Signorina, tra 10 minuti in sala riunioni

di
genere
dominazione

Le giornate passavano lente, mi trovavo spesso a distrarmi e a pensare a come mi stavo riducendo: mangiavo pochissimo e soffrivo d' insonnia; ogni mattina mi presentavo al lavoro con gli occhi cerchiati e due evidenti antiestetiche occhiaie. Rifiutavo ogni invito, trascuravo gli amici, la famiglia...mi ero chiusa in una sorta di stretta bolla dove c'era spazio solo per me e la mia disperazione. Giunsi ad un amaro epilogo: lui non mi voleva più.Eerano passati sei mesi dalla cena con i Corazza e da allora nessun contatto, eppure mi sembrava soddisfatto dei miei servizi, non mi ero mai permessa di contraddirlo o di negarmi alle sue bizzarre richieste.
Fu una mattina d' aprile che il telefono squillò indicandomi l' interno 2, il suo ufficio. Risposi tremante e tesa:- Si...
Il cuore batteva a mille e il respiro accellerato mi sconquassava il petto.
-Signorina! Venga nel mio ufficio.
-Si...si avvocato, vengo subito.
Riagganciò. Rimasi per un attimo con la cornetta tra le mani. Gli occhi iniziarono ad inumidirsi ed una impercettibile, incontrollata lacrima scese lungo la guancia. La tamponai con un Kleenex per non togliere il trucco. Feci un bel respiro, mi inumidii le labbra e sistemai frettolosamente i capelli. Mi sollevai rumorosamente dalla sedia, tanto da attirare l’ attenzione dell’ attempata segretaria all’ ingresso: mi fissò per un attimo da sopra gli occhiali dalla vistosa montatura arancio, poi riprese il suo lavoro disinteressata.
Corsi verso la porta del suo ufficio e bussai timidamente.
La sua voce mi fece tremare: - Avanti…
Entrai impacciata come sempre. La sicurezza di quest’ uomo aveva la capacità di farmi sentire sempre goffa e impacciata ai suoi occhi, e lui percepiva benissimo questo disagio e ne godeva.
-Signorina, tra 10 minuti si terrà il consueto consiglio d’ amministrazione mensile, vorrei che fosse presente per verbalizzare l’ incontro…
-Ma…
-Signorina, quando comincia le sue frasi con il “Ma” mi fa letteralmente infuriare.
Arrossii vistosamente, come sempre.
-Chiedo scusa, non volevo…
-Non sarà un compito complicato, dovrà solo riportare quello che verrà discusso in sala riunioni, basterà una sintesi dei punti principali. La cosa più complicata sarà quella di non distrarsi e mantenere la concentrazione, verrà discusso un progetto molto importante.
La delusione spense il mio latente entusiasmo.
Dopo dieci minuti ero seduta ad un grande tavolo rettangolare, alla mia sinistra l’ avvocato Visali, alla mia destra, un po’ più distante, il notaio Portici. Di fronte a noi sedevano il dottor Ragno e il suo assistente, un certo Reno.
Notai gli sguardi incuriositi dei presenti, d’ altronde era la prima volta che mi vedevano.
Visali fece le dovute presentazioni, dopodiché suggerì di cominciare.
Presi il mio tablet ed iniziai a digitare con attenzione cercando di rielaborare le informazioni e di sintetizzarle.
Dopo qualche minuto dall’ inizio sentii la sedia di Visali trascinarsi e accostarsi alla mia. Eravamo così vicini che percepivo il calore della sua gamba contro la mia. Si porse verso di me per leggere cosa avevo scritto e sorrise sussurrandomi:
-Molto bene…
La sua vicinanza mi destabilizzò. Il suo profumo mi infuocava l’ anima. Chiusi per un attimo gli occhi ed inspirai forte.
La sua voce mi riportò alla realtà: -Ma cosa sta facendo signorina?!?! Le ho chiesto di rimanere concentrata!
-Mi scusi…
Mi ridestai dai miei pensieri lussuriosi e ripresi a digitare freneticamente, fino a che non sobbalzai.
Una mano calda aveva affondato le sue dita tra la carne della mia coscia destra. Una scossa mi percorse il corpo esplodendo nel basso ventre. Mi rizzai sulla sedia paonazza come non mai. Nel frattempo il dottor Ragno proseguiva il suo discorso. Al contrario, un colpetto di tosse del notaio Portici mi fece voltare verso la mia destra: un ambiguo luccichio negli occhi mi fece intuire che il gesto di Visali non era passato inosservato.
Lo fissai disarmata, mentre il suo sguardo si spostava dai miei occhi trattenuti alle dita che cominciavano a muoversi lungo la mia coscia.
Mi fece un gesto con la mano, come ad intimarmi a proseguire il mio lavoro.
