarla come femmina piena di sessualità, l’esatto contrario di come avevo immaginato tutte le donne con cui avevo avuto importanti storie. Tuttavia, ad un tratto scattò una molla quando sentii la donna che mi stava salutando. Tentai così il tutto per tutto e la pregai nuovamente di entrare: il miracolo avvenne. Sabine come un automa risalì i due gradini che aveva già sceso e senza ulteriori parole varcò la soglia di casa. Era un sogno. Non sapevo le frasi che avevo utilizzato ma avevo raggiunto il mio scopo poichè richiusi la porta dietro di lei, non volevo che ci ripensasse, non volevo sciupare tutto, ero preda di una tempesta di emozioni contraddittorie, ma ora iniziavo ad avere su di lei pensieri molto meno casti e questo se da un lato mi rassicurava dall’altro mi metteva ulteriore ansia perché non sapevo se avrei potuto e dovuto agire. Sabine aveva una camicetta che vezzosamente aveva due bottoni aperti, e in quel momento appuntando l’interesse sul suo collo mi resi conto che avrei voluto buttarmi su di lei e possederla subito fino allo sfinimento, ma non lo feci. Temevo le ripercussioni di un atto intempestivo. La feci accomodare nell'ampio salone. Era gentile come sempre, dolce e sempre più eccitante ai miei occhi. Mi sedetti ma venni subito messo in imbarazzo dal pene che autonomamente stava montando per una velenosissima erezione, non riuscendo più a trattenermi, le chiesi con voce rotta dall'emozione se potevo offrirle qualche cosa. Sabine, con delicata cortesia rappresentata con un sorriso fece segno di no e io rimasi ancor più attonito. Lei parlava, parlava, parlava e sorrideva a tratti in maniera forzata; ma non capivo, non riuscivo a recepire quanto la donna esprimeva in un italiano francesizzato. Mi convincevo guardandola che lei era sempre più il mio sogno, forse perché irraggiungibile, ora comunque la studiavo per carpirne le possibili debolezze, più la osservavo più mi convincevo che aveva dei punti deboli, come mi sarebbe piaciuto farla mia. Ora lei era a non più di 20 centimetri, da me e in quel preciso istante non riuscivo ad archiviare il pensiero che suo marito chissà quante volte l’aveva posseduta, del resto le aveva fatto fare due figli! Mi sentii impazzire e mi convinsi che la desideravo e l’avrei potuta avere così inaspettatamente come forse il destino avrebbe voluto. Sabine ad un tratto, smise di conversare e mi chiese se stavo bene. Evidentemente qualche cosa in me non andava. A quel punto risposi di no! Come impazzito sollevai una mano e le carezzai la bocca, dolcemente, rapidamente, Sabine mi guardò stranita, quasi bloccandomi con gli occhi, ma li capii che stava per iniziare una nuova sfida. Qualche cosa era cambiato, Sabine era meno angelicata, la immaginai al culmine della passione nelle mani di suo marito e ciò mi spinse a giocarmi il tutto per tutto, trasformandomi e approfittando dell'imbarazzo della donna. Senza guardarla, mi gettai addosso. Avevo sperimentato in varie occasioni che qualsiasi donna venga presa di sorpresa, in questi frangenti, non riesce subito ad opporre una tenace resistenza, quindi fulmineamente le tolsi la camicetta e in men che non si dica le alzai il reggiseno e mi impossessai dei suoi piccoli seni, a quel punto Sabine fu ferma e decisa a divincolarsi, dicendomi con tono perentorio di lasciarla. Era rossa in volto, e sentii nitidamente che aveva detto ancora una volta di no, iniziando ad alzare la voce. Il mio assalto era però famelico. Sabine in quel momento aveva piegato il collo e mi permise di assestarle una serie di baci, con dolcezza ma decisione e mi tuffai con foga inaudita sulle piccole poppe, deliziose e molto dolci ricche di un profumo inebriante. I capezzoli erano dei lamponi rosati di una forma introversa, avevo iniziato a produrmi nella mia specialità succhiandole le tette con ardore e senza concederle alcuno scampo, tanto che capii che oramai non poteva più tirarsi indietro, intanto continuavo ad accarezzarla e a dirle quante volte avevo desiderato questo momento. Sabine continuava a chiedere di essere lasciata ma sentivo che era un atteggiamento razionale il corpo oramai diceva altro. Mi ripeteva quasi come una nenia spezzata dall’affanno che i suoi figli erano sacri, che lei era sposata. Mi supplicava di lasciarla, tentava di divincolarsi. Riuscii finalmente ad abbassarle la gonna e abbassatele con foga le mutandine imposi le mie dita nella vulva rasata e fu subito tutto più facile. Sabine si arrese di colpo, mentre io presi a succhiarle le labbra della vagina, leccandola in tutto e per tutto. La donna si ripiegò immediatamente su se stessa, ospitando la lingua e spingendo con forza la mia testa nel suo interno con entrambe le mani. Vidi fiottare l'orgasmo a cascata, sorprendendomi per quanto Sabine fosse calda, disponibile, non c’era dubbio ora lei languiva, pensai in un flash che avevo perso molti anni ad idealizzarla ed invece sarebbe bastato un po’ di faccia tosta, come al solito e titillarle magistralmente la figa per averla. Il bastone teso provocava la donna all'inverosimile e mi divertii a vedere come Sabine stravolta tentasse di prenderlo per masturbarlo. Trovai subito la