L'ostaggio (CAP. 8)

Scritto da , il 2018-10-05, genere pulp

Sara passò la notte in quella scomoda posizione rabbrividendo per il freddo e piangendo per sua disperata situazione; alle prime luci dell'alba vide avvicinarsi un corteo capeggiato da Aamin e dietro il feretro con il corpo del fratello portato a spalla dai suoi amici seguito da tutti gli abitanti del villaggio di tende. Sara si contorse pensando non alla sua morte, ma al modo disumano in cui le sarebbe stata data. Il corteo si fermò ai piedi della pira dove adagiò il corpo di Abdul ed in quel momento accadde il “miracolo”, si sparse per l'aria il rumore di elicotteri in volo, anche se non si riusciva a scorgere da dove arrivasse, visto che con perfetta tattica, stavano giungendo con il sole alle spalle: si avvicinarono a terra sollevando un polverone, e quando la sabbia si posò si trovarono circondati da un buon numero di soldati in tenuta da guerra, con le armi spianate. Quello che si rilevò poi il comandante del commando chiese:”Chi è che comanda qui?”. Aamin si fece avanti. “Ci risulta che tenete prigioniera un medico occidentale, se non volete guai, liberatela immediatamente e noi ce ne andremo come siamo venuti senza torcervi un capello!”. Aamin fece un gesto d'intesa con un suo uomo che, comprendendo al volo ( o si erano già preparati a far fronte a questo tipo di situazione?), spinse avanti Ingrid, le tolse il velo dal volto e la buttò nelle braccia del comandante. Sara dalla sua posizione non riusciva a capire bene cosa stesse succedendo e non si capacitava del perchè non la liberassero dalla sua scomoda posizione. La salvò Ingrid che all'orecchio del comandante sussurrò come non fosse lei che cercavano, ma quella povera ragazza legata, indicandola con un gesto del viso. Aamin con un ruggito le si scagliò contro ma ricevette un colpo fra capo e collo infertogli con il calcio del mitra di un soldato, che lo lasciò tramortito in terra: Sara fu fatta scendere, slegata e rivestita alla bene e meglio con un giaccone; si teneva a stento in piedi e fu letteralmente presa in collo e portata in un elicottero:”Comandante, gridò, fate salire anche Ingrid, perché altrimenti sarà sicuramente uccisa!” Una volta a bordo le due ragazze si abbracciarono; intanto a terra i soldati raccolsero da una parte tutti gli uomini dei Aamin ed il capo disse loro:” Adesso noi ce ne andremo, non fate gesti inconsulti e nessuno si farà male!” Si diressero verso i velivoli, quando all'improvviso con un urlo Aamin, stringendo in mano una pistola, si gettò verso l'elicottero dove erano le due donne gridando:”Ti uccido maledetta cagna!” ed esplose due colpi che andarono a vuoto mentre andarono a segno i colpi di risposta dei militari che fermarono la sua corsa e come un fantoccio rotto si abbattè sulla sabbia, mentre gli elicotteri si alzarono in volo verso la libertà riconquistata.
Due sere dopo in un albergo di Parigi Sara ed Ingrid cenarono e poi si ritirarono nelle rispettive camere: poco dopo Sara senti bussare timidamente alla porta, era Ingrid:”Non ti ho ringraziata per avermi salvata, disse, fammi entrare.”
Sara si fece da parte ed Ingrid la abbracciò spingendola verso il muro e cercando la sua bocca; perché no, pensò Sara, in fondo era in debito di una scopata (vedi cap.li precedenti n.d.a.): spinse il bacino verso la mano dell'amica che intanto era scesa lungo il suo corpo alla ricerca del pube, e la sentì insinuarsi nei suoi slip scompigliarle quel ciuffetto di peli, causa di tutti i suoi guai (o fortuna?) e poi scendere in mezzo alle cosce e forzare la sua apertura: Con il fiato grosso si gettarono sul letto e presero a spogliarsi l'un l'altra strappandosi quasi i vestiti ed intanto baciandosi voluttuosamente: sentiva la lingua di Ingrid che le esplorava la bocca, mentre le mani le stringevano i seni: lasciata la bocca la lingua di Ingrid scese lungo il collo ed arrivò al capezzolo destro che cominciò a mordicchiare leggermente, suscitando un piacere indescrivibile in Sara che prese fra le mani la testa dell'amica e la spinse fra le sue cosce. Ingrid la penetrava con la sua lingua mentre con la mano le accarezzava i glutei, poi con la lingua cercò il suo ano ed anche lì si soffermò lungamente: Sara era squassata da orgasmi continui era completamente aperta alle penetrazioni dell'amica che le aveva introdotto nella figa tutta la mano sino al polso mentre dal culo di sporgeva la parte finale di una bottiglia di acqua minerale: Ingrid le si mise a cavalcioni del viso e come giocando le legò le mani alle sbarre del letto e poi lo stesso fece con le caviglie, poi si alzò contemplando quella specie di “ donna vitruviana”, oscenamente aperta ed indifesa. Con una calza le tappò la bocca e quasi per incanto comparve nella sua mano un pugnale, di fattura araba. Sara fu percorsa da un brivido quando l'amica le d fece scorrere la fredda lama sul suo corpo indifeso egli occhi tradivano la paura che la stava attenagliando; :” Si, cara amica, ti devo punire perché te con la tua venuta hai distrutto quello che era un vero eden sulla terra; tutta colpa del tuo cespuglietto dorato che adesso ti strapperò” così dicendo scese con il coltello verso il pube di Sara, che si divincolava ottenendo solo che i nodi fatti da Ingrid si stringessero ancora di più: passò e ripassò la lama i piatto sul pube e sulle labbra della fica e poi piano piano cominciò ad incidere la pelle nell'interno cosce: Sara sentì un liquido caldo scenderle lungo le cosce: era il suo sangue, ma non sentiva dolore, poi l'incisione proseguì sotto il pube finchè Ingrid alzò con nella mano, quasi uno scalpo, il suo cespuglietto d'oro. A quella vista Sara svenne.
Con il suo trofeo Ingrid si rivestì, la baciò e si diresse verso l'uscita della camera. Alla reception si fece chiamare un taxi a cui disse di dirigersi all'aeroporto, avvertì che la sua amica della stanza 425 aveva bisogno di aiuto, e si imbarcò su un volo Emirates airline verso Bagdad.

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