Money $ Club

di
genere
sadomaso

Quando raggiunsero il parcheggio antistante alla vecchia casa rurale, ai confini della città, una fatiscente struttura acquistata da Sonny Pirsey, all’asta giudiziaria, e ristrutturata per adibirla a sede dell’associazione, da lui fondata, la Money & Club, i coniugi Wladyson, dubitarono d’avere sbagliato l’ora o addirittura il giorno, visto che l’abitazione appariva buia e del tutto deserta. Lo stesso piazzale, adibito a parcheggio, sempre esageratamente illuminato, quella sera era di un buio tetro, appena rotto dal luccichio di una piccola torcia elettrica, in mano ad un energumeno, mai visto prima, che sostava davanti alla porta d’entrata: una specie di lottatore di Sumo che era andato loro incontro con un gelido sorrisino sulle labbra, una mano sul fianco ed una voce così perentoria da metterli a disagio. “ Avete l’invito? ”, chiese loro, con una specie di grugnito. “Si, certo. Eccolo! ”, intervenne Magda, estraendo dal taschino della giacca del marito uno sgualcito bigliettino giallo, sul quale, c’era scritto: “ Vi prego vivamente di partecipare alla riunione che si terrà Domenica sera, alle ore ventuno, per comunicazioni della massima importanza. Vi ringrazio anticipatamente per la puntualità che, senza alcun dubbio, osserverete. f.to. Sonny Pirsey ”. “ Siamo in anticipo o in ritardo? ”, chiese Magda evitando di rivolgersi direttamente all’armadio in carne ed ossa che, chissà perché, le incuteva una certa soggezione e, stranamente, anche uno strano languore sessuale, come le accadeva sempre di fronte a uomini con taglie fuori norma. “ In perfetto orario ” , li tranquillizzò lui, mentre armeggiava con una chiave speciale la serratura della porta, anch’essa mai notata prima, anche se, ovviamente, ad aprire il Club, non competeva a lui ma al custode, anch’esso stranamente assente, quella sera. La luce intensa dei faretti che li colpì, appena entrati nell’anticamera del Club, disorientò soprattutto Peeter, subito interpellato dall’omone. “ Lei, è atteso nella sala del biliardo, mentre, la signora, invece, si accomoderà nella sala rosa, con le mogli degli altri soci “, sentenziò l’orso umano, con un tono di voce così duro da non ammettere repliche. “Niente affatto! Mia moglie viene con me. Che cosa sono tutte queste novità? “, obiettò , piuttosto inviperito da quella situazione che non comprendeva e che lo stava mettendo di malumore. “Sono direttive dettate dal presidente in persona, signor Wladyson, e io sono qui per farle rispettare” , si scusò, premuroso, l’omaccione.
“ Il signor Pirsey, temendo che le signore si potessero annoiare, mentre voi sarete in riunione, ha fatto sistemare una sala dove le vostre donne potranno svagarsi, trascorrere il tempo d’attesa in completo relax ”, l’informò Sumo, indicando alla moglie di Peeter, la stanza in fondo al corridoio di destra. Nonostante Wladyson fosse un po’ sconcertato per la particolarità dell’evento, baciò sua moglie sulla guancia, poi, s’incamminò nel corridoio di sinistra per raggiungere il salone del biliardo con annesso il bar, il più fornito di alcoolici di annata che egli avesse mai visto in giro per il mondo. “ Ci vediamo dopo, tesoro !”, aveva rassicurato la moglie mentre lei si dirigeva verso la stanza Rosa, situata all’estremità opposta, rispetto al bar, dell’immenso caseggiato rurale. “ Olà, Peeter! ”, lo salutò con ardore Nat Bird, il più anziano dei soci presenti, “ cinquant’anni da poco compiuti … “ , affermava lui, invece dei cinquantasei suonati, per non sembrare vecchio nei confronti della seconda moglie, una bella ventottenne mora, che aveva sposato appena qualche giorno dopo aver ottenuto il divorzio dalla prima moglie, una ricca e magnanima ereditiera, che gli aveva regalato a più di duecento milioni di dollari, oltre alla meravigliosa villa dove avevano vissuto felici i primi anni del loro matrimonio. Ai saluti di Nat Bird, un attimo dopo si erano uniti quelli di Adam Gootman, un facoltoso orafo ebreo, con negozi di gioielleria in mezzo mondo, e di Jimmi Eston, re dell’informatica: miliardario. Gli ultimi due a salutare, con l’indice ed il medio portati svogliatamente alla fronte, mimando il classico saluto militare, Rodolfo Como e Marcos Cabarro. Il primo, proprietario di una flotta di petroliere gigantesche: in odore di mafia. Sposato con donna Sofia Mondello, sicula doc; una creatura con lineamenti mediterranei felini, tipici della sua terra d’origine. “ Bella da mozzare il fiato! ”, dicevano i suoi conterranei, quando parlavano di lei sulla piazzetta del paese. Mentre di Marcos, ufficialmente coltivatore di tabacco, si vociferava che la sua fortuna derivasse dalla dote della bella Ines, figlia unica di uno dei boss del cartello della droga, che s’era invaghita di lui dopo averlo visto vincere una competizione di Formula 2 ; e visto ché all’epoca la ragazza era minorenne, lei aveva fatto il diavolo a quattro fin quando suo padre aveva ceduto e concesso il permesso affinché si sposassero.
“ Sonny, non c’è? ” , domandò Peeter, mentre si versava una dose doppia di scotch da una delle tante bottiglie esposte sul fornito mobile bar della sala biliardo, anticamera della stanza adibita a sala riunioni dove, nei giorni normali, una volta al mese, si riuniva l’intero gruppo dei soci per fare quadrare i conti e dividersi gli utili. “ C’è …, non temere ”, rispose una voce diffusa dai vari altoparlanti, supportata subito dopo dalle immagini apparse sul monitor a led appeso al soffitto che si era acceso come per incanto, lasciando vedere ciò che accadeva nel salone in quel preciso momento. La novità dell’impianto televisivo, a circuito chiuso, e che il loro presidente avesse poi scelto di rapportarsi con i soci in quel modo sofisticato, li lasciò un tantino interdetti.
“ Cosa fai, Sonny? Cerchi di rubarmi il mestiere? ”, chiese, con un filo d’ironia nella voce, Jimmi Eston, considerato il re dell’informatica in buona parte dell’Europa e degli Stati Uniti, oltre ad essere proprietario di varie trasmittenti radio-televisive. “ Ti sei fatto istallare delle telecamere spia, ultimamente? “, seguitò Jimmi, visibilmente preoccupato. “ Niente affatto, socio. Era già istallato ma non funzionante quando ho comprato l’immobile: l’ho soltanto fatto ripristinare quando ho scoperto che esisteva, circa un mese fa “, precisò, Sonny, dalla sua postazione.
A quella risposta, il volto dei soci, da roseo e allegro, di colpo divenne paonazzo e serio. “ Allora sei al corrente dell’accaduto …? “, aggiunse Jimmi, abbassando meschinamente il capo. “ Si, per vostra sfortuna …, bastardi schifosi! Ho la registrazione integrale dove si vedono tutte le vostre bestiali nefandezze sfogate sul corpo di mia moglie “, replicò, Sonny, tradendo chiaramente con la voce l’emozione che l’aveva sopraffatto, ma soprattutto il rancore accumulato nel suo animo verso quelle persone, ritenuti amici, oltre che soci, i quali avevano mostrato l’orrido, il marcio che regnava nel profondo del loro animo. Belve con aspetto umano che avevano martoriato sua moglie fino a renderla quasi pazza, per le violenze subite, senza alcuna pietà; sevizie orrende che l’avevano devastata psichicamente e chiusa in un mutismo irreversibile.
“ Per voi, belve, è giunta la resa dei conti …! “, seguitò, Pirsey, dopo aver recuperato un briciolo di calma.“ Dai, Sonny, non la mettere giù in modo così drastico ”, lo riprese Marcos. “ D’altronde devi ammettere che tua moglie ci ha istigato. Tara era su di giri e mezza ubriaca, quand’è venuta qui, quella sera. Si è messa a stuzzicarmi senza tregua e, quando gli ho detto che non potevamo fare nulla poiché c’erano altre persone, lei mi ha fatto notare che gli spettatori l’avrebbero resa eccitata al massimo. Quando si è denudata, di fronte a tutti, e ha iniziato a palparmi nelle parti intime, non ho saputo resistere, purtroppo ! ” . “ Lo so bene, com’è iniziato. Ho rivisto il filmato così tante volte da ricordare fotogramma per fotogramma: è inutile tentare di stravolgere quello che le immagini, ma anche il sonoro, confermano. Anzi, visto il tentativo di Marcos di cambiare la realtà, per rinfrescarvi la memoria vi ripropongo il filmato, estendendolo anche al monitor che c’è nella stanza dove sono riunite le vostre consorti, in modo da sentire poi che cosa ne pensano di voi”. “ Non farci questo, Sonny ”, l’implorò Gootman. “ Siamo disposti a pagare qualsiasi cifra tu ci chiederai ”, continuò, certo, da ebreo, che il denaro tacitasse tutte le coscienze; avallato da un cenno di assenso da tutti gli altri soci. “ Bene! ”, assentì, Sonny Pirsey. “ Allora datevi da fare a trasferire venti milioni di dollari pro capite, prima della mezzanotte, sul conto che vi faro avere sul computer della sala riunioni ” .
“ Non ti sembrano molti, venti milioni, per ognuno di noi, Sonny? ” , si lamentò Goodman. “ Tu sei ricco da fare schifo: che te ne fai dei nostri soldi? ”, lo riprese, calcando il tono della voce sul sostantivo ( schifo ). “ Per te che ti lamenti, i milioni salgono a quaranta, Adam, ovviamente se in seguito decidi di tacere, altrimenti ti … ”, lo minacciò, con tono severo, Pirsey, smorzando sulla bocca dell’ebreo qualsiasi altra rimostranza. “ Nat …, Marcos …, allontanatevi da quella porta. E’ sbarrata dall’esterno; e poi, tanto non ce la fareste a fuggire. I miei uomini sono dislocati intorno alla casa, e hanno l’ordine di sparare a vista se non gli viene detta la parola d’ordine richiesta ”, li minacciò Sonny, dopo aver notato che tentavano di forzare la porta laterale della sala riunioni, mentre gli altri invece, ormai convinti di non avere possibilità di scampo, si erano impegnati con i cellulari a trasferire le somme sul conto che il loro presidente gli aveva indicato. “ E, non fatevi venire idee balzane. I vostri telefoni sono tutti sotto controllo. Oltre il numero ottimale adatto a trasferire i soldi sul conto svizzero da me indicato, non vi sarà lasciata alcuna altra linea. Se poi pensate che bloccarvi i cellulari non sia affatto possibile, chiedete al vostro amico Jimmi Eston se posso o non posso farlo.
In quel momento di stasi, il pensiero di Sonny volò verso sua moglie, nella camera della clinica dov’era stata ricoverata, dopo che l’avevano ritrovata, sulla statale, mezza nuda e grondante di sangue dal ventre e dall’ano, senza che lei ricordasse cosa le era accaduto, né le circostanze che l’avevano portata, in piena notte, in quel luogo buio e isolato, così tanto lontano da casa sua. La perizia medica aveva stabilito che Tara era stata stuprata con violenza, davanti e dietro. E sulla sua pelle poi, oltre ai segni di molte bruciature di sigarette, anche una miriade di aculei di cactus nano infissi su un seno, e dove il capezzolo, era tumefatto in modo serio. Inoltre, mostrava pure una respirazione difficoltosa, dovuta quasi certamente a prolungati tentativi di soffocamento. I medici ipotizzavano anche che la poveretta avesse subito una specie d’impiccagione, per fortuna non letale, o da lasciare traumi permanenti. Gli angoli della bocca di Tara, poi, erano lesionati in modo serio, tanto da avere bisogno di graffette ferma emorragia. Quando Sonny, avvisato dalla polizia era andato a trovarla, accompagnato da un’ispettrice, l’aveva trovata raggomitolata su se stessa, in posizione fetale, con gli occhi chiusi, come se stesse dormendo. E il respiro, fino a poco prima calmo, aveva preso ad affannarsi tradendo la sua cosciente presenza, confermata dal lieve mugolio che le era sfuggito e da una lacrima scesa a solcarle il viso. “ Dorme. E’ meglio andare! ”, sussurrò Sonny, trascinando, quasi a forza, la poliziotta fuori dalla stanza.
“ Cosa succederà dopo, quando avremo completato il trasferimento del denaro, Capo? “ chiese Adam, riportando alla realtà Sonny, immerso nell’oblio, sceso a scrutare i vari gironi dell’inferno alla ricerca della più appropriata punizione da infliggere ai violentatori di sua moglie. Era stato particolarmente attratto dal girone dove la lascivia, le deviazioni sessuali ed il sadismo avevano maggiore risalto, così aveva pensato che sottoporre le loro donne all’identico supplizio subito da Tara, sarebbe stata la giusta vendetta. “ Ci sto pensando, Adam. Ci sto pensando “, si sentì ridire, mentre assaporava una certa idea che gli era balenata improvvisa nella mente. “ Mentre sarete impegnati nel trasferimento volontario di una piccola parte del vostro denaro, vado a sentire le chiacchiere delle donne che vi hanno sposato. A dopo cari, o meglio, carogne! ” , si congedò poi abbassando il tasto dell’audio del salone Bar.
