Il destino di Matteo, divenuto Lucrezia - 1° Capitolo

Scritto da , il 2017-07-13, genere trans

Mi presento, mi chiamo Matteo e sono un ragioniere di 22 anni residente in un'umida città del nord italia e questa la bizzarra storia che ha stravolto la mia vita e che mai avrei pensato succedesse.
Uscivo da una storia decennale con una fidanzata storica con uno sforzo non indifferente per troncare il nostro rapporto perchè non ho mai brillato di gran coraggio in tal senso.
Una storia stanca che ormai non aveva più nulla da dire e, per dirla tutta, sessualmente finita anche a causa di un mio segreto interesse per l'universo femminile: verso i 19-20 anni, internet mi ha svelato il complesso ed affascinante mondo del transessualismo. L'universo femminile è stato un universo che in qualche forma mi ha sempre affascinato sin dalla pubertà, ma non ne ho mai compreso nitidamente i confini. Le donne mi hanno sempre attratto, ma contemporaneamente mi attraeva anche il loro modo di essere e di vestirsi.
Quindi il mio primo istinto è stato attrattivo e non repulsivo ed anche se un latente senso di colpa e del pudore, dettato dall'educazione, mi ha sempre spinto a tenere tutto celato, ho iniziato ad indossare gli abiti di mia madre ed utilizzare i suoi trucchi, con sempre maggiore frequenza traendone delle vibrazioni incredibili.
Contemporaneamente ho iniziato a fantasticare situazioni erotiche in cui emergeva sempre più il mio lato femminile conquistato dagli uomini.
Il problema è stato che queste fantasie hanno preso sempre più il sopravvento rispetto alla nostra vita sessuale causandomi sempre più insuccessi con la mia compagna a letto. Soltanto una breve storia di sesso con una cara amica ha riacceso la mia virilità, ma i desideri sessuali dettati dal travestimento non mi hanno mai abbandonato, tra alti e bassi.
In ogni caso dovevo ripartire da zero nella mia vita poichè buona parte del mio mondo ruotava intorno alla mia ex: dalle amicizie al lavoro fino al tempo libero.
Così dopo un certo periodo di lavoro in un locale ufficio contabile (sono ragioniere), una amica che di lavoro fà la designer, mi ha proposto un lavoro in Sudamerica presso un ufficio direzionale che gestiva diversi resort della zona di Fortaleza di proprietà di italiani.
Ho accettato immediatamente, viste le condizioni, e lasciando serenamente mia madre nelle mani di mia sorella, già adulta e sposata con la quale ho promesso di tenermi sempre in contatto per qualsiasi evenienza, sono partito alla volta del Brasile con questa amica.
Arrivati all'aereoporto, un furgone della società, ci ha raccolto e, dopo una ora siamo arrivati a destinazione: un paradiso!
Un mini villaggio in zona periferica verso il sud della città e su una collina nell'entroterra dalla quale si aveva una vista eccezionale dell'oceano.
Da subito a me ed a Simona, questo il nome della mia amica, è stato assegnato un alloggio fantastico: una casetta dotata di un ampio soggiorno con cucina, due camere, un bagno, ma sopratutto una splendida veranda arredata con sedie e tavolo di midollino e comodissimi cuscini bianchi.
Non nego un iniziale imbarazzo dato dal fatto che, per la società, fosse scontato che io e Simona dovessimo vivere nella stessa casa. Ma il problema in ogni caso non sussisteva visto che entrambi, oltre a non avere ancora trenta anni entrambi (io 22 e lei 26), eravamo in ogni caso liberi da legami sentimentali. Anche Simona era reduce da una storia complicata e durata per tre anni, ma ormai finita.
Nel villaggio non eravamo in tanti, circa 12-13 persone, tutti italiani provenienti da città e situazioni diverse.
Il responsabile era un certo Adriano di Roma che saltuariamente si recava qui per verificare i lavori, ma che si vedeva poco.
