Terapia d'urto

Scritto da , il 2018-08-05, genere gay

Da quella sera trascorsero cinque settimane nelle quali non ebbi più alcuna notizia di Klara, fino all'altro ieri quando ricevetti una sua telefonata.
- Ciao Roby. Come stai?
- Ciaoo! Chi si risente! Io bene e tu?
- Innanzi tutto mi scuso per non essermi più fatta viva da quella sera, ma mi sono capitate una serie di sfighe. Per questo ti ho telefonato. Mi farebbe piacere vederti per poterti spiegare...
- Klara. Frena! Tu non mi devi spiegazioni di alcun genere, ma se gradisci che ci incontriamo, non c'è problema.
Conoscendola da tempo, sentii dal tono di voce che qualcosa non andava.
- Dimmi tu quando vuoi che ci vediamo e dove.
- Ti scoccia venire tu a casa mia? Potremo parlare più liberamente.
- Nessun problema. Va bene dopo il lavoro, sulle sei?
- Grazie! Roby. Sei una vera amica.
Klara abita in una palazzina di tre piani in zona Murri; mi sorride quando apre la porta, arretra di un passo per farmi accomodare richiudendo silenziosamente la porta alle mie spalle.
La trovo dimagrita; le dona aver perso qualche chilo. Ma non riconosco più il sorriso della cena a casa mia.
- Ciao bella! Ti sei messa a dieta, a quanto vedo. Stai bene. Ma anche prima non scherzavi...
- Dai, smettila. Vieni accomodati. Vuoi qualcosa da bere, io mi faccio un the.
- Va bene anche per me.
- Allora Klarona mia. Cosa c'è?
- Alcuni giorni dopo quella sera, a casa tua, ho avuto un fortissimo attacco inguinale. Ci soffrivo da almeno un anno ma mai in forma così acuta come l'ultima volta...e vabbè! Ho fatto degli esami e mi hanno trovato una ciste ovarica grossa come un mandarino, da asportare, senza dubbio.
Quindi ricovero, operazione, degenza...ed è proprio durante la convalescenza che ho conosciuto questo tipo, Moreno, amico del fidanzato di una mia vicina di letto.
- Ma sai, che sei proprio un bel tipo! Perché in tutto questo trambusto non mi hai chiamata?
- Non volevo tirarti in mezzo alle mie disgrazie. Dunque, Moreno si accorge di me e comincia a corteggiarmi, portandomi pure dei fiori. Fatto sta che una volta dimessa incominciamo a vederci.
È un bel tipo, tutto muscoli; lui fa parte dello staff sicurezza ai concerti di Vasco.
- Si, ma tu in questa storia dove sei? Ti piace?
- All'inizio poco, poi man mano, frequentandoci... mi capisci?
- Certo, certo. Scopavate come ricci, immagino. E poi il digiuno fa brutti scherzi.
- Più o meno. Ma era anche carino, fiori, regalini e io ci sono cascata... mi sono presa una cotta, di brutto. E tutto in meno di un mese.
La scrutai, cercando di leggerle in viso. Teneva le mani unite davanti a sé e si tormentava nervosamente le dita. Il mento le tremava e dopo un attimo gli occhi le si riempirono di lacrime.
- Poi d'improvviso PUFF. Fine della storia. Senza un apparente motivo, chessò una litigata?!
"Sai io sono spesso in giro per l'Italia, ci si vedrebbe poco; ora poi che sta per iniziare un nuovo tour. Non voglio che tu soffra" e altre cazzate del genere.
- L'ho cercato. Non volevo rassegnarmi. Mi ha trattato come una puttana: " Lo vuoi capire? Io di troie come te ne trovo e ne scopo quante ne voglio".
Strinse le labbra nel tentativo di ricacciare le lacrime.
- Che cosa devo fare Roby? È una settimana che sono a pezzi, per colpa di quello stronzo!
Scossi il capo.
- Si! È proprio uno stronzo. Una ragazza come te... Cosa devi fare? Te lo dico io: Lo-mandi-a-fare-in- culo; col tuo cuore, con la testa e pure con la fica. Mi hai capito!? Dammi retta Klara, io di uomini stronzi me ne intendo, prima li cancelli dalla tua vita e meglio sarà per te. È la cosa migliore. Fidati!
Ma ora non devi temere nulla, ci sono qua io e non ti lascio.

