Turisti per cazzi. 2

Scritto da , il 2011-04-28, genere zoofilia






La mia auto percorreva lesta la strada di montagna che si addentra nell’Appennino centrale, diretta alla località indicataci. Eravamo partiti di buon ora, ed a tarda mattinata raggiungemmo il casale imponente ed isolato in una splendida conca fra irte vette.
Ci accolse la padrona di casa, una donna grassottella ma alta e ben messa, anche se l’età non contava per noi, ci piaceva, tutto sommato. Ci introdusse in casa al piano terreno, sopra una mensola notammo subito la foto di un uomo baffuto, e davanti c'era una luce perpetua.
- Ah! Era Franco, mio marito! Morì anni addietro quando lavorando gli si ribaltò il trattore addosso.( ci sembrò un tantino cinica lì per lì) Era buono. Tutto questo era suo!
Accompagnò la frase con le braccia aperte, ruotando su sé stessa, con l'atteggiamento tipico di un anfitrione.
Scaricammo l’auto dei nostri bagagli, insieme ai quali due pacchi contenenti prodotti delle nostre parti, che non erano in commercio, e che ella, Lina, (?) apprezzò molto. All’ora di pranzo due bifolchi vennero, e parlarono con Lina delle faccende del podere, poi ella diede loro le indicazioni per l’indomani ed essi se ne andarono salutando tutti con modi grossolani ma sinceri.
Dopo il frugale ma ottimo cibo, Lina ci scortò fungendo da cicerone, cingendo un braccio intorno alla vita di Ketty, e l’altro intorno alla mia, in giro per la masseria. Visitammo le stalle con i bovini, ed annesse ad esse, ma con ingresso separato, un’altra stalla dove senza legare soggiornavano divisi da paretine realizzate con assi di legno, gruppi di cavalli di alta statura, ma anche di mini-pony.
- Come siete approdati al gusto del rapporto con gli animali ?- Ci chiese secca, pratica, buttandola lì, lì come per caso.
Ketty parlò per entrambi:
- prima per noia, poi per curiosità, infine per il piacere puro e tanta depravazione. Entrambi abbiamo rinsaldato con questa passione un rapporto destinato a spegnersi nell’indifferenza.-
- Io ci vivo da praticamente sempre, con loro. Dopo la scomparsa di Franco non ho voluto nessun uomo nel nostro letto, e neanche fuori di esso, poi nel tempo la carne ti avanza le sue esigenze, e tenete presente che io sono stata sempre focosa, anche con Franco, buonanima; per cui prima le fantasie, poi la curiosità, gli animali come vedete non mi mancano, così ho iniziato con i cavalli, ma solo quando essi avvertono il sentore di una giumenta, sennò sono refrattari. Quindi vedevo calare dalle loro pance quei enormi peni, che per poco non toccavano il suolo, con molta paura iniziai ad accarezzare prima il corpo, poi piano piano, lo toccai , la bestia gradiva, così mi attrezzai con il lavaggio del pene e poi lo stringevo in mezzo alle cosce riuscivo a godere della grandezza, della durezza, ma anche dello sperma che a valanghe cacciava via. Vieni ti mostro come.
Così dicendo, si avvicinò ad un puledro, con uno straccio immerso nell’acqua, lo carezzò per fargli uscire la mazza, poi la pulì con cura più volte. Ci guardò sorridendo, facendo cenno a Ketty di avvicinarsi, quando si avvede del suo timore, non attese oltre, si alzò su le gonne, scoprendo un culone in mezzo al quale ciuffi di pelo contornavano alla fica e si sbatacchiava la mazza del puledro, fin quando un liquido non le scorse giù per le cosce, allora ne indirizzò la cappella dentro alla fessura e si faceva spingere bene dal puledro che sentiva il calore della femmina. Ketty si strinse al mio braccio, era arrapata, la cagna, tirò su anche la sua gonna e si masturbò alla vista della fica di Lina, piena del cazzo del cavallo. Si chinò sotto di lei, e cominciò a leccare la fessa ed il cazzo, mi sbottonai il pantalone e me lo tolsi poggiandolo su un’asse, masturbandomi alla vista delle due puttane infoiate. Lina lasciò pendere nel vuoto il cazzo del cavallo e mi venne incontro sotto gli occhi di Ketty, mi succhiò golosa il cazzo duro per un bel po’, quindi si alzò e mi indicò di seguirla. Ci spostammo tutti all’altro lato della staccionata dove un pony dal manto completamente nero era da solo. Lina, alzò la coda, aveva uno spacco rosso vivo che umettava bava e si contraeva ritmicamente. Lina scostò la coda e con tre dita della mano divaricò il sesso della cavalla, solleticando il suo interno, guardò il mio cazzo duro ed avvicinando un basso sgabello dietro la bestia disse:
