La mia prof d'inglese 8: mi trasferisco

Scritto da , il 2018-09-11, genere incesti

Ero nella vasca con la mia madre, non vasca di piscina, ma nella vasca idromassaggio in bagno, era nuda, come lo sono io, le accarezzavo il seno da sopra la spugna, cercando di lavare via le tracce di sborra che depositai su quelle mammelle poco prima, lei mi guardava come se fossi un bel bocconcino tutto da mangiare, quando i seni furoni puliti, la mia attenzione si spostò in mezzo alle sue gambe, aveva una striscia di peli che non mi piaceva, “Mamma, che ne dici se ti rado questo foresta?”
“Se ti va bene preferirei andare dall’estetista, perché le lamette mi irritano troppo, e poi i peli crescono meno velocemente se tolti con la ceretta, e la pelle rimarrà liscia per più tempo”
“Mi piace l’idea della tua vagina più liscia.”
Allora strofinai la spugna sulle grandi labbra, anche se non pensavo fosse piacevole, invece lei aveva cominciato a gemere, allora la misi a pecorina per lavarle il culo, ma soprattutto volevo preparare quel buco, nel quale vorrei entrarci.
Mentre lei era piegata sulle sue ginocchia, appoggiandosi al bordo della vasca mentre il sono dietro di lei a lavare le sue chiappe bianche e sode, non mi stancherei mai di accarezzarle, tirai una sberla forte su quel pezzo di carne:
“Ahia cosa fai amore della mamma, mi hai fatto male”
“Ti schiaffeggio, mi piace farlo sui culi sodi e tondeggianti”
“Allora ti piace proprio il mio sederino”
“Eh già, moltissimo”
“Sai che quando frequentavo l’università ogni giorno andavo a lezioni con i jeans stretti per mostrarle? e mi piaceva un sacco quando sentivo gli sguardi dei ragazzi che mi guardavano e mi eccitavo”
“Che bella porcella che sei, ma ora, voglio prendermi quello che tutti gli uomini avrebbero voluto da te, quindi preparati”
“Ok amore mio, ma fai piano.”
“Mica ti inculo subito, prima ti devi fare il clistere”
“Ok, me la faccio da sola, tu vai a mangiare qualcosa”
Mi accorsi di aver fame solo quando me lo disse, cazzo è vero, dovevo andare fuori a mangiare con gli amici, mentre lei aveva mangiato, uscii dal bagno, in accappatoio, e presi il telefono, merda, 20 chiamate perse e altrettanti messaggi, mi sono dimenticato di dire agli mie amici che non uscivo, allora richiamai il primo numero, paccai con la scusa di avere mal di pancia, presi qualche insulto, ma va bene, cosa vuoi sia quando ti inculi la madre.
Dopo che avevo mangiato, mi squillò il telefono, il numero non era salvato: “Pronto” dissi pacamente.
“Ciao Gian, sono Paola, come va?”
“Ciao Paola, tutto bene, voi?”
“Noi bene, ormai dormiamo insieme la notte, sai ormai che mi è passato completamente il dolore al culo, vorrei rifarlo, saresti libero sta sera?”
“Scusa, ma non riesco, devo stare a casa con mia madre”
“Eh dai, lei mica ti può dare quello che ti diamo noi due” pensai “Questo lo dici te”
“Lo so, ma mi ha chiesto se le facevo compagnia sta sera che si sente sola, sai si è lasciato col suo uomo”
“capito, comunque questo è mio numero”
“Ok, me lo salvo, ti faccio sapere appena posso quando ci troveremo”
“Ok, ma sappi che mi manca tuo cazzo, visto che questa settimana ho sempre avuto lezioni di pomeriggio”
“Mi sei mancata pure te, vedremo se possiamo trovarci da soli, così mi dedico a te”
“Ok, non vedo l’ora” e riagganciò il la chiamata, salvai il numero quindi posi il telefono sul tavolo, non feci in tempo a prendere la forchetta per mangiare di nuovo che mi arrivò un messaggio, era sempre lei, aprii il messaggio: una foto di Emily stesa sul letto, a gambe larghissime, con un dildo in mano, e se lo stava infilando nella vagina, quel fallo era di media dimensione, e luccicava alla luce del flash, è proprio bagnata...

Mentre guardavo la foto arrivo un altro messaggio: “Ho comprato un nuovo giocattolo mentre ero in centro, ti piace?”
La vista di Emily a 90, che si fa penetrare da un dildo mi eccitò talmente tanto che il cazzo fuoriuscì dall’accappatoio, per rispondermi, le mandai una foto del mio cazzo turgido, la risposta fu quasi istantanea: Aveva due faccina, una era quella che aveva i cuoricini al posto degli occhi insieme a quella del bacio. Lasciai il telefono sul tavolo, finii di mangiare.
Andai verso il bagno, ma mia madre non c’era, allora la chiamai: “Mamma, dove sei?”
“Sono in camera, mi sono preparata, ci sono quasi”
Provai ad entrare nella stanza, scoprii che era chiusa a chiave, “Apri mamma”
“Aspetta, non sono ancora pronta”