Si chinò appena verso di me, appoggiando la fronte sul mio petto.
Le alzai il viso rigato di lacrime, le asciugai con il dorso della mano e la baciai.
Dolcemente. Sul mento, sulle guance e sulla bocca. Schiuse le labbra accogliendo l'invito; le nostre lingue si intrecciavano.
- Ho voglia di te, della tua bocca, dei tuoi seni, di tutti i tuoi buchini.
Klara si alza, solenne senza profferire parola si avvia lungo il corridoio, la seguo in camera da letto.
- Qui staremo meglio. Vieni. Spogliati anche tu!
Le lacrime che poco prima le allagavano gli occhi hanno lasciato il posto ad un'espressione torbida e sensuale. Come se in lei si fosse rotto qualcosa.

Mi sfilo e le porgo la brasiliana umida mentre salgo carponi sul letto.
La prende tenendola religiosamente sul palmo delle mani come un offerta alla dea lussuria; poi la strizza come per estrarne il succo e se la strofina sul viso.
Io sempre carponi cerco di attirare la sua attenzione dimenando il culo, e finalmente la sua lingua s'intrufola fra i petali rosa della mia fica.
- Amore, così mi stai facendo morire; non dobbiamo avere fretta...
E mi distendo scosciata e nuda chiamandola con un gesto del dito indice.
La stringo al petto ficcandole la lingua in gola. Sento i suoi capezzoli premere impertinenti sulla mia pelle. Il gusto dei suoi seni, come frutti maturi brillano di saliva.
Carezze audaci e premurose. Abbiamo ambedue la pelle d'oca e il sesso in fiamme; i nostri gesti diventano inconsulti.
La scavalco posandole la vulva sulla faccia, sento il calore umido della sua saliva mentre mi tuffo nel suo inguine.
Il profumo della sua fica assale i miei sensi; è gonfia di desiderio, e ha assunto un colore più scuro per l'eccitazione; contrasta con le labbra dischiuse che mostrano la cavità rosea, profonda e lattiginosa.
Ho la bocca impastata dal suo orgasmo.
Sta godendo scevra dai rimpianti, forse finalmente libera dai suoi fantasmi.
Mentre le infilo due dita in quello splendido culo, rilascia, priva di ogni ritegno, un lungo e modulato, peto.
- Oh. Salute!
- Scusa Roby, ma quelle tue dita...
- Brava. Brava! Vedi? Ti sei liberata. Era lui quello che hai mollato e ora è volato via.
Inaspettato appare e si unisce ai nostri giochi anche GiGi, il dildo che le avevo regalato e trova subito la collocazione conforme ai miei desideri:
- Adesso voglio che me lo ficchi nel culo e lo premi tutto, fino in fondo.
Una vampata di piacere s'irradia dall'intestino.
- Dai! scambiamoci di posto, che voglio mangiarti tutta.
Ora sono sotto di lei; le sue chiappe sono un volume perfetto sovrastante l'umido solco color fragola gonfio di crema.
Mi colpisce il gusto forte, sapido e quel profumo profondo di femmina.
La mia lingua lappa tra le pieghe e la corolla di peli che le incorniciano la spacca.
Lei ha infilato le mani sotto le mie cosce ad allargarmi la fica, la lingua che guizza sul clitoride mi trasmette scariche da mille volts.
- Sei meglio di un formichiere. Continua così che ti vengo in bocca.
Ora preme sul cappuccio del clitoride che, vermiglio guizza fuori nella sua turgida magnificenza, lo stuzzica; i miei talloni percuotono il materasso con cadenza scomposta.
E vengo. Bestemmiando, vengo senza ritegno; brevi getti di piscio disegnano sul lenzuolo una inverosimile carta geografica. Lei, incurante di tutto ciò continua a lappare, cercando di tamponare, succhiando, la mia emorragia di lussuria.

Con i sensi finalmente placati concediamo ai nostri corpi appiccicosi e ancora eccitati dall'orgasmo, la meritata requie.
Sui nostri volti accaldati è dipinto il piacere assoluto di un godimento vissuto senza pregiudizi.
Così, paghe, ci appisoliamo abbracciate come due sorelle.
Sono e rimango orgogliosamente etero ma dopo averlo sperimentato con Daria, e ora con Klara, ne ho la certezza; l'attrazione fra due donne è un capitolo degli affetti che ha uno spazio e una dignità equivalente a qualsiasi altro. Possiede una forza emozionale e di tenerezza formidabili.
Non so se nel mio cuore potrà trovare un posto anche Klara.
Nel momento in cui la portassi dentro a quelle pieghe morbide e pulsanti, so che ci rimarrebbe per sempre. Comunque vadano le cose.

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