Un'avventura di Casanova - Principio della fine

Scritto da , il 2017-12-29, genere trans

Tratto dalla " Storia della mia Vita " - Volume I, capitoli XI e XII
Il 25 febbraio del 1744 Giacomo Casanova giunse ad Ancona. Allora era un ragazzo di nemmeno diciannove anni, lontano dalla fama che lo avrebbe accompagnato nei suoi viaggi per l'Europa negli anni della maturità. Veniva da Roma e, stando a quello che racconta nelle sue Memorie, era diretto a Costantinopoli dove avrebbe dovuto recapitare una lettera del cardinale Acquaviva. Il condizionale è d'obbligo perché l'avventuriero veneziano, sebbene abbia vissuto una vita avventurosa come poche, non mancava di arricchire i suoi ricordi con circostanze ed episodi di dubbia veridicità; spesso occorre credergli sulla parola, in quanto di certi avvenimenti è stato l'unico testimone, e fra i tanti appellativi che gli possono essere dati quello di "bocca della verità" non gli si adatta particolarmente. Casanova ammetterà nel prosieguo del racconto di essere privo di passaporto (perduto !), attirandosi la facile ironia di un generale che commenterà beffardamente: "La disgrazia di perdere un passaporto può capitare solo ad uno sventato e il cardinale imparerà così a non affidare incarichi a degli sventati". In realtà quel viaggio a Costantinopoli con la lettera del cardinale non lo farà mai e il fatto che fosse privo di passaporto, indispensabile in quel tempo per attraversare l'Italia divisa in tanti staterelli, sembrerebbe dimostrare che fosse fuggito da Roma in fretta e furia, reduce da qualche altra avventura. Sia come sia, appena giunto ad Ancona Casanova va nella migliore locanda e subito litiga con l'oste perché vuole mangiare di grasso in Quaresima, sostenendo addirittura di avere avuto il permesso di violare il precetto quaresimale dal papa in persona. L'oste naturalmente non gli crede e i due stanno per giungere alle mani quando l'intervento di un altro ospite dell'albergo, un diplomatico spagnolo di nome Sancio Pico, mette pace: il giovane veneziano dovrà accontentarsi di una buona cena di magro. Dopo il pasto il nuovo amico gli presenta una famiglia bolognese di attori, cantanti e ballerini che soggiorna nella stessa locanda. La famiglia, orfana del pater familias, é composta da una donna di una certa età (data l'epoca non deve essere che una quarantenne) e dai suoi quattro figli: due femmine, Cecilia, dodicenne e cantante, e Marina, undicenne e ballerina; c'è poi un maschio, Petronio, ballerino, e infine uno strano essere di sedici o diciassette anni, di nome Bellino, di sesso indefinibile. Un maschio, una femmina, un castrato ? Seduto al clavicembalo canta un'aria con voce celestiale e Casanova si infiamma per quella che ritiene essere una bellissima fanciulla vestita da ragazzo e fatta passare per castrato per sfuggire le rigide regole del tempo che impedivano alle donne di recitare e cantare nei teatri. Dopo una notte turbata dal pensiero del misterioso essere, Casanova si sveglia ritrovandosi tutta la famiglia nella sua stanza da letto. E' evidente che oltre all'attività artistica la famiglia trova la sua fonte di sostentamento nella prostituzione sia maschile che femminile, con la benedizione materna che, tra un rosario e l'altro, non cessa di implorare la Divina Provvidenza. < La fede nella Provvidenza Eterna di quasi tutti coloro che vivono di mestieri proibiti dalle leggi o dalla religione non è né assurda né falsa e neppure frutto di ipocrisia: è una fede vera, reale e, così com'è, pia perché nasce da un'ottima fonte. Sia pure per vie imperscrutabili, è sempre la Provvidenza che opera sulla terra, e coloro che la adorano, al di là di qualsiasi considerazione, non possono che essere brava gente, anche se infrangono le leggi umane e divine. > Questa considerazione non è mia ma dello stesso Casanova e se non vi convince, prendetevela con lui. Tutta la famiglia insomma si offrì al nostro futuro avventuriero, compreso il giovane Petronio che, dopo una lauta mancia per il caffè, lo ringrazia con un bacio sulla bocca, non bene accolto. Migliore accoglienza trovano le moine delle due sorelle, Cecilia e Marina. Erano altri tempi e la protezione dell'infanzia dai soprusi e dalla pedofilia era un concetto sconosciuto. I genitori potevano decidere di far castrare un bambino per poi campare con i suoi guadagni di cantante o di far prostituire i figli di ambo i sessi o di far sposare una bambina ancora in età premestruale a un vecchio. Quello che oggi condurrebbe alla galera e al pubblico ludibrio, allora era considerato normale, molto più normale che mangiare di grasso in quaresima. Così Casanova non trova nulla di male nel fatto che due sorelle, di dodici e undici anni, gli si buttino, una dopo l'altra, nel letto, guadagnandoci tre dobloni ciascuna. Il giovane, tuttavia, non è soddisfatto: i due boccioli di rosa, come chiama le due sorelle, gli hanno dato piacere, ma lui è ossessionato da Bellino, vuole scoprire la verità sul suo sesso. Il resto della famiglia mangia e beve alle sue spalle ma lui è disposto a spendere tutto quello che ha pur di raggiungere il suo scopo. A più riprese prova a interrogare il misterioso essere.