“ Uffa! Ma quanto dura questa riunione ? “, si lamentò Ines, proprio nel momento in cui Sonny aprì l’audio nella stanza rosa, dove le consorti dei suoi soci erano impegnate a raccontarsi le loro avventure extraconiugali, prive della minima decenza, come aveva appena iniziato a fare Magda Wladison, citando un super dotato uomo di colore, un macho giamaicano che l’aveva fatta, a dir poco, impazzire di piacere, l’estate scorsa. O agli intrighi pedopornografici di Fatima, trentasette anni, con dei ragazzini di una favelas Brasiliana, appena quattordicenni, ai quali aveva dato dieci dollari a testa, tanto perché la loro prestazione, a detta sua, non ne valeva di più, confermando ovviamente le innate caratteristiche di avidità della sua gente. Nessi invece, moglie di Nat, dopo aver ascoltato l’ebrea, per non essere da meno, raccontò di avere partecipato a una messa nera dove, come nuova adepta si era dovuta sottoporre alle voglie di tutti quanti gli incappucciati che erano presenti, e non soltanto, ma anche delle loro donne, e persino a un mastino napoletano di grossa taglia, che l’aveva azzannata sul collo, quando lei, carponi, aveva cercato di togliersi dalla bestia dolorante per le dimensioni prese dal sesso dell’animale. Jessica Palmer poi, di trent’anni, moglie di Jimmi Eston, si descriveva praticamente autosufficiente, nel senso che, non aveva mai avuto bisogno di cercarsi avventure extra, visto che il marito gli portava a casa sempre dei nuovi partner, contattati su facebook, e glieli serviva freschi sul letto della loro villa nel centro città di Boston.
Sofia, trentasei anni, portati magnificamente, moglie di Rodolfo Como, iniziò il suo racconto sexy citando la sua amica del cuore, Lucia, sua conterranea, che aveva incontrato quando era tornata al suo paese, in Sicilia, per fare visita ai suoi genitori anziani e non più in buona salute. Già fin da bambine, si frequentavano e nell’adolescenza, avevano fatto alcune esperienze sessuali fra loro; contatto che le aveva ancor più unite nella segretezza della diversità omosessuale. In paese però si era sparso il dubbio riguardo le loro tendenze, poi smentito quando lei aveva sposato Rod e si era trasferita in america con lui. Nel rivedere Lucia, rimase sorpresa di sapere che non si era mai sposata e viveva con il fratello nella casa che le avevano lasciato in eredità i suoi genitori. “Tu sai bene che gli uomini non mi sono mai piaciuti, Sofia! ”, le ricordò, il giorno dopo, Lucia, quando lei era andata a trovarla, a casa sua. “ Ho sempre avuto un debole per te … ”, le confessò con un certo malumore nella voce, mentre si era avvicinata a tal punto che Sofia non riuscì a sottrarsi a un caloroso bacio sulle labbra, mentre le mani di Lucia le palpavano i fianchi, il ventre, per finire subito dopo sul sesso di lei, piacevolmente confusa dalle sensazioni che l’amica le procurava su tutto il corpo, e per le quali, nuovamente, fremeva ed apprezzava con voluttà estrema. “ E brave le mie lesbiche! ”, le aveva poi sorprese Sarino, il fratello di Lucia, sbucato dalla porta del bagno con indosso soltanto un asciugamano arrotolato intorno ai fianchi, e così sollevato sul davanti da non lasciare alcun dubbio sulle cause che avevano prodotto quel rialzamento.
“ Ma tu non eri al lavoro, Saro? ”, lo interrogò, Lucia, scuotendo la testa contrariata. “ Certo, ma sapendo che era arrivata Sofia, ho preso una mezza giornata di permesso, per salutarla ”, disse, con un sorriso sardonico sulle labbra. “ Avresti potuto farlo anche stasera, dopo che tornavi dal lavoro. Non va via subito, si ferma qualche giorno, sai? ”. “ Già, è vero. Ma non vi avrei sorprese abbracciate e con la lingua in bocca fra di voi …! Avrei perso un’occasione unica che inseguivo da anni ”. “ Quale occasione, Saro, spiegati, per favore? ”, lo implorò Lucia. “ Quella di fottere Sofia la boriosa, finalmente! Si è sempre negata a me, quando viveva ancora qui, in paese: ora non lo può più fare ”. “ E chi ti dà questa certezza, Saro? ”, gli domandò Sofia, preoccupata per il brutto andamento che avevano preso le cose. “ Il manifesto con le vostre foto mentre vi assaggiate, che attaccherei su tutti i muri del paese, oltre a postarle su face book ”, continuò divertito. “ Eravate così arrapate da non accorgervi che vi stavo riprendendo con il telefonino ”. Sofia guardò a lungo Lucia negli occhi, senza riuscire a dire una sola sillaba, poi, quando Sarino la prese per mano e la trascinò sul divano arrendevole, supplicò l’amica di uscire, se non dalla casa almeno dalla stanza. “ Niente affatto, sorellina! Tu non ti muovi di lì; osservi e impari cosa significa essere posseduta da un maschio, poi, quando avrò finito con questa lesbicona dovrai sottostare perfino tu alle mie voglie. Anzi, inizia a darti da fare. Mentre io la penetro da dietro, tu leccala davanti! ”, le ordinò, imperioso.
Dopo aver raccontato la sua avventura sessuale, il volto di Sofia divenne improvvisamente triste, ma nessuna delle presenti riuscì a comprenderne il motivo. La cronaca nera della Sicilia, il giorno seguente, aveva descritto la tragica morte toccata al fratello di Lucia, ucciso proprio dalla sorella che l’aveva scambiato per un rapinatore. “ Bellissime storie, signore …, molto interessanti! C’è così tanto materiale che si potrebbe perfino scrivere un romanzo di carattere erotico ”. La voce del presidente, aveva raggiunto improvvisamente ogni angolo remoto della grande stanza rosa, facendo trasalire, anzi, spaventando terribilmente le donne che, per la prima volta, lo sentivano attraverso gli altoparlanti, oltretutto, di volume più alto del normale. “ Sei tu, Sonny? ”, chiese Magda, guardandosi intorno, come se volesse individuare la fonte da dove le giungeva la voce del presidente. “ Che cos’è questa novità, capo. Ci spii? Non sarai mica diventato un guardone? ” “ Assolutamente no, mie care. Ho una sorpresa per voi, da parte dei vostri consorti, e non solo, ma anche da parte mia. Spero sia di vostro gradimento ”, aggiunse, dubbioso. “ Siete pregate di accomodarvi davanti allo schermo gigante appeso alla parete accanto al camino, per assistere ad un film interpretato da attori unici, che recitano in modo così reale da fare invidia ai veri attori del cinema di fama mondiale ”, le sollecitò, ricordandole anche che per gli stomaci più deboli, nel bagno, c’erano diversi medicinali per curare la nausea. Prima che iniziasse il film, nella sala rosa, si diffuse la colonna sonora di ( Arancia Meccanica ), seguita subito dopo dalle immagini di Tara, che entrava barcollando nel salone bar, dove Marcos e Nat stavano giocando a biliardo, ed Eston, segnava i punti, mentre Wladison, Bird e Gootman, discutevano animatamente di sport.
“ Hallò, ragazzi: avete visto mio marito? ”, aveva domandato, con voce leggermente impastata, Tara. “ Sonny è andato a Miami, stamattina, Tara ”, l’informò Gootman, stupendosi che lui non l’avesse fatto. “ Non te l’ha detto il boss? ” “ E’ molto tempo che non parla dei suoi movimenti Adam ”, rispose lei, guardando in direzione di Marcos, visibilmente compiaciuta nel vederlo lì, in quel momento, e che salutò con vera enfasi, destando nei presenti una certa invidia. Il fascino di Tara aveva incantato tutti quanti i soci del Money Club, ma in particolare i sei che quella sera si trovavano raggruppati al club. Alle avance che ognuno di loro le aveva fatto, lei, gentilmente ma fermamente, aveva risposto di no, grazie, con tale garbo da scoraggiare un secondo tentativo. Solo a Marcos aveva ceduto responsabilmente. Lui era stato capace di accendere una fiamma in lei che non si era più spenta, o meglio, che in cuor suo seguitava ad alimentare poiché avvertiva in se di avere trovato l’uomo perfetto col quale procreare quel figlio che con suo marito, sterile, non avrebbe potuto mettere al mondo. Marcos non le aveva mai detto di essersi sposato con la giovane Ines, e visto che, le sue condizioni di salute mentale non le permettevano di frequentare le amiche, nessuno l’aveva informata. Così aveva continuato a frequentare Marcos, fare l’amore con lui, sprofondando nella lussuria più perversa, ma anche nella speranza più intima.
“ Vieni un attimo di là. Devo parlarti urgentemente … ”, lo invitò Tara, lanciandogli uno sguardo voglioso, zeppo di promesse. “ Quando avrò finito la partita, non ora ”, rispose torvo, Marcos, piegandosi a filo del biliardo per tirare il suo colpo, che steccò malamente, infuriandosi, mentre lei si era avvicinata tanto da sussurrargli all’orecchio: “ Vedi? Lascia che ad usare la stecca sia io, questa sera, al posto tuo …! ” . Per tutta risposta, con una violenza che Marcos non le aveva mai dimostrato, la rigirò su se stessa mettendola poi supina sul bordo lungo del biliardo, le sollevò la gonna e con una rapida mossa, le strappò il tanga, tirò fuori il membro e la trafisse da dietro con una brutalità selvaggia, facendola gemere di dolore e di piacere allo stesso tempo. “ Era questo che cercavi stasera? Bene, sei venuta nel posto giusto. Ora ne riceverai fino alla nausea, e anche di più … ”, le urlò, fuori di se mentre veniva assalito da intenso piacere: un godimento tale che lo lasciò completamente privo di forze, come mai gli era accaduto prima, in vita sua.
“ E’ vostra, ragazzi. Tutto ciò che fareste con una donnaccia di strada, ora, vi concedo di farlo con Tara. E’ mia, questa troia, e allora ne dispongo come meglio credo … ”, disse Marcos, con aria di sfida, lasciando tutti i presenti attoniti, incerti se l’offerta di lui fosse reale o solo uno sproposito detto in un momento di rabbia. Intanto Tara era rimasta immobile, il ventre nudo appoggiato sul bordo del biliardo, una mano a coprire le lacrime che avevano solcato il suo volto, disinteressata a tutto ciò che avveniva intorno a se, ignobilmente delusa dall’uomo nel quale aveva riposto le sue speranze. Quando avvertì una mano palparle il fianco e poi scendere fino al sesso grondante dell’umore di Marcos, non ebbe la forza di reagire, tanto meno quando le mani raddoppiarono e il suo corpo venne denudato completamente, posato sul biliardo e qualcuno, dopo averle aperto le gambe, gliele legò, passando le corde al di sotto del biliardo. La stessa sorte la subirono anche le braccia, strette dalle funi tanto da lasciarle delle striature rossastre sui polsi.
“Chi inizia per primo? ”, chiese Rod eccitato dalla scena violenta alla quale aveva assistito prima. “ Ce la giocheremo ai dadi … ”, propose Gootman, mostrando quelli che aveva in mano, apparsi come per incanto. Incredibilmente, furono tutti d’accordo, compreso Marcos che si era ripreso dalla momentanea stasi dovuta al rapporto sessuale precedente. “ Dato che siamo solo in sei, io direi di tirarne solo uno ”, propose Vladison, “ così non facciamo confusione ”. “ Andremo per ordine secondo il numero che uscirà dopo il lancio: l’uno sarà il primo, e via così, fino al sei. E se dovesse uscire lo stesso numero, il concorrente continuerà a tirare fino a quando non gli uscirà il numero in progressione ”, suggerì Adam, mentre lanciava il dado che, dopo aver urtato il corpo di Tara, si fermò sul numero tre. “ Che scalogna! ”, si lamentò, passando il dado a Rod Como, che prima di lanciarlo gli soffiò sopra e urlò ( uno ), effettivamente poi uscito. “ Mentre continuiamo a tirare i dadi, tu incomincia pure, Rod, tanto nessuno può batterti ”, l’ invitò, Marcos, mentre si preparava a lanciare il dado, che si fermò mostrando il sei nella parte più alta. Senza più farselo ripetere, Rod si tolse le scarpe, salì sul biliardo, aprì la patta dei pantaloni e, dopo aver estratto il membro, si posizionò fra le cosce di Tara per prenderla naturalmente, cosa impossibile dato che lei, di riflesso aveva serrato i muscoli interni della vagina rendendo difficoltoso a Como, oltre che doloroso, penetrarla.
