Travolto da un insolito destino nell'azzurro mare della perversione 2

Scritto da , il 2017-11-12, genere dominazione

Il giorno che ci rivedemmo fu talmente bello e intenso e particolare che quella sintonia che avevamo anni prima maturato insieme, torno ad essere pura chimica tra lei e me.
Fu quello il pomeriggio dove tornammo a parlare degli anni trascorsi insieme pensando alla scuola, ai nostri compagni di classe e ai nostri amici del vicinato.
Dopo un caffè e un gelato e due ore passate a chiacchierare dei bei tempi ci spostammo poco fuori città con la mia macchina.
Giungemmo ai piedi di un parco che conoscevamo e frequentavamo anche con altri amici. Sedemmo su una panchina e lì comincio a parlarmi della sua relazione con Antonio e del fallimento del matrimonio, delle continue sofferenze da lei passate. Successivamente comincio a descrivermi alcuni particolari sessuali con lui, mi disse che a letto era un Dio che aveva forza e resistenza unita a delle misure importanti, cosa che mi rivelò essere uno degli aspetti fondamentali della propria vita sessuale.
In quel momento sentivo del profondo sconforto dato sia da una sorta di gelosia indiretta nei confronti di Antonio e forse soprattutto dalle mie misure sicuramente non eccezionali.
Lei continuava liberamente a parlarmi delle prestazioni con il suo ex marito ed io cominciavo prepotentemente ad eccitarmi e poco dopo Valentina vide la mia seppur piccola erezione da sotto i pantaloni.
Successe tutto molto in fretta. Non ebbi tempo di rendermi conto che in un attimo aprì la patta dei miei pantaloni e tiro fuori il mio cazzo già duro e senza pensarci oltre comincio a segarmi forte e successivamente prenderlo in bocca. Bocca che era molto calda e sensuale soltanto a vederla. Prese tutto il mio cazzo (e non ci volle moltissimo per questo) completamente all'interno della sua bocca.
Comincio a massaggiarmi le palle mentre mi faceva il pompino che sempre avevo desiderato tra le altre cose da lei.
Soffrendo di eiaculazione precoce riscontrata fin dall'adolescenza e sommando quello che stava accadendo con la ragazza che fin da piccolo sentivo già di amare, sborrai in pochi istanti.
In quel momento ricordo che volevo sprofondare dalla vergogna mi sentivo umiliato da me stesso ma lei invece, con il fare più naturale e sereno del mondo, mi guardo e sorrise e mi disse che tutto andava bene. Quella notte prenotai un albergo poco fuori zona e dopo una rapida e frugale cena ci appartiamo nella stanza dell'albergo. Passammo una notte magnifica avevo anche preso del vino e bevemmo un po' di rosso. Fare sesso con lei per la prima volta fu un'esperienza per me irripetibile e lo dico in tutti i sensi. scopammo forte 2 volte e anche se le mie dotazioni non erano adeguate alle sue esigenze fu con me molto dolce e comprensiva.
Passammo il resto della notte ad accarezzarci e a coccolarci sotto le coperte finché arrivò la mattina e così l'orario della mia partenza. Dovevo tornare a Perugia per sbrigare degli impegni e altre faccende e sentivo che già mi mancava e in quello stesso istante le promisi che ci saremmo sentiti e che presto ci saremmo rivist. Passarono dei giorni nei quali tentai inutilmente di cercarla al telefono e sui social ma senza avere mai un vero e proprio riscontro, sembrava scomparsa, sparita dalla circolazione; dentro me pensavo che probabilmente quel giorno e soprattutto quella notte venne con me per poi successivamente pentirsene. Passarono circa due settimane nelle quali persi quasi del tutto le speranze di sapere di Valentina, quando un pomeriggio mi arrivò un messaggio suo dove mi scrisse che aveva urgentemente bisogno di mettersi in contatto telefonico con me, le risposi che l'avrei chiamata la sera stessa e quella sera le chiesi che fine avesse fatto e perché non mi avesse mai risposto alle chiamate e ai messaggi e lei mi spiego che aveva avuto ulteriori problemi con il suo ex marito e che era stata picchiata perché aveva saputo da terze persone che io e lei ci vedemmo giorni prima.
Per non farle correre pericolo le proposi di acquistare per lei i biglietti e di raggiungermi a Perugia la settimana successiva. Mi venne a trovare e Valentina finalmente torno ad aprirsi con me e mi manifestò per la prima volta che fui per lei anni prima una vera e propria cotta ma che non sapeva come rivelarsi perché troppo timida all'epoca e inoltre aggiunse che la paura di un eventuale rifiuto da parte mia, perché pensava potessi di ritenerla troppo amica, fu motivo di rinuncia verso me.
In poche parole trovai coraggio, quello che per molti anni verso lei non avevo avuto e le chiesi se era pronta ad affrontare una nuova storia ma questa volta con me. Lei mi guardò intensamente e mi sorrise, non rispose subito ma stranamente avevo delle buone sensazioni.
"Ottavio", mi disse, "ho sofferto tanto per colpa di Antonio e di mie scelte sbagliate ma conosco la tua tenerezza e so che a me ci hai sempre tenuto e il desiderio di poter vivere ciò che sento per te e ciò che è nella mia natura è talmente forte e grande che accetterò la tua proposta e quello che ti chiedo è che come otterrò il divorzio tramite l'avvocato vorrei ci sposassimo, perché con te credo che potrò vivere serenamente la mia natura e la mia più profonda sessualità".
Io ero quasi tramortito da quelle parole. In preda alla gioia le dissi di sì anche se in qualche modo in me, nonostante avessimo passato una giornata e una notte assolutamente perfetta, in qualche modo si insinuava in me la paura di non poterle garantire nel tempo le prestazioni sessuali che avrebbe voluto e risposi così: "Valentina Io sento di amarti già alla follia. Ti ho sempre desiderato ma ho sempre pensato che non potessi ottenere da te più di una buona amicizia. Ora ti dico l'amore che ho verso te e allo stesso tempo ho come paura di non poterti soddisfare viste le tue esigenze sessuali".
"Ottavio non dire sciocchezze per favore, non ti nascondo che ciò che dici non sia per me importante, però so bene che con te potrò ottenere tutta la dolcezza e tutta la tenerezza che ho sempre desiderato da un uomo. Devi però garantirmi che mi sposerai e che mi obbedirai sempre e comunque".
A questa sua ultima frase non seppi subito come risponderle, non capivo perché avesse usato la parola 'obbedire', ma quando la dissse vidi in lei uno sguardo particolarmente strano, ambiguo e forse sadico. Io non ci pensai due volte e accettai tutto ciò che mi chiedeva. D'altra parte era mio desiderio sposarla e l'ubbidienza che mi chiedeva la pensai più come un modo di dire che altro.
Era deciso: ci saremmo sposati e io a breve sarei tornato a vivere dove ero nato insieme a lei e presi immediatamente accordi per poter aprire uno studio di veterinaria che circa qualche settimana più tardi prese luce.
5 mesi dopo, a divorzio raggiunto, ci sposammo al comune di Mantova e andammo a vivere nell'appartamento che mia nonna mi aveva lasciato in eredità qualche anno prima.
il matrimonio con Valentina, l'essere tornato in città e avere finalmente il mio studio medico, mi fecero giungere all'apice della mia vita in quello stesso momento.
Questo pensavo all'epoca, ma ancora non potevo minimamente immaginare le cocenti umiliazioni alle quali Valentina, negli anni, mi sottopose.

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