Triangolo familiare. Scene d'incesto da tre prospettive. La prospettiva di Vanni.

Scritto da , il 2017-09-11, genere incesti

Inutile... non so resistere al sesso torbido...
T.

Vanni:

La guardo sdraiata sul lettino al sole. E considero quanto è diversa da quella che pensavo fosse fino a qualche giorno fa. Siamo fratelli, ci separano solo quattro anni d’età, siamo tanto simili nell'aspetto quanto differenti di carattere e personalità.
Lei ne ha ventisei, è laureata, due master importanti, ha preso in mano tutta l’amministrazione dell’azienda di famiglia, un’intelligenza tutta votata alla razionalità, io invece sono ancora in preda a tutti i dubbi esistenziali possibili, frequento filosofia ma con scarso successo, viaggio, ma non trovo uno scopo, non so dove indirizzare la mia vita.
Mi piace scrivere, ma non ho argomenti validi da esporre. Mia madre e mia sorella fanno si che possa fruire di tutti i vantaggi della posizione familiare e del loro lavoro, non chiedendomi nulla e non facendomi alcuna pressione per un mio cambiamento. Mia madre, rimasta vedova quando noi eravamo bambini, sembra nostra sorella appena un po’ più grande, è una donna dedita al suo lavoro e molto simile come carattere a mia sorella. Io sono il sognatore di casa, un po’ compatito e viziato da ambedue….
Da qualche giorno guardo Giò, si… Giò, diminutivo di Giovanna, nostro padre, alla nostra nascita, ebbe la grande idea di chiamarci Giovanna e Giovanni, provocando in noi un’avversione per questi nomi quasi patologica, alleviata dall'utilizzo costante dei diminutivi: Giò... infatti per lei e Vanni per me. Quindi dicevo, da qualche giorno guardo Giò con degli occhi diversi, esattamente da sabato….
Sono destato dalle mie fantasticherie dalla sua voce.
“Vanni?”.
“Si?”.
“Mi sposti l’ombrellone? …Mi lasci solo le gambe al sole…”.
Mi alzo e sposto l’ombrellone, lei è distesa pancia sotto, indossa solo gli slip, il costume le lascia i glutei completamente scoperti, distolgo a fatica gli occhi e vado in cucina, prendo una coca per me e per lei preparo una mistura d’orzata e menta con acqua minerale e ghiaccio.
“Bravo! Vedi che funziona la telepatia fra noi? Avevo pensato quanto sarebbe stato carino se tu mi avessi portato da bere e questo è avvenuto…”.
“Peccato che non funzioni per altre cose…”, ribatto.
Si mette a sedere, prendendo il bicchiere. Il suo seno nudo, che qualche giorno prima non notavo nemmeno, ora mi mette a disagio, distolgo gli occhi.
“Che hai? E’ qualche giorno che sei così acido, …che ti ho fatto?”.
“Prova con la telepatia…”.
Mi rimetto a sedere.
Dopo un po’….
“Vanni?”.
“Si?”.
“Mi spalmi un po’ di crema sulla schiena? Per favore…”.
Sbuffando mi alzo, m’inginocchio di fianco al suo lettino, prendo della crema e inizio a spalmarla sulla schiena, lentamente e delicatamente, la sua pelle è levigata e calda, mi trasmette attraverso le mani delle sensazioni piacevoli.
“Vanni?”.
“Si?”.
“Su… dimmi cosa c’è, sento che sei arrabbiato…”.
Non sono solo arrabbiato, sono confuso, frastornato e dal sabato precedente non ho in testa che una visione….
Ho timore a parlarne….
“Non sono arrabbiato, è che da sabato scorso… è cambiato tutto…”.
“Da sabato…? Non ci capisco niente… Hai dei problemi?”.
“Si, …sabato! Non ti ricordi proprio niente di sabato…?!”.
“Niente…! Ora devi proprio spiegarti…!”.
“D’accordo, se proprio vuoi …”.
Continuo a passarle le mani sulla schiena leggermente. Ora è quasi una lunga carezza, lei si è sollevata sui gomiti durante la discussione, ma ora si ridistende.
“Sabato sera avevo in programma d’uscire, ma poi cambiai idea e mi misi a scrivere e restai a casa, nella mia camera… ora capisci…?”.
“Vai avanti… e intanto passami la crema sulle gambe…”.
Prendo a spalmare la crema, abbondante, sulle gambe e… sento che la mia voce si fa roca.
“Poi sentii entrare qualcuno e parlare giù nel salone, era già notte e mi chiesi chi di voi era rientrata, ci misi qualche tempo a finire quanto stavo scrivendo. Poi mi accorsi che non erano parole che sentivo arrivare dabbasso ma dei gemiti. Devo andare avanti… o hai capito?”.
“Vai avanti… e mettimi un po’ di crema anche sul sedere…”.
