Übermensch pt.2

Scritto da , il 2018-09-08, genere pulp

Edu era soddisfatto e in parte preoccupato ma certamente fiero di ciò che era riuscito a fare.
Il suo discorso era risuonato nell'assamblea del Partito come un'orazione ciceroniana.
Tutti erano soddisfatti e i voti venivano giù come le pere.
All'assemblea aveva portato una copia del suo libro e la folla era andata in visibilio dopo le sue parole, era il candidato giusto, lo dicevano gli ambienti importanti.
In particolare lo dicevano Loro, gli avevano chiesto di recitare alcuni versi.
Non li aveva scritti per quel fine ma, da allora erano cambiate tante, troppe cose.
Lia lo stava aspettando.
-Pronto amore, un successo... sì, mi hanno detto di andare via prima dello scrutinio a quanto pare sono io il nuovo segretario del Partito.-
Chiuse la telefonata, era sua moglie, non era quella dolce ragazza che lo aveva incantato quando era solo un semplice professore di Liceo. Era uguale a lei, credeva fosse sua figlia e invece no. Per uno scherzo del destino  quella ragazza era uguale al suo primo amore, lei lo aveva rovinato e lei lo stava salvando di nuovo. Nel 37, diretto verso il suo albergo lesse la mail che gli era arrivata dopo l'assemblea dal consiglio.
-Davvero toccante il suo discorso, i temi sulla disuguaglianza, la proprietà, la condivisione.
Lei è stato magnifico, dopo un governo di destra e nazionalismi finalmente la sinistra rinasce-
Sorrise e chiuse la mail.
Poco dopo giunse nella camera d'albergo.
-Professore, salve, la informo che è arrivata  sua moglie...-
-Mia moglie?-
-Eh sì...ah la devo veramente ringraziare...che discorso, che animo che ha lei... tutti voteranno il Partito-
Eduardo quasi non si curò di quei complimenti e salì sopra, bussando al numero 3 in cui alloggiava.
-Oh buonasera caro, ecco a lei sua moglie...-
-Non scherzi la prego, ho già tante preoccupazioni, mia moglie vigila su di me costantemente-
-Ma su Signor Dosseno, ma stia tranquillo, perché non si rilassa pensando a quella poesia... aspetti... non ricordo i versi-
-Lasci in pace la mia poesia, lei è solo un galoppino lo sa?-
Il funzionario tacque.
-Lei crede di avere a che fare con il solito idiota ma Eduardo Dosseno lavora con quello che lei rappresenta da prima che lei pensasse con logica binaria, e ora mi dica cosa mi ha portato-
-L...la prego, mi scusi io... io lavoro c...così-
-Le ho detto di fare in fretta-
-Il Consiglio le manda... beh il suo regalo è in camera da letto e sua moglie le manda questo-
Edu ebbe cura di scartare il pacchetto, ne uscì una scatola mogano che riportava il giglio di Firenze, rimosse il plico del monopolio e annusò a fondo il contenuto.
-La prego di riferire a mia moglie che i sigari sono ottimi, di pregevole fattura. E ora sparisca! Anzi, anzi lei ora prima si reca in camera mia e fa sapere al mio regalo che mi deve aspettare-
-Come vuole s...signor Dosseno-
-Ah e domani lei andrà da un logopedista per rilolvere il problema della balbuzie e lo consideri pagato... è la sua liquidazione-
-No...la prego-
-Lei non lavora più per noi, vada!-
Non volle più sentire altro Eduardo chiuse la porta al funzionario e fermo nella sua decisione si recò verso la sala da bagno della sua camera d'albergo
-Dunque voi due siete il mio regalo dal consiglio, si sono superati, scusatemi per l'attese ma avevo bisogno di una doccia-
Un flebile "salve" si levò dalla bocca delle due, erano al cospetto di un personaggio importante, uno che sapeva il fatto suo, uno che era resistito.
-Siete molto belle sapete e io sono molto stanco... ma siete pur sempre un mio regalo-
-Ne siamo onorate, signore-
-Vedo che tu moretta...-
-Silvia, mi chiamo Silvia-
-Vedo che tu moretta sei la leader tra le due... oh ma stai serena sai io sono venti anni che sto pagando e ho capito che ancora non sono leader di me stesso, cosa ti hanno promesso... soldi?Fama?Amore?-
-Non credo che le interessi, signore...-
-Non essere scortese, voglio sapere a chi sto chiedendo di fare sesso lesbo per il mio piacere-
