L'ascensore

Scritto da , il 2019-02-15, genere etero

E’ una mattina come tutte le altre; l’ascensore è pieno di gente indaffarata che sale, scende, pigia il pulsante, attende pazientemente il suo turno e, quando raggiunge il piano richiesto, esce dall’abitacolo e si avvia verso il proprio ufficio, siede alla propria scrivania, riordina le proprie carte, scorre gli impegni della giornata, legge le notizie via internet e inizia un’altra noiosa giornata di lavoro.
Io non faccio eccezione: sono la responsabile del reparto vendite di una famosa multinazionale nel settore bibite e proprio quella mattina ho una riunione importante con i miei collaboratori ed alcuni clienti stranieri. Guardo il costoso orologio che ho al polso e sbuffo leggermente: le nove passate. Sono un po’ in ritardo sulla tabella di marcia: la riunione è tra circa dieci minuti e, prima di recarmi nella sala apposita, vorrei sedermi alla mia scrivania e riordinare gli appunti. Sono una molto precisa e metodica, detesto l’approssimazione, devo aver sempre tutto sotto controllo. Questo seppur lieve ritardo mi causa una leggera impazienza: tra i miei difetti, o i miei pregi, a seconda dei punti di vista, c’è anche una fissazione quasi maniacale per la puntualità. Se ho un appuntamento sono sempre quella che arriva in anticipo, mai in ritardo. Accidenti, tutta colpa di quell’incidente stradale in cui sono incappata venendo al lavoro! Decidendo di cambiare il solito percorso a causa dei lavori di asfaltatura della strada che percorro solitamente, ho trovato l’imprevisto sul mio cammino. Come si dice: mai lasciare la strada vecchia per quella nuova… Be’, pazienza, non sempre può filare tutto liscio no?
Accanto a me c’è il solito sconosciuto che incontro quasi tutte le mattine da un po’ di mesi a questa parte: bell’uomo, distinto, modo di fare gioviale, alla mano, senza essere maleducato o cafone; ci salutiamo sorridendo ogni volta che ci incontriamo ma non abbiamo mai spiccicato una parola: del resto che ci sarà mai da dirsi? Non ci conosciamo, nemmeno so come si chiama, non so bene che incarico abbia, di sicuro una posizione piuttosto alta a giudicare dai vestiti che indossa, tutti di ottima fattura, dal profumo di qualità e dalla valigetta ventiquattr’ore griffata che costerà sicuramente una fucilata… Di che parlano due sconosciuti che si incontrano tutte le mattine sull’ascensore, del tempo per caso? Maddai, non siamo così banali su! Però è davvero carino: capelli castani tagliati alla perfezione, occhi verde-nocciola e un sorriso accattivante. All’incirca deve avere su per giù la mia età: saremo coetanei, anno più, anno meno…L’unica cosa che so è che scende sicuramente dopo di me, dal momento che quando io esco dall’ascensore, lui rimane ancora su. Chissà a che piano sale…Be’, un po’ mi incuriosisce, devo dire!
A poco a poco l’abitacolo si sta svuotando; tutti stanno per raggiungere le proprie postazioni. Finché rimaniamo solo io e lo sconosciuto; che strano non era mai accaduto prima… Mi sento un poco in imbarazzo, quella vicinanza mi mette un lieve disagio, non so perché. Mi sposto leggermente andandomi a posizionare di fronte a lui. Guardo per l’ennesima volta l’orologio: le nove e un quarto! Accidenti, mi sa che farò davvero tardi alla riunione… Devo aver fatto una smorfia contrariata perché lo sconosciuto mi chiede:
“E’ in ritardo? E’già la terza volta che la vedo guardare l’orologio come se gli stesse chiedendo la risposta a tutti i problemi”.
Alzo gli occhi stupefatta; allora mi sta osservando! “Be’ sì, sono in ritardo sì, avrei una riunione importante stamattina e detesto fare la figura della ritardataria!” rispondo io.
Lui mi sorride gentile e mi dice:
“Per una volta può capitare a tutti no? Ma è davvero così importante per lei dimostrare di essere sempre impeccabile?”
Ma che fa, si mette a leggermi nel pensiero! Presa in contropiede gli rispondo:
“Be’ no, certo che no, è solo che mi scoccia, ecco”.
Improvvisamente si sente un piccolo rumore e la luce all’interno dell’abitacolo si spegne; un istante dopo si riaccende, ma l’ascensore resta fermo, non riparte.
“Oddio, e adesso che succede?” esclamo io, guardandomi intorno contrariata.