Prendo a manipolare le natiche, sode, lisce come il marmo e contemporaneamente plastiche.
“Allora vado avanti… se è questo che vuoi… quindi incuriosito, mi porto sul ballatoio, il salone è nella penombra, non è stata accesa nessuna luce ma si distingue sufficientemente grazie al chiarore che viene dalle finestre, sento i gemiti venire dalla direzione dei divani e ti vedo! Devo proseguire…?”
“Vai avanti…”.
“Sei distesa sul divano, hai la gonna su alla vita, le gambe larghe e… fra le gambe… la testa di un uomo! Ti sta baciando… fra le gambe e tu gemi… stai provando piacere… questo è evidente… si, questa cosa ti piace…. Io non so cosa fare, tornare in camera mia? Qualcosa mi trattiene. E’ più forte di me…!”
“Vai avanti…”.
“Tu gli prendi la testa e la tieni premuta sul tuo ventre mentre t’inarchi tutta fino ad avere solo la testa appoggiata sul divano, sei in preda ad un piacere travolgente. Ora hai goduto, ti alzi e fai distendere il tuo compagno, che non distinguo chi è, sul divano. Ti togli tutti gli indumenti con una frenesia incontenibile, poi spogli lui, s’intravede nel relativo chiarore il suo membro ritto, tu ti chini sul suo ventre e inizi a baciarlo, prima lentamente con delle linguate, poi vedo solo la tua testa andare su e giù, su e giù. Quello mi ossessiona di quei momenti è il tuo sedere, chiaro nella penombra, che si muove in sintonia con la tua testa…”.
“Vai avanti…”.
“Il problema è che sto guardando mia sorella mentre… prende in bocca il membro di un uomo e sono ECCITATO! E mi sento colpevole. Intanto il vostro spettacolo continua, ti alzi e a gambe larghe ti pieghi fino a… introdurtelo, ad impalarti sul membro del tuo compagno, gli dai la schiena, lui ti prende i seni fra le mani e li stringe con forza, tu cominci ad alzarti ed abbassarti facendo forza sulle ginocchia, mentre delle urla di piacere escono dalla tua bocca e grugniti animaleschi da quella di lui.”
Mentre parlo, continuo lavorarle le natiche, ora lei ha aperto di più le gambe… e io spingo i miei movimenti fino all'interno delle cosce ma lontano dal suo inguine e cosa dire… ho un’erezione spaventosa, tanto da essere dolorosa com'è compressa dalle mutandine.
“Vai avanti…”.
“Dai tuoi movimenti e dai tuoi gemiti è evidente che godi, forse passi da un orgasmo all'altro, scuoti la testa come in preda al delirio, ti alzi, ti giri verso di lui e riprendi a lavorarlo… la cosa va avanti per un bel po’… tu gemi e godi… e io… mi vergogno a dirlo ma…”
E m’interrompo...
Lei aspetta per qualche attimo e poi:
“Vai avanti…”.
“Ho un’erezione… che mi fa persino male …e mi comincio a masturbare, mi masturbo mentre guardo mia sorella che sta facendo sesso. Questo mi fa soffrire… e vergognare ora, ma in quel momento…”.
“Vai avanti…”.
“Cambiate ancora posizione, ti chini con la testa sul divano e così gli offri il tuo sedere, lui prende in mano il suo membro lo indirizza e ti penetra, comincia a lavorati con forza, lo vedo spingere contro di te, mentre sento dei forti schiocchi quando il suo ventre colpisce i tuoi glutei. “
“Vai avanti…”.
“Io mi masturbo con forza, mi pare che il mio membro non sia mai stato così grosso, lungo e duro… cerco di andare in sintonia con voi due… di non venire troppo presto…”.
“Vai avanti…”.
Mentre racconto noto che sta muovendo il bacino, mi trattengo a stento dal passarle una mano fra le gambe.
“Io vorrei venire, ma voi… continuate ancora e ancora… tu ora urli e passi da orgasmo ad orgasmo. Finalmente si stacca, s’inginocchia e prende nuovamente a baciarti, ti apre le natiche e spinge la sua bocca, lo intuisco… fino a leccarti… l’ano, tu lo assecondi muovendoti di conseguenza. Ti fa alzare e ti mette ginocchioni con la testa sul tappeto. Gli porgi vogliosa le tue natiche, lui a gambe larghe e leggermente piegate è sopra di te… prende il suo membro, lo posiziona… e lo spinge… nel tuo sedere… e tu spingi contro di lui fino a riceverlo per buona parte… poi ti monta come un toro… a lungo, tu urli dal piacere e lui grugnisce come un maiale. Io vengo con un lungo orgasmo con dei lunghi getti di sperma. Voi continuate ancora. Finalmente viene anche il tuo amante, tu urli il tuo piacere… poi vi sdraiate esausti sul tappeto… io rientro in silenzio nella mia stanza.”.