“ Che Troia! ”, si lamentò Rod ritraendosi immediatamente, imprecando con altri epiteti sempre nei confronti della donna, immensamente desiderata da tempo, la quale, pur essendo immobile e alla sua mercé, gli impediva di trafiggerla con la sua arma carnale. “ Vuoi il gioco duro, troia? ”, la minacciò Marcos, mentre si avvicinava a lei con due palle da biliardo in mano, una delle quali, con mossa felina e violenta, l’ infilò nella vagina di Tara che subito lanciò un urlo terribile, subito dopo soffocato dalla seconda biglia infilatale in bocca, rischiando quasi di soffocarla. “ Qualcuno mi passi il rotolo di nastro adesivo che c’è sul banco del bar ”, urlò Marcos. Gli arti della donna, mentre lui bloccava col nastro la biglia nella bocca di lei, si tesero all’inverosimile, nel tentativo di slegarsi, poi ricaddero inerti, segnati a sangue dalle corde che le serravano i polsi e le caviglie. “ Prova ora, Rod ”, lo istigò Marcos mentre reinseriva nella vagina di Tara la pallina che lei aveva espulso, emettendo il caratteristico suono di quando si stappa una bottiglia di vino. In un primo momento, l’accorgimento sadico aveva permesso a Rod di penetrarla con meno fatica, ma poi, la pallina contro cui cozzava, gli impediva di raggiungere il massimo piacere. “ Se tolgo la pallina, mi prometti di stare buona, Tara? ”, le chiese Rod, usando un linguaggio più gentile e meno laido di quando l’aveva tacciata di essere una troia. Lei, continuando a tenere gli occhi chiusi, annuì lievemente con il capo. “ Ecco, ora si che è piacevole fotterti …! ”, la ringraziò, ondeggiando su di lei con sempre maggiore lena, fino a irrorarle il ventre con tutto il suo piacere bollente.
Il numero due, era toccato a Nat Bird, il quale, con tutte le donne avute, soprattutto prostitute, aveva modificato i suoi gusti tanto da esigere dalle donne pagate, e cioè in suo potere, schiave a tutti gli effetti, prestazioni di carattere masochistico. “ Mettetela alla pecorina … ”, ordinò Nat, come se il numero due estratto gli desse il diritto di comandare. Nel sentire quell’ordine, Tara iniziò ad agitarsi, a scuotere la testa, a sbarrare gli occhi terrorizzata, a versare lacrime per paura di ciò che le avrebbero fatto di lì a poco. Neppure al marito aveva permesso di penetrarla contro natura. Era sempre stata così stretta da essere costretta a fare uso di supposte alla glicerina, per liberarsi. Quando la slegarono per rigirarla, Tara tentò di fuggire, subito ripresa e fissata con le stesse corde nella posizione indicata da Nat, già salito sul biliardo ed in posizione per prenderla nella parte anatomica che lui preferiva. Tutti i tentativi però non ebbero successo. Tara serrava i glutei con tale determinazione da non lasciare alcuna speranza al suo stupratore di entrare.“ Marcos …! ”, si lamentò Nat, sperando che lui escogitasse un rimedio per portare a successo la sua determinazione. “ Apriamo la strada meccanicamente, Nat, così che lei, dopo, abbia la gioia di gustare anche due di noi contemporaneamente”. Tara non riusciva vedere cosa succedeva alle sue spalle, ma le risatine che sentiva, non la tranquillizzarono affatto. Lo capì solo quando, una cosa fredda e dura, incominciò ad introdursi in lei, lentamente ma con forza irrefrenabile. “ Non me l’avevi chiesto tu di giocare con una stecca, tesoro? Eccoti accontentata … ”, le sussurrò in un orecchio Marcos, sibilando come un crotalo. Nonostante la biglia in bocca, Tara prese a urlare in modo straziante fino a quando svenne per il dolore che la stava martoriando. Quando rinvenne, l’aggeggio armeggiava ancora in lei procurandole un tormento lancinante. “ Se lo tolgo, lasci che Nat entri a suo piacere? ”, le domandò Marcos chinandosi a filo del biliardo per poterla guardare negli occhi. Tara annuì con il capo mentre le lacrime ripresero a scendere copiose dai suoi occhi. ” Vai, Nat. E’ tutto tuo …”, l’incoraggiò Marcos, strizzando l’occhio. Appena l’uomo incominciò a penetrarla lei si sentì nuovamente quasi svenire. Il male era insopportabile ed un calore intenso le pareva che le bruciasse le budella. Ad ogni più piccolo movimento di quel coso che la riempiva partivano dardi infuocati verso il suo cervello, aculei roventi che, dopo poco tempo, le fecero di nuovo perdere i sensi, facendola sprofondare nella più terribile incoscienza dalla quale forse non si sarebbe ripresa. “ E’ troppo fragile questa donna … ”, si lamentò Nat, senza però smettere un solo istante di affondare in Tara, in quel preciso momento meno resistente alla profanazione che avveniva con sempre maggiore irruenza da parte del suo stupratore.
“ Però, così non c’è gusto: sembra di fottere una bambola di gomma ! ”, si lamentò guardandosi intorno, Nat, come se cercasse solidarietà da parte degli altri, specialmente in quelli che ancora dovevano abusare di lei. “ Tu seguita a scoparla. Ora ci penso io a svegliarla, vedrai …!”, l’incitò Marcos, mentre si dirigeva verso l’ufficio laterale dove ricordava di avere visto un cassetta per i medicinali di pronto soccorso. Poco dopo ritornò con un flacone bianco dove sopra c’era scritto – ammoniaca -- , che aprì immediatamente, posizionandolo sotto il naso di Tara, che però non ebbe alcuna reazione. Soltanto dopo molte applicazioni Tara prese a muovere il capo da un lato all’altro cercando di allontanarsi da quell’odore che le stava risvegliando anche il dolore acuto che avvertiva alla base dell’osso sacro. “ Sono un genio, vero? ”, si vantò, subito dopo, rivolto a Nat, che aveva ripreso a muoversi ossessivamente dentro le carni di Tara, che non si lamentava ma che attendeva giungesse la fine di quel supplizio il più presto possibile. “ Vedo che ti piace ”, la sollecitò Marcos mentre si abbassava fino ad alitarle in faccia un mugolio di immenso piacere. “ Mi fa male …, tanto male ! ”, si lamentò lei, sommessamente, e con la voce rotta dal pianto. “ Ora passa, non temere. Un giorno, mi ringrazierai per averti resa malleabile in tutto il corpo. Specialmente quando farai sesso con più uomini nello stesso tempo …! A proposito: tu hai mai fatto l’amore con due uomini insieme? ”. Tara scosse il capo, ansimando, non certo di piacere, ma per i colpi energici che il suo seviziatore le infliggeva, con sempre maggiore impeto, tanto da raggiungere l’orgasmo, un godimento così intenso riversato completamente dentro le viscere di lei, ora speranzosa che le sevizie sarebbero cessate.
“ Forse, adesso, mi lasceranno andare … ”, pensò Tara, dolorante, non solo nelle parti intime ma in tutto il corpo, specialmente dove le corde le avevano solcato la pelle. Le speranze cessarono quasi subito quando Marcos disse ad Adam Gootman che lei aveva espresso il desiderio di avere due sessi contemporaneamente, dentro di se, e pertanto, lui che aveva preso il numero tre, ed il quattro, Peeter Wladison, se la dovevano condividere amichevolmente per il piacere di tutti tre. “ Usatela insieme. Fatele scoprire le delizie della doppia penetrazione visto che la signora non ha mai fatto questo tipo di esperienza ”. “ Allora sleghiamola ”, Suggerì Peeter, iniziando lui stesso a sciogliere i legacci che trattenevano bloccata Tara, che era rimasta immobile lasciando a loro di posizionarla come desideravano tanto sapeva bene che qualsiasi sua protesta non sarebbe certo servita a farli desistere. Fortunatamente per lei, soltanto Peeter era terribilmente ben dotato, e lui aveva scelto di innestarsi nel suo sesso secondo natura, lasciando il posteriore al più modesto Adam. Quando, di fianco al biliardo, dopo averla trattenuta a mezz’aria, la calarono lentamente sui loro sessi, il dolore iniziale incredibilmente divenne piacere, quello che i masochisti gustano sottostando a indicibili sevizie. “ Che cosa ti dicevo. Vedi che è piacevole? ”, Commentò Marcos, nuovamente arrapato. “ Rispondi, Troia! Ti piace o no? ”, la minacciò, con un tono di voce che non lasciava presagire nulla di buono.
“ Sì, mormorò Tara, con un filo di voce ”. “ Non ho sentito ”, la riprese lui guardandola con odio. “ Si ”, tornò a ripetere, leggermente più forte di prima, e questa volta guardando il suo aguzzino dritto negli occhi, alterati dalla rabbia in modo spaventoso, diabolico. “ Non ti ho sentito … ”, la riprese Marcos avvicinando il suo telefonino alle labbra di Tara. “ Siiiiii, mi piace …! ”, urlò, Tara, con quanto fiato aveva in gola, meravigliandosi ella stessa, dell’energica tonalità espressa dalle sue corde vocali. “ Vedi, che in fondo non sei poi così moribonda come tentavi di farmi credere prima, quando fingevi di essere svenuta? ”, la beffeggiò lui, sogghignando da iena mentre con la mano le tastava la pancia, come se volesse accertarsi che i due erano entrati in lei in modo tale da avvertire il loro inserimento perfino attraverso l’ombelico. “ Vi prego, fate di me quello che volete, ma non fatemi altro male …! ”, li supplicò, lei, lasciandosi sfuggire subito dopo un gemito che il suo aguzzino valutò essere causato dal suo consapevole stato di sottomessa in fase di vero orgasmo. “ Ma certo, certo! Te ne faremo solo un poco, così da alimentare ulteriormente il tuo intimo piacere e, di riflesso, anche il nostro ”. Tara si sentì veramente in pericolo, dopo quella risposta di Marcos. Quel ragazzo, così tanto gentile ed estremamente dolce, che la riempiva di attenzioni particolari, quando si ritrovavano in qualche motel, per fare sesso, e a volte perfino a casa di lei, quando Sonny era impegnato all’estero, per ragioni di lavoro, in quel frangente aveva liberato una parte del suo carattere perverso all’inverosimile, un sadismo così estremo da farle temere il peggio. Una convinzione dovuta soprattutto al fatto che lei, una volta libera, l’avrebbe potuto denunciare, e non solo lui. Smise di pensare al peggio soltanto quando avvertì la mano di Marcos palparle un seno con morbosa lascivia, e subito dopo strizzargli un capezzolo con l’indice ed il pollice; snervarlo e poi arrotolarlo come se stesse confezionando uno spinello: azione che le procurò un piacere diverso da quello che inevitabilmente le stavano procurando i due che erano inseriti nel suo corpo, i quali, continuavano a dondolarla trattenendola per i fianchi, sui loro duri membri, mai in debacle, nemmeno per un istante da quando l’avevano serrata fra di loro e presa senza pietà.
Dalla prima volta che Tara si era incontrata con Marcos, lui, aveva lodato il suo seno, o meglio, i capezzoli che puntavano vigorosi contro la trasparente t-shirt che indossava quel dì. S’erano poi fermati al bar del motel il tempo per bere un aperitivo, prima di salire in camera, e lui, non si era lasciato sfuggire neppure un complimento indirizzato al meraviglioso, sublime, impareggiabile e bellissimo seno di lei. “ I tuoi capezzoli, sono turgidi come un bastoncino di liquirizia ”, le aveva detto, trasalendo di gusto. “ Il solo pensiero che fra non molto avrò il piacere di pizzicarlo con le labbra, di gustarlo con la lingua, mordicchiarlo con i denti, accelera il mio battito cardiaco fino a farmi rischiare un infarto”, le aveva confessato lui, amplificando a dismisura il desiderio che già scorreva nelle vene di Tara, fradicia ormai di quell’umore che, le sue mutandine, non riuscivano più a contenere. “ Ricordi, vero? ”, le chiese mentre serrava con più forza i denti sul capezzolo di lei, tirandolo a se in modo innaturale, come faceva ogni qualvolta facevano l’amore. “ Si ”, disse Tara, serrando gli occhi come se volesse scacciare l’acuto dolore che Marcos in quel momento le causava, e non quel piacere provato quando i denti di lui fomentavano quell’eccitazione mista al dolore. “ Se ricordo bene, un tempo, amavi essere seviziata, sculacciata e non temevi neppure di sentire la cenere calda sollecitarti la pelle, Tara ”, le sussurrava Marcos, mentre si accendeva una sigaretta, sbuffando poi sul volto di lei boccate di fumo, ridestando nella donna ricordi fantastici che uniti all’attuale penetrazione, la costrinsero a ululare di piacere. Urlo che continuò suscitato dal dolore improvviso avvertito dal gomito sinistro di Tara, lo stesso trattenuto da Marcos che, con vero sadismo, aveva affondato la brace della sigaretta, sul suo braccio. L’acre odore di carne bruciata, agì su Gootman come se lui avesse ingerito un flacone intero di viagra. Aumentò il suo movimento su e giù accelerando fino a raggiungere l’apice del piacere svuotandolo interamente nel corpo di Tara, seguito subito dopo da Peeter, irrigidito come fosse un palo di cemento, prima di emettere suoni gutturali che avevano dell’animalesco, per poi cadere esanime sul tappeto del biliardo come se fosse un sacco vuoto di patate, restituendo un certo sollievo all’intimo di Tara. “ E’ giunto il tuo momento Jimmi . Hai delle preferenze? ”, gli domandò Marcos. “ Certo, amico. Ho desiderato metterglielo fra le labbra dal primo momento che l’ho incontrata ”. “ Allora, cosa aspetti socio, a imboccarla? ”, lo sollecitò, mentre sollevava il capo di Tara e le ordinava di aprire la bocca e di succhiare come sapeva fare lei il membro di Jimmi Eston, gustandolo come se fosse stato il suo. “ Però, mi piacerebbe, mentre lei mi pompa, che qualcuno la trapanasse, in modo che il piacere di sotto, alimenti il desiderio nella sua lingua, tanto da aumentare la sua abilità in questa pratica, che io giudico sublime, se fatta osservando tutti i veri preliminari dell’eccitazione preventiva”. “ Io per ora non sono ancora in grado di partecipare attivamente, Jimmi, ma vedo che Peeter è nuovamente in tiro. Lui, con il suo pistone da mulo, contribuirà certo a coadiuvarti nell’impresa sessuale che ti soddisferà completamente ”, lo rassicurò Marcos. Poi, rivolgendosi a Peeter: “ Te la senti di fotterla per la seconda volta, vero? ”. “ Certo, ma questa volta cambio la direzione. Prima l’ho posseduta davanti …, ma ora voglio entrare dalla seconda via …”, rispose lui, mentre si avvicinava a Tara, già disposta da Marcos in posizione tale da prendere in bocca il sesso di Jimmi e dietro quello di Peeter, gonfio e indurito da intimorire una Escort di lunga data. “ Non voglio, Marcos. Non farmi fare questo, ti prego. Non umiliarmi così! ”, lo scongiurò Tara, particolarmente impaurita dalle dimensioni del fallo di Wladison, già intento a separarle i glutei, con le mani, e a lasciare scendere della saliva sul membro come per rassicurare la donna che le avrebbe prestato la massima gentilezza nel profanarla. “ Jimmi lo soddisferò volentieri, se ciò ti fa piacere …, ma Peeter, è troppo grosso; mi devasterà dietro in modo irreparabile! ”,lo supplicò Tara, restando inascoltata da Marcos che, sordo alla sua richiesta, si mise ad armeggiare con il telefonino. “ Dai, porca, inizia a succhiare ”, la spronò Jimmi, “ bene e molto lentamente, senza usare la lingua, poi, quando te lo dirò io, adopererai soltanto la lingua ”. Tara annuì chiudendo le palpebre poiché Jimmi non aveva perso tempo. Le aveva invaso la bocca con il suo attrezzo, ma senza esagerare, solo quel tanto per poter ondeggiare dentro di lei con lentezza esagerata, così come gli piaceva quando si faceva praticare quel tipo di sfogo sessuale.