-Signore io sono qui per mia volontà...cosa crede, mi hanno parlato di lei...-
-E ti hanno detto che puoi fare carriera con me?-
-Sì-
-Non la farai mai con me, sei insolente e poco umile. Vieni da un lurido salotto dove parlano male dei vagoni dei treni in cui ci sono ambulanti di colore e il giorno dopo vanno a fare le battaglie per loro-
-Lei ha ragione-
-Bene, con questo tentativo mi dimostri che forse puoi fare qualcosa per migliorare la tua posizione... Spogliatevi-
Eduardo si accese un toscano, con cura, coccolandolo tra le labbra e distogliendo lo sguardo dalle due giovani donne, poi aprì la giacca da camera mostrando il cazzo prossimo all'erezione. Quando le due furono completamente nude si avvicinò a loro scrutandole e sfumacchiando il suo toscano.
-Giratevi, oh, bei culi... davvero-
Pressò gli indici sui buchi del culo delle due, e  annusò loro la nuca a turno invitandole a spostare i capelli.
-Non siete come lei, siete belle ma consumate. Io mi auguro che riusciate a fare carriera presto perché avete già il culo bello aperto. Adesso però mi fate lo spettacolino...-
Dosseno tolse gli indici con forza e si spostò a tastare la vagina a turno, come aveva fatto col culo.
-Ma che vergogna moretta, sei eccitata? Oh ma tu hai davvero talento... sai, qui per fare successo, devi essere tanto forte da avere il coraggio di godere dell'umiliazione. Tu comanderai il rapporto, la tua collega per quanto sia tanto più bella di te non ne uscirà viva... ma io credo in lei, la voglio mettere sotto sforzo.-
Assaporò gli umori delle due e tornò di nuovo al suo posto, prese il cazzo tra le mani e invitò la mora ad iniziare il rapporto.
-Baciatevi e dille che è la tua puttana-
Detto, fatto. La mora eseguiva gli ordini. Prese a succhiare i seni alla partner, seni giovani, di ragazze già troppo donne.
E le mani le fece scendere fino al pelo chiaro prendendo il clitoride della bionda tra le mani.
-Brava Silvia, vieni qui... oh, ma tu sei bagnata.
Laida tu stai vincendo... continua.-
Eduardo accelerava i colpi di sega e lo sguardo era fisso sulla scena, ora Silvia aveva fatto stendere la compagna e la leccava avidamente mentre il professore la incitava, masturbandosi.
-Il culo Silvia, il culo...-
La lingua di Silvia prese a fare una circonduzione del buco della sua partner che prese a masturbarsi mentre le veniva leccato il culo.
-Dimmi il tuo nome, dimmelo... aaaah-
-Roberta...-
-Brava Roberta, ora ti piace, ti adatti... vieni qui sputami sul cazzo... oh brava sì, non lasciare quella bella figa bionda-
Eduardo accellerò la sega incentivato dallo sputo della ragazza.
-Fermati cosa fai, tu il mio cazzo non puoi prenderlo in bocca, torna nella gabbia...-
Ultima posizione, forbice saffica.
Le due si esibivano scontrando le fighe e Silvia continuava a tenere un dito nel culo a Roberta.
Eduardo si alzò e venne a terra, cosparse il parquet di seme, poi tornò a sprofondare sulla poltrona prendendo un altro toscano.
-Andate via, andate via non voglio più vedervi-
Le due si alzarono e presero a rivestirsi, Silvia si avvicinò al seme e davanti a Eduardo ne raccolse un dito ingoiandolo.
-Tu non andrai mai avanti, perché non hai una dignità... e quanto al seme, lurida puttana, quello è solo di Lia... sparisci-
Silvia si allontanò presto dal professore.
-Roberta, uno spettro si aggira per l'Europa...-
-...è lo spettro del comunismo-
-Tu sali di livello, uscite fuori ora-
Eduardo riprese a fumare, prese tra le mani la bustina in cui conservava la ciocca di capelli che Lia gli aveva regalato.
-Perdonami amore mio, ma...-
In fondo alla bustina qualcuno gli ricordava che non c'era posto per i ripensamenti. Ormai era dentro, era lui quello scelto.
Prese sul fondo della bustina il piccolo stemma che recava la solita 'S' ricca di ghirigori.
La sua coscienza come sempre si ritirò fino a rimpicciolirsi e pensò subito al funzionario e al logopedista.
-Spero sia bravo-
E si lasciò crollare nella poltrona, accese il televisore. Era il nuovo segretario del Partito.

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