Il filo di L - Il fantasma sulla panchina

Scritto da , il 2018-05-15, genere voyeur

Il volersi vedere a tutti i costi è sintomo di un desiderio immenso. 
Come Giulia ha voluto raggiungere al volo l’appartamento di Nicola, per poter consumare un rapporto con lui.
Quando desideri a tal punto qualcuno, ti viene voglia di vederlo immediatamente. Anche solo per poterlo osservare. Seguire. 
Spiare.

— - MAURIZIO - —

Non si trova qui per caso. Affatto. È seduto su questa panchina già da due ore. Il suo culone, con assoluta certezza, avrà già preso la forma delle piccole assi di legno. Gli studenti dell’Università percorrono tranquilli il loro tragitto: c’è chi ha finito le lezioni e va verso la macchina, chi verso la metro, chi sta andando in aula, chi è in ritardo e corre e chi sta andando a pranzo.
La sta aspettando. Sta aspettando che la lezione di Storia della Moda e del Design sia finita, per poter vedere la sua ragazza dai capelli rossi scendere dalla scala mobile e dirigersi al bar o alla mensa.
Sono già diversi giorni che fanno sessioni di sexting intense, dove lei è convinta di parlare con un bel ragazzo dai capelli biondi. Ma a lui non bastano solo le sue foto arrapanti, la vuole vedere di persona!
Vuole menarsi l’uccello pensando a come l’ha vista di persona, la prossima volta che ce l’avrà in mano. Molto probabilmente appena torna a casa da questa “gita fuori porta”.
Lui non c’entra un cazzo in questo ambiente, è come un tortino di merda in mezzo a tortini di cioccolato. Le studentesse che camminano nei suoi paraggi gli lanciano occhiate schifate.
Cazzi loro! Doveva venire qua, non aveva tempo da perdere nel lavarsi e profumarsi. 
Vorrebbe tanto vedere quelle studentesse fare la stessa faccia schifata con la sua sborra tutta schizzata sul loro visino ben curato e truccato. Delle belle e potenti cazzate sulle guance, ricche di filamenti giallognoli di sperma, con il trucco colante. Scommette che queste troie hanno dei mascheroni di trucco costosissimi. Ma guardale! Tutte impettite in un atteggiamento da riccanza di sta minchia! Delle sfilate ambulanti di gioielli di Bvlgari, borsette Louis Vuitton, occhiali firmati Gucci, cappotti di Versace, Moschino sui piedi. Non gliene frega un cazzo di quei nomi o di quei quattro finocchi che perdono tempo a fare quattro disegnini di vestiti e dicono “Questa è arte!”.
Ma quale arte e arte! Si fottessero loro e tutta la loro arte del cazzo! Ha imparato a distinguere un frocio di stilista dall’altro semplicemente per calarsi nel ruolo nelle sue chat con Elisa.
Se lei studia quella merda, tanto vale usarla per attrarla ancora di più.
Chi cazzo può dire che la sua canottiera bianca e i boxer presi al Discount non sono arte?! 
Certo...queste macchie gialle di sudore sotto le ascelle non fanno chissà quale effetto, neanche la barba non curata e piena di dermatite e nemmeno il sudore sul petto. Ma sono piccolezze! 
E invece queste quattro puttane di questa università privata del cazzo lo guardano dall’alto verso il basso!
E poi...calma! Eccola lì...la sua ragazza. Con quei capelli rossi e quel fisico da urlo che scende le scale. Anche lei veste con quei quattro straccetti, ma su di lei hanno un effetto diverso. Si adattano alle curve del suo corpo. Esaltano la sua femminilità. Quanto gli piacerebbe prenderla e fotterla come un animale!
La vede che si dirige verso il bar insieme alle sue amiche oche. Cinque puttanelle oche. Lei compresa. Ma è speciale. Per lui è speciale.
Ma poi accade l’inevitabile. Le sue amiche le hanno fatto notare che c’è un lurido omaccione seduto alla panchina fuori. E tutte e cinque, lei compresa, hanno uno sguardo schifato.
Beh, non si aspettava chissà che cosa da parte sua. Lui ha provato a scriverle con il suo vero account, con la sua vera foto e lei non gli ha mai risposto. Già quello basta e avanza per intuire che lei non si sarebbe mai interessata ad uno come lui.
Ma lei non si rende neanche conto che si masturba con lui, che le parole e i complimenti che la fanno tanto arrapare escono dalla sua bocca.