vagina e entrai senza sforzo. Sabine mi ospitò nel migliore dei modi, la vagina era larga, piena di umori e compresi che il marito aveva senz’altro fatto il proprio mestiere. La donna, ora sbiascicava dei si sempre più convinti sotto il mio assedio martellante. In quell’occasione la presi letteralmente di peso e la scaraventai sul divano. La francese subiva ed io ero ad un punto di trabocco. Sabine era diventata tutta una vagina, era bagnata all'inverosimile eccitata e senza più alcun freno inibitorio; godeva senza limite. Il tentativo di trattenere l'orgasmo, ancora fallì in maniera clamorosa poichè la prepotenza della verga ed i testicoli al culmine della tensione stavano scoppiando. Dovetti capitolare inondandola e il dardo come un idrante impazzito vomitò tutta la sua irruenza. Sabine si mosse convulsamente allargando le sue splendide cosce tanto da farsi penetrare per tutta la lunghezza del pene ed accogliendo integralmente il prezioso succo. Ma, fu a questo punto che nell’inevitabile fase di crollo successivo all’eiaculazione la francese prese l'iniziativa. Salita sopra, scatenata, iniziò a lavorarmi il pene. La sua lingua odorava forte, in effetti l'orgasmo si era impastato alla saliva, al sudore, creando un cocktail esplosivo che ora sembrava toccarmi lo stomaco. Sabine scendeva con la bocca sul pene che forzatamente stava ricominciando a svettare. La donna succhiava come una dannata. Avevo scoperto che in quella situazione, in balia della donna non avrei retto per molto. Sabine era splendida una dea del sesso, eccome se ci sapeva fare. Cercavo di riprendere il controllo ma non sembrava cedere, mi stava spossando. Era lei a gestire e nonostante le mie sollecitazioni non cedeva un attimo. A quel punto le misi la mano sinistra in vagina e presto trovai il clitoride, iniziai a masturbarla di continuo. A Quel punto Sabine rallentò quel ritmo che era divenuto infernale, mentre dal buco vaginale fiottava a cascata il liquido. La lasciai sopra ancora a cuocere nel suo brodo, ed iniziai a spadroneggiare sui suoi splendidi piccoli seni, leccando, succhiando, ciurrando quei capezzoli invitanti, grandi rispetto alle tette piccole erano degli straordinari lamponi puntuti. Sabine oramai gridava in un misto di francese ed italiano il suo desiderio. In quel momento sentii l'inondazione, la donna aveva, infatti, ceduto. La presi e la volsi alla pecorina e senza che lei potesse dire nulla la sovrastai violandola analmente. La contrarietà della donna in quella situazione fu facile da stroncare. Lei rabbiosa sulle ginocchia tentò di proteggersi ma io l’avevo oramai aperta e più lei tentava di divincolarsi più il pene entrava. La cavalla era domata, le misi ancora le dita nella calda vagina che faceva scorrere il suo succo caldo come una fonte e Sabine cadde a faccia in avanti in preda ad un orgasmo particolarmente violento. Non riusciva neanche a raccogliere il fiato e così alzatole ancora di più il bacino le violai nuovamente l'ano. Volevo scaricare in questa occasione tutto il mio desiderio verso di lei, nel suo secondo canale. Non le diedi scampo. Sabine ansimava mi supplicava di arrivare, ma io volli godermela fino all’ultimo, quelle natiche avrebbero dovuto sopportare un dolce supplizio ancora per lungo tempo. Il pene era ben conficcato per tutta la sua lunghezza fino alle palle. Finalmente dopo qualche decina di minuti decisi di impalarla e il pene ritto martellò sempre più forte pompando ritmicamente il torrente nell'intestino della francese. Ancora una volta la donna a faccia avanti sul pavimento non riuscì a reggermi. Iniziò così a guaire, mentre l’ano annegava. Ero pago, avevo realizzato un sogno e guardando Sabine sfatta non riuscivo a pensare che dopo più di venti anni di desiderio finalmente la avevo posseduta. La guardavo ed il suo sorriso era veramente splendido. Non voleva a questo punto andare via e con succhiamenti e leccamenti raggiunse nuovamente il pene, iniziando una fellatio incredibile, era una vera specialista, succhiava e leccava con una perizia incredibile a ritmo alternato, era una grande regina del sesso orale, il mio pene montò nella sua bocca vellutata, nuovamente e siccome sono particolarmente sensibile a queste cose sborrai subito, senza riuscire a resistere L'orgasmo investì Sabine, zampillando in tutta la sua faccia, traboccando dalla bocca che non riusciva a contenerlo. L'eccitazione della donna a quella vista si fece incredibilmente forte, così prese nuovamente il controllo implorandomi di prenderla ancora, per un’ultima volta. Ero a questo punto davvero stanco ero sazio, ma con grande destrezza, posi la mano sinistra sulla vagina, titillandola con due dita, mentre con la destra mi rivolgevo al buco del culo. La donna lo sentì subito e dopo poco iniziò ad orgasmare impazzendo nuovamente per il piacere. Continuai a questo punto tenendola sotto pressione, era pregna, affannava, ansimava, godendo e scaricando. La sua vagina era sugosa come un fiume in piena. Ben presto si piegò in due anche lei sfinita ma continuammo a baciarci. Una cosa era comunque certa così non sarebbe più finita


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