Idillio dell'essenza

Scritto da , il 2018-07-10, genere saffico

Anche questa mattina ho voglia di raccontarmi.
Sono sola, lui è partito ieri per il solito viaggio coi fornitori e io sono qui nuda nel letto.
La mattina e la sera prima di andare a dormire qualsiasi donna ne ha bisogno. O almeno sono io che associo questo atto a tutte le donne perché mi pare naturale considerarlo un momento necessario. È il modo migliore per uccidere il giorno vecchio e iniziare il travaglio di quello nuovo. Io mi sveglio e mi addormento con quel pensiero quando non ho rapporti, devo farlo, ne ho bisogno, lei mi chiama lì in basso. Mi chiede le mani, mi dice che devo curarla e stamattina più che mai.
Ho una gran voglia di donna!
Avete capito bene, non vorrei un uomo e se potessi far coccolare il mio clitoride non da me vorrei che fosse una donna a farlo.
Dunque inizio, solito gesto, mani da labbra a labbra, le prime devo umidirle a causa degli ultimi refoli di sonno le seconde, no.
Capita a tutti e a tutte noi di fissarci con un particolare o con qualcosa che provoca emozioni. Da ieri sera ho una cara amica che mi tormenta, sì proprio un mia amica, una di quelle con cui pochi anni fa a scuola ti vedevi nuda, a mare ti cambiavi e scambiavi il costume per gioco. Una con cui dividevi perfino i ragazzi, ha un nome che questa mattina suona stupendo tra le mie labbra: Martina. Quando lo pronuncio è come se dalla bocca mi scendesse fino al clitoride e infatti è da ieri sera che la immagino qui con me e mi tormento perché la voglio.
In questo momento mi sento con lei, ma ho solo una maledetta foto sullo schermo del desktop che mi aiuta a vederla ora. Dovreste ammirarla: bellissima. Un culo tondo, scolpito. Fianchi marmorei e un visino delicatissimo.
Affondo le mani nella fica...ora si assottiglia il confine.

È venuta qui da me ieri sera, non sapevo come ma lei era a conoscenza del fatto che fossi sola. Era strano ritrovarla con il corpo di una diciottenne, era l'ultimo che ricordavo di lei.
Come sempre già attraverso la porta fece insinuare in casa mia una nube di Valentino, profumo che portava come un vestito.
Mi sembrava come se non fosse mai uscita dai corridoi del liceo, le sfiorai il braccio.
La stessa pelle liscia e afghana.
Dio quanto la volevo, mi pare di esserne innamorata quasi. È venuta a bussare alla mia porta vestita come in una delle foto che ho visto di lei in questi giorni. Una canottiera molto delicata infilata nei suoi jeans.
E sotto è meravigliosa, le si vede tutto.
Due solchi che le spaccano in due il cavallo dei pantaloni uno zoccolo di cammello da mozzare il fiato. Mi chiedo se lei voglia parlarmi ma non c'è tempo per i convenevoli mi porta le dita fra quel solco e me lo lascia accarezzare e poi mi bacia le labbra, il suo profumo mi entra nelle narici caldo come libeccio carico di pollini a giugno.
Iniziamo a baciarci e io non la smetto di solleticare quel solco meraviglioso, intreccia la lingua alla mia e io le metto le mani alla nuca.
Flette la schiena e io le bacio e le lecco il collo.
Ma come? Si sta già spogliando.
Però è meglio la voglio vedere, la voglio leccare tutta, continuo a dissetare la mia sete con la sua bocca. Le rigo le labbra con la lingua, un sorriso cattivo mentre io lo faccio: si vendica subito. Oddio! Vedrà che non indosso le mutande sotto questa vestaglina. Che goduria, le sue mani lì, devo ricambiare ma come faccio. Mi stringe il clitoride tra pollice e indice e ora l'espressione sul suo volto è cambiata . Ha una faccia da puttana. La faccia di chi vuole un corpo, un godimento. Mi alza quella vestaglina...Cristo, vorrei urlare!
Mi sta baciando la fica, lo fa divinamente. Le afferro la testa e la spingo contro di me e lei ricambia affondadomi la lingua fin dove puo'.
Mi spoglia, le piace ancora il mio seno, l'ha sempre invidiato. Inizia a torturarmi i capezzoli con quelle labbra di velluto e una mano continua a cercare il mio piacere.
Si ferma e si porta le dita alla bocca è un modo di dire che le piace il mio sapore, si sbottona la cintura e si tira giù i pantaloni: una macchia scura sul suo intimo bordeaux.
Il seno è come se non le fosse cresciuto, sembra una diciottenne, o forse sono io che ho quest'immagine. Non importa ora!
Mi fermo sulla sua pancia, una vita che esplode di energia e di profumi. Un corpo caldo che disperde odore di femmina in ogni parte di quella stanza. Ma quale stanza?
Ah sì ecco il mio angolo lettura, la poltroncina appena illuminata dalla lampada Churchill...

Accelero le mani, non devo valicare l'altro confine, mi stringo il clitoride e risento il suo profumo, basta dettagli!

Le bacio la pancia e scendo fino all'inguine richiamata dal suo magnifico odore di femmina, si cala l'intimo.
Cerco di metterla tutta in bocca, di dissetare il mio sesso col suo umore, le batto la lingua sul monte di Venere levigato. Mugola.
Non resisto e mentre le assaggio la fica afferro la mia con le mani. Che goduria!
Mi prende il viso e mi lecca le labbra, poi si tocca e mi porta il suo sapore alla bocca.
Si mette ritta in piedi ci stringiamo e ci abbracciamo, scontriamo le nostre fiche.
Ci stendiamo sul tappeto...

Non lo ricordo, ma quando l'ho messo questo tappeto? Mi stringo i seni, guardo il desktop e torno lì.

Lei apre le gambe e io la seguo, le nostre fiche si stringono e si baciano in una forbice saffica che esplode di voglie. Le sfreghiamo, la mia striscia di pelo sormontata dal clitoride la solletica. Si geme, le dico che è una puttana e le fa bene! Le fa più che bene quella parola.
Sento i suoi muscoli delle gambe tesi, le guardo il polpaccio quasi scolpito dalla voglia che le sale. Il suo piede egizio è tutto teso e inizia a tremare. Le guardo il volto da dea e mentre continuo a sbattere la fica addosso alla sua le metto un dito in bocca che lei succhia avidamente.

Ora è tutta aperta sul mio letto, le bacio la fica e la schiena lei si inarca buttando fuori grida di piacere. Le tiro degli schiaffi sul suo bel culo sodo e gli spasmi del suo sesso scendono fin lì, al suo ano, che si apre e chiude piano.
Mi invita, le faccio entrare il dito con cautela mentre continuo a leccarle la fica e a baciarle le labbra come se fossero quelle di una bocca carnosa. Mi dice sempre di più, che il dito lo vuole più dentro. Poi, si richiude su e geme serrando le gambe e portandosi una mano lì per chiuderle e sfregare il suo sesso carnoso.
Un orgasmo intenso le pervade il corpo...

Un orgasmo che coincide con quello del mio corpo solo in questa stanza, è stato bello immaginarla forse troppo, vado verso la mia toeletta in radica e spruzzo Valentino pensando così che lei sia andata via lasciandomi la scia del suo corpo caldo di voglie, è un ultimo atto di tortura che mi concedo in questo salto tra realtà del mattino.
Ti voglio e ti vorrò.
Semiramis.

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