Quando anche Peeter affondò in lei, la fortuna di Jimmi fu che Tara spalancò la bocca per urlare di dolore, altrimenti, l’avrebbe evirato, poiché, un attimo dopo, quando lui era ormai fuori dalla sua bocca, i denti le si richiusero di colpo sbattendo violentemente uno contro l’altro. “ Ei, vacca, non vorrai mica invalidare il mio amico …? ”, le chiese, Marcos, che aveva osservato da vicino ciò che era successo durante l’amplesso del trio; esibizione che aveva eccitato molto anche gli altri soci presenti, guardoni soprattutto perché indotti dalla segregazione che aveva imposto Sonny. “ Sei un infame, Marcos! ”, lo insultò Tara, fra un gemito sofferente e l’altro. Il male iniziale che le aveva cagionato Peeter, si era attenuato lievemente, nonostante lui continuasse a penetrarla in modo animalesco. In certi momenti aveva anche avvertito attimi di piacere, il sorgere di brevi formicolii sessuali che attenuavano l’apice del dolore rendendolo sopportabile. Ad ogni colpo di bacino, Peeter lanciava un – op, op --, cadenzato, proprio come faceva quando andava a cavallo nel maneggio accanto il club.“ Su, puledra, segui il ritmo, vai a tempo con me se vuoi godere con gioia ”, la esortò Wladison, aumentando la velocità degli inserimenti nella carne di Tara. “ E’ una vacca, non una cavalla, socio. La devi cavalcare con più forza, se vuoi soddisfarla: le vacche sono meno sensibili delle puledre; infatti vengono montate dai tori particolarmente possenti e bene dotati ”, suggerì Marcos, sempre più arrapato.
“ Basta, basta, vi prego …! Non ne posso più di sopportare questo mostro dentro la mia pancia ”, si lamentò Tara, per l’ennesima volta. “ Ma certo, amore mio. Come vuoi tu, ma prima, devi dire che hai acconsentito volontariamente ad essere scopata da noi tutti. Questo per evitare che tu ci accusi, una volta che ti lasceremo andare. Faremo soltanto una piccola registrazione con i nostri telefonini, ok? ”. “ Io non ho intenzione di denunciarti, Marcos. Smetterò solo di frequentarti ”, confessò Tara, sinceramente. “ Ti credo, piccola, ma loro comunque vogliono essere certi che, un tuo ripensamento, un domani, non li metta in pericolo, soprattutto giudiziario ”, l’informò il suo primo seviziatore. “ Va bene, farò quello che vuoi ”, rispose Tara, con una vena di tristezza nella voce. Quel ragazzo, le aveva dato gioie indescrivibili, sessualmente, ma anche dal lato emotivo, oltre ad aver suscitato in lei speranze di maternità che l’avevano aiutata a uscire dal tunnel della malattia mentale. “ Bene, allora, mentre appaghi gli amici con la bocca e con il dietro, ad un mio cenno, ti liberi momentaneamente di Jimmi e urli: “ voglio essere violentata …! ”. Facciamo una prova. Abbocca l’augello del nostro amico e pompalo come lui ti ha richiesto, poi quando senti schioccare le mie dita, ti fermi e dici quello che abbiamo stabilito. E voi datevi da fare, uomini! ”, li stimolò, preparandosi a sua volta con la mano in alto, con pollice e medio pronti a schioccare. ”Al rumore fatto dalle dita di Marcos Tara si fermò e cercò di dire la frase che gli aveva suggerito lui senza avere la capacità di alzare il tono della voce tanto che ne uscì un farfuglio così inudibile da innervosire terribilmente Marcos. “ Ti stai prendendo gioco di me, baldracca …? ”, intervenne lui, nuovamente. “ No, credimi, ma ho le labbra e la lingua stanche …! Devi concedermi qualche attimo di ripresa, appena smetto di succhiare Jimmi ”, si lamentò lei, visibilmente stremata.“ Proviamo nuovamente, allora. Per il momento, lascia stare Jimmi. Al mio tre dici la frase che ti ho insegnato. Uno due tre! ”, esclamò, un attimo dopo, seguito subito dalla voce di Tara che urlò a piena voce: “ Violentatemi senza pietà …! ”, gridò, il più forte possibile, ovviamente, nel modo che la bocca martoriata le concesse. Soddisfatto dell’esito finale, Marcos sollecitò Jimmi a darsi da fare rapidamente poiché, l’eccitazione che l’aveva di nuovo sorpreso, non gli permetteva una lunga attesa. Quando Jmmi svuotò il seme sul viso e le labbra di Tara, lui lo sostituì subito senza darle la possibilità di detergere il liquido appiccicaticcio che le impediva di aprire bene gli occhi, costringendola anche a deglutire le prime gocce che Jimmi aveva lasciato nella sua gola. Quella pratica sessuale, un tempo molto gradita da lui, ma specialmente da lei, poiché pensava che il liquido seminale riversato nel suo corpo da Marcos, mischiandosi ai suoi succhi gastrici, avrebbe poi contribuito a renderla più pronta a fecondare gli spermatozoi che finalmente le avrebbero consentito di procreare un figlio, ora le creava un senso di fastidio, quasi di nausea, un disgusto che le impediva di inghiottire, e che non vista, lasciava defluire dall’angolo delle labbra insieme alla saliva e al sangue prodotto dai tagli negli angoli della bocca, tagliata dalla forzata intrusione che Peeter, dopo averla stuprata, le aveva prodotto imboccandola con esagerata violenza.
L’attimo di pausa concessale da Marcos, coinciso con il piacere liquido versato da Peeter nel suo retto, e che in un altro frangente forse avrebbe gustato, lasciò a Tara un momento di serenità. Quando poi anche Peeter la libero del suo ingombro, le parve di rivivere, e che tutto fosse stato soltanto un brutto sogno. Esausta s’era lasciata cadere sul fianco senza badare alla posizione che aveva involontariamente assunto. Le gambe divaricate, esponevano il suo ventre libero da ogni velo, ancora fremente, solcato da un rigagnolo intenso di umore rosato che attraverso i glutei le scendeva copioso fino a terminare sul tappeto verde del Biliardo. “ Stronza, guarda cos’hai fatto al tappeto …! ”, la redarguì Marcos mostrandole una volta in più quanta perfidia regnava nel suo animo. A differenza di lui, gli altri soci, nell’osservare quella scena, si erano ringalluzziti tanto da circondare Tara, sollevarla, imbrigliarla con la corda usata prima e, dopo averla rimessa sopra il biliardo, posizionata alla pecorina, a montarla secondo le preferenze di ognuno di loro, stratto-nando le corde del morso che le avevano messo alla bocca devastandole ancora di più gli angoli delle labbra già così tanto deturpati. Un quadretto che aveva ridestato gli istinti sadici di Marcos rimasti sopiti fino a quel momento. Sollecitato da un istinto irrefrenabile dopo aver preso il vaso con il cactus nano dalla mensola delle piante di erba grassa, la posizionò sul biliardo in direzione del seno di Tara, e poi si mise a sedere di fronte attendendo che le braccia di lei cedessero a una spinta più forte delle altre, ricevuta da uno degli uomini che la stava trapanando da dietro, così da franare con i capezzoli sulla miriade di aculei di cui era fornita la piantina esotica. Evento che accadde quando Eston, dopo aver svuotato il suo piacere sulla schiena di Tara, deposito di molto altro liquido seminale, la spinse premendo sui suoi glutei esclamando: “ Vai a lavarti, troia, che fai schifo …! ”, facendola franare su centinaia di aculei che si conficcarono come aghi impazziti sia sul seno che sul petto di Tara. L’urlo fu terribile, tanto forte da spaventare persino i soci che si allontanarono da lei come se avesse la peste; eventualità sfruttata rapidamente da Tara che si buttò giù dal biliardo e fuggì verso l’ufficio laterale, raggiunto il quale si chiuse dentro a chiave e, indossata una leggera giacca a vento, si allontanò per i prati dall’uscita di sicurezza nel buio della notte.
“ Non c’è nulla da temere, amici. Avete tutti memorizzato con il telefonino quando quella troia ci invocava di sbatterla, anzi addirittura di violentarla, no? ”, Ricordò Marcos rivolto soprattutto a Jimmi Eston e Rodolfo Como, i quali sembravano i più impauriti e preoccupati. ” In fondo, vale molto di più la nostra parola che quella solitaria di una squilibrata con un precedente ricovero in clinica psichiatrica … ”, li tranquillizzò Marcos. “ Comunque, se sarà necessario far sentire a chi di dovere la registrazione, deve sembrare occasionale, e cioè, che soltanto uno di noi la possiede ”, precisò Marcos, onde evitare di far capire che erano tutti d’accordo.
Sonny Pirsey, che fino a quel momento aveva guardato la proiezione del filmato dal suo video, collegato alla stanza rosa, dalla sua postazione riservata e protetta, al primo piano superiore del caseggiato, si era anche impegnato a registrare le reazioni vocali e visive delle mogli dei soci, una delle quali, Ines Garcia, la giovane moglie di Marcos Cabarro, insinuava che Tara si era meritata la fine che aveva fatto, visto che lei per prima li aveva eccitati. “ Mio marito è un uomo, e da tale si è comportato, con una puttana che gliela offriva gratis! ”, esclamò con arroganza, rivolgendosi alla telecamera montata sopra il televisore. Le altre donne si erano limitate a sorridere ironiche e ammiccare verso Ines con lo sguardo che in genere si concede alle galline vestite da donna. ”Ora sono stanca di guardare questa porcata Sonny. Voglio parlare con mio marito e andarmene subito da qui ”, lo minacciò, Ines, puntando il dito indice in segno di monito. “ Come tu desideri, Ines. Avvicinati alla porta. Mando subito un inserviente a prenderti e scortarti da tuo marito ”, la tranquillizzò, Sonny. “ A voi, gentili signore che rimarrete qui, vi anticipo che il filmato seguente sarà altrettanto interessante, e forse, anche più del primo ”. Dopo qualche attimo la porta della stanza rosa si aprì e apparve il lottatore di sumo. “ La signora Cabarro ? ”, chiese ad Ines, che nel mentre gli era andata incontro piuttosto infastidita. “ Certo! ”, assentì, come se fosse una cosa di una logicità unica. Ines riteneva che le altre donne fossero piuttosto attempate, rispetto a lei.