A farne le veci come responsabile era Francesca, una procace quarantacinquenne torinese, separata da cinque anni con una laurea in economia e commercio, molto decisa, determinata e intelligente. Attraverso una breve esperienza in politica aveva conosciuto Adriano ad un meeting e dopo aver lasciato il marito, sposato soli tre anni prima, si era imbarcata in questa avventura con l'aiuto del manager romano. Pettegolezzi del villaggio dicono che per Adriano questa fosse una sorta di "ricompensa" per servigi molto particolari.
Al centro del villaggio, oltre alle abitazioni ed alla piscina, c'era l'ufficio direzionale. Tutto in legno e vetro e dotato di uffici ampi, ben arredati e pieni di piante verdi di ogni tipo. Ognuno di noi aveva la sua postazione. Simona un suo ufficio personale dove si occupava degli arredi e del look di camere, hall e sale relax.
Io ed altre cinque donne eravamo in un ampio open-space con nuovissimi pc per la gestione contabile dei resort. Le mie colleghe: Alessia, Mary, Cristina, Roberta e Michela provenienti da diverse realtà avevano in comune con me il desiderio di cambiare la propria vita.
Alessia e Mary, di Napoli, erano due ragioniere che oltre ad essersi conosciute a scuola avevano deciso di convivere insieme in quanto lesbiche ed innamorate l'una dell'altra.
Cristina, una ragazza milanese di trentacinque anni aveva appena scoperto il marito a tradirla impunemente con la sorella. Aveva così venduto la sua quota di società che condivideva con il marito ed era partita per questa esperienza.
Roberta è una neolaureta bolognese e così anche Michela anche se proveniente da Catania, che non trovando lavoro in Italia hanno deciso per l'esperienza all'estero.
La giovane età di tutti noi intorno ai trenta anni ci ha permesso, da subito, di sviluppare una particolare sinergia ed una produttiva collaborazione. Oltre a noi sei, Francesca e Simona ci sono anche Federica, un architetto che collabora con la mia amica,ed Anita e Mirella, rispettivamente una dottoressa veneziana ed una estetista/fisioterapista romana che si occupano dell'ambito sanitario, salute e bellezza degli hotel ed infine Alfredo, il tuttofare per i vari lavoretti nel minivillaggio o nei resort.
Quindi un harem femminile con due soli uomini!
A parte Alfredo che è solito girare per i resort, la quasi totalità del lavoro si svolge all'interno dell'ufficio direzionale. Soltanto Francesca ogni tanto si reca nei vari hotel per verificare le situazioni e molte volte si porta in ufficio la documentazione che noi poi vagliamo.
Alfredo , l'unico uomo oltre a me, è un toscanaccio cinquantenne con un passato un pò burrascoso, anche con la giustizia, per piccoli furti, ma che ora sembra aver cambiato rotta. Ha lasciato la moglie in Toscana a cui invia parte dello stipendio e si è trasferito qui. Mi ha confidato che la moglie per ora non è intenzionata a trasferirsi e che, in fondo, a lui sta bene così poichè vuole godersi le "bellezze" brasiliane e non solo...
Il lavoro, grazie alla buona collaborazione, non è affatto pesante e verso le 17.00 di ogni giorno siamo liberi e possiamo dedicarci al tempo libero.
La zona costiera offre molti svaghi oltre che diverse aree commerciali dove si può trovare ogni genere di bene.
Io e Simona ne abbiamo approfittato per acquistare diversi oggetti utili in casa per dare un pò di personalità e colore. Conosciamo ormai tutti i mezzi di trasporto e le principali strutture di servizio e ci stiamo destreggiando anche con la lingua.
Abbiamo anche acquistato, con i primi stipendi, una piccola utilitaria per poter girare. Il nostro stipendio è equiparato ad uno stipendio europeo, ma il potere di acquisto è più alto e quindi ci permette una vita piuttosto agiata. Il fine settimana di solito usciamo tutti insieme, prima in spiaggia e poi a cena in uno dei tanti locali e, piano piano, stiamo cementando i nostri rapporti entrando anche nelle nostre intimità.
il clima caldo e soleggiato aiuta ad essere più sereni e rilassati ed Alfredo sembra già si sia messo all'opera con Cristina, così come, a me, la convivenza "forzata" con Simona ha stuzzicato l'appetito, venendo contraccambiato. Ma questo è un altro capitolo.....

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