“Non vorrei dirlo ma mi sembra che siamo rimasti bloccati” risponde lui serafico.
“Cosa? Bloccati?” faccio io come se fosse una cosa improponibile.
“Be’, ogni tanto gli ascensori si bloccano, lo sapeva?” domanda lui con una punta di ironia.
“Ma davvero?” ribatto io con sarcasmo. “Chi l’avrebbe mai detto? E poi questo ascensore è nuovo di pacca, la cabina è stata rinnovata lo scorso anno”. Ed è vero; questo grattacielo ha più di quarant’anni e la manutenzione dell’ascensore è continuamente monitorata; di conseguenza l’abitacolo è nuovo, più moderno e funzionale, silenzioso, con uno specchio alla parete destra entrando da fuori, due maniglie di ottone, le luci al neon, con i tasti comandati a tempo in ordine di chiamata e finora non si era mai bloccato, almeno non da quando è stato rifatto da nuovo. Un ascensore attualissimo insomma. Invece ora si è bloccato e siamo qui, nel bel mezzo tra un piano e l’altro.
“Ma a che punto saremo più o meno?” domando io.
“Dovremmo essere tra il quindicesimo ed il sedicesimo piano” risponde. “Lei a che piano dovrebbe andare?”
“Al ventunesimo” dico “E lei?”
“Venticinquesimo”
Ah be’, ora so a che a che piano sale di solito. Bella circostanza per scoprirlo!
“E ora che facciamo?” Domanda cretina, ma ormai è uscita dalle mie labbra. Infatti gli scappa da ridere:
“Che dobbiamo fare? Aspettiamo”
“Già” logica conseguenza. “Uffa! La mia riunione è andata!” esclamo, già in preda all’agitazione.
“Eh, credo proprio di sì” esclama sorridendo. “Ma stia tranquilla, credo che saranno stati avvisati i tecnici del guasto”
“Questo lo so, ma prima che intervengono e prima che riescono a ripristinare il guasto…Non ce la caviamo prima di mezzogiorno!” esclamo io costernata.
“E la cosa le dispiace così tanto?” domanda in tono più vellutato. O sono io che me lo sono immaginato?
Lo guardo di sottecchi: mi sta osservando con un’espressione indecifrabile sul viso. Ad un certo punto continua:
“A me questo inconveniente non dispiace per niente…”
Lo osservo meglio: mi sta guardando con insistenza, con uno sguardo molto molto carezzevole…Be’, in effetti è un bell’uomo, l’ho notato da subito, da quando l’ho visto salire la prima volta… Quasi quasi non dispiace neanche a me questo inconveniente…
L’abitacolo comincia a scaldarsi: probabilmente deve esserci stato un guasto alla centralina elettrica e l’aria condizionata non funziona. E’ maggio e inizia a fare caldo… anche lui sembra pensare la stessa cosa, infatti posa la valigetta sul pavimento, si toglie la giacca, allenta la cravatta e si sbottona la camicia. Io ho un caldo pazzesco: indosso un abito rosso con dei bottoni davanti e una cintura in vita, e un paio di scarpe di vernice beige a tacco alto che iniziano a darmi il tormento. Mi sbottono un po’ il vestito: fa un caldo insopportabile, o è la vicinanza dello sconosciuto?