“ Allora mi segua, madama …! ”, le disse beffardo, addossandosi allo stipite della porta, così da costringerla a strofinarsi su lui per uscire dalla stanza, dopo di che, il lottatore si chiuse la porta alle spalle dando un giro di chiave. “ Perché ci ha chiuse dentro? ”, si chiese Magda a voce alta, in modo che la sentissero le altre, chiaramente turbate per essere all’oscuro sulle intenzioni del presidente, e nello stesso tempo, ansiose di vedere il nuovo filmato promesso da Sonny. Intanto nel salone del biliardo, gli uomini erano tutti svogliatamente rilassati, chi sull’ampio divano nei pressi del bancone del bar e chi sugli alti sgabelli tutt’intorno al tavolo del biliardo, attendendo che Sonny facesse sapere loro quali erano le conclusioni di tutta quella vicenda. “ Fra poco, cari soci, riceverete la visita di una signora per bene, illibata nei confronti di un quinto di voi sei, che io affido alle vostre cure, certo che saprete farle apprezzare le vostre perversioni sessuali, di cui andate fieri. Consideratevi liberi di partecipare o meno alle delizie che otterrete o concederete alla signora citata. Non obbligo nessuno, io …! Soltanto un particolare ringraziamento a chi dona alla gentile protagonista attimi di esperienza sado-masochistica non comune, momenti sessuali d’intensità così energica che non scorderà mai più. Inoltre, a chi parteciperà con ardore e vero impegno, ma soprattutto con totale determinazione, concederò la non menzione nella denuncia che potrei presentare, a tempo debito, all’autorità giudiziaria competente ”, termino, Sonny. “ E chi è questa donna, capo, si può sapere? ”, domandò Nat Bird, incuriosito. “ Lo scoprirete fra un momento ”, concluse Pirsey. “ Secondo me, è una prostituta che si scopa lui. Sua moglie, forse, non gliela dava più e lui si svaga con le puttane! ”, intervenne Marcos, bisbigliando per non farsi sentire da Sonny. “ Tu hai proprio indovinato Marcos. E’ una baldracca che ha compiuto appena diciannove anni l’altra settimana, ma sono certo che non disdegnerà sentire un manico di stecca da biliardo infilato nell’ano, oppure venire imbrigliata come una cavalla, come sai fare bene tu. A proposito, il cactus è morto, ma l’ho sostituito con un agoraio zeppo di spilli che ho lasciato sul ripiano della mensola dove prima c’era la piantina che hai ammazzato. Buon divertimento caro”, concluse proprio mentre Ines faceva il suo ingresso nella sala biliardo.
Nel vederla, il viso di Marcos divenne giallo, come se tutta la bile gli si fosse incuneata sotto la pelle. “ Tu torna da dove sei venuta …!” le ordinò, strattonandola per trascinarla fino alla porta d’ingresso, che tentò inutilmente di aprire. “ Marcos, mi fai male …, lasciami! ”, esclamò Ines, divincolandosi dalla stretta della mano di lui, fin quando suo marito non lasciò la presa. “ Sonny, sei morto se succede qualcosa a mia moglie. Sai bene chi è suo padre: ti scoverebbe ovunque e ti spellerebbe vivo. Ti torturerebbe fino a farti maledire il giorno in cui sei nato ”. “ Dici Marcos? . Beh, raccontalo ai tuoi compagni di merende e vedi cosa ne pensano loro; se preferiscono andar in galera subito o rischiare le ire del padre di tua moglie. In fondo, saranno loro a sollazzarsi con la tua bella mogliettina, mica io. La mia unica colpa sarà quella di avere filmato le vostre infide sevizie, nulla di più, credimi ”, lo schernì Sonny, prima di chiudere il sonoro della sua postazione con la sala Biliardo. “ Non vi azzardate nemmeno a sfiorarla …! Giuro che ammazzerò chiunque le si avvicini! ”, minacciò, Marcos, brandendo una bottiglia di Martini trovata sul mobile bar. E per fare capire che non scherzava affatto, urtò con violenza la bottiglia sull’angolo del biliardo ottenendo un’arma micidiale, con tante punte taglienti. “ Marcos, capisci che se non si fa quello che dice Sonny, per noi è finita, vero? ”, lo riprese Nat. “ E nessuno vuole passare una ventina di anni in carcere, come minimo ”, continuò, Adam “ E nemmeno tu, immagino? ”, finì Rod. “ Forse non lo sai, Marcos, ma qui negli Stati Uniti, i reati di cui ci siamo resi responsabili vengono puniti molto severamente ”, intervenne Peeter Wladison. “ Non m’ importa niente …! Io domani torno al mio paese con il primo volo di linea: me ne sbatto delle leggi di qui e di Sonny ”, ribatte subito Marcos, sventolando per l’ennesima volta l’arma che si era procurato.
“ Già, così tu risolvi il tuo problema: e noi …? Cosa facciamo noi che non possiamo fuggire, visto che siamo cittadini Americani? ”, gli domandò Jimmi Eston. “ Sono affari vostri: non mi riguarda assolutamente come ve la sbrigherete ”, rispose lui, con un sorrisino ironico stampato sul volto. Il viso di Ines, arrogante ed infuriato quando era entrata nel salone, aveva cambiato espressione man mano che sentiva il discorso animato fra i soci e suo marito. Iniziava a capire chiaramente i rischi che stava correndo. Gli uomini che si erano prestati a seviziare la moglie di Sonny, erano determinati a ripetere l’esperienza con lei, istigati, costretti a ubbidire alle imposizioni fatte loro da Sonny, al fine di vendicare la moglie; e nemmeno Marcos avrebbe potuto fermarli. “ Andiamo subito via di qui, Marcos …! ”, le suggerì, Ines, piuttosto spaventata. “ Non è possibile, mia cara, se non do l’ordine io ”, intervenne Sonny, dalla sua postazione. “ Tutte le uscite sono ben chiuse dall’esterno e sorvegliate dai miei uomini” “ Lasciami andare, capo, ti scongiuro. Domani chiamo mio padre, gli racconto tutto quello che è accaduto, e sarà lui a sistemare le cose con mio marito e i suoi accoliti, vedrai ”. “ Non posso esaudirti, Ines. L’avrei fatto se tu non avessi considerato la mia Tara una baldracca, meritevole di ciò che le hanno fatto. Io desidero proprio vedere come si comporta una che non si ritiene una puttana, quando deve sottostare alle insane voglie di sadici e pervertiti animali, o meglio, sei belve travestite da umani”, rettificò. Per te forse saranno solo cinque, visto che non credo tuo marito voglia partecipare al banchetto ”, rispose Sonny con voce tremula e piuttosto fioca, non più certo di voler sottoporre quella ragazzina ad una prova tanto tremenda. “ Ascolta, Sonny. Lasciami venire lì da te. Esaudirò ogni tuo desiderio sessuale, anche quello più squallido o disgustoso. Ti farò ed io mi lascerò fare tutto ciò che vuoi, così avrai la tua vendetta e Marcos sarà costretto a tacere. Il fatto che gli altri saranno a conoscenza del rapporto che ho avuto con te, sarà per lui la più brutta delle punizioni … ”, lo sollecitò Ines. “ Ti scongiuro, rispondi Sonny, non lasciarmi nelle loro mani …! ”, lo supplicò ancora, anche perché, lui, aveva taciuto pensieroso. “ Non posso farlo. Io amo mia moglie …! ”, rispose con un filo di voce, prima di chiudere il fono e passare l’audio nella stanza rosa, dove le donne avevano assistito anche a ciò che era accaduto nella sala del biliardo e ascoltato il dialogo avvenuto tra Sonny ed Ines.
“ Questi, sono i vostri mariti, signore …! ”,si lamentò brevemente, senza aggiungere altre parole, Pirsey. “ Non farlo, Sonny. Risparmia quella povera ragazza. Piuttosto, punisci Marcos. Tagliagli metà di quella cosa che ha fra le gambe, di cui lui va tanto fiero ”, lo scongiurò Sofia. “ Certo, io potrei anche farlo. Ma ora sono i vostri mariti a decidere per me. Se loro la risparmiano, ne sarò felice. Dimostreranno di non essere solo delle belve, e ciò che hanno fatto a Tara non si ripeterà mai più ”. All’improvviso, uno strano trambusto attirò l’attenzione di tutti. Nella sala da biliardo qualcuno, forse Rod, aveva sorpreso Marcos con un violento colpo sul capo, inferto col manico di una stecca, lasciandolo tramortito sul pavimento. “ Dai, su, presto, trovate una corda. E’ bene legarlo, prima che rinvenga ”, suggerì Adam, che si era portato su Marcos, per tenergli le braccia dietro la schiena. “ Usa questo ”, gli suggerì Wladison passandogli un grosso cavo elettrico utile come prolunga per il microfono della sala riunioni. Dopo averlo sollevato di peso e seduto su di una sedia, accanto al mobile bar, Eston e Como presero a legarlo come un salame, avvolgendogli il cavo anche intorno alle caviglie. “ Così non potrà più nuocere … ! ”, affermarono alla fine i due che l’avevano legato.
Ines, addossata alla parete accanto alla porta d’uscita, sembrava essere diventata una statua di cera. I suoi occhi esprimevano puro terrore. “ Non temere, bambina: con te useremo la massima gentilezza, saremo dolci e sensibili. D’altronde, il sadico della congrega, è il tuo Marcos, che ora è nel mondo dei sogni …! ”, la consolò Nat, mentre con una mano aveva incominciato a palparle un seno. “ Se tu te ne starai lì buona, e ci lascerai fare, ti promettiamo che non subirai altro che immenso piacere ”, continuò, scendendo a palparle il ventre, appena brevemente coperto dalla minigonna stratosferica che aveva indossato quella sera. “ Vieni, mettiamoci comodi sul divano che c’è di fronte al bar ”, le propose subito dopo tirandola a se senza che lei opponesse alcuna resistenza. “ Posso accomodarmi anch’io, domandò Gootman, quando già aveva preso posto sul lato sinistro del divano, a stretto contatto con il femore di Ines, non più difeso dalla corta stoffa della minigonna. “ Si ”, accennò con un filo di voce, Ines, stupendosi lei stessa di essere riuscita a pronunciare quel monosillabo. La bellezza creola, di Ines, faceva persino perdere il fiato a tutti gli uomini che ormai si erano avvicinati a lei per osservarla, capire quando e dove sarebbe stato opportuno accarezzarla, baciarla e adattarsi alla o nella sua carne morbida e profumata, un fiore appena sbocciato e in possesso di fragranze afrodisiache irresistibili. Ognuno di loro, cercava di suscitare un interesse particolare nella donna, con la speranza di conquistarla, e poi proteggerla, magari, dagli altri lupi famelici, in modo d’averla così in esclusiva. E lei aveva capito chiaramente che quella era la ragione per cui non gli erano ancora saltati addosso, l’indecisione che aveva al momento fermato l’orda di affamati pretendenti. Doveva stare al gioco se voleva sperare ancora di salvarsi, o al limite, subire la violenza di uno solo di loro. Così, iniziò a sorridere a certe volgari battutine e fermare la mano di chi, più intraprendente degli altri le palpava il corpo senza un po’ di rispetto. “ Ehi, non essere troppo invadente, tu. Non ti ho ancora scelto come mio preferito … Adam ”, l’aveva bloccato, stringendo le cosce per impedirgli di raggiungere il centro dell’intimo piacere. “ Quello che s’intravede è pelo nero o la mutandina Ines? ”, le chiese, sempre Gootman, impossibilitato a vedere con precisione, dal lato in cui si era accomodato, precedendo gli altri che invece, dagli sgabelli di fronte alla ragazza, non avevano certo alcun bisogno di immaginare nulla.
“ E’ un tanga, ovviamente. Non esco senza intimo, quando indosso la minigonna; a meno che lui, Marcos, non mi obblighi a farlo …”, ammise, arrossendo, e nel contempo rammaricata per avere rivelato un particolare che avrebbe potuto scatenare l’eccitazione del gruppo.“ In quali occasioni tuo marito ti chiede di non metterle, Ines? ”, chiese Peeter turbato dalla spontanea ammissione fatta dalla donna, inerme di fronte a lui, e che le ispirava fantasie sessuali inimmaginabili quanto inconfessabili. “ Sovente, quando andiamo a cena in un ristorante famoso di Miami. Lì, le donne, sono obbligate a cenare senza indossare l’intimo. Durante la cena una casuale estrazione a sorte indica chi di loro viene controllata sotto il vestito, e se verrà trovato un qualsiasi indumento non consentito, costretta a pagare venti bottiglie dello champagne più caro, poi consumato da tutti i clienti presenti quella sera ”, spiegò Ines, sorprendentemente eccitata dai ricordi. “ Una usanza che arrapa molto gli uomini presenti, ma specialmente i mariti quando vedono la propria moglie spogliarsi pubblicamente per mostrare a tutti di essere priva di slip e reggiseno. “ A te è successo d’essere estratta? ”, s’informò, Jimmi. “ Certo: diverse volte, molto più delle altre ”, ammise Ines orgogliosa di essere stata preferita. “ E in quale altra occasione ti voleva priva dell’intimo, il tuo “caro” maritino?”, Le chiese Rod, sarcastico nel pronunciare quell’aggettivo. “ Quando mi porta al cinema. Esige che mi segga senza lasciare nulla all’immaginazione di chi si è seduto accanto ”, confermò, più distesa, senza arrossire, quasi come se stesse facendo delle confidenze a delle sue care amiche. “ Non dirmi che in quelle occasioni ti lasci anche toccare qui? ”, le chiese Gootman, dopo averle posato una mano sul pube. Il primo impulso di Ines fu quello di toglierla e coprire la parte che si era evidenziata molto di più di quanto lei desiderasse, ma non fece nulla poiché, una strana sensazione di benessere ostacolava ogni comando che il suo cervello lanciava alle braccia. A farla riemergere da quel momento di estasi cosciente, la voce acerba di Marcos, il quale si era appena risvegliato dal sonno obbligato che gli aveva procurato il manico della stecca da biliardo.