- Sali sopra e penetra piano dentro, falle sentire, vedi che voglia ha di un pene? Appoggiati sul suo corpo, distenditi e ponile le braccia sui lati facendole pressione, come se fossi un maschio di pony.-
Seguii alla lettera le sue istruzioni, il cazzo scivolava dentro la cavallina e la fessura era anche stretta nonostante scivolasse ben lubrificato. La fica della bestia pulsava ad intermittenza trasmettendomi sensazioni mai provate prima, era come se una mano misteriosa afferrasse e stringesse il cazzo ad intervalli regolari. Io le sfilavo fin quasi alla punta il cazzo lungo, innervato tutto intorno, dalla cappella smarginata e paonazza, e poi lo infilavo dentro, più e più volte. Lina dietro di me, mi aprì le chiappe e con la lingua mi frugava il buco del culo, inoltre, calava giù e succhiava le palle che ondeggiavano urtando contro le chiappe della cavalla. Cercai di resisterle quanto più potei ma, la sborra premeva nelle palle e quella puttana di mia moglie stava leccando la fica di Lina che a sua volta mi teneva il dito medio ficcato nel culo. Godetti, sborrai in fondo al sesso della cavallina che spingeva indietro inarcando la schiena. Mi tenni abbrancato fin quando il cazzo defluì dallo spacco pulsante della bestia. Ero tutto avvampato in viso, mi girai e le due femmine stavano peggio di me, coi visi contratti dal parossismo erotico, si smanazzavano le fiche sciaguattanti. Ci spostammo verso il piccolo separé dove uno stalloncino dal mantello marrone chiaro, annusava l’aria e fremeva con le narici dilatate. Nina gli strofinò le mani sul muso, bagnate dei liquidi della fessura della cavallina , poi prese una cassa di legno, la pose avanti a sé, si coprì le spalle fino alla vita con un doppio sacco di juta appeso lì vicino, vi si poggiò, strusciando le chiappe sotto il collo del pony; pochi contatti, subito il cavallino, sciabolò la lunga verga nera come la notte, che vibrava battendo sotto la sua stessa pancia, poi oscillò, portandosi avanti fino al contatto con la fica di Lina. Appena avvertì il tepore bagnato, il pony spinse delicatamente ma, deciso dentro per buona parte della lunghezza, quindi stantuffò cercando l’affondo, il cazzone quasi fletteva ma, di più non entrava, Lina grugniva e soffiava ondeggiando il capo a destra ed a sinistra, nel mentre il cavallino si era fermato e pompava nella fica di Lina la sborra; a fiotti defluì dalla fica paurosamente aperta della troia, il cazzo si incurvava ritraendosi gocciolante. Mia moglie si sgrillettava da morirne; appena Lina si alzò dalla posizione a pecora, prese con decisione il sacco dalle spalle della padrona di casa e, buttatoselo sulle spalle prese il posto dell’amica, prima che il Pony capisse una mazza, si trovò il culo ondeggiante di Ketty sotto il muso. La bestia montò alla cieca finché centrò la fica sbrodosa di Ketty, appena l’ebbe inserito, lo spinse in più riprese, ancheggiando ed ondeggiando la schiena. Ketty da parte sua urlò gorgogliando per la goduria sfrenata; conteneva bene l’incredibile mazza del cavallino, e mi sembrò che si offrisse ancor di più ai colpi inferti. Al solito la monta non durava più di tanto ma, si ripeteva più volte, ogni volta il lungo pene del cavallino si ritraeva lasciando che dalla fica un conato di sbrra si riversasse al suolo. Anche Ketty, come Lina ebbe orgasmi multipli. La situazione era di una perversione tale che nulla al mondo potesse sembrare più lussurioso.
Lasciammo il posto all’indomani di buon ora, per far ritorno alla nostra solita vita. Come nei miti dell’età classica, dove le donne e gli uomini ebbero rapporti sessuali ed anche affettivi con animali che potevano soddisfare le brame e gli appetiti, così anche noi esploravamo sentieri della psiche inesplorati ed inusuali.
Dopo di questa esperienza narrata, ci siamo chetati, continuando la nostra normale vita sentimentale, che ci pare più ricca e ci ritrova più complici che mai. Ilgobbetto.














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