Mi si avvicina, mi toglie la borsa dalle mani, la posa a terra e mi dice:
“Tanto vale mettersi comodi, no? Ci sarà da aspettare un bel po’”
Io mi siedo sulle maniglie in ottone, rassegnata. Lui mi si avvicina, mi alza il mento e mi dice con voce dolce e decisa al contempo:
“Sei davvero bella, lo sai? Sono mesi che ti osservo…” Mi fa alzare in piedi, mi accarezza la guancia, il collo e io sento una strana attrazione, come un magnete, una calamita che mi attira verso di lui. Non vorrei perdere il controllo proprio ora… Lentamente, con una lentezza che non capisco se studiata o spontanea, lo sconosciuto si avvicina sempre di più, mi accarezza i capelli, il viso e continua a guardarmi con un’espressione quasi estasiata sul viso. Io cerco lievemente di scansarmi, mi irrigidisco, ma lui mi dice: “Tranquilla, non voglio mica farti del male… Anzi, voglio farti stare bene”
“Non lo metto in dubbio” faccio io di rimando. Volto il viso di lato e lui mi dice: “Mmmm…che bel profilo che hai…Collo lungo e sottile, naso dritto, bocca perfetta,,,”
Tutti questi complimenti mi stanno mettendo in imbarazzo ma un po’ mi lusingano, lo devo ammettere. Lui continua ad accarezzarmi, mi fa voltare di nuovo frontalmente, mi si avvicina, mi bacia lievemente sulle labbra, poi a poco a poco, il bacio si fa più insistente, fino a farmi dischiudere le labbra e lì inizia ad esplorare con la lingua, come se volesse risucchiarmi ogni energia vitale. Sento il suo corpo quasi ormai incollato al mio e rispondo con trasporto: la testa mi gira, mi tremano le gambe, sento un’eccitazione che piano piano sale e mi sta infiammando ogni parte del corpo. Le carezze si fanno via via più insistenti, più audaci, risvegliandomi istinti che fino a quel momento ero riuscita a tenere sopiti: sto per attraversare il punto di non ritorno, lo sento. Con le mani afferra e accarezza i miei seni che hanno i capezzoli ormai ridotti a due spilli tanto sono eccitata, me li lecca, io comincio a sospirare, sento il respiro che si sta facendo sempre più corto, poi le mani sapienti scivolano giù giù, fino a sfiorare il mio fondoschiena, lo afferrano con fare deciso mentre mi solleva la gonna, la mano passa dal didietro al davanti, sento un’eccitazione fortissima, ormai il punto è stato ampiamente superato e non riesco più a tornare indietro anzi, non voglio! Si abbassa inginocchiandosi, mi sfila le mutandine che ormai sono fradice e inizia a baciarmela, a leccarmela, a succhiare il nettare che la mia figa sta ormai abbondantemente elargendo…Io non riesco a trattenermi dal gemere; la cosa mi sta piacendo un sacco…”Oddio…” continuo gemendo, mentre lui si sta sbottonando i pantaloni e vedo il suo cazzo duro ed eretto in tutta la sua maestà, in tutta la sua potenza e penso che è così per me, solo per me in questo momento…Nient’altro conta in questo istante infinito: solo il nostro piacerci e godere del nostro stare insieme. Mi fa sedere sulle maniglie in ottone che sembrano messe lì apposta, mi alza le gambe e inizia a scoparmi mentre io mi aggrappo con forza al sostegno metallico, prima con movimenti lenti poi con spinte sempre più energiche; i miei gemiti si fanno sempre più forti; sto godendo come una matta, mi sta facendo impazzire di piacere, continua a spingere e io lo imploro: “Sì, sì, dai, non fermarti, così, così, scopami, di più, ancora, ancora…” Fa un caldo insopportabile ormai nell’ascensore: siamo entrambi madidi di sudore ma la faccenda non ci preoccupa, è un momento di estasi infinita, di gioia pura. Lui pare inarrestabile, ad un certo punto mi prende, mi gira, mi mette a novanta gradi, mi prende per i fianchi, le ormai consuete maniglie mi fanno da supporto e inizia a scoparmi da dietro, sempre più forte, sempre più arrapato; io continuo a godere come una cagna in calore sotto l’impeto delle sue spinte; ormai l’abitacolo risuona delle mie urla di piacere; lui mi mette una mano davanti alla bocca ed esclama dolcemente: “Ssst…tesoro, ti sentiranno tutti…” Io non gli bado, continuo a gemere e a gridare, vorrei trattenermi ma non riesco, è un istinto animalesco, primordiale, ormai sono venuta non so quante volte, lo supplico gridando “Basta, basta, ti prego” ma lui sembra insaziabile, inarrestabile, un vero toro da monta… Finalmente, lo sento irrigidirsi, emettere una specie di grugnito e, dopo due o tre colpi ben assestati, capisco che sta per venire…Viene…Mi si affloscia contro e mi abbraccia piano piano…E’ sfinito, siamo sfiniti entrambi… Lo sento staccarsi da me, io stessa mi affloscio e mi lascio scivolare a terra come un sacchetto sgonfio, incredula eppure appagata…Da quanto tempo non facevo l’amore in questo modo? Non me lo ricordo più… Lascio andare indietro la testa, socchiudo gli occhi, sono ancora in una specie di estasi mistica. Lui si risistema, sorridendo mi tende una mano, aiutandomi a rialzarmi, ma sono stremata, mi alzo ma mi mantengo in piedi a malapena; lui mi abbraccia sussurrandomi: “Grazie tesoro, è stato fantastico! Sei stata bravissima!” Bravissima! Ma se hai fatto tutto tu, mi verrebbe da dirgli ma non dico niente, mi limito a sorridere con fare misterioso, lo scruto e gli domando:
“Sei soddisfatto ora? Hai appagato la tua sete, la tua voglia?”