Dopo altri 5 minuti, finalmente sentii la serratura aprirsi, e la porta si apri, ma nessuno ne uscì, io mi fiondai dentro.
La luce era soffusa, lei era in piedi davanti a me: aveva una vestaglia leggera con reggiseno, di color verde acqua, mezzo trasparente, tranne la coppa che sembravano che stessero per scoppiare per quanto quei segni spingevano contro, inoltre si vedeva un pò di areola delle tette. Alla vita aveva un reggicalze di color nero, un paio di calze nere che le arrivava sopra metà coscia, le calze erano legate al reggicalze attraverso delle bretelle, infine come mutandine aveva un perizoma, di color bianco, che faceva fatica sia per coprire le labbra vaginali, mentre dietro c’era un filo che separava le chiappe, avvicinandomi mi accorsi che la parte del perizoma sulla figa, era leggermente più scura.
Rimasi incantato davanti alla visione di una donna così bella, così vogliosa di essere presa, soprattutto nel culo a sto giro, lei mi fece il segno di avvicinarmi, l’accappatoio era ormai aperto, facendo fuori uscire il cazzo dritto, me lo prese in mano, e mi trascinò vicino a lei, mi baciò infilandomi la lingua nella bocca, nel frattempo la presi e la portai sul letto, sempre continuando a baciarla, l’appoggia sul letto di schiena, e mi stesi sopra di lei, quindi presi a toccare le sue tette, scostando il reggiseno facendo fuoriuscire completamente il capezzolo, lo strizzai tra l’indice e il pollice, lei mugugnò.
Allora mi staccai da lei, e mi abbassai su quella punta di carne, succhiandolo famelicamente, lei gemendo sempre più forte: “continua così figlio mio, mi piace come stai succhiando, dai” quindi fece uscire anche l’altro capezzolo dal reggiseno, e mi prese l’altra mano guidandomi nella palpata.
Ci alzammo, la fece togliere la vestaglia, si distese di nuovo, presi i lati delle sue mutandine, e le sfilai, lei mi aiutò sollevando prima il culo poi le gambe. La feci mettere a pecorina, mostrandomi quel bel buco che io voglio ardentemente, succhiai per un attimo mio indice, e lo avvicinai all’ano di mia madre, spinsi leggermente, feci meno fatica, “sarà per il lavoro che ha fatto inculandosi con il dildo, soffrirà di meno allora” pensai tra me, nel frattempo continuavo a far entrare e uscire l’indice, poi aggiunsi un altro dito, e un altro ancora, quando fui dentro del tutto con le dita cercai di allargare l’ano.
“Sono pronta figlio mio”
“Ok, mammina”
Mi misi in ginocchio dietro di lei, puntai il cazzo, rimasto duro tutto il tempo, all’entrata posteriore di quel corpo così perfetto, la capella entrò, lei sbuffò per il dolore:”continua, ma fai piano”
“Ok, farò più piano che posso, voglio che ti godi tutta questa perdita di verginità anale”

Quando fui dentro del tutto, mi fermai per farla abituare alla presenza della mia verga: “Quando ti senti pronta comincio a muovermi”
“Ok” aspettammo per qualche minuti, sentivo che cercava di rilassare lo sfintere che ogni volta si restrinse, e lei sbuffava, mentre io le accarezzavo il culo, e schiaffeggiandolo ogni tanto.
Dopo vari tentativi, disse: “comincia a muoverti, ma fai piano”
Cominciai a muovere il bacino lentamente, facendo uscire il cazzo di qualche centimetro, per poi respingerlo dentro, aumentavo sempre di più la corsa del cazzo, finché non lo tiravo fuori del tutto e rientravo in lei, mentre lei aveva cominciato a gemere per il piacere provato, e mi incitava: “più forte, il dolore non lo sento più, mi piace questa sensazione di pienezza che mi dai”
Allora comincia a incularla sempre più velocemente, e lei urlava il che mi faceva eccitare ancora di più.
La feci girare, volevo vederla godere, quindi si staccò da me e si stese supina, con le gambe aperte, quindi mi misi in mezzo a quelle gambe lunghe e affusolate, e la penetrai, quindi ripresi a scoparla con il ritmo di prima.
Le sue tette si muovevano al ritmo della mia scopata, la visione di ciò mi fece eccitare più che mai, le afferrai con la mano, le tenni fermi, altrimenti sarei venuto nel giro di pochi colpi.
La donna sotto di me continua a godere, a mugolare e a masturbarsi la figa “Si, sto godendo, non ho mai provato una sensazione così bella”.

Dopo circa 10 minuti di cavalcata, venni dentro di lei, spruzzai l’intero contenuto delle mie palle nel suo intestino, lei sentì i colpi, e venne anche lei, squirtò bagnandomi l’addome.

Mi sdraiai sopra di lei col cazzo che si sfilò e la sperma che cominciò a colare lentamente, e mi baciò: ”Grazie amore di mamma, da oggi in poi ti trasferisci in questa camera?”
“E me lo chiedi?, vado a prendere le mie cose”
Corsi in cucina a prendere telefono, altri messaggi, risposi solo a quello di Paola, che mi aveva mandato una foto in cui si stava facendo inculare dalla madre con un strap-on, con scritto: “Mi manca così tanto il cazzo che ho dovuto provvedere”

“Sei la mia troia preferita” mi accorsi che mi stavo innamorando di lei, della sua troiaggine sfacciata, guardai l’ora: 2.20 di mattina.
Cazzo ci siamo dati proprio dentro questa sera, tornai in camera da letto, la mamma era già addormentata sul suo lato di letto, mentre io mi stesi sul mio lato, abbracciandola da dietro, mi addormentai più felice che mai, ma anche stanco.


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