Uniforme e profumo

di
genere
prime esperienze

Questo racconto è stato richiesto da Andrea tramite il Servizio di Scrittura Erotica Privata che potete trovare sul sito https://veneresole.com/ . Mi ha chiesto di raccontare un rapporto sessuale tra una ragazza di 28 anni vergine e un carabiniere, data la sua fissa per le uniformi. Visto che mi sembrava troppo “fantascientifico” un rapporto sessuale tra questa ragazza e uno sconosciuto, ho deciso di interpretare il rapporto sessuale nel modo che state per leggere.
Spero che il racconto vi piaccia come è piaciuto ad Andrea. Buona lettura!

Ma perché?!
Perché, Dio?!
Perché?!
Sara voleva solo una serata normale!
Si era accordata con le sue colleghe per un’uscita tra donne quel pomeriggio. Sarebbero dovute andare in Corso Como per sedersi in quel pub molto carino e appartato, costruito in un piccolo cortiletto dentro ai palazzi. Nessuna di loro aveva la macchina, dato che una delle ragazze era presbite, quell’altra aveva l’auto dal meccanico e le altre due avevano troppa paura nel guidare la sera per le strade di Milano.
Alle 22.15, Sara sarebbe dovuta uscire di casa per passarle tutte a prendere. E tutto sarebbe andato secondo quanto programmato, se non fosse stato per quell’imbecille che le era venuto addosso ad un incrocio!
Per carità, non era stato un incidente grave, lei non si era fatta niente e neanche il rincoglionito. Nessun danno fisico ai loro corpi. Poi Sara era scesa dalla macchina e aveva visto il vero danno: il fanale destro era barcollante, ma ancora funzionante, la mascherina dell’auto era per metà completamente di fuori, la freccia non dava segni di vita e il cofano e tutta la parte destra del muso erano completamente ammaccati.
Okkei. Era sfasciata, ma la macchina funzionava! Si accendeva e camminava. Poi Sara aveva visto quella piccola goccia accanto alla ruota. Che era stata seguita, lentamente, da un’altra goccia e da un’altra ancora. Stava perdendo dal radiatore! Porca puttana!
E quindi non solo quell’imbecille le aveva mandato a monte la serata (perché non si può andare in giro con un’auto che perde acqua dal radiatore), ma non ammetteva neanche il torto e non aveva alcuna intenzione di fare una constatazione amichevole, nonostante la segnaletica urlasse “BRUTTO COGLIONE DOVEVI DARE LA PRECEDENZA!”
Avevano dovuto chiamare i carabinieri.
E in un momento di normalità, Sara si sarebbe soffermata sulle loro divise, perché le ha sempre trovate molto affascinanti. Ma non era quello il momento!
E ora si trovava in caserma per poter fare una dichiarazione sugli avvenimenti.
L’imbecille entrò per primo.
Mentre si trovava fuori ad attendere, ne approfittò per avvisare le sue colleghe dello spiacevole imprevisto e per scusarsi per la serata andata in fumo.
Ovviamente non era colpa sua, ma si sentiva un po’ come se in parte lo fosse: se si fosse fermata per controllare meglio chi arrivava, a quest’ora sarebbe stata seduta al pub in Corso Como.
Fortunatamente, pensava, l’assicurazione che aveva ricopriva qualsiasi tipo di danno. Se gli alieni fossero arrivati sulla Terra per prelevarle l’auto, l’assicurazione l’avrebbe coperta!
L’imbecille uscì dalla porta guardandola in cagnesco.
“Prego, signora, si accomodi.”
Sara voltò la testa verso la voce che l’aveva chiamata. Il carabiniere che aveva di fronte non era molto bello: calvo, con la testa tonda e gli occhietti piccoli e infossati, le narici grandi e una bocca piccola.
Le ricordava il bibliotecario di quella puntata di “Piccoli Brividi”...come si chiamava? “Al mostro! Al mostro!”? Una cosa del genere.
Si alzò dalla non proprio comoda sedia della saletta di attesa ed entrò nell’ufficio.
Un profumo intenso le investì le narici.
Cavolo...era buonissimo! Sara non sapeva ben definirlo, sembrava uno di quei profumi da uomo costosi che ricordano le flagranze floreali.
Era davvero forte, ma non nauseabondo, anzi!