“ Che cosa stai facendo, Puta!? Alzati subito e vieni a slegarmi. Poi farò i conti anche con te! ”, la minacciò, con lo sguardo pieno di odio. “ E perché mai dovrebbe venire a slegarti, quando qui tra noi, si trova a suo agio? ”, lo incalzò Adam Gootman. “ Le sto tenendo la passera al caldo, e a lei, la cosa non dispiace affatto; credimi, Ragazzo ”, continuò, Adam, aumentando la stretta, quasi come se temesse di sentire il sesso di Ines sgusciargli dalle mani. Il ridestarsi di Marcos, aveva congelato istantaneamente l’ardore che l’aveva colta mentre si raccontava a quegli uomini, che quasi non temeva più, sapeva d’avere conquistato, e ai quali probabilmente si sarebbe anche concessa con piacere, senza subire le violenze riservate alla Moglie di Sonny. D’altra parte, il sadico del gruppo, aveva constatato dal filmato, era suo marito. “ Muoviti, vieni a slegarmi, ti ho detto, troia …! ”, la sollecitò, con ancora più durezza ed astio nella voce. “ Non usare quel tono con me, idiota! ”, lo tacitò Ines. “ Sei stato tu a causare questa situazione, se bene ricordi, con le tue azioni da porco e sadico criminale. Ora è giusto che ne paghi le conseguenze ”, rispose Ines, abbracciando subito Adam sensualmente, mettendogli la lingua in bocca e girandosi poi in modo che suo marito non si perdesse nemmeno un attimo di quella congiunzione. Visione che innervosì a tal punto Marcos che incominciò a imprecare contro tutti i presenti, ma soprattutto contro Ines. “ Quando ti metterò la mani addosso, figlia di Puta, ti farò pentire amaramente di quello che stai facendo. E non ci sarà nessuno a salvarti. Poi ti strapperò quella lingua di cagna che hai messo in bocca a quello sporco ebreo …!”. “ Come sei cattivo, ragazzo. Eppure non eri così apprensivo nei confronti di Tara, quando c’era lei al posto di tua moglie! ”, lo riprese Peeter mentre si versava l’ennesimo Bourbon. “ Dopo quello che hai fatto a Tara, Marcos, non hai più il diritto di dirmi quello che posso o non posso fare. Ho deciso che mi darò a loro, uno alla volta, o anche a tutti insieme, se lo vorranno, davanti a te in modo che tu ti renda conto della sofferenza che hai causato a Sonny, ma soprattutto a Tara; ed anche a me. Poi, se Sonny me lo concederà, uscirò da qui, andrò a telefonare a mio padre per farti dare da lui la giusta punizione che meriti. Nemmeno se andrai a nasconderti in una caverna in cima al monte Everest, ti salverai dalla sua ira ”, lo minacciò, con la massima rabbia nel petto.
“ Hai ancora i dadi, Adam? ”, le chiese Ines, voltando le spalle a suo marito. “ Si, certo, tesoro. Non li lascio mai, quando esco di casa … ”, confermò Gootman, estraendo dal taschino del suo camiciotto, un piccolo sacchetto contenente due mini dadi neri con i numeri punzonati in rosso. “ Lanciali, allora, sul biliardo ”, lo incitò Ines, sorridendo maliziosamente. “ Tutt’e due? ”, chiese Adam, perplesso. “ Sì, perché voglio fare un giochino molto intrigante, prima di iniziare le danze. Chi prende il numero più alto, avrà la possibilità di togliermi il capo di abbigliamento che più gli piace, e tenerselo in mio ricordo; poi quando resterò completamente nuda, rilancerete i dadi per stabilire chi di voi avrà il diritto di possedermi per primo ”, suggerì Ines, sbirciando di sottecchi il marito, così roso dalla rabbia che pareva dovessero esplodergli le vene da un momento all’altro. “ Ben detto, pupa. Io ci sto! ”, esclamò Rod, a cui fecero coro gli altri. Il punto più alto lo estrasse proprio Adam Gootman, che subito si avvicinò ad Ines, la quale, nel mentre, si era avvicinata al biliardo in attesa di vedere quale fortunato avrebbe iniziato a spogliarla. “ Voglio la camicetta ”, esordì l’ebreo, attratto da sempre dalle tette di lei. “ Allora, datti da fare … ”, lo stuzzicò procace Ines offrendosi alle mani di Adam, che incominciò a sbottonarle la camicetta velocemente fino a lasciarla col reggiseno di colore fucsia, appena sufficiente a coprire una piccola parte del turgido e abbondante seno che la natura le aveva donato. Il secondo lancio dei dadi lo vinse Rod Como che, seguendo la prassi logica iniziata dal socio, si accontentò di toglierle la minigonna, senza la quale, Ines, mostrava la magnificenza delle sue cosce, e dei suoi glutei, tipici delle sudamericane, ben scolpiti da sembrare fatti di marmo; il tutto appena velato da un tanga ridottissimo, che non tratteneva al suo interno nemmeno tutti i riccioli neri del suo monte di venere, palpitante come il suo cuore. E’ risaputo che le creole sono giudicate tra le donne più belle al mondo. Ines, in un concorso di bellezza, avrebbe di certo vinto la corona da reginetta. La sua pelle ambrata aveva del favoloso, neppure un’imperfezione capillare. “ E’ giunto il mio momento ragazzi ”, proclamò, felice, Nat Bird, il quale, senza alcun ripensamento, si chinò davanti a lei e iniziò a levarle lo slip, con una flemma che, quando ebbe finito, quasi non riusciva a risollevarsi da solo; indumento che poi fece sparire velocemente nella tasca sinistra dei pantaloni, proprio come se volesse metterli a contatto con il suo sesso, coperto ma ben teso al di là della patta. A Jimmi Eston toccò l’ultimo pezzo che copriva ancora il favoloso petto di Ines, il reggiseno. “ Io, cosa ti tolgo, visto che non ti copre più nulla? Ti strapperò tutti i peli, ad uno ad uno …? ”, ironizzò, agguantando con la mano un bel ciuffo nero dal suo pube.
“ Ora dovete di nuovo tirare i dadi per decidere chi, di voi, sarà il primo a prendermi …”, Suggerì Ines, in fase di eccitazione molto avanzata. La moltitudine di mani che avvertiva addosso non le lasciavano dubbi sulla scelta autonoma che aveva fatto quell’orda di affamati sessuali, che, con vero impeto, la palpavano introducendole mani e dita in ogni anfratto disponibile del suo corpo. Poco dopo infatti si sentì sollevare e posare sul tappeto verde del biliardo dove altre mani lingue e sessi iniziarono a lievitare, sbavare o afferrare tutti gli spazi, non ancora impegnati, della calda epidermide di lei, sul punto di liquefarsi irrimediabilmente per le sensazioni che, ogni uomo del gruppo, le donava, risvegliando i suoi torbidi ardori adolescenziali, quando sognava, bramava di venire assalita da stupratori non eccessivamente violenti, comunque ben dotati, magari come il maschio che si era adagiato su di lei proprio in quel momento, il cui sesso, aderiva al suo femore della gamba destra, iniziando dall’inguine fino a scendere al limite della rotula del ginocchio. Un maschio di tale fatta, certo, anche se in quel momento l’aveva assalita un lecito timore, visto che Marcos, benché avesse un discreto virgulto, non l’aveva certo aperta tanto da poter sopportare senza provare qualche disagio, un bolide sessuale come quello che aveva scoperto appartenesse al marito di Magda, e che ora, il suo egoismo sessuale, desiderava, pretendeva di sentirlo dentro di se, nonostante la sua misura mostruosa.
“ Prendimi, Peeter, prendimi …! ”, gli chiese divaricando le gambe senza ritegno, ormai sull’onda della perversione più incontenibile, schiava del piacere che la faceva essere sempre più sfrontata ed esigente, più vicina a raggiungere spazzi infiniti, universi che sperava contenessero il paradiso sempre cercato. In quel salone non esisteva più la realtà per Ines. L’erezione maestosa di Peeter, si era fatta strada faticosamente nel voglioso antro di Ines, inabile a lasciarsi trafiggere da quella mirabile abbondanza. Nonostante tutto, il dolore non aveva avuto la meglio sul desiderio di lei. Il piacere, attenuato lievemente dal dolore, seguitava ad esigere spinte sempre più possenti, alle quali lei andava incontro con determinazione assoluta in attesa di raggiungere il godimento che, ora più di sempre, aveva capito che esisteva. Un piacere mai avvertito con Marcos, anche se per merito suo aveva gustato piaceri diversi al buio di una sala cinematografica dove proiettavano i film a luci rosse e sovente lui le permetteva di lasciarsi toccare le parti intime da sconosciuti, e dove suo marito si eccitava a tal punto da costringerla a soddisfarlo nelle toilette dei cinema in cui si trovavano, senza curarsi se anche lei avesse raggiunto l’orgasmo. I bellissimi ricordi uniti alla sublime posizione in cui si trovava, la stavano travolgendo sprofondandola in un marasma di piaceri, che sommati, divennero così intensi da lanciarla fuori dalla ragione, in un luogo che per la prima volta in vita sua, aveva raggiunto e, sicuramente, non avrebbe più abbandonato.
“ Si …, si … si …! ”, esclamò improvvisamente Ines, iniziando il suo piacevole lamento sottovoce per poi esplodere, con le medesime affermazioni, in tonalità sempre maggiore, il cui termine si risolse con un urlo interminabile, esaltato dall’orgasmo più lungo e interminabile che lei avesse mai raggiunto. “ Ti è piaciuto, bambola? ”, le domandò Peeter, rallentando la pressione del suo sesso in quello di lei. “ Tantissimo! Ma tu non hai goduto, caro …”. “ Non ancora. Voglio gustarti gradatamente, a poco a poco, senza procurarti altro dolore ”, la rassicurò lui sussurrandole in un orecchio. “ A dire il vero ho sofferto un poco, ma poi ben ripagato dal piacere ”, ammise Ines con un’espressione beata sul viso. “ E ti avrei gustato di più se non mi avessi quasi soffocata col tuo peso massimo … ”, lo canzonò Ines, sorridendo. Senza attesa, Peeter si rigirò su se stesso senza mai staccarsi da lei che si ritrovò con i glutei in alto, liberi alla vista ed all’uso dei partecipanti al banchetto sessuale, al momento, favorevole esclusivamente al mostruoso pitone che ancora la stava dilatando con meno di metà dell’attrezzo che possedeva, e che intimorì terribilmente Ines quando, dalla nuova posizione, si accorse qual era l’intera misura del membro posseduto dallo stallone umano. Istintivamente Ines tentò di sollevare il bacino, di abbandonare lo scampolo che pulsava animosamente dentro il suo antro, già sazio della parziale misura ricevuta dentro di se e per nulla curiosa di sperimentare l’indigestione che sarebbe sicuramente sopraggiunta se Peeter avesse deciso di immergersi nel suo paradiso per l’eternità. Però non le fu più possibile poiché, Nat, si era appoggiato al suo dietro e già spingeva il suo membro fra le natiche di Ines con tanta forza da guadagnarsi l’interno del suo ano con estrema facilità, causandole un dolore marginale subito scemato dal sorgere di un intenso piacere proveniente dalla vagina, nuovamente ingorda e intenzionata ad ospitare altre porzioni del pitone che già stava prendendo le misure dell’antro che lo aveva appena assaggiato. Inizialmente, il pene di Nat, non aveva influito molto a mutare il senso di pienezza avvertito da Ines, fino a quando l’uomo che s’era inserito in lei contro natura non cominciò a premere e ondeggiare in lei con maggiore forza e insistenza, intenzionato a farla urlare anche lui di vero piacere, slabbrare quell’antro, semi vergine, che prima di allora, aveva sfaldato esclusivamente Marcos, il quale, dopo due tentativi assai dolorosi, aveva optato per la via naturale, anche se si era ripromesso di tentare ancora in futuro con palliativi oleosi. “ Oddio, Nat! Così mi laceri tutta … ” , si lamentò Ines, voltandosi verso di lui, mostrando il volto molto sofferente, non più abbellito dal piacere. “ Fermati un attimo, ti scongiuro …! Lasciami abituare alla tua presenza, poi, vedrai, andrà meglio anche per te ”, lo consiglio lei, supplichevole. “ Ok, ragazza. Ma non sperare che io mi tolga, dal tuo bel melone. Gli altri attendono soltanto questo per sostituirmi ”, rispose Nat, ansimando, quasi vicino al godimento quando lei l’aveva pregato di fermarsi.