" Confessa che sei una ragazza. "
" Sono maschio, ma castrato. Sono stato visitato dal confessore di monsignor vescovo, altrimenti non avrei potuto recitare in teatro. "
" No, non ci credo e non ci crederò se non dopo averti visitato io stesso. Ti regalo un doblone."
" No, perché è evidente che lei mi desidera, e la religione me lo proibisce. "
" Però non hai avuto simili scrupoli con il confessore del vescovo. "
" Era un vecchio, e poi lui ha dato solo un'occhiata di sfuggita alla mia disgraziata corformazione. "
Ma poi Bellino sorride compiaciuto e non impedisce alla mano di Casanova di insinuarsi sotto la sua camicia e di afferrare un seno che forse risolve ogni dubbio.
" Con un seno così non puoi essere che una ragazza. E non è il caso che tu neghi! "
" No, è il difetto di tutti noialtri castrati. "
" Lo so, ma me ne intendo abbastanza per riconoscere la differenza. Questo seno d'alabastro, mio caro Bellino, è il seno delizioso di una ragazza di 17 anni. "
A questo punto il nostro conquistatore vuole accostare al seno anche le labbra ma Bellino lo respinge.
" Se sei del mio sesso, ce la sbrigheremo in un attimo. Se invece sei quello che penso, dipenderà soltanto da te passare la notte con me. Domani mattina ti darò cento zecchini. "
" Sono castrato e non posso risolvermi a lasciarle vedere la mia vergogna né ad espormi alle orribili conseguenze che questo chiarimento potrebbe avere. "
" Non ci saranno conseguenze. Quando ti avrò visto o toccato, sarò io stesso a pregarti di ritirarti in camera tua e non parleremo più della faccenda. "
" No, è deciso. Non posso soddisfare la sua curiosità. "
A queste parole don Giacomo tenta di arrivare con la mano là dove avrebbe trovato la soluzione del problema, ma Bellino lo respinge di nuovo e fugge via, piantandolo in asso.
Scornato e salassato dall'insaziabile famiglia, Casanova decide di partire l'indomani per Bologna.
La mattina dopo comunica la sua decisione a Cecilia e Marina che scoppiano in lacrime, mentre la madre borbotta: "Dio provvederà". A sorpresa una delle sorelle gli porta un messaggio di Bellino: chiede se gli può dare un passaggio fino a Rimini dove deve cantare in un teatro.
Eccoli dunque in viaggio e la vicinanza riaccende la passione.