Lui mi sorride a sua volta dicendomi: “Tu invece non avevi voglia, vero? Si capiva molto…”
“Se era una battuta non faceva ridere…” faccio io ritraendomi.
“E chi voleva farti ridere?” rimanda “farti ridere era l’ultimo dei miei pensieri”.
In quel preciso istante l’abitacolo dell’ascensore inizia a muoversi: io mi guardo intorno con aria sgomenta, mi guardo nello specchio esclamando: “Oh no! Che aspetto terribile! Speriamo non ci sia nessuno fuori dall’ascensore”
“Be’, almeno una ventina di persone ci saranno” declama in tono sarcastico, sogghignando. “Tra tecnici e persone in attesa dell’ascensore, hai voglia…” Ma, accidenti a lui, ma questo sembra che provi un piacere sadico a mettermi in imbarazzo! D’improvviso mi assale un pensiero: “E se mi avessero udito mentre godevo come una troia?” Ommioddio, speriamo di no, speriamo che la cabina dell’ascensore sia insonorizzata! Finora era una questione che non mi ero mai posta. Già, del resto chi avrebbe mai immaginato che un giorno mi ci sarei trovata rinchiusa in compagnia di uno sconosciuto a scopare come ricci?
“Molto divertente, grazie” faccio io con finta disinvoltura.
Finalmente la cabina arriva al sedicesimo piano: le porte si aprono, i tecnici spiegano il guasto; io sono troppo frastornata per capire qualcosa. Entrano altre persone: ho l’impressione che mi guardino in modo strano, ma forse è solo una mia suggestione. Mi vergogno da morire se penso che possano aver sentito tutto! Guardo l’orologio: sono le dieci e mezza. Poco più di un’ora siamo rimasti chiusi nell’abitacolo, ormai la mia riunione sarà iniziata senza di me. L’ascensore riparte: io e lo sconosciuto riprendiamo la modalità “cortesi ma indifferenti”. Arriviamo al mio piano e finalmente posso uscire da quella cabina dove si è consumato uno degli episodi più pazzeschi e sconvolgenti che mi siano mai capitati.
Arrivo nel mio ufficio, mi siedo stremata gettando la borsa e la cartelletta degli appunti sulla scrivania: l’aria condizionata mi rinfresca il viso e i pensieri. Già, i pensieri che vagano ormai come relitti alla deriva in mare aperto dopo un naufragio. Come sarà da domani in avanti? Cosa proverò ogni volta che vedrò lo sconosciuto entrare nell’ascensore? Sarà imbarazzo, piacere, benevolenza o cosa? E lui cosa proverà nei miei confronti? Come mi vedrà, come una che ci è cascata come una pera cotta o un piacevole passatempo? In ogni caso devo dire che quell’incontro non mi ha lasciato certo indifferente anzi, devo ammettere che ha stuzzicato ancora di più la mia curiosità: ora mi è venuta voglia di saperne ancora di più sullo sconosciuto. Come si chiama, se è sposato oppure no, che incarico ha… Decido di recarmi in bagno a darmi finalmente una sistemata come dio comanda e a rifarmi il trucco; quando rientro nel mio ufficio, trovo il vice direttore generale che mi dice allarmato:
“Sara, ma dov’eri? E’ mezz’ora che ti cerco, devi andare subito dal presidente!”
“Ecco, lo sapevo” esclamo io. “Sarà sicuramente per quella benedetta riunione che ho saltato…Tutto per colpa di quell’ascensore…”
“Vabbe’, non stare a rimuginare ora. Vai subito su al venticinquesimo piano”.
“A-Al venticinquesimo piano?” balbetto io. E’ lo stesso piano dello sconosciuto…e se dovessi incontrarlo…Oddio che imbarazzo!
“Sì, sì, muoviti”.
Salgo a piedi i quattro piani che mi separano – vorrei evitare di trovarmi un’altra volta in una situazione analoga a quella di stamattina, anche se, secondo il calcolo delle probabilità è matematicamente impossibile – e, appena varco la soglia degli uffici, mi annuncio alla segretaria che si trova alla reception, dicendo che sono attesa dal dottor Tommasini, il presidente. Quella riferisce del mio arrivo e mi fa entrare nell’ufficio del grande capo. Sento un po’ i battiti accelerati e cerco di trovare il coraggio di non farmi prendere in castagna, tanto mica è colpa mia se l’ascensore si è guastato no?
Entro e, stranamente, non vedo nessuno. Ma cos’è, uno scherzo? Poi, improvvisamente, sento una voce familiare alle mie spalle:
“Benvenuta!”
Mi volto di scatto. È lui. Lo sconosciuto dell’ascensore!