“ Continua pure con tranquillità, Nat, e se la trovi troppo stretta, affidala a me. Io ho un metodo favoloso per allargare le donne fra le cosce, credimi … ”, intervenne la voce di Marcos, decisa e minacciosa, anche se lui aveva tentato di addolcirla per apparire calmo e accondiscendente. Ines s’era liberata contemporaneamente dei due ingombri che la serravano come se fosse stata fra le ganasce di una morsa. La paura, improvvisamente le aveva raggelato il sangue. Marcos, non si sa come, era riuscito a slegarsi ed era lì poco lontano dal biliardo, con un’arma in mano, una colt 45 che mostrava puntandola verso sua moglie, ghignando in modo da vero crotalo. “ E brava la mia bella mogliettina! Ho capito troppo tardi che invece della moglie avresti dovuto aprire un casino, un moderno bordello, un esclusivo locale per cornuti contenti come oggi sono i miei cari ex soci. Tu ancora non lo sai, ma questi bifolchi, sono tutti quanti cornificati dalle proprie consorti. Già, e vuoi sapere con chi …? Proprio con me. Me le sono passate tutte sai, e poi le ho prestate anche agli amici. Peeter, vuoi sapere cosa mi diceva Magda, di te, mentre mi deliziava con la sua calda bocca? Che il tuo unico pregio, è quello di averlo lungo e grosso come quello di un mulo, ma che non sai usarlo, non vali niente nel fare sesso, e se non ti lascia e solo perché la mantieni bene e le fai fare una bella vita. Jimmi, ricordi chi è stato a presentarti Jessica? Sì, proprio io. Era stanca di fare marchette a cinquanta dollari a botta. Desiderava trovare un allocco pieno di soldi che la mantenesse, ed io ho pensato a te. Cosa ci ho guadagnato? La fottevo quando mi andava e poi la scambiavo con i mariti o i fidanzati di donne che mi piacevano e che volevo portarmi a letto. E in certe occasioni la donavo per sigillare un contratto conveniente o ingraziarmi un concorrente nel mio campo. Ricordi quando ti diceva che sarebbe andata a trovare sua madre perché la vecchia non stava bene? Balle, veniva da me. A proposito, sua madre, è morta dieci anni fa in un ospizio della California, sola come un cane randagio poiché lei non andava mai a trovarla. Quella che hai conosciuto tu, e che lei spacciava per madre, era una vecchia megera, ormai troppo anziana per fare ancora la professione, mantenuta da Jessica che con i tuoi soldi le aveva comprato una casa, lontano, per non che qualche vecchio cliente la riconoscesse e smascherasse il loro intrigo”.
Nel salone, quando taceva Marcos, si sentiva soltanto il motore del frigorifero avviare la ventola di raffreddamento. Adam Gootman, guardava Rod Como che lo ricambiava con lo sguardo come se volessero chiedersi a chi dei due Marcos avrebbe dedicato il prossimo sputtanamento, cosa che avvenne pochi attimi dopo. “ Adam, sapevi di avere sposato una che potrebbe anche essere arrestata per pedofilia ? Che se la fa con ragazzi minorenni? Più sono giovani e più le piacciono. Non ricordo nemmeno più quanti gliene ho procurati io e fatti incontrare in posti sicuri, perché lei temeva di farsi sorprendere dalla polizia ed essere arrestata. Il più giovane, penso non avesse nemmeno tredici anni. La cosa che m’inviperiva più d’ogni altra cosa, era che donava loro pochi spiccioli. Non sai quante volte sono intervenuto io, con centinaia di dollari per tacitarli, e evitare una loro eventuale vendetta ”, terminò, beandosi nel vedere il volto rabbuiato di colui del quale raccontava le trasgressioni della moglie. “ Ne parli proprio come se andassi fiero, di queste tue indecenti azioni, Marcos ”, intervenne Ines, indignata. “ Certo che ne vado fiero; o almeno, non meno di quanto eri tu quando avevi deciso di farti scopare da tutti ”, l’interruppe lui puntandole l’arma addosso, una rivoltella che tutti si chiesero da dove fosse spuntata, visto che nel club era severamente proibito introdurre armi di qualsiasi tipo, ma soprattutto, come avesse fatto lui a slegarsi, senza l’aiuto di qualcuno.
“ Rod, fra tutti sei quello che mi fai più pena. Hai una donna bellissima che tutti t’invidiano e che farebbero carte false per portarla a letto …, e lei, è una lesbica! Come faccio a saperlo? Per puro caso se la faceva con una mia amica che va con le lesbiche solo per interesse. Un giorno, a casa di questa amica c’ero anch’io. Stavamo facendo il bagno, finito di scopare, quando è arrivata lei, Sofia, indiavolata nera, la quale l’accusò di avere saputo che frequentava un’altra donna, e visto che l’aveva trovata nuda e bagnata, volle vedere nel bagno chi fosse quest’altra donna. Quando scoprì che invece c’era un uomo, quasi le prese un infarto. Posso assicurarti che abusare di Sofia, mentre la mia amica la teneva ferma, è stato fantastico, credimi. L’ho stuprata per bene almeno un paio di volte, senza tralasciare alcuno dei suoi buchi. “ Sei proprio un bastardo! Mi fai schifo, Marcos, così tanto che non ti toccherei più nemmeno se fossi l’ultimo uomo esistente al mondo” sibilò fra i denti Ines, in piedi sul biliardo, completamente nuda, anche se la cosa sembrava non importarle affatto. “ Taci, puttana !”, si limitò a dirle, senza nemmeno guardarla in faccia, prima di rivolgersi a Nat, minacciando lui, questa volta, con l’arma. “ Di tua moglie non so proprio nulla socio, ma poiché tu hai abusato della mia, quando avremo finito con questa baldracca, se Sonny sarà d’accordo, vorrei farle gustare quelle delizie che, sicuramente, Nessi non ha mai assaporato con un vecchio come te ”, lo beffeggiò, mostrandogli il dito medio teso. “ Ora legate questa troia sul tavolo del biliardo, come abbiamo fatto con Tara ”, ordinò, puntando verso tutti i presenti la pistola, obbligandoli ad obbedire, anche se a nessuno di loro, fosse gradito farlo; e tantomeno a Nat, dopo aver ascoltato le ultime parole di Marcos. La tentata fuga di Ines, non ebbe successo. Fu subito placcata da diverse mani e legata con il filo elettrico con cui avevano legato suo marito prima, rimasto intatto vicino alla seggiola. “ Non così, ragazzi: la voglio con il sedere in alto e le cosce aperte, in modo che non vi siano impedimenti per chi vorrà inserirsi nel profondo paradiso che c’è fra i suoi glutei.
“ A te il piacere di aprire la strada, Peeter. La Puta, non deve sentire piacere, solo dolore. Se ad iniziare fossero loro, le prime scopate per lei sarebbero un premio ”, lo spronò, facendogli segno di salire sul biliardo e di possederla contro natura, senza alcuna pietà. “ Dai, su, fai il tuo dovere Peeter ”, lo sollecitò, sventolando la canna della pistola come monito. “ Marcos, non ti sembra che sia ora di smetterla con questa mascalzonata …? ”, gli chiese Peeter, dopo essersi adagiato leggermente sui glutei di Ines, tesa come un arco. “ Ah, è così che la chiami …? Pensi che Sonny la intenda soltanto una mascalzonata ciò che abbiamo fatto a sua moglie? E’ Stupro di gruppo, mio caro, e lui ora pretende che usiamo lo stesso trattamento alle nostre consorti ”, continuò, come se stesse dando una lezione di giurisprudenza. “ Leggi anche nel pensiero di Sonny, ora, Marcos? “ Deduzione Adam, soltanto deduzione, visto che è stato lui a farmi slegare da un suo scagnozzo e a farmi consegnare l’arma, mentre voi eravate troppo indaffarati con la cagna per notare cosa accadeva sotto il vostro naso. Ma ora, bando alle chiacchiere . E tu Peeter, datti da fare, perché ho un desiderio pazzesco di sentirla urlare più di quanto urlava Tara ”, lo stuzzicò Marcos, appostandosi sul lato del biliardo dove poteva vedere Ines in faccia, e non perdersi così neanche un’espressione di dolore che sicuramente avrebbe sconvolto il viso di sua moglie. “ Sei un uomo morto …! Non aspetterò che sia mio padre a farti saltare le cervella, Marcos, e dopo le più terribili sevizie ”, lo minacciò nuovamente Ines, con voce incerta, assediata dalla paura per ciò che avrebbe subito di lì a poco. “ Beh, mia ex dolce metà …! Non è detto che dopo la lezione che ti impartirò, tu sarai ancora in grado di nuocermi, bellezza ”, mormorò fra i denti Marcos, ma in modo comprensibile a tutti, specialmente ad Ines, ormai terrorizzata, sia per lo stupro che fra non molto avrebbe subito quanto per la certezza che suo marito non l’avrebbe lasciata andare di lì viva, magari con la pretesa complicità degli altri soci, come dello stesso presidente Pirsey, ora, l’unico burattinaio che muoveva le fila dei pupazzi ricattabili giudiziariamente.
“ Non dimentichi qualcosa, Marcos?”. La voce era giunta improvvisa dagli altoparlanti. “ Il morso alla tua vacca, ragazzo! ”, gli ricordò Sonny, usando un tono ruvido. “ Non ho più della corda per farlo, capo ”, rispose lui con un’ovvietà disgustosa. “ Nel secondo cassetto del bancone del bar, quello per gli attrezzi, trovi l’occorrente ”, rispose Sonny, dalla sua postazione. “ Okay boss, gli disse Marcos, mentre si dirigeva a prendere la corda, di una sezione superiore di quella che era servita per imbrigliare Tara: come misura, un pollice di uomo adulto. Mentre Marcos si stava già allontanando per andare a prendere la fune, Ines, sussurrando si rivolse a Peeter implorandolo di fare piano e, se possibile, di non affondare tutto il suo strumento dentro di lei. “ Magari prima stuzzicami un poco davanti, con la mano, in modo che io mi inumidisca e mi ecciti un pochino, e, comunque, ti prego, sii dolce come lo sei stato prima, quando mi hai presa davanti ”. “ Tramate alle mie spalle, voi due? ”, chiese Marcos roteando in alto la corda trovata, proprio come usano fare i vaqueros del suo paese d’origine. Quando poi giunse vicino ad Ines, le ingiunse di aprire la bocca, cosa che lei rifiutò energicamente di fare, serrandola invece con tutte le sue forze. Senza dire altro, Marcos formò una specie di cappio, che calò dalla testa di Ines fino a raggiungerle le labbra, poi con due dita le serrò le narici fino a quando lei fu obbligata ad aprirle quel poco che però fu sufficiente a lui di stringere il cappio fino a costringerla a aprire la bocca completamente. “ Dai, toro! ”, incitò Peeter, passandogli la parte di corda che comandava la briglia. “ Cavalca la vacca fino a farle fare il latte …, ma che sia rosso sangue, mi raccomando! ” , seguitò a spronarlo con gusto estremo, eccitando di riflesso anche Peeter che, arrapato al massimo, dimentico della supplica fattale da Ines, affondò in lei senza tanto riguardo, procurandole, all’inizio, un dolore quasi sopportabile, ma che nel prosieguo divenne sempre più insopportabile, così lancinante da farla urlare tanto che le sue corde vocali cedettero rendendola completamente atona. Marcos, non aveva smesso un solo istante d’incitare l’uomo che, di fronte a tutti, gli stava seviziando la moglie, inserendo in lei, contro natura, il temibile attrezzo di cui era stato fornito, ed al quale, nulla di ciò che accadeva intorno gli importava; soltanto quel pezzo di carne bollente che da un po’ di tempo la stava martoriando, devastando senza alcuna pietà.