La voce di Visali giunse improvvisa al mio orecchio:-Signorina…si sta distraendo, prosegua la prego.
Mi trovavo tra due fuochi, il carnefice che mi stava torturando lentamente il corpo e l’ anima e il disarmato spettatore che si godeva lo spettacolo.
Le dita si muovevano lentamente alternandosi tra carezze e leggere pressioni. Gli slip iniziarono ad inumidirsi. D’ istinto iniziai a strofinarmi sulla sedia. Inarcai la schiena e nuovamente inspirai. Quando spinsi fuori l’ aria inavvertitamente gemetti. Silenzio. Mi guardai intorno rendendomi conto di aver aperto gli occhi solo in quel momento. Sguardi allibiti mi fissavano.
-Chiedo scusa, non volevo interrompere…
L’ imbarazzo era tale che volevo scappare, dissolvermi nell’ aria, scomparire e non tornare più.
Quello che accadde dopo fu ancora più inverosimile: Visali si alzò e con voce tonante pronunciò:-Signori…volete sapere il perché di quell’ improvviso gemito?
Non attese risposta. Si posizionò alle mie spalle e trascinò la sedia distante dal tavolo in modo che tutti potessero vedere bene ciò che voleva mostrare.
Si abbassò, mi baciò il collo, fece scivolare le mani tra le gambe e con un gesto improvviso le divaricò per bene. Poi sollevò la gonna .
Ero immobile, terrorizzata. Cercai di richiudere le gambe ma l’ inconsapevolezza mi paralizzava.
Tutti strabuzzarono gli occhi compiaciuti. Il dottor Ragno si portò una mano alla patta dei pantaloni toccandosi l’ ormai vistosa erezione. Visali si allentò il nodo della cravatta, dopodiché mi si mise al lato, si abbassò e spostò gli slip verso destra, esponendo agli occhi di tutti il mio sesso eccitato.
Portici deglutì rumorosamente, vidi il rossore che saliva dal collo per arrivare al viso.
E io ero lì, come sempre incapace di reagire, ansimante, spaventata ma tremendamente eccitata.
-Bene signori…proporrei a turno di venire a testare con mano quanto gradisce la mia giovane collaboratrice questa situazione. Vieni Luca, comincia tu…
L’ imbarazzato assistente si avvicinò fissandomi, pareva volesse scusarsi, ma l’ eccitazione era più forte.
-Vieni Luca, non aver paura, ti faccio vedere…
Detto questo Visali portò due dita alle grandi labbra e le allargò bene, mettendo ancora meglio in mostra il mio sesso aperto.
-Avanti, infilaci pure due dita, tre, quante ti pare…voglio che tu senta quanto è eccitata questa troietta…
Luca si chinò. Dapprima mi massaggiò un po’ il clitoride, lentamente, facendo accrescere ancora di più la mia eccitazione. Lo guardai supplicandolo silenziosamente di non fermarsi…poi due dita si insinuarono tra le mie morbide carni ed iniziarono a muoversi lente dentro di me.
Stavo quasi per venire quando Visali scostò bruscamente il ragazzo per far posto al notaio Portici.
-Avanti Giorgio, tocca a te…lo so che la desideri da mesi…
Afferrai i poggioli della sedia e mi preparai alla prossima intrusione. Portici era decisamente più esperto, si avvicinò con la lingua e allungò le mani verso i miei seni.
Visali lo bloccò:-No…non la devi toccare oltre, solo la fica per oggi.
Tolse le mani e le portò alle cosce stringendomele con vigore. La sua lingua scorreva lungo la mia fessura ormai fradicia. Iniziai a muovere i fianchi e mi preparai a ricevere un potente orgasmo.
-Visali! La tua troia sta per venire…
-E tu falla venire…
Percepii a distanza le proteste di Ragno, ma non mi importava. Mentre la lingua continuava a scorrere due dita entrarono nella vagina e io le avvolsi calorosa, stringendole bene, cercandole, divorandole. Poi esplosi in un violento orgasmo. Cominciai a dimenarmi sulla sedia e a trattenere i gemiti che sarebbero esplosi inconsultamente se solo li avessi lasciati liberi.
Ero sudata, ansimante, sconvolta. Non ero sicura di aver compreso la situazione, anzi, sicuramente non avevo compreso. Chiusi gli occhi ed inspirai nuovamente. Sentivo Visali bisbigliare con gli altri. Io ero ancora immobile sulla mia sedia, con le gambe divaricate e sudate. Vidi Ragno in un angolo con il membro in mano, lo vidi venire in un bicchiere di plastica. Poi uscirono indifferenti parlottando tra loro, lasciandomi sola. Spensero la luce, rimasi al buio. Chiusi gli occhi ed inspirai ancora le ultime perle del suo profumo che ormai si stava dissolvendo.
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scritto il
2017-04-24
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