La mia prof d'inglese: vacanza parte 1

Scritto da , il 2018-09-14, genere etero

Arrivammo giusto in tempo per imbarcarci, il volo durò 12 ore che passarono tranquillamente, all'arrivo, erano le 19 ora locale, prendemmo un taxi che ci portò all’hotel dove avevamo prenotato un piccolo suite, regalo di mio padre che ogni tanto si ricorda di avere un figlio, che comprendeva una camera da letto matrimoniale, un soggiorno, un bagno e una piccola piscina larga 2 per 4 metri.
L’albergo era vicino alla spiaggia, bastava attraversare la strada.
Alla fila per la check-in tutti gli uomini guardavano Paola, che con la maglietta scollata e i pantaloncini di mia madre, che metteva in risalto le sue gambe lunghe e affusolate, attirava l’attenzione, prima guardavano lei, poi fissavano me invidiosi, allora per farli invidiare ancora di più, prima appoggiai la mano sul suo culo palpandolo delicatamente, poi glielo strizzavo, sentivo le occhiate di tutti addosso, il che mi eccita parecchio, poi passai alle gambe, lei infastidita dalle mie dimostrazioni di affetto, “Smettila amore, ci guardano tutti” disse leggermente scocciata
“eh dai, non ti eccita essere guardata?” ribattei io insistendo di più con la mano.
“no, per nulla” mi disse sottovoce
“sono tantissimi a guardarti” risposi io da scemo. Ero eccitatissimo, avevo un paio di pantaloni di tessuto leggero, che non riusciva a contenere la mia erezione.
Finalmente arrivò il nostro turno, la ragazza per check-in era bionda, bel viso, i capelli erano legati in un chignon dietro la testa e indossava l’uniforme dell’albergo un pò sbottonata mostrando leggermente i suoi seni in maniera sobria.
Ci chiese i documenti e le carte di prenotazioni, e mentre fissava lo schermo del computer ogni mi guardava verso il basso ventre ad un certo punto Paola se ne accorse dei suoi sguardi mi diede una piccola spinta, la ragazza se ne accorse, arrossì violentemente, poi ci diede una tessera per la porta della suite e ci augurò buone vacanze, Paola la ringraziò e le fece l’occhiolino.
Prima di allontanarci: “Sono Paola, piacere di conoscerti”
Ragazza: “Sono Juliet”
Io: “sono Gianluca, ci vediamo allora” quindi presi Paola per la vita e mi avviai.
Prendemmo ascensore per raggiungere la nostra suite, appena entrati, Paola mi fece: “certo che quella non toglieva gli occhi dal tuo pacco”, “ma solo te sai quanto è piacevole” ribattei io, “ti piace farti vedere eh? brutto porco. Però aveva un bel paio di tette” aggiunse Paola, “eh già, devono essere una quarta, perfette per fare una spagnola” dissi senza pensare alle conseguenze, mi arrivò poco dopo uno sonoro schiaffo sul braccio, “ahia che ti prende?”.
“A casa hai due troie in calore perennemente, qua ci sono io, e ti metti a fare certi pensieri su un’altra ragazza ancora?” disse lei leggermente arrabbiata.
“eh dai, era solo una battuta” le risposi avvicinandomi a lei cercando di abbracciarla
“si, come no, ti ho visto mentre la guardavi”
“si, l’ho guardata un pò, ma amore, sai che amo solo te.” e l’abbracciai da dietro, facendole sentire la mia erezione sul culo.
“Sei proprio un porco, ma devo ammettere che è davvero bella”
“Piace anche a te?” la incalzai
“Sì dai, una bella lesbicata gliela darei hahaha”
“allora vedi, siamo porci uguali” dissi facendola girare per baciarla, infilandole la lingua in bocca, mentre lei me lo succhiava, mentre le mie mani erano sul suo corpo, e le sue sul mio pacco stringendomi la verga, e muovendola, facendomi una sega da sopra i pantaloni.
Le scostai la scollatura mostrando i capezzoli già duri, ne presi uno tra le dita, e li schiacciai leggermente, mentre lei aveva cominciato a respirare affannosamente, quindi smisi di baciarla, e presi a succhiare il capezzolo fuori dalla maglia, ma fui respinto, lei si sollevò la maglietta dalla vita e se lo tolse, rimanendo a petto nudo, allora tornai all’assalto dei capezzoli, presi quello sinistro in tra i denti, quasi lo morsi l’altra mano sull’altro seno, la osservai, cominciò a gemere e aveva il viso rigato dal piacere, inarcando la schiena, mentre io con una mano dietro alla schiena la tenevo in piedi, poi stanco di rimanere in piedi, mollai la mano sulle tette, e la presi in braccio per portarla a letto, quando arrivammo nella stanza da letto,che era grande, con un letto matrimoniale di fronte alla porta, e una finestra scorrevole con 3 ante, che illuminava la stanza su un lato della camera..
La appoggiai sul letto, presi i lati dei pantaloncini che aveva e gliela sfilai, era nuda sotto, poi con un l’unico movimento mi tolsi i pantaloncini insieme alle mutande così velocemente che quasi caddi., mentre lei si era spostata in mezzo al letto con le gambe aperte e la mano sulla vagina che l’accarezzava.

