L'avvocato di papà 3

Scritto da , il 2018-04-02, genere incesti


Non avevo mai respirato l’armonia che ora regnava in casa. Tra mio padre e mia madre c’era una sintonia vera, un rapporto franco, quale non era mai stato. Ed io ero parte di quel rapporto: non ero l’amante di mia madre, né il ruffiano di mio padre. Io ero il loro rapporto!
L’estate s’avanzava, con il suo carico di calore. Mi svegliai, una domenica. Il letto era vuoto.Dormivamo tutti e tre nel lettone, ormai: quando faceva caldo, il condizionatore riportava la temperatura ad una gradazione piacevole da condividere. Il freddo, invece, non era un problema e lo spazio neanche.Sapevo dove raggiungerli. Entrambi in terrazza: mio padre, seduto al tavolino, l’immancabile giornale tra le mani ed il cellulare posato accanto alla tazzina.Mia madre in piedi, appoggiata alla balaustra, con il caffè in mano ed indosso solo un ridottissimo perizoma.“Allora?” chiedeva lei “Sei felice di essere cornuto? Sei felice di quanti cazzi prendo?”“Felice è dir poco, amore! Sono entusiasta! Non avrei mai sperato tanto.”“Sai che dovresti essere grato a tuo figlio per questo?”“Lo so! E l’ho ringraziato.”“A volte le parole non sono sufficienti. Dovresti dimostrargli quanto ti senti debitore verso di lui.”“E come, secondo te?”“A quasi ventun’anni e ancora è costretto a chiedere la macchina a me o a te, se vuole uscire con gli amici.”“Hai ragione! Domani vedo di liberarmi una mezz’ora e andremo a sceglierne una.”Sorseggiarono il caffè, in un improvviso silenzio, che duro alcuni minuti. Poi mio padre riprese:“E tu? Sei contenta di esserti scoperta così troia?”“Sinceramente, credo di voler andare ancora oltre. Mi sta piacendo, sì. Non avrei mai pensato che ogni uomo potesse regalarmi sensazioni diverse, anche se tuo figlio rimane il massimo, per me. Come te, del resto. Non si tratta di sensazioni fisiche, come con gli altri. Non solo, perlomeno. È un turbinio di sentimenti, di passioni, a volte anche di sensi di colpa che si frammischiano agli stimoli sessuali e che mi fanno godere immensamente.”“Allora, anche tu sei in debito con tuo figlio!”“Sì, lo so!”“Eccome pensi di sdebitarti?”“Io mi sono già sdebitata, anche se lui ancora non lo sa!”“Ah! E cosa gli hai comprato? Posso saperlo, vero?”“Certo che puoi saperlo. Ma non gli ho comprato nulla. Gli ho fatto il regalo che desiderava e che mi aveva chiesto!”“E dov’è?”“Sta crescendo qui, dentro di me!” disse mia madre, facendo segno alla sua pancia.Le sue parole mi esplosero nel cervello come una bomba. Non sapevo se essere felice o meno. Una preoccupazione mi era sopraggiunta, dopo averglielo chiesto: come sarebbe stato doversi fingere fratello di quello che era mio figlio.La conversazione tra i due mi distolse dai miei pensieri. Continuavo ad ascoltare, rimanendo nascosto.“E come fai ad essere sicura che è suo?”“Nei miei giorni fertili, l’ho fatto solo con lui. Ricordi quando ti dicevo: “Amore, tu oggi fai il cameraman. Facci un filmino mentre noi scopiamo!”. È accaduto per diversi mesi, prima che funzionasse. Ma ti dà fastidio?”“Scherzi? Sono elettrizzato: non vedo l’ora di vedere la tua pancia crescere.”Dopo quelle parole, decisi di uscire e, fingendo di stiracchiarmi ancora e di essere all’oscuro di tutto, mi presentai.“Tesoro!” esclamò mia madre, abbracciandomi e baciandomi dolcemente sulle labbra “Ti aspettavamo per fare colazione insieme. Abbiamo solo preso il caffè. Tuo padre ed io dobbiamo dirti qualcosa.”“Spero che non sia nulla di grave… o peggio ancora che mi diciate che la nostra storia deve finire… o che…”“Calma! Calma! Non finisce proprio nulla, anzi!”Mia madre preparò la colazione e mentre mangiavamo, mi raccontarono tutto quello che io sapevo già, cominciando dall’auto e non mi fu difficile manifestare il mio entusiasmo. Non altrettanto semplice fu nascondere le mie preoccupazioni, quando mamma, baciandomi ancora, sedendosi su di me e cingendomi il collo con le braccia, mi comunicò l’imminente paternità.“È una femmina, sai? Ho fatto tutti i controlli possibili e non c’è nulla che non vada: la nostra bambina e sana. La prossima volta potrai venire con me: ma fino ad ora dovevo essere certa di poter portare avanti la gravidanza ed ho voluto farlo senza dirti niente. E neanche a tuo padre, il nonnino. Ora, però, dovremmo festeggiare!”“Hai in mente qualcosa?” chiese mio padre.“Che ne direste, se partissimo per un week end?”“Ottima idea!” sentenziai.“Si può fare! Dove andiamo?” chiese papà.“Cosa ne diresti, se andassimo a fare la conoscenza di quei tuoi amici di whatsapp? In fondo, in parte è merito anche loro, no. E poi a me l’Umbria è sempre piaciuta!”“Sbaglio di tanto, se dico che ti va di fare la troia in trasferta?” chiese ancora mio padre.“Non ti sbagli per nulla. Ho intenzione di conoscere un’altra coppia come noi e di poter mostrarmi per quella che sono, senza falsi moralismi.”“Provo a sentirli. Ma non dare nulla per scontato. Un conto e scherzare in chat, un altro è ospitare tre persone per un fine settimana.”
Lei si alzò e cominciò a sparecchiare: guardai il suo magnifico culo allontanarsi verso la cucina.Mio padre, mi prese la mano e, fissandomi negli occhi, mi disse:“Non preoccuparti: troveremo una soluzione perché tu possa fare il padre di tua figlia!”In silenzio, aveva letto il mio tormento ed aveva saputo dire le parole giuste.

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