Finisco di massaggiarle le gambe e mi rimetto a sedere. Lei si alza e si gira verso di me, il suo viso è congestionato.
“E’ tutto? Si…? Hai visto scopare tua sorella? Bene e adesso hai dei problemi. Non pensavi che fosse così troia e sei scioccato? Beh, è ora che tu torni sulla terra, bambino. Stai ancora cercando una Beatrice dantesca o la Dulcinea di Don Chisciotte e non ti rendi conto che non esistono, la realtà è diversa. Siamo esseri razionali ma in certe circostanze sono i nostri istinti ad avere il predominio nei nostri comportamenti e ridiventiamo bestie. Noi donne abbiamo le nostre fantasie, le nostre voglie segrete e siamo di carne, sangue, viscere, uriniamo e defechiamo, non siamo creature eteree. Svegliati!”.
S’infervora durante il suo discorso, il respiro è diventato affannoso e i seni sussultano mentre parla, glieli guardo avidamente, i capezzoli sono inturgiditi.
“Che cosa vuoi da me?”.
“Giò, è che da quella sera non penso che a te… ti rivedo mentre sei in ginocchio sul tappeto… sono sempre eccitato e ho delle erezioni continue, mi masturbo in continuazione. Non vorrei, ma ti desidero più di qualsiasi cosa al mondo e questo mi fa soffrire le pene dell’inferno…”.
Il suo viso cambia espressione e mi guarda in maniera diversa, socchiude le lunghe ciglia e il suo viso si distende, le labbra aperte sono tumide, con la lingua si bagna le labbra.
“Ah… è questo allora che ti rode…”.
“Guarda anche adesso, guarda in che condizioni sono… mi fa male da tanto mi tira…”.
Mi alzo e le mostro la mia erezione, il membro spinge i pantaloncini quasi voler passare attraverso il tessuto.
Lei sussurra:
“Allora è questo che vuoi. Vuoi che ti dia un po’ di sollievo? Vuoi che tua sorellina faccia la porca anche con te?”.
“Voglio fare con te le stesse cose che hai fatto sabato sera…”.
“Tutto quanto, fino alla fine?”.
“Si, poi avrò un po’ di pace…”.
“Liberalo, tiralo fuori se ti fa così male… fammelo vedere…”.
Mi abbasso velocemente i pantaloncini e libero il pene che svetta verso l’alto.
“Non ti facevo così ben messo. Sei proprio bello, così grosso e lungo…”.
“Che bel cazzo che hai, fratellino, ora te lo bacio…”.
Prende a menarmi con maestria, mi libera e poi ricopre con la pelle dell’asta il glande, turgido e violaceo dall'eccitazione, mi bacia la cappella, l’asta, i testicoli, mi prende in bocca… io mi rovescio indietro dal piacere, m’insaliva per bene e aumenta sempre di più la quantità di pene che ingoia, sento la sua lingua lavorarmi, mi sta portando in un vortice di piacere, dai fondo sento salire sempre più in fretta l’orgasmo fino a sbocciare in una eiaculazione cospicua e prolungata. Lei è colta di sorpresa, riceve il mio sperma in bocca, in parte l’ingoia e il resto lo riceve sul viso a bocca aperta.
“Sei venuto subito… quanto voglia avevi… e quanto sperma…”.
Continua a menarmi e a leccarmi il pene, questo per qualche attimo perde la sua rigidità e diventa molliccio fra le sue labbra per poi subito ridiventare duro come un bastone.
“Bravo… ora vuoi dare un po’ di piacere alla tua sorellina? Dai... andiamo nel salone".
“Hai mai baciato il sesso di una donna?”.
Segno negativo.
“Vuoi baciare il mio?”.
Segno affermativo.
Si distende a gambe larghe e con le mani si apre il sesso, vedo l’interno di un bellissimo color corallo e mi butto a leccarla.
Lei mi ferma la testa.
“No, fai con calma… piano e con determinazione, ti guido io, e ricorda che tu mi lecchi per darmi piacere… e che ti fa piacere leccarmi… io godo tanto sul clitoride”.
Con le dita mi mostra la piccola appendice turgida che sporge dalla sua vagina.
“Passa la lingua ora lievemente ora con forza su questo bottoncino, poi su tutta la lunghezza della figa e poi ricomincia…”.
Appoggio la bocca al suo sesso, umido dei suoi umori e godo del suo afrore, mi piace il suo sapore e il suo odore, fino a quel momento mi faceva senso baciare così una donna.
Lei mi guida con dolcezza, ora mi fa leccare con forza su tutta la fessura, ora solo con la punta della lingua sul suo bottoncino, io eseguo con la massima sollecitudine, voglio darle il massimo del piacere.