“ Bello, vero, tesoro mio, essere montata da un toro così ben fornito …? ”, le chiese Marcos, con un ghigno mostruoso sul volto, senza ottenere risposta da Ines, impossibilitata a parlare dalla corda che le bloccava la lingua al palato e dalle corde vocali che non avevano alcuna vibrazione. Il dolore, aveva reso il suo viso simile ad una maschera di cartapesta sgualcita, ed il suo corpo, a tremare come se fosse stato investito da una scossa elettrica da duemila volt. A tratti il corpo di Ines diventava gelido, o bollente, come se avesse una febbre altissima; e soltanto la sua tempra di giovane e sana ragazza le impediva di crollare nel baratro dell’incoscienza fisica, come invece era successo a Tara, svenuta già al primo dolore subito. Improvvisamente Marcos chiese ad alta voce: “ Va bene così, Sonny? Ora, Ines, non avrà mai più problemi di stitichezza …! ”, lo rassicurò ridendo come un ebete. “ Come inizio, non c’è male, Marcos. Con la mia Tara però, avevi molta più inventiva, più estro creativo e fantasia. Tua moglie, prima che la facessi venire lì da te, diceva che la mia se l’era cercata, quella situazione di stupro. Chiedile se è ancora dello stesso parere o se invece ha capito che quando una donna capita nelle mani di bestie umane, non ha possibilità di scampo! ”, continuò Sonny, con un evidente groppo in gola, ogni qualvolta menzionava la sua povera consorte. “ Non devo tradurre, vero cara? Hai sentito cosa ti ha chiesto il nostro sommo capo? Hai cambiato idea? Dai, diglielo al nostro Boss, Ines: ammetti che non sei più dello stesso parere, ora …! ”, la punzecchiò Marcos, soprattutto per ingraziarsi maggiormente Sonny, almeno così sperava. Il gorgoglio che uscì dalla bocca di Ines, era incomprensibile cosicché, suo marito la sollecitò ad esprimersi a cenni con le palpebre: uno per dire si e due per no. Ines chiuse una sola volta gli occhi e li tenne così mentre una lacrima le solcava il volto, cereo. “ Ha risposto si, capo”, esultò Marcos. Ma Sonny non poteva più sentirlo poiché aveva chiuso il collegamento con il bar per aprirlo con la stanza rosa. “ Sapevi di avere un marito sadico, Magda? Hai sentito quanto lo supplicava quella povera ragazza senza che lui si scomponesse …, e come puoi vedere, ancora la sta martoriando? ”. “ Certo, Sonny. Ho visto tutto ”, assentì la moglie di Wladyson, senza poter dire altro, tanto era rimasta sgomenta nel vedere quella scena. “ E questo è solo l’inizio: vedrai cos’è capace di fare, messo alle strette! Marcos, ha palesato subito le orride tendenze sessuali che lo distinguono, mentre gli altri sono perversi nell’animo ma hanno bisogno di più tempo per mostrare la loro vera natura. Ed io, farò in modo che ognuno di loro dia risalto al proprio grado di sadismo. Mi limiterò a metterli nelle condizioni più propizie, guidarli verso l’imbocco di un sentiero che per alcuni è quasi invisibile, mentre per loro, è un’autostrada a sei corsie ”, si sfogò, Sonny, coinvolgendo pure le altre donne, nessuna delle quali ebbe il coraggio di spendere una sola parola in difesa di quegli ( ora sconosciuti ) personaggi a cui si erano legate per tutta la vita. Per non tradire l’emozione che lo coinvolgeva ogni qualvolta ricordava cos’era accaduto alla sua Tara, si congedò dalla stanza rosa augurando alle donne un buon proseguimento di visione, poi chiuse l’audio per riaprirlo con il salone del bar biliardo.
“ Peeter, tua moglie non ha avuto parole abili a definire il tuo comportamento con Tara, prima, ed ora con Ines. Chissà poi se agiresti nello stesso modo se al loro posto ci fosse Magda ? E non mi riferisco certo all’attività sessuale, visto che sposandoti era ben consapevole, ma alle sevizie che i tuoi lerci amici le riserverebbero certamente ”, gli domandò, Sonny, aprendo entrambi gli alto parlanti ed i microfoni nelle due sale. “ Lui, magari si asterrebbe, ma io no, visto che si è sollazzato con mia moglie come ha voluto ”, intervenne Marcos, baldanzoso e con un ghigno da fare venire i brividi, specialmente a Magda, che nel sentirlo, avvertì un forte senso di vomito, così intenso da costringerla a correre subito alla toilette. “ Ora, per un po’ di tempo, vi lascerò alle vostre pratiche, senza interrompervi. Vi osserverò soltanto con la speranza di vedere quali cure innovative avrete per la bella Ines ”, terminò Sonny, restando sempre nella sua postazione blindata, nell’ufficio al primo piano della casa rurale, da lui comprata e ristrutturata. “ Non devi preoccuparti, Boss. Non ti deluderemo, stanne certo. O almeno …, non sarò io a deludere le tue aspettative, capo ”, rispose Marcos, mentalmente già all’opera ad escogitare delle nuove sevizie da applicare sulla moglie.
“ Dai mulo, smonta dalla groppa, che vediamo di cambiare posizione e antro ”, ordinò a Peeter, il quale, nonostante tutto, si tolse a malincuore poiché non era riuscito a raggiungere l’orgasmo fra le natiche di Ines. “ Voi intanto, legatela supina, e con le gambe aperte … ”, ordinò Marcos, mentre si dirigeva al mobile bar. Quando tornò aveva in mano una mezza bottiglia di Wodka con un tappo in plastica rotondo e tutto zigrinato, sul quale aveva spalmato della crema al cioccolato e caffè. “ Guarda con che dolcezza ti tratto, amore mio ”, sghignazzò, mostrando la bottiglia alla moglie, che scosse la testa più volte a supplicare il marito di risparmiarle quella tortura e anche l’umiliazione di venire profanata in quel modo. Oltre alla vergogna Ines temeva soprattutto che Marcos spezzasse la bottiglia per devastarla internamente, fingendo che la colpa fosse dovuta a un gioco finito male e poi occultare il suo corpo, con la complicità degli altri uomini, poiché pure loro erano stati presenti al fatto. “ I suoi intensi pensieri seguiti dalle paure dovettero lasciare il posto alla sgradevole penetrazione a cui Marcos la stava sottoponendo senza alcuna delicatezza, sollecitato dagli sguardi morbosi degli altri, momentaneamente inerti ma sempre attenti ad ogni ordine che gli avesse impartito Sonny. Il dolore più intenso Ines lo avvertì quando la bottiglia le toccò gli organi interni, fustigati incessantemente dal martello pneumatico escogitato da Marcos per punirla con massima cattiveria, per non averlo slegato ed essersi concessa con troppa facilità a Peeter. Il lieve lamento sfuggito a Ines, permesso dalla corda che seguitava ad imbrigliarla, non venne nemmeno udito dai presenti, oramai tutti infoiati dalla visione di ciò che Marcos faceva a sua moglie. Dopo alcuni minuti di quel trattamento, Marcos, esausto, chiamò Rod a sostituirlo e si sdraiò accanto a lei beffeggiandola: “ Ti piace è, puttana? E questo è solo l’inizio di quello che ho intenzione di farti gustare …, così, poi, magari, non sarai più tanto fiera di divulgare agli altri quali sono i tuoi gusti sessuali, quelli che tu mi implorerai di praticare sul tuo corpo, o meglio, mi supplicherai a viva voce di seviziarti perché è l’unico modo che ti induce al piacere. Le tue parole le registreremo tutti, come abbiamo fatto con Tara, cosicché, le tue parole saranno soltanto uno sfogo fatto da un’alienata masochista ”, termino, ridendo come un invasato. “ Non ti darò mai la possibilità di salvarti dalle ire di mio padre, maledetto …! Nemmeno se, farlo, dovesse salvare la mia vita … ”, bofonchiò Ines, impedita a parlare dalla corda che ora era Rod a manovrare mentre la montava come se fosse una giumenta.
“ Rod non le farà del male. Lui è buono! ”, aveva appena finito di dire, Sofia, dalla stanza rosa, e immediatamente dopo: “ Bastardo …! ”, aveva poi gridato, con quanto fiato aveva in gola, forse, nella speranza che la sua voce giungesse sino alla sala del biliardo. Poi si accasciò su di un angolo del divano e ammutolì evitando di guardare il monitor del televisore che continuava a far vedere suo marito, il quale dopo avere rigirato Ines, ora le cavalcava i glutei mentre cantava: “ Op,op,op trotta cavallina …! ”, parafrasando un vecchio motivo italiano. “ Non ti rammaricare, Sofia. Tuo marito, l’angioletto, pagherà per le sue nefandezze: in primo luogo quando toccherà a te essere sottoposta alle voglie insane del gruppo, e poi quando calerà su loro la mannaia che ho ordito in modo da fargli espiare le loro colpe ”. “ Non penserai mica di mandarmi fra quegli animali, vero, Sonny? ”, chiese spaventatissima, Sofia. “ Noi non eravamo al corrente di quanto era accaduto a tua moglie ”. “ Già, forse non lo sapevate, ma di sicuro eravate a conoscenza delle manie sadiche dei vostri consorti. Una donna queste cose le avverte subito. Comunque, non ho ancora deciso quale sarà il finale di questa tragedia, innescata volontariamente dagli immondi esseri che voi vi ostinate ancora a ritenere esseri umani. Continuate pure a guardare come si comportano i vostri mariti, poi, vedremo il da farsi ”, le consigliò, Sonny, poco prima di chiudere l’audio con la stanza rosa e passare nuovamente a quella del biliardo, dove Rod continuava a manovrare le redini e a infierire sul corpo di Ines che appariva come se fosse esanime. “ Vuoi sbrigarti a fotterla, Rod? ”, lo spronò Gootmam, spazientito dalla lunga attesa che rimandava la sua occasione di scaricare in quel bellissimo corpo, le sue voglie, ingigantite per effetto di quella crudeltà inutile, fine a se stessa, che aveva alimentato in lui l’innalzamento della pressione sanguigna e del testosterone . “ E’ una parola, Adam; questa non trasmette né calore né energia: è fredda come un ghiacciolo! Sembra una bambola gonfiabile …! ”, si lamentò Rod, levandosi da lei senza avere goduto.
“ Ovvio! La troia …, è svenuta! ”, intervenne Marcos, deluso, nel constatare che Ines era ancora viva. “ Bisogna riportarla al presente. Il suo compito, non è ancora ultimato, vero ragazzi …? ”, Chiese agli altri soci, restando in attesa del loro consenso, che non tardò a giungere poiché, in tutti loro, come aveva detto Sonny, era insito il germe del sadismo puro. “ Prova a gettarle sulla testa dell’acqua, Marcos ”, suggerì Nat Bird; cosa che non risolse alcunché, dato che Ines restò immobile come e più di prima. “ Sei certo che non sia morta, Marcos? ”, aggiunse Jimmi, appena lievemente preoccupato. In ognuno di loro, c’era la convinzione che poi il tutto si sarebbe risolto senza conseguenze, forse perché essendo tutti colpevoli, la maschia solidarietà li avrebbe certo salvati; oppure perché, da americani, sapevano che negli usa con il denaro, si compra l’impunità. “ Non devi temere per lei, Jimmi. Ha una tempra molto forte. Ci vuole ben altro per farle tirare le cuoia ”, lo tranquillizzò Marcos, prima di chinarsi su Ines e mormorare, a voce bassa: “ E’ meglio che collabori, altrimenti corri il rischio di soggiacere più del dovuto alle voglie di questa masnada assatanata di sesso. Ti conviene mostrare gioia e piacere, invece di fingerti svenuta ”, le suggerì, beffardo. “ Toglimi il morso, ti prego. Mi spacca le labbra oltre a soffocarmi! ”, riuscì a biascicare Ines, sollevando leggermente il capo. “ E perché mai, dovrei aiutarti, quando tu ti sei rifiutata di slegarmi, e non solo, ma ti sei anche permessa di minacciarmi di morte …? ”, sghignazzò Marcos, allontanandosi dal suo volto per poi salire sul biliardo, aprire le natiche di Ines e poi offrirle alle voglie di chiunque avesse desiderato penetrare in lei. Fermò Wladison, che si era subito offerto, invitando invece Adam Gootman, visibilmente su di giri, che non si fece assolutamente pregare. “ E se ti sembra che lei faccia una qualsiasi resistenza, dimmelo, chiaro …? ”, lo avvertì, in modo deciso. “ Certo, Marcos. Contaci pure ”, lo rassicurò, Adam, mentre si masturbava come se nulla fosse, per rendersi abile a penetrarla con facilità. Ines, dopo quello che aveva detto suo marito, iniziò a fingere di avvertire piacere, emettendo, per quanto le permetteva il morso, sospiri vari e mugolii lussuriosi, facendo credere ad Adam che provava immenso piacere nel sentirlo dentro di se. “ Ti piace vero, baldracca …? ”, le chiese, Gootman, insultandola. “ Mmh …! Sì … sì … sì …! ”, le rispose Ines, eccitando maggiormente Adam che, sudato e fremente, aumentò a dismisura la sua azione dentro di lei, e con tale determinazione da toglierle il fiato. Anche se Adam non era dotato come Peeter, il suo membro, di tutto rispetto, quando era al massimo della eccitazione, sapeva destreggiarsi egregiamente, soddisfare le donne in modo davvero sublime. Con Ines però stentava a raggiungere l’orgasmo: stranamente, non si sentiva a suo agio, anche se gli cagionava emozioni strane, incomprensibili; sensazioni che lo rendevano insicuro e tendente al sadismo, ad essere perverso verso le donne che stimolavano in lui questa anomalia psicologica. Infatti, senza nemmeno accorgersene aveva ripreso a strattonare nervosamente le briglie causando un dolore lancinante ad Ines, la quale, nonostante il male, non emise nemmeno un lieve lamento, come se quella sevizia si fosse trasformata in una piacevolezza sessuale masochistica. Marcos, la guardò tra l’allibito e lo stupito, incitando Gootman ad infierire con più determinazione dentro le carni di quella donna che non riconosceva più come l’inesperta ragazzina che aveva sposato. “ Adam, devi farla urlare, questa Puta …! Dai, su …: strattonale come si deve, quelle briglie …! Monta la vacca come farebbe un vero toro ”, lo sollecitò per l’ennesima volta Marcos, attizzando in modo estremo Gootman che, preso da nuova e bestiale frenesia, si lanciò in una cavalcata indiavolata dove nulla faceva parte del presente, nulla aveva alcunché di reale, solamente il suo desiderio di esplodere dentro le carni disfatte di quella cosa, senza identità, giacente sotto di lui, e che quasi strozzava, poco prima che l’apice del piacere esplodesse con tutta la sua forza, rendendolo dopo inerte, spossato, inabili membra adagiate sulla sua vittima.
di
scritto il
2017-02-26
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