“Ma ma…Cosa ci fai qui?” domando sconcertata.
“Come, cosa ci faccio, ci lavoro!” fa lui ridendo di gusto. “E’ il mio ufficio”
“Q-quindi tu saresti il dottor Tommasini?” ormai ho la conferma che questa è una giornata pazzesca, piena di sorprese.
“In persona” risponde lui. “Piacere di conoscerti in veste ufficiale”.
Bella battuta! penso io, ma invece di ribattere a tono gli domando:
“Da quanto tempo saresti il presidente?”
“Da circa due mesi, ma non ero ancora effettivo, prima ho dovuto attendere di espletare alcune formalità e ho svolto un periodo da “stagista” o apprendistato, chiamalo come vuoi, con il presidente uscente”. Già, in effetti, la scorsa settimana, ora che ci penso, il vecchio presidente ci ha tenuto un discorso di commiato, annunciando che sarebbe stato sostituito dal dottor Tommasini, assente in quel momento. Come se mi leggesse nel pensiero mi informa:
“So cosa stati pensando, al discorso di congedo non ero presente perché proprio quel giorno avevo un impegno familiare”.
“Chissà che genere di impegno…” penso io, più curiosa che mai. Ma da quando in qua gli affari privati di un completo sconosciuto mi interessano così tanto? Be’, la risposta è semplice: fino ad oggi non avevo mai scopato con uno sconosciuto! Anche stavolta dà prova di telepatia dicendomi:
“Dovevo andare a firmare la pratica di divorzio”.
Divorzio? Ho sentito bene? E’ fresco di divorzio…Bene bene, la faccenda si fa interessante…
Se consideriamo che io sono divorziata da due anni e da allora sono quasi praticamente in astinenza, salvo qualche avventura di poco conto… Ma come mi ha scopata questo qui non l’ha mai fatto nessuno!
“E come mai mi hai fatto chiamare?” faccio con nonchalance, come se la faccenda del suo divorzio non mi riguardasse punto, “Se è per la riunione che ho saltato, la motivazione la conosci benissimo”.
Scoppia a ridere e mi dice: “Tranquilla, non ti ho fatto salire per questo! Volevo solo congratularmi con te”.
“E…per cosa?” faccio io incerta. “Se è per la performance nell’ascensore potresti risparmiarti l’ironia…”
“No, non è per quello” continua lui serio stavolta. “Mi congratulo con te per l’ottimo lavoro che stai svolgendo, per l’impegno e la scrupolosità, per la passione che ci metti in tutte le cose che fai, per l’ottimo rapporto che hai con i tuoi collaboratori, per le tue doti umane… Sai, le voci girano e su di te mi sono arrivate tutte queste informazioni”.
Sono esterrefatta. Nessuno mi aveva mai parlato in questi termini, professionalmente, e non sapevo di essere così benvoluta tra i miei collaboratori. La cosa inizia a piacermi.
“Ne sono lusingata…” dico.
“E poi” continua “devo aggiungere il mio apprezzamento personale. Ti osservo da quando sono arrivato qui e non ho mai visto una donna più bella di te. Mi sei piaciuta subito, tanto che stamattina non ho resistito. Se la cosa ti ha indispettito ti chiedo scusa, ma non mi sembra che sia andata proprio così” aggiunge malizioso.
“No infatti” confermo “Anch’io non ho fatto altro che osservarti da quando sei arrivato, mi hai colpito molto”.
“So che sei libera anche tu, vero? Dimmi che non mi sbaglio”.
“Hai preso bene le informazioni su di me, non c’è che dire” rido io.
“Sei ancora più bella quando ridi ,lo sai? Credo proprio che questo sarà l’inizio di un’ottima collaborazione tra di noi, personale e professionale. Tra pochi giorni mi presenterò ufficialmente a tutti quanti, ma con te ho voluto farlo di persona e privatamente”.
“Che onore!” rispondo un po’ ironicamente.
“Andiamo a berci un caffè seduti tranquillamente in quella caffetteria nuova all’angolo? Non mi piace il caffè della macchinetta e vorrei offrirtene uno come dio comanda.
“Volentieri” faccio “però sarebbe meglio scendere a piedi, non vorrei che succedesse un altro inconveniente come quello di stamattina!”
“Perché, ti dispiacerebbe così tanto? A me no” fa lui sornione.
Io faccio finta di pensarci su, poi gli dico: “Uhm…No, a pensarci bene no”
Scoppiamo a ridere tutti e due, poi mi fa: “A proposito, mi chiamo Nicola, Nick per gli amici”. F I N E


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