L'orribile notte di Carlo

di
genere
incesti

E’ quasi l’una di notte.
Carlo è nella sua camera, seduto davanti al pc, impegnato nella consueta rassegna di siti porno.
Foto, video, live show... tutto quello che mamma rete mette a disposizione è oggetto della sua attenzione.
Anche se, dopo ore di febbrile attività voyeuristica, la noia inizia ad assalirlo.

E’ quasi deciso ad andarsene a dormire, non prima però di un ultimo controllo al sito di racconti erotici che lui preferisce.
E d’improvviso la noia si dilegua come nebbia al sole.
Hanno pubblicato un nuovo racconto.
E che racconto !
“Nel culo di mia figlia”, categoria incesti, scritto da tale Silvan.
Un brivido di eccitazione si propaga nelle vene di Carlo.
Il solo titolo lo arrapa all’ennesima potenza.
La sega notturna ora è garantita.

Freneticamente Carlo si toglie il pigiamone (quello con gli orsetti che la mamma gli ha regalato all’ultimo compleanno), restando nudo e fremente.
Torna a sedersi davanti al pc e controlla la sua erezione.
Splendida, come sempre.
Carlo afferra il righello (quello che usava al liceo) e si misura l’attrezzo.
4,3 centimetri !!
Ha eguagliato il suo record personale !!

Carlo bara, in realtà.
Perché il righello è taroccato.
Anni fa, Carlo aveva comprato una lima, e con pazienza certosina, giorno dopo giorno, aveva limato una delle estremità del righello, in modo che la scala dei valori scendesse un pochino, e che le misurazioni superassero stabilmente la soglia dei 4 centimetri.
Carlo è un ragazzo orgoglioso, e i 4 (fasulli) centimetri di pisello gli permettono di guardare alla vita con fiducia ed ottimismo.

Ora, questi 4,3 centimetri di cazzo gli regaleranno il paradiso.
Sposta il mouse e clicca sul racconto, pregustando una storia d’incesto fantastica, magari un pò violenta, proprio come piacciono a lui.

Il respiro gli si mozza.
Poche righe riempiono il suo schermo:

“ E bastato il titolo per eccitarti, eh ?
La sola idea e ti è venuto duro.
O, magari, ti si è bagnata la passera.
Nel primo caso sei un porco pervertito.
Nel secondo una vacca senza speranza.
Andate a cagare. “

Preso per il culo.
Questo è il primo pensiero che si affaccia alla mente di Carlo.
Fregato.
Inchiappettato.
Inculato come un pivello da quattro soldi.

Con le lacrime agli occhi Carlo si guarda l’uccello, e non c’è bisogno di misurazioni per sapere che ora non arriva nemmeno a tre centimetri.
Vorrebbe singhiozzare e abbracciare l’orsetto di pezza che pazientemente lo aspetta sul letto (e non c’è nulla di strano a dormire abbracciati ad un orsetto di pezza, anche a ventiquattro anni).

Avvilito, Carlo si alza e, nudo come un verme, si avvia verso la camera della mamma, il suo sogno erotico da sempre.
Magari la mamma lo consolerà con un abbraccio, e Carlo cercherà di palparle una tette, così, tanto per salvare in parte la serata.
Ma ancora prima di affacciarsi alla porta della camera, i mugolii e i sospiri gli fanno capire che sua madre è impegnata.
Depresso, Carlo sbircia dalla porta socchiusa.
Sua madre sta scopando, non si capisce bene se con una scimmia (poco probabile) o con il portiere del palazzo (molto probabile), un calabrese irsuto come un orango.
Da quando il padre di Carlo se ne è andato con una bulgara diciannovenne (bona come poche e troia come nessuna) la mamma di Carlo si consola con il fornaio, con il postino, con il meccanico, con il portiere... insomma, con il primo che passa, tranne che con Carlo, il suo amato figliolo che ambirebbe a trapanare (4,3 centimetri non sono poi così pochi...) quelle carni che l’hanno generato.
Ma non c’è stato mai nulla da fare.
La mamma lo chiama ancora Carletto, si preoccupa se fa uno starnuto, gli chiede sempre se ha fatto tutta la pappa...
Insomma, un sogno erotico destinato a restare tale.

Ancora più depresso, Carlo torna nella sua stanzetta.
Non è più aria di farsi una sega.

Per tirarsi su il morale (perché il resto non lo tirerebbe su più nessuno), Carlo afferra la lima e si mette all’opera sul righello: in un paio si giorni dovrebbe arrivare a 4,4 centimetri, e la sua virilità avrebbe un nuovo e benefico sussulto.

Nel silenzio di quell’orribile notte, il raspare metodico della lima è l’unico rumore percettibile.

di
scritto il
2011-06-01
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