I piaceri dell'acqua

Scritto da , il 2017-08-23, genere masturbazione

Grazie a chi ha letto il mio mio primo racconto, grazie soprattutto a chi ha speso alcune parole per commentarlo. Per chi non l'avesse letto vi lascio il link: https://www.eroticiracconti.it/racconto/29598-notte-in-chat
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L’acqua della doccia scroscia forte, il getto è alla massima potenza. E’ tiepida, meravigliosa, calmante.

Non so da quanto tempo è che sono in piedi, sotto la cascata d’acqua. Ad occhi chiusi, con le mani incrociate intorno al collo, a mo' di abbraccio. Ad un tratto sento il corpo irrigidirsi, i muscoli contrarsi. Mi sento inquieta, incapace di rilassarmi come dovrei. Anche lì, in quella cabina fumosa, nella mia piccola bolla lontano dal mondo, dove ogni rumore è attutito e tutto sembra ovattato, non riesco a togliermi dalla testa quella voce. Mi risuona nelle orecchie, ancora e ancora. Come se lui fosse qui, in piedi dietro di me. Con il capo teso verso la mia nuca, la bocca contornata di barba ispida a un centimetro dal lobo del mio orecchio.

“Vieni per me”.

Come un flash, una sferzata di acqua gelida, un piccolo sussulto che mi fa trasalire.

“Vieni per me”.

Cerco di scacciarla dalla testa. Ma è impossibile. E’ come “il taglietto sul tuo palato che si rimarginerebbe se la smettessi di stuzzicarlo con la lingua... ma non puoi”. Ecco, lui è la mia Marla. Solo che non è un tumore, è il ricordo di un orgasmo. Che solo a ripensarci mi sento tremare. Tremo per la lussuria, che bramo ancora. Tremo per l’imbarazzo, per ciò che ho detto e fatto. Tremo per l’umiliazione, di quattro notti passate in chat ad aspettarlo, senza che lui si facesse vivo. Come se avessimo avuto un tacito appuntamento al quale mi sono presentata solo io. Tremo per la rabbia, verso me stessa e verso di lui. Per la mia incapacità di lasciar stare, di andare avanti. Di prendere quell’episodio per quel che è stato. Solo un episodio, appunto. Un piacevole, piacevolissimo episodio. Cosa c’è di più facile di una notte di sesso virtuale? La comodità di poter continuare la propria vita senza nessuna interferenza, obbligo, cortesia forzata, senza nessun incontro faccia a faccia. Senza “la mattina dopo”. Ecco perché tremo. Perché non so prendere le cose per quello che sono. E mi aspetto qualcosa. Questo dannato qualcosa anche da uno sconosciuto qualsiasi, incontrato in chat. Di cui non so neanche il nome. Mi sto sulle palle da sola quando ragiono così.

Scuoto la testa energicamente. Le mani si muovono da sole. Sciolgono la morsa in cui stringono il collo e iniziano a scendere piano. Sento l’acqua scorrermi addosso, mentre penso ancora alla sua voce. Raggiungo i seni, piccoli e turgidi. Li stringo, immaginando un tocco estraneo. Li massaggio e li accarezzo, apprezzandone la morbidezza, disegnandone il contorno con le dita. Mi tocco i capezzoli, già duri per via dell’acqua. Sento i suoi comandi nella testa, come quella notte. Li stringo e li tiro, donandomi piacere e quel pizzico di fastidio che mi fa sospirare forte. Mi appoggio alla parete della doccia, abbandonando la testa all’indietro. Lascio la mano sinistra a torturare dolcemente il seno, mentre l’altra corre impaziente lungo il ventre, raggiungendo il fulcro della mia eccitazione.

Mi tocco, sotto lo scrosciare dell’acqua. Mi stuzzico e mi sollecito, prima gentilmente, ma poi subito audace, con forza. Mi penetro con un dito, lo faccio uscire ed entrare. Lo porto spesso alla bocca, per assaggiare il mio umore salato e copioso. Afferro la doccia, cambiando il getto. Faccio scorrere il disco e l’acqua fuoriesce solo dai quattro fori centrali, ad altissima intensità. La indirizzo verso il clitoride, e devo mordermi il labbro per non urlare. Il getto è forte e inesorabile, mi fa tremare le gambe e mi mozza il respiro, mi fa crollare seduta a terra, a gambe spalancate. Sento l’orgasmo arrivare immediatamente ed investirmi. Ma nonostante questo mantengo il getto contro il clitoride, che non sopporta ulteriore sollecitazione. Ma non riesco a spostarlo, prolungando il piacere per un tempo interminabile, arrivando all’orlo del fastidio.

Lascio finalmente andare la doccia, scostandola da me. Accasciata a terra ancora tremante prendo il bagnoschiuma. Mi insapono prima le mani, le gambe, poi la fica. La massaggio delicatamente, sentendo gli ultimi sprazzi di piacere abbandonarmi. Le dita passano oltre, arrivando all’ano.

Lo tocco delicatamente, stuzzicandolo piano. Con il polpastrello indugio, disegnando dei piccoli cerchi intorno ad esso. Decido di entrare anche lì, piano. Mi adagio carponi sul pavimento della doccia, mantenendo il dito dentro. Mi inarco, rivolgendo il sedere verso l’alto, arrivo ad appoggiare la guancia a terra, per sostenermi e continuare ad avere le mani libere. Inizio a muovermi, a scoparmi il culo. Decido di far entrare anche il medio, insieme all’indice. Socchiudo ancora gli occhi, sognante. Mi sento avvampare, languidamente inizio a far ondeggiare il bacino, persa in quella danza, assecondando il movimento delle dita dentro di me, aiutata dalla vischiosità del sapone. Stavolta non ho fretta, non come prima. Mi godo ogni tocco, cercando di arrivare sempre più a fondo, a velocità sostenuta.

L’altra mano corre verso la fica, di nuovo impaziente e bramosa di attenzioni. Senza indugi infilo due dita dentro, sospirando forte. Rimango per un attimo ferma così, godendo di quella fantastica sensazione di pienezza, divaricando di più le gambe, per facilitare ancora l’ingresso delle dita sia nella fica sia nel culo. Riparto da lì, coordinando i movimenti, gli affondi, mentre la mia immaginazione vola lontano, portando alla mente visioni di corpi bollenti e sudati, di sospiri maschili, di mani forti e decise che fanno di me ciò che vogliono. Mi abbandono completamente, rendendomi conto a sento di ciò che sto facendo, della forza e della velocità disumana con cui mi sto scopando da sola, quasi con rabbia, con disperazione. Vengo, vengo, vengo! Esplodo, pensando sempre, ancora, e solo a lui.

"Sono venuta per te", dico ad alta voce, scossa dai tremori dell’orgasmo.

Ma non sono ancora veramente appagata.

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