La mia vita da Bull 3: L'arte di far godere

Scritto da , il 2017-02-25, genere tradimenti

L’arte di far godere

Nelle settimane seguenti non vidi più nessuno dei tre, solo una volta una sera in piazza mentre ero andato a bere qualcosa vidi di sfuggita Claudio che si prendeva qualcosa da portar via al McDonald’s lì vicino, zoppicava e aveva un vistoso ematoma attorno a un occhio.
Evidentemente Chiara non aveva apprezzato la sua sborrata in faccia ed era stato punito. Io stesso ricordavo con sentimenti contrastanti quell’episodio, non ero del tutto soddisfatto di aver solo inculato la bella Chiara e non mi sentivo del tutto sverginato.
E poi tutta la storia mi sembrava surreale, i miei amici perdevano la verginità in modi del tutto normali, una sera quando i genitori della fidanzatina di turno non c’erano, a una festa su un prato, mentre io non solo la perdevo con la fidanzata di un altro che mi guardava ma per di più la perdevo inculandola! Per un ragazzo normale della prima liceo (a quei tempi almeno) il sesso anale era solo una cosa da film porno. Oltre queste considerazioni l’esperienza mi aveva fatto decisamente bene, Piero, una delle mie più grandi paure era stata decisamente esorcizzato ed ero decisamente galvanizzato, pensavo che se riuscivo a incularmi la sua ragazza senza venir pestato non ci sarebbe stato nulla che non sarei riuscito a fare.
La sera andavo con un paio di amici a una sagra nel paese vicino, la sagra della costina. Era la classica festa di paese, la piazza del villaggio era addobbata, bandella e tanto tanto tanto mangiare.
Arrivai con l’intento di sfondarmi di cibo, ai tempi ancora non bevevo complice un evento traumatico con un ubriaco che aveva tamponato la macchina dei miei genitori quando ero piccolo mi aveva fatto decidere di stare alla larga da qualunque bevanda alcoolica. L’ambiente non era male per una festa di paese, gente che ballava (ovviamente over 40) e mi meravigliai di vedere una discreta quantità di giovani.
Eravamo in tre, io, l’immancabile Marino e Paolo, ragazzo simpatico anche lui sovente preso di mira dai bulli ma anche bello, alto, capelli chiari, occhi nocciola e abbastanza ben sviluppato fisicamente grazie al nuoto. “Fermi tutti, c’è Cristina!” Cristina era una ragazza coetanea che faceva con lui nuoto, di origine sud americana, carina di viso ma niente di che fisicamente. Quando dico sud americana tutti si immaginano tettone e culone con labbra carnose e carnagione tendente allo scuro, lei era decisamente diversa, seppur il viso effettivamente poteva far pensare a una ragazza latina il corpo era piuttosto robusto, probabilmente per gli anni di nuoto, seno piccolo e culo muscoloso e non troppo sexy, inoltre sfiorava quasi il metro e settantacinque di altezza. Ma era una ragazza simpatica e Paolo si era preso una cotta per lei, specialmente dopo che lei gli aveva fatto una battuta maliziosa sul masturbarsi negli spogliatoi della piscina.
“Dai vacci a parlare!” dissi a Paolo dandogli uno spintone e lui, essendo un tipo abbastanza espansivo, andò nella loro direzione con io e Marino alle spalle. Cristina era con due amiche che si presentarono come Linda e Federica che quando le salutai ridacchiarono. Linda era più grande, cugina acquisita di Cristina, al 4° anno di liceo. Federica invece faceva l’istituto tecnico. Paolo cominciò a flirtare con Cristina (il che alla nostra età voleva dire una cazzata dopo l’altra) che ridacchiava alle sue battute e Marino parlava con Linda mentre Federica guardava verso il basso essendo (mi sembrava) la più timida.
“Oh io vado a prendere da bere” annunciai al gruppo e me ne andai nell’indifferenza generale. Arrivato al baretto della fiera dribblando abilmente la gente presi una coca e mi guardai in giro. “Ri-ciao!” sentii alle mie spalle. Era Linda, si era staccata dal gruppo e mi aveva raggiunto. “Ciao” le feci con un sorriso. Cominciammo a parlare, era una ragazza davvero simpatica, non mi sembrava di parlare con una che fosse di 3 anni più grande di me (che a quell’età erano spesso una differenza abissale). La osservai meglio, non era niente di che come ragazza, capelli castani lunghi fino alle scapole, faccia piuttosto anonima, bocca larga, anche lei abbastanza robusta senza arrivare al sovrappeso ma non alta come Cristina e si vedeva che non erano muscoli ma più qualche gita di troppo al Mc. Note a favore erano gli occhi, castano-verdi, e un bel paio di tette, non esageratamente grosse ma messe in bell’evidenza da una magliettina bianca che indossava. Aveva uno sguardo molto intelligente e da come parlava si vedeva che lo era, faceva battute divertenti e mi sentivo molto a mio agio, non ero ancora abituato alla parola agio associata alla parola ragazza, di solito parlare con una sconosciuta mi dava un lieve senso di inadeguatezza ma ora, forse per le esperienze recenti o perché lei era particolarmente brava come interlocutrice ero perfettamente sicuro di me.