Ad un suo invito così esplicito, mi fiondai tra le sue gambe, con la mano sinistra le dilatava le grandi labbra e con la lingua le lappavo la sua vagina, dopo 12 ore di viaggio in aereo, aveva un leggero odore di sudore e piscio, un pò acre, ma sotto effetto dell’eccitazione non mi importava nulla, leccavo con grandi passione, e vagina rispondeva con la secrezione dei umori che insieme alla mia saliva bagnarono le labbra della sua sorca, presi un dito e glielo infilai nel culo, lei non se lo aspettava, gemette e strinse involontariamente le gambe, che subito dopo tornarono alla posizione originaria, le dita si muovevano dentro e fuori velocemente, e da uno dito diventano due, e poi tre, le muovevo con frenesia, talmente tanto che, nonostante anni e anni di sega, il braccio si stancò, lei era vicino all’orgasmo, e non era contenta che abbia smesso.

Mi staccai da lei, poi mi stesi al contrario di lei, poi la feci girare facendola mettere mettere sopra di me, con la figa esattamente sopra la mia faccia e mio cazzo che punta alla sua.
Feci passare le braccia intorno alle sue chiappe, allargandole, con le dita della mano sinistra mi insinuavo verso il suo forellino posteriore, premendo leggermente con il dito medio, con la mano destra le schiaffeggiavo il culo, in tutto questo, la lingua aveva ricominciato a lappare insistentemente le grandi labbra e il clito, alternando le lunghe leccate alle succhiate al clito, poi cercavo di infilare più possibile la lingua all’interno della sua vagina, come se volessi scoparla con la lingua.
In tutto questo, lei aveva preso in mano la mia verga già duro, afferrandola alla base, baciando la cappella più volte, poi dal bacio passò alle leccate lungo l’asta, sempre con una mano sulla base del cazzo mentre con l’altra mano mi accarezzava la sacca scrotale, schiacciando i miei coglioni facendomi leggermente male.
Poi me lo prese in bocca, all’inizio solo la cappella facendomi sentire tutto il calore delle sue labbra, poi sempre di più, alla fine sentii la punta arrivare alla sua giugola, quindi cominciò a succhiare con passione, facendo su e giù insieme alla mano, che ruotava a destra e a sinistra mentre saliva e scendeva, ogni tanto lo tirava fuori del tutto, sputava sul cazzo e poi lo faceva rientrare tutto, da stronzo quale sono, quando il cazzo era tutto nella sua bocca, sollevai la gamba destra e la misi sulla sua nuca, tenendola ferma con il mento sul mio pube, sentivo il suo respiro sulle mie palle, quasi si soffocò, e per vendicarsi mi strizzo le palle talmente forte che urlai di dolore, “così impari a fare lo stronzo” l’ondata di orgasmo che stava salendo dalle palle tornarono da dove erano venute per la strizzata. E lei si sedette con la figa sulla mia faccia, e aveva cominciato a strusciare quella fregna sul naso e sulla bocca.

Mentre continuava a segarmi in modo rude, i suoi movimenti erano furiosi, quanso scendeva con il pugno mi colpiva sul pube, lei venne poco dopo lavando la mia faccia con i suoi liquidi vaginali e squirti, questa volta fui io quella che rischiava di essere soffocata, ma sentire il liquido caldo che mi entra in bocca e nelle narici, mi eccitò talmente tanto, che venni, schizzai dappertutto, la mia pancia, le sue mani e sulle lenzuola, nonostante abbia sborrato lei non smise con il movimento della mano, anzi, aumentò la forza della presa, tanto è che mi fece male, e dovetti toglierla da sopra di me.
“Che ti prende amore”
“Nulla, solo che volevo farti godere come voglio io hahaha”
“infatti ho goduto tanto”
“Ti piace che te lo seghi così eh?“
“Sì, e c’è anche un’altra cosa che mi piace” risposi io, poi aggiunsi “Beh, prima di andare in aeroporto, ci eravamo fatto la doccia e poi...”
“Mi vuoi scopare in doccia?” mi interruppe lei
“beh sì, eri così eccitante con la pelle bagnata”
“andiamo allora” quindi mi allungò la mano
Glielo presi e la trascinai in doccia.

