L'amica al mare

Scritto da , il 2017-05-22, genere saffico

questa è più una storia d'amore che
erotica, appena posso inserisco anche le parti più eccitanti.

mi chiamo Eleonora ho 19 anni e vado all'università. sono alta magra, ho una terza di seno, i capelli scuri e gli occhi verdi.
un'estate ero con i miei e con le mie sorelline piccole a fare una vacanza al mare.
la sabbia era calda, misi per terra un telo e mi sdraiai a pancia in giù.
misi gli occhiali da sole.
vidi vicino al mio ombrellone una ragazza, magrina, piccola, con i capelli e gli occhi scuri, aveva la pelle chiara e un costume a due pezzi, stava dalla parte all'ombra di uno sdraio guardava il mare.
non so perché ma ci volevo parlare, quindi mi alzai e con la scusa di fare amicizia mi avvicinai a lei.
"ciao" le dissi.
"ciao" rispose diffidente la ragazza, guardandomi con gli occhi socchiusi.
"io sono Eleonora" dissi cercando di essere il più solare possibile.
lei sorrise.
"io sono Cecilia" disse.
cercai di rompere il ghiaccio.
"tu con chi sei venuta al mare?" le chiedo.
"io sono con i miei"
"anche io".
"che seccatura"
"già" rispondo.
lei sorride.
"quanti anni hai?" le chiedo.
"18"
stentai a crederci dato che dal corpo sembrava avere a mala pena 16 anni.
"qual'è il tuo colore preferito" le chiesi
"a me piace il blu" rispose.
"anche a me" dissi.
mi sedetti vicino a lei, dalla parte soleggiata
"perché non stai al sole?" le chiesi.
"io ho la pelle un po' chiara quindi devo aspettare che arrivino i miei per mettere la crema dietro la schiena, se no mi brucio" disse.
"posso mettertela io se non ti dispiace" dissi sorridendo.
"emm ok" disse mentre mi passava il tubetto da protezione trenta.
lei si girò.
ne misi un po' sulla mano e iniziai a massaggiare.
lei tentava istintivamente di sfuggire dal mio tocco.
"stai ferma se no non riesco a metterti la crema" dissi.
"ok"
ripresi a massaggiare, questa volta stava ferma immobile, paralizzata.
le massaggiai le spalle, pian piano si rilassò.
"va bene?" chiesi.
"s-si va benissimo" disse.
riprendemmo a parlare, lei sembrava più disinvolta e a suo agio.
ciò mi faceva sentire felice.
il giorno dopo la invitai a fare una passeggiata sul il bagno asciuga.
"ti va?" le chiesi
"non andiamo troppo lontano però"
"ok" risposi.
"quindi tu che musica ascolti?" mi chiese.
"ah io di tutto, classica, remix, dubstep, jazz, ecco forse il country non mi piace tanto" le dissi.
"tu invece" le chiesi.
"anche a me piacciono tutti, tranne il rock, il country"
continuammo a parlare, tornammo agli ombrelloni e ci salutammo.
più i giorni passavano più prendeva confidenza.
ormai i suoi genitori mi conoscevano e i miei conoscevano me. passavamo le giornate assieme, facevamo il bagno, parlavamo, giocavamo a pin pong. incominciavo a provare qualcosa per lei.
a volte le guardavo il sedere, il seno o le labbra pensando cose che non avevo mai neanche immaginato. scacciavo quel pensiero dalla mia testa e dicevo fra me e me "è impossibile che mi piaccia, è solo una cosa passeggera, poi non sono mica una lesbica io"
un giorno mentre camminavamo sul bagno asciuga io le chiesi.
"tu suoni qualcosa?"
"no, però canto" mi disse.
"davvero, sai, io sono negata" risposi.
"dai, non essere tragica" disse.
"suoni qualcosa?" mi chiese.
"si la chitarra" risposi.
"io non riesco propio a suonarla" disse
"non essere tragica" risposi.
ci mettemmo a ridere.
"siamo lontani, vuoi tornare indietro?" le chiesi.
"no, andiamo ancora un po' avanti" disse.
"mi piace parlare con te" aggiunse.
io arrossii.
lei sorrise.
riprendemmo a camminare.
"tu hai qui con te la tua chitarra" mi chiese