Lei mugola e geme anche, ma nulla in confronto alle urla ferine di sabato. Allora insisto, ci metto tutta la mia passione, lei smette di parlare, s’inarca sul divano e scuote la testa in preda all'orgasmo e poi si abbandona immobile.
La bacio sulla bocca lungamente, so del suo afrore e godo che lei lecchi le mie labbra umide, bagnate di lei, poi mi siedo sul divano, le gambe unite e la invito a montarmi, mi scavalca, mi mostra le sue natiche mentre tiene in mano il mio pene e si infila, che sensazione…! Il pene entra come in un suo fodero naturale, fatto su misura, caldo, umido e prensile. Si alza e si abbassa sul mio ventre fino ad unire i nostri peli pelvici. Le prendo i seni e le strizzo leggermente i capezzoli turgidi. Io mugolo in preda al piacere, mentre lei geme e mormora parole che non capisco. I suoi movimenti si moltiplicano, ora s’impala con più forza e con maggior frequenza, io l’assecondo con delle spinte verso di lei. Poi, si blocca e si siede sul mio ventre mentre dei brividi la scuotono.
Ora la faccio alzare, la faccio chinare con la testa sul divano e indirizzo il pene verso la sua apertura fradicia, entro e comincio a stantuffarla con forza, ma perché non urla di piacere? Si, gode... questo è evidente, ma non come con il suo compagno del sabato. Moltiplico il mio impegno, sono in bagno di sudore, lei geme e continua ad emettere suoni che sono parole o qualcosa di simile. Sono in preda ad un parossismo sessuale che addirittura mi permette di controllare il mio piacere, voglio che lei goda… che goda come sabato. Esco da lei e m’inginocchio, le allargo le natiche e lecco il suo buchetto, continuerei fino a consumarmi la lingua, con dito forzo la rosellina del suo ano, lo introduco più e più volte mentre lei si dimena. La faccio sollevare dal divano e l’invito ad inginocchiarsi sul tappeto con la testa a terra…
“Mi vuoi inculare…?”.
Le faccio un segno affermativo mentre mi tocco l’asta del pene.
“Aspetta… metto del lubrificante perché il tuo cazzo è veramente grosso…”.
Con queste parole solletica tanto il mio ego che le perdono di non godere come con il suo amante.
Potenza della psiche femminile.
Sculetta in bagno e torna dopo un minuto….
“Ho fatto anche pipì…”.
Lei da brava riprende la posizione adatta.
Allargo le gambe e mi metto sopra il suo sedere e le indirizzo la punta fra le sue natiche, la lavoro con il glande finché sento che il suo sfintere si allarga e spingo prima leggermente e poi con maggior forza… ora tutta la cappella è dentro di lei, lei spinge il suo culo verso il mio ventre, vogliosa di essere penetrata di più. La posizione è faticosa e voglio finire, voglio godere… eiaculare dentro di lei… la monto con forza, la penetro fino ad incontrare i suoi glutei con il mio ventre… finalmente sento montare l’orgasmo, sento correre lo sperma verso di lei mentre spasmi di piacere mi squassano… vengo… poi mi accascio sulla sua schiena.
“Lascialo dentro…”.
Ubbidisco e riprendo a poco a poco a respirare normalmente. Sono pesante ma lei non si lamenta. Quando infine mi libero, un fiotto di sperma e un rigurgito d’aria le escono dal suo buchetto allargato, lei si distende accanto a me.
Passa qualche istante e si stringe a me baciandomi:
“Sei contento ora? Hai fatto tutto quello che hai visto sabato…”.
“E’ stato magnifico…. Potremo rifarlo, vero?”.
“Tutte le volte che vorrai fratellino, mi hai fatto godere un’infinità di volte… solo… niente gelosie… perché ho intenzione di continuare a scopare con tutti quelli che mi faranno venire la voglia... d’accordo?”.
Mentre lo dice sorride soddisfatta.
“Però con lui gridavi e gemevi veramente come un’invasata, sembravi in un’estasi continua, mentre con me…”.
“Avevo bevuto mezza bottiglia di Dom Perignon…”.
“Allora domani ne compro dieci casse…”.
“Bravo…!“.
Ora ride.
Che fa, mi prende in giro?
Poi, sempre ridendo:
“A proposito… io ho trascorso tutto il fine settimana a Firenze. Qui non ci ho messo piede…”.
“Cosa…?! Ma allora… chi era…? No… non può essere… la mamma!”.

Tibet

(da sempretibet blog)

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