Apri il rubinetto della doccia e nell’attesa dell’acqua calda, mi girai verso di lei, la bacia, infilandole la lingua nella bocca, lei rispose al mio bacio ciucciando la mia lingua come se fosse una lecca lecca, appoggiai le mani sulle sue chiappe, sollevandola, lei intrecciò le gambe dietro alla mia schiena, la schiacciai contro il muro, mentre con le mani cercavo di allargarle le chieppette sode e bianche.
Continuammo per almeno 5 minuti, quando sentii le braccia stanche, glielo feci capire, che sciolse le gambe dietro di me, e si appoggiò a terra, il cazzo si era indurito durante il bacio, lei me lo prese in mano e mi trascinò sotto la doccia.

Presi del sapone e glielo spalmai in mezzo alle gambe, lavandola e masturbandola allo stesso momento, mentre lei faceva lo stesso con la mia verga, dopo averle lavata la fregna, passai a giocare con le tette, che coperte dallo shampoo sono diventate più lisce che mai, quasi non riesco a prenderle tra le mani.
Quando lei sentii che mio cazzo ha raggiunto la massima erezione, si girò e si piegò a 90, mostrandomi tutta la sua mercanzia, “scopami amore”, non me lo feci ripetere, presi l’asta alla base e la puntai contro la sua figa già bagnata e lubrificata dallo shampoo, con un colpo di rene, glielo infilai tutto dentro, lei gemette per l’improvvisa sensazione di pienezza nella sua pancia, poi tenendola ferma per la vita, cominciai a scoparla, prima lentamente, godendo di ogni singolo entro ed esci dalla sua fregna, poi aumentando il ritmo, sbattevo le mie palle contro suo clito, lei era appoggiata al muro con una mano, con l’altra mano si masturbava furiosamente.

Dopo quasi 15 minuti, sentivo che stavo per venire, “dove la vuoi la sborra Paola?” chiesi io, continuando allo stesso ritmo, “dentro amore, la voglio tutta dentro, voglio sentirmi ripiena del tuo seme. si continua così che vengo anche io, dai mettimi un dito nel culo che mi piace un sacco”
“Ok, ma non durerò ancora tanto” intanto le avevo infilato l’indice nel forellino posteriore che mi accolse allargandosi e me lo strinse come se lo volesse risucchiare tutto dentro, che fantastico buco.
Lei venne, le contrazioni dei muscoli vaginali mi diedero il colpo di grazie, il primo colpo uscire dalla canna e colpì la cervice, mentre dopo il primo ne seguirono altri, entrambi la respiravamo affannosamente, mi inginocchiai dietro di lei, e vidi che del mio seme stava uscendo dal buco dove li avevo depositati, ci infilai due dita, indice e medio per precisione, e ne raccolsi un bel po’, mi alzai e misi le dita nella sua bocca, me lo ciucciò come se fosse la cosa più buona al mondo.
“Sei stato fantastico amore mio” si alzò, si girò e mi baciò in bocca, sentivo ancora del sapore della mia sborra.
Ci risciacquammo le parti intime, ed uscimmo dalla doccia, guardi il telefono erano già mezzanotte, due messaggi entrambi dalla mia madre, aprii, e vidi due foto: la prima c’era mia madre che era messa a pecorina con la testa girata per vedere chi la fotografava e si faceva scopare in culo da un dildo, quella che indossava lo strap-on deve essere Emily.

Nella seconda foto invece, nessuna faccia era ritratta, ma si vedeva le due donne impegnate in scissoring sbattendo le fighe contro.

“che eccitanti che sono queste due vacche” commentai, Paola mi prese di mano il telefono cominciò a digitare, poco dopo me lo restituì, lessi quello che aveva scritto: “Mamma, il piano sta procedendo bene, e vedo che non state sentendo la nostra mancanza”
“di quale piano stai parlando?” chiesi incuriosito
“niente, sono stanca adesso, dormiamo dai” rispose lei pacatamente e si mise dormire.
Cercai di insistere ma non ottenni nulla sennò una strizzata alle palle, alla fine mi arresi, ma mi addormentai con il tarlo in testa.

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