"si è al campeggio"
"forse ecco se ti va se stasera la porti, mi fai sentire qualcosa" disse
"certo che si" risposi sorridente.
dopo dieci minuti tornammo ai nostri ombrelloni.
era sera, dovevamo andare.
lei mi disse che sarebbe rimasta con i suoi ancora mezz'ora.
aiutai i miei genitori a portare la roba al campeggio, presi la chitarra e gli chiesi se potessi andare da Cecilia.
loro risposero di si.
io allora corsi con la chitarra sulle spalle.
arrivai, i suoi stavano preparando gli zainetti per tornare all'hotel.
"mà pà posso stare qui ancora un po' con Ele?" disse Cecilia.
sua madre si girò.
"ok, torna fra almeno un' ora però" disse.
si salutarono.
il mio cuore era pazzo di gioia.
Cecilia mi guardò.
"allora, mi fai sentire qualcosa?" disse sorridendo.
feci alcuni giri d'accordi, non particolarmente difficili.
lei mi guardava, il sole che tramontava le dipingeva il viso di rosso, sembrava rilassata.
"è molto piacevole" disse.
mi fermai, suonai una canzone che lei sicuramente conosceva.
il suo sguardo i illuminò.
all'inizio teneva solo il tempo con la mano, poi con flebile voce si mise a cantare.
io l'ascoltavo, aveva una bellissima voce.
pian piano si fece più forte.
si alzò in piedi e si mise a ballare, ondeggiando i fianchi e muovendo le braccia.
non so perché ma mi veniva istintivo guardare le sue forme, il sedere, il ventre e le gambe.
lei smise di cantare e si concentrò solo sul ballo.
si muoveva sempre più sinuosamente sempre più sensualmente.
io ero imbambolata.
ad un certo punto lei si fermò.
io la guardai.
si sedette vicino a me.
"perché hai smesso" le chiesi.
"credo che tu ti stia eccitando troppo" disse ridendo.
"io non mi sto eccitando" mentii, ma il mio rossore le rivelò i miei veri sentimenti.
"riconoscerei quello sguardo ovunque" disse sorridente.
io rimasi in silenzio.
eravamo una di fronte all'altra.
se n'era accorta anche lei, che mi piaceva, cosa avrebbe pensato di me.
"c'è una cosa che dovrei dirti" dissi.
"cosa?" disse lei.
"no, non era importante" dissi.
"mi stai mentendo" disse
"lo leggo nei tuoi occhi" aggiunse.
lei mi prese la mano.
"ecco io, io credo credo d-di a-amarti" dissi tutto d'un fiato.
lei mi guardava esterrefatta.
"mi dispiace, non volevo, io non so il perché, ma ecco io..." mi prese la mano.
"è tutto ok" disse.
la portò sul suo cuore.
io la guardai un po' impaurita.
lei strinse la mia mano e mi baciò.
fu un'attimo.
le sue labbra sottili, entrarono in contatto con le mie, prima mi diede un bacio a stampo
socchiudendo le labbra e creando un piccolo vuoto, poi sentii le sue labbra fare spazio alla lingua. io pian piano ricambiai il bacio.
le nostre lingue danzavano.
lei si staccò per prendere fiato.
"Ele io ti amo" disse.
i miei occhi si illuminarono.
lei stava per tornarmi addosso, ma la fermai.
guardai l'ora era già passata un'ora.
"ceci è meglio se torni a casa" dissi.
il suo sguardo si incupii.
"Ceci non fare così, anche io vorrei continuare a baciarti per tutta la notte, ma devi tornare dai tuoi" dissi.
"dammi il tuo numero di telefono però" disse.
lei accese il telefono e lo scrisse.
le diedi un bacio e la accompagnai a casa.
tornai al campeggio con la chitarra.
andai a dormire, ma non mi addormentai.
sentii la notifica del mio cellulare.
"sono Cecilia, questo è il mio numero"
memorizzai il contatto chattammo fino a mezza notte.
ancora oggi è la mia fidanzata, io ho 24 anni lavoro in America, mentre lei sta finendo l'università per raggiungermi, non vedo l'ora che arrivi a trovarmi, Cecilia ti amo.

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