Doveva essere il profumo del carabiniere che l’aveva chiamata, perché nel piccolo ufficio non c’era traccia di alcun diffusore.
Si sedette alla scrivania: “Bene, signora. Può mostrarmi la sua patente e dirmi ciò che è accaduto?”
Sara cominciò a raccontare i fatti, ma nel frattempo quel profumo le riempiva il setto nasale. Quasi senza accorgersi, aveva allargato le narici per respirarne di più.
Era così buono da arrivarle quasi alla testa.
“Bene, signora. Ho bisogno che mi compili questo modulo.” Il carabiniere tirò fuori da un cassetto della scrivania un foglio che porse a Sara.
“Le spiego: deve compilare con nome e cognome, residenza, numero di telefono, targa del veicolo...”
Sara non stava ascoltando. L’uomo aveva allungato il braccio verso di lei per indicarle i vari spazi da compilare, indicandoli con una penna.
Il profumo le era arrivato ancora di più addosso. Evidentemente se l’era spruzzato soprattutto sull’uniforme.
Sara si sorprese ad osservargli le dita. Lunghe e affusolate, quasi femminili. Le unghie tonde e curate, poca peluria, non troppo ruvide.
Inconsciamente pensò che le sarebbe piaciuto intrecciare quelle dita con le sue. Accarezzandole e giocandoci.
Mani del genere, pensò, sono sicuramente molto delicate quando si tratta di toccare qualcosa.
“Capito tutto?”
“Eh? Ah sì, certo, grazie.”
Sara si destò dal suo mondo incantato e osservò il modulo. Non era poi così difficile, pensava di essersi persa qualcosa di importante.
Cominciò a riempire gli spazi vuoti e si ritrovò ad immaginare quella penna tra le dita dell’uomo. Nella sua mente, la rigirava in continuazione, scriveva appunti di ogni tipo.
Pensò che al posto dell’inchiostro ci fosse il profumo che sentiva sulla sua pelle.
Profumo di maschio. Profumo di uomo.
E quel profumo assumeva la forma di un uomo affascinante in uniforme da carabiniere.
Faccia sfumata, capelli indefiniti, tratti inesistenti.
Solo il profumo, le sue mani e la sua uniforme.
Mani che accarezzavano delicatamente il suo corpo. Mani fatte di profumo.
Una dolce coccola con un uomo fatto di essenza.
Forse perché era ancora vergine, nonostante i ventotto anni, pensava al sesso come un rapporto esclusivamente dolce e romantico. Non violento e passionale.
Nella sua immaginazione, quindi, l’uomo di profumo era perfetto.
Fluttuava nuda nell’aria, sentendo che quell’essenza le rivestiva la pelle come una coperta appena lavata.
Le mani invisibili la accarezzavano sul collo candido e non toccato dal sole.
Sui seni morbidi e delicati. Li modellavano lentamente, come se i capezzoli fossero dei chiodi da svitare.
Poi scendevano sul ventre piatto. E poi più in basso.
Poteva sentire il suo sesso non ancora violato chiamarlo a sé, il desiderio farsi strada dentro di lei.
L’uniforme dei carabinieri l’ha sempre affascinata, le ha sempre dato una sensazione di sicurezza, di autorità.
Le piaceva l’idea di lui ancora vestito e con fuori solo la sua virilità.
Chissà, forse anche in quel punto c’è la stessa flagranza.
Sara sentiva chiaramente il suo ventre lanciarle dei segnali, delle vibrazioni di piacere alla sensazione di quelle immagini ricreate nella propria testa.
Lo considerò quasi buffo: nella vita vera, lei era impassibile, piegata su delle righe che chiedevano di descrivere l’incidente con la macchina nei dettagli; nella fantasia, stava vivendo un dolce amplesso, sentendo quell’uomo-aroma penetrarla in ogni orifizio. La possedeva con eleganza, grazia e delicatezza, procurandole un grande piacere.
“Ho finito.” disse Sara, rendendosi conto di essere arrivata alla fine del modulo.
“Bene, signora. Può andare, ci terremo in contatto per l’assicurazione e tutto il resto.”
“Buonasera.”
Sara uscì dalla caserma, abbandonandosi il signor “Bene-signora” alle spalle.
Non le sarebbe mai piaciuto quell’uomo.
Solo il suo profumo e la sua uniforme.
di
scritto il
2018-06-26
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