“E dici che scopano quei due sta sera?” mi disse ridendo indicando Paolo e Cristina che erano vicini mentre Marino parlava con Federica. “Glielo auguro!” risposi divertito da quella domanda così esplicita. “E dici che io scopo sta sera?” mi chiese improvvisamente tutta seria, puntandomi addosso il suo sguardo. Ero stupito da quella domande ed esitai “Lo auguro anche a te.” “Forse potresti aiutarmi tu… con quella mazza! Si, ero pure io in piscina quel giorno”.
Ok, era decisamente una che andava sul diretto. Non so se il fatto che lei non fosse una figa come Chiara ma non ero per nulla in soggezione, mi aveva un po’ eccitato la sua brutalità nel chiedere sesso e in quell’istante capii una delle mie caratteristiche fondamentali nel sesso: la bellezza era secondaria, ad eccitarmi era quanto la ragazza era porca.
Chiaro, la bellezza era importante ma se non era associata a una personalità vogliosa e trasgressiva era come una bella auto senza motore, bella da guardare ma impossibile da guidare. La guardai negli occhi e le risposi semplicemente “Andiamo”.
Con la scusa che avevo provato per la prima volta la birra e che non stavo troppo bene Linda disse che mi avrebbe portato a casa in motorino così salutammo gli altri e ci incamminammo verso il parcheggio. Arrivati sul motorino lei si mise il casco e io dietro (non avevo la patente) e lei lanciandomi una sguardo malizioso mi prese le mani e mettendosele sul senso mi disse “Tieni, attaccati qui”. Erano morbide e abbondanti, gliele massaggiai per un attimo soppesandole e poi tornai ad attaccarmi alla maniglia dietro perché, per quanto piacevoli, non mi davano la stabilità nelle strade malmesse di campagna.
Arrivammo a casa sua, i suoi erano partiti per la Tunisia e lei aveva casa libera. Era una casa parecchio grande che dava sulla spiaggia, il padre era un imprenditore che evidentemente aveva avuto successo. Il salotto era molto grande, si aveva una vista eccezionale grazie all’ampio uso di vetrate. Ora che ero all’ingresso dell’arena cominciai ad essere nervoso, dopotutto era la prima volta “normale” e presto il mio bluff da ragazzo sicuro sarebbe stato rivelato. Lei mi baciò e le nostre lingue si intrecciarono, fortunatamente a limonare avevo una buona esperienza e mi feci valere.
Lei allora cominciò a scendere sul collo mordendomi e baciandomi. Io me ne stavo fermo indeciso sul da fare allora lei si fermò facendo un passo indietro. Mi guardò per qualche secondo e sospirò “È la prima volta vero?”. Bam, ci aveva preso, era davvero una ragazza sveglia. Le risposi francamente “Sì, oltre alla slinguata non sono mai andato”. Decisi di non dire nulla di Chiara, gli ematomi di Claudio erano ancora ben impressi nella mia mente.
Lei crollò sulla poltrona. “Cioè con una mazza del genere e non l’hai mai usata?”. L’ambiente era decisamente cambiato, non c’era più quell’atmosfera di eccitazione, mi sentivo decisamente deluso. Linda mi guardò e sorrise “Va bene dai, vieni qui, ti insegno qualche trucco”. Sempre a testa china mi sedetti accanto a lei. “Regole di base: tratta sempre noi donne con rispetto ma senza fare lo zerbino: se fai sentire una donna bella e desiderata come una principessa e allo stesso tempo riesci a restare uomo e ad essere sicuro di te è fatta” Esitò un attimo pensando “Tranne a letto, li devi farle sentire troie, devi farle sentire porche e vogliose, principesse di fuori e puttane a letto” concluse. Mi piaceva il suo modo di fare, da maestrina, pragmatica. Dopotutto quella serata non era ancora buttata.
“Altra cosa basilare, dove toccare con mani o lingua” e cominciò a illustrare le zone erogene femminili, di non focalizzarsi solo sul seno, di puntare sul collo e mostrandomi i punti precisi delle zone meno conosciute come l’incavo del ginocchio. “Ora le tette!” e dicendo questo si tolse la maglietta rivelando quelle due bombe. Io che fino ad allora avevo ascoltato con interesse sentii il mio pene fare un sussulto quando quelle due montagne comparvero davanti a me.
Si slacciò il reggiseno liberano i seni e se li prese in mano sorridendomi “Ti piacciono?” mi chiese e senza aspettare la mia risposta cominciò a illustrarmi con fare pratico come bisognava toccarli e leccarli. Pochi minuti dopo ero lì attaccato ai suoi seni mentre lei tra un gemito e l’altro mi dava delle indicazioni e consigli. “Ora basta, passiamo al pezzo forte” e si spogliò completamente. La sua figa comparve da sotto le mutandine bianche, lievemente pelosa ma ben tenuta.
Nel complesso non era brutta vista da nuda, il pesante seno magari tendeva un po’ verso il basso e il culo era quello che definisco un “culo burroso”, molto bianco e abbondante ma era eