Patrick l'autista tutto fare

Scritto da , il 2018-05-10, genere gay

Mi chiamo Federico gay passivo vicino ai quarant’anni, sono una persona fisicamente normale, non faccio palestra non inseguo il fitness, faccio lunghe passeggiate a piedi, amo il mare più della montagna, non cerco fidanzati o mariti, sono stato il tipo da una botta e via ma se proprio ero attratto coltivavo brevi relazioni, oggi sono un uomo quasi fedele al mio compagno. Sarà per l’avvicinarsi degli “anta” che si vanno sempre più consolidando in me desideri sessuali fino a pochi anni fa inesistenti o latenti. I miei incontri sono prevalentemente con uomini di etnia afro e ho concretizzato il desiderio di partecipare ad una “gang bang” sempre composta da afro-men. Per ragioni di lavoro fui inviato in missione per tre mesi in Senegal. Il gruppo era composto da 10 persone delle quali solo tre si sarebbero trattenute per altri tre mesi, gli altri sarebbero tornati dopo due settimane. Si verificarono delle condizioni particolari per cui la missione, anche se in via ridotta, venne prolungata per altri tre mesi con la permanenza di una sola persona e quella persona fui io per due ragioni: la prima per ragioni tecniche-professionali, la seconda perché ero single. Inutile descrivere come trascorsero i primi tre mesi, la cosa per me cominciò a diventare turbinosamente interessante negli ultimi tre. Per prima cosa si modificarono le condizioni organizzative, niente struttura privata ma hotel e niente pulmini ma un pick-up per i trasferimenti da un posto all’altro del paese o nella stessa città di Thiès, come collaboratore ed autista era stato scelto un certo Patrick che già collaborava con l’hotel e con l’azienda. Il primo giorno che salii sul pick-up per quasi mezz’ora non scambiai una parola con Patrick, poi una ruota del mezzo sprofondò in una buca e stava per ribaltarsi, dal quel momento si aprì un dialogo tra di noi che divenne un torrente con ricorrenti pacche sulle spalle come fossimo amici d’infanzia, Incurante delle possibili conseguenze sparai a bruciapelo la notizia < senti Patrick io ti voglio mettere al corrente di una mia situazione personale dopo se vuoi puoi collaborare con me come autista altrimenti farai le tue scelte: io sono gay> Il pick-up sbandò pericolosamente ed il gelo ricadde tra noi salvo quando improvvisamente Patrick accostò il mezzo al ciglio della strada e mi chiese: < sei attivo o passivo?> . Riprese il viaggio ma non parlammo più fino al ritorno con la variante che Patrick invece di condurmi in albergo mi portò a casa sua. < fai troppe domande, entra!>. Visitando la villetta non potei fare a meno di apprezzare quanto fosse grande, ordinata e pulita. < Si, vivo da solo da quando ho divorziato da mia moglie tre anni fa> < se vuoi puoi rinfrescarti o lavarti? Il bagno è là> < allora non vuoi rimanere?>, rimasi un attimo in silenzio ma poi si accese un faro nella mia testa
. La casa, per lo standard della città, era bella compreso il bagno nel quale faceva gran mostra di sé una grande vasca e francamente desideravo tanto rilassarmi in un bel bagno caldo. Mi stavo quasi addormentando nella vasca quando entrò Patrick vestito con una “djellaba” bianca e leggera, < sono stato scorretto? ad infilarmi nella vasca senza chiedertelo? forse avrei dovuto fare una semplice doccia>, < no hai fatto bene> così dicendo lasciò che la “djellaba” gli scivolasse di dosso per rimanere magnificamente nudo, era un bell’uomo Patrick e sapeva anche di esserlo ed in quel momento narcisisticamente esibiva un corpo atletico ed asciutto, due natiche perfette e sode, l’attrezzatura maschile anteriore non era da “mandingo” ma i suoi tanti centimetri ce li aveva tutti ed in abbondanza per lungo e per largo; con nonchalance si avviò verso l’altro capo della vasca e lentamente sparì sott’acqua. Il battito cardiaco era fuori controllo, cercavo di mantenere un atteggiamento indifferente aprendo una improbabile conversazione < ce ne sono quattro o cinque io sono della minoranza Mandinga. Attenzione parlo di etnia da non confondere come fanno tutti con Mandingo quella specie di animale da sesso e da monta>. Fece scorrere altra acqua calda e mi pervase un piacevole benessere, distesi le gambe e fu allora che Patrick allungò la sua tra le mie, rimasi immobile non volendo fare movimenti sbagliati e far svanire la magia. Ritirò la gamba per slargare le sue, il dubbio mi bloccava – tento o non tento? -, tentai. Continuava a tenere le gambe larghe, feci scivolare il piede ed arrivai a toccare i suoi testicoli, cominciai a massaggiarli, s’immerse e scivolò in avanti, le sue gambe affiorarono improvvise per intorcinarsi alla base del mio collo, sott’acqua allungai la mano e gli presi il suo membro circonciso ancora barzotto. Mi sembrava di vivere un sogno: avevo tra le mani veramente un gran bel cazzo. La vasca era rotonda e grande il che mi permise di fare l’ardita manovra di rigirarmi così da trovarmi addosso Patrick. Un suo dito mi tastava per trovare l’ano, trovatolo puntò il suo pene duro e spinse con un colpo forte e secco, un mio urletto rapidamente mi si strozzò in gola, lo tenevo bene dentro, mi piaceva. mentre parlava mi inculava facendomelo sentire il più possibile fino in fondo. Mi spinse fuori dalla vasca e mi sistemai sul bordo, cominciò a scoparmi in modo duro, mi faceva male, lui percependo la mia insofferenza diventava più deciso nell’affondare il suo bastone, i miei sommessi lamenti lo eccitavano ancora di più, parlava e mi fotteva accarezzandomi i capezzoli, mugolavo come una cagnetta , le sue parole sussurrate con un respiro caldo, il suo manipolarmi le areole mi rilasciava e sentivo il suo membro ormai padrone del mio culo. < si, si… fai quello che ti piace, fammi godere… così---si così… ancora più forte…ahhhhh…. sto venendo …> . Patrick continuò a pomparmi ancora, il suo cazzo era al massimo dell’erezione e lui lo tirava fuori per spingerlo dentro con affondi terribili, tutto il suo corpo ormai era teso nello sforzo per scaricarmi tutto lo sperma nel culo. Scivolammo di nuovo nella vasca, restammo uniti finché l’acqua calda non ci rilassò completamente.
Mi sei piaciuto mi disse mordendomi a sangue l’orecchio.
Era stata una scopata fantastica, avevo goduto alla grande, lui ci sapeva fare, riusciva a trasmettere delle sensazioni da sballo, non c’era niente di volgare mi ero sentito penetrato da un uomo a cui piaceva ricevere ma da anche dare piacere. In quel momento di relax le sue dita non avevano mai cessato di scivolare sui miei capezzoli per farli vibrare, la sua lingua mi continuava a leccare il collo, mi mordeva con insistenza il lobo dell’orecchio, queste attenzioni se da una parte mi rilassavano mi disponevano a che il mio ano si aprisse per riceverlo ancora di nuovo e meglio. Nonostante avesse appena goduto non si tirò indietro e mi prese di nuovo. Adesso però sentivo che i suoi colpi erano più vibranti ed intensi, forti, mi faceva cambiare posizione spesso passavo dalla pecorina, a quelle dove io ero sopra con lo sguardo rivolto al suo viso con le mie ginocchia poggiate o girato dandogli le spalle;in quella dove io ero più in difficoltà lui insisteva eccitandosi, se gli chiedevo di rallentare lui accelerava i colpi, se gli dicevo basta lui infoiato mi mordeva i capezzoli e sussurrava

Il mio dolore si stava trasformando in piacere, lo sentivo, lo volevo, mi eccitavo quando me lo tirava tutto fuori lasciandomi il culo aperto che poi, con in colpo secco, me lo riempiva di nuovo colpendo vescica e prostata, perdevo liquidi, ma lo incitavo a non fermarsi ero venuto già due volte.
Eravamo entrambi eccitati in maniera parossistica, sentivo sempre più male ma il piacere assorbiva il dolore, non volevo che si fermasse, i nostri respiri acceleravano, il suo membro ormai era al massimo dell’erezione lo dimenava a destra e a manca. Mi fece mettere sotto e lui sopra, mi sollevò le gambe e le poggiò sopra le sue spalle diede l’assalto cominciai a lamentarmi fino a gridare ma quanto sentii i suoi fiotti di sperma riempirmi il culo ebbi un fremito. Ero steso sul pavimento del bagno esausto e sfiancato, lui avvicinò il suo membro ormai moscio alla mia bocca
. Obbediente aprii le labbra e cominciai a pulirlo e succhiargli gli ultimi residui del suo latte.
Mi tese la mano e mi aiutò ad alzarmi, ci lasciammo andare nella vasca e ci godemmo un rilassante bagno nell’acqua molto calda.
In cucina dove eravamo Patrick mi offrì il Bissap, una bevanda locale all’ibisco resa migliore dalla vaniglina e fiori di arancio che trovai buonissima. Stavo ancora bevendo quando mi chiese: < vuoi che ti porti in hotel o vuoi restare questa notte a dormire qui,> < domani comincia un triduo di festività religiose e laiche non vorrei disturbarti… > > < se te l’ho chiesto e perché tu non sei un disturbo, non essere rigido e sulla difensiva…> < abitualmente non lo sono ma in questo contesto si, non sono ancora riuscito a creare con te il giusto feeling, ho paura di sbagliare,….>

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