— - ELISA - —

“Un vero stallone!”
“Daiii! Ma com’era?!”
“Ragazze è stato fantastico! Mi ha rigirata in mille modi diversi e ha detto che sono la sua principessa!”
“Awww che teneroooo!”
Questa è la chiacchierata delle cinque oche al bar. 
Elisa sta raccontando della sua gran scopata con Lorenzo nella macchina davanti alla discoteca.
Le sue amiche pendono dalle sue labbra. Vogliono i dettagli più scabrosi per poi poterne fare pettegolezzo. Elisa lo sa, ma le piace essere al centro dell’attenzione di tutti, brutta o bella che sia. In ogni caso, è abbastanza interessante da rientrare nella testa di tutti. E poi non le capita quasi mai di fare brutte figura, anzi è la ragazza più invidiata e più voluta. Ogni volta che passa per il corridoio, i peni dei ragazzi si rizzano come soldati sull’attenti.
Anche il cazzo dello schifo umano seduto di fuori è ben dritto nei pantaloni.
“Ma avete visto il tizio qui fuori?”
“Ma chi è? Non è uno dell’Università.”
“Ma non si fa schifo da solo? Non si vergogna ad andare in giro?”
“Io so chi è.” L’esclamazione è uscita dalla bocca di Elisa. Le sue amiche si girano inorridite verso di lei: “Mi ha scritto un po’ di tempo fa su Instagram. L’ho ignorato. Vi pare che posso dare attenzioni a QUELLO LÌ?” e sottolinea questo macabro avvenimento puntando maleducatamente il dito verso il ciccione.
“Assolutamente no!”
“Ma infatti, amo! Tu sei fatta per avere di meglio!”
“Ma ti pare che uno sfigato del genere meriti la tua attenzione?”
“E poi tu hai il tuo Lorenzo e mille altri ragazzi molto più belli di quel cesso!”
“Grazie, cuori! So di poter contare sempre su di voi!”
Potete immaginare con quale tono di voce o timbro vocale possa svolgersi questa conversazione. Cinque oche.
E tutte con desideri sessuali uguali. Tutte e cinque ergono la loro sessualità sulla superficialità di complimenti da parte di ragazzi che anelano di ficcare l’uccello tra le loro gambe, per il semplice gusto di farsi una scopata. La convinzione di essere le più belle e le più volute le porta ad eccitarsi. Quando, magari, l’uomo che sentono è interessato solo ad una botta e via. Quando anche l’uomo che sentono non esiste nemmeno.
Ed è quello che sta succedendo adesso ad Elisa. Sono giorni che costruisce i suoi ditalini su chat scritte con un fantasma. Un fantasma che la sta osservando da una panchina, senza che lei lo sappia.
“Ma, cuore? Tra quanto ti richiama Lorenzo?”
“Sì, amo, dicci tutto!”
“Beh ragazze...secondo me mi richiamerà molto presto. In fondo, lui stravede per me!”
Elisa è proprio convinta. Ho sentito molte volte la frase “La convinzione fotte la gente”. E direi che questa frase si sposa benissimo con questa ragazza. Si fa proprio violentare dalla convinzione. 
E dalla stupidità.

— - MAURIZIO - —

Quella porca è ignara. Che cazzo ne può sapere lei che il suo tanto amato ragazzo che si masturba per lei è seduto lì a osservarla? Nel corpo sudato e grasso di un “pulisci-cessi” del McDonald’s?
È proprio rapito, Maurizio. Tra tutte le puttanelle, lei è quella che gli ha piantato il chiodo nel cervello. Quei capelli ricci e rossi. Quelle labbra carnose e colorate da un rossetto lucido e brillante. Quelle tettone sode che sono costrette in un vestitino aderente. Il culo pronunciato che disegna una curva perfetta. E poi adesso! Che beve il suo cappuccino con la schiuma. La schiuma che le ricopre le labbra e lei che se la lecca via con la punta della lingua. In una frazione di secondo immagina che quella schiuma sia il suo sperma. Sì! Glielo farebbe lui il cappuccino. Con tanta schiuma. Lei inginocchiata a terra e lui che la prende a minchiate in faccia, sulle labbra, con filamenti appiccicosi e biancastri che partono dalla sua cappella violacea fino alla sua bocca da porca. 
La visione è altamente eccitante. Il cazzo gli esplode nei boxer sudici. Letteralmente.
Elisa lo guarda mentre si sta pulendo la schiuma da un angolo della bocca. E le sue amiche la seguono.

— - ELISA - —

“Ommioddio!!!”
“Ma stiamo scherzando?!”
“Ma quel cesso si è sborrato nei pantaloni?!”
“Ma non è che si è fatto la pipì addosso?”
“Ti pare pipì quella macchia?!”
Sono tutte e cinque esterrefatte. Elisa è a bocca aperta dallo stupore. Si è dimenticata pure del cappuccino che ha in mano.
Il rifiuto umano sulla panchina è appena venuto nei suoi pantaloni.
Per quanto sia lurido, nella testa di Elisa passa un’immagine fugace di neanche mezzo secondo di come possa essere lo sperma di quell’essere: giallastro, puzzolente, viscoso come uno yogurt, che esce da un cazzo corto e tozzo come quando la lava bollente cola lentamente da un vulcano. L’immagine le crea ribrezzo. Ma in qualche modo le provoca anche un pizzico di orgoglio. È così figa che anche quello schifo è venuto guardandola.

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