" Bellino, i tuoi occhi sono da donna e non da uomo. Non mi interessa più vedere: tutto ciò che chiedo è toccare, e sta' tranquillo che non appena me ne convincerò diventerò dolce come un colombo. Una volta appurato che sei uomo, mi sarà impossibile continuare ad amarti. Sarebbe un amore perverso per il quale, grazie a Dio, non provo alcuna inclinazione. Il tuo faccino e, soprattutto, il seno che hai offerto alla mia vista e alle mie mani pretendendo di convincermi in quel modo che mi sbagliavo, hanno fatto nascere dentro di me una impressione invincibile che mi induce a seguitare a crederti ragazza. La tua figura, le tue gambe, le tue ginocchia, le tue cosce, le tue anche e le tue natiche sono la copia perfetta della Anadiomene che ho vista tante volte. Se, nonostante tutto ciò, sei soltanto un castrato, devo credere che, ben sapendo di assomigliare in tutto e per tutto a una ragazza, hai concepito il crudele proposito di farmi innamorare per farmi impazzire, rifiutandomi la sola prova che potrebbe mettermi il cuore in pace. Se hai un po' di cuore non puoi ostinarti in questo rifiuto che mi mette nella crudele necessità di avere dei dubbi. Devi renderti conto che, in queste condizioni, alla fin fine potrei ridurmi a ricorrere alla forza. Se mi sei nemico, devo trattarti come tale, senza alcun riguardo. "
" Si ricordi che lei non è il mio padrone, che sono nelle sue mani e che si renderebbe colpevole di un delitto, se mi usasse violenza. Dica al vetturino di fermarsi: scenderò, e non andrò a lamentarmi con nessuno. "
" Sii compiacente, guariscimi dalla mia passione. »
" No, non ne sarebbe guarito, perché lei è innamorato di me, donna o maschio che io sia, e anche se mi avesse trovato maschio avrebbe continuato ad essere innamorato di me e i miei rifiuti non avrebbero fatto altro che accrescere la sua furia: anzi, di fronte alle mie resistenze, si sarebbe abbandonato a eccessi che le avrebbero poi fatto spargere inutili lacrime. "
" E così credi di darmi ad intendere che la tua ostinazione è ragionevole. Ma ti dico che ti sbagli. Dammi la prova che non sei una ragazza, e troverai in me soltanto un casto e buon amico. »
" Diventerebbe furioso, le dico. "
" Ciò che mi ha reso furioso è stata l'esibizione delle tue grazie di cui, ammettilo, non potevi certo ignorare l'effetto. Ma se allora non hai temuto il mio furore amoroso, come puoi farmi credere di temerlo adesso che ti domando soltanto di farmi toccare una cosa che non può che disgustarmi? "
« Oh! Disgustarla! Sono sicuro del contrario. Mi stia a sentire. Se fossi una ragazza non potrei non amarla, lo so. Ma visto che sono un ragazzo, ho il dovere di non assecondare affatto il suo desiderio, perché la sua passione, che ora è soltanto naturale, diventerebbe immediatamente mostruosa: lei non saprebbe più controllarsi. I suoi occhi e le sue mani, cercando ciò che non potrebbero trovare, penserebbero di vendicarsi su quello che troverebbero, e tra lei e me accadrebbe ciò che di più abominevole può accadere tra due uomini. Come può illudersi, intelligente come è, di poter smettere di amarmi, scoprendo che sono un uomo? Crede forse che quelle che lei chiama le mie grazie e di cui dice d'essere innamorato, scomparirebbero? Diventerebbero, invece, più forti e allora la sua passione, diventata brutale, ricorrerebbe a tutti i mezzi che la sua fantasia eccitata escogiterebbe per soddisfarsi. Arriverebbe a convincersi di potermi trasformare in donna o, immaginando di potercisi trasformare lei, pretenderebbe che la considerassi tale. Non riuscirebbe a trattenersi e io non avrei le forze per respingere il suo furore, lei arriverebbe a minacciarmi di morte se le impedissi di penetrare in un tempio inviolabile la cui porta la saggia natura creò per aprirsi soltanto a ciò che esce. Sarebbe, questa, una profanazione orribile che potrebbe essere compiuta solo col mio consenso, ma preferirei morire che darglielo. "
" Non accadrebbe nulla del genere, tu esageri. Debbo comunque dirti che se anche accadesse quanto dici, mi sembra che sarebbe meglio un gioco folle e privo di conseguenze, che lasciarmi in un dubbio che si trasfoemerebbe in una malattia dello spirito. "
Arrivati a Senigallia, a notte inoltrata, scendono all'albergo della posta. Scelta una buona camera, Casanova vi fa portare i bagagli e ordina la cena. Nella stanza, però, c'è un solo letto ma Bellino, a sorpresa, dice con dolcezza che non ha nessuna difficoltà a coricarsi nel suo stesso letto.
Dopo la cena, che il nostro cerca di rendere il più breve possibile, i due si infilano a letto.
Appena a letto, Bellino si accosta al giovane spasimante. Questi subito se lo stringe al petto e i due cominciano a baciarsi furiosamente. Poi, cessato il gioco delle labbra, inizia quello delle mani e Casanova spinge le sue fino in basso, tocca il pube del compagno di letto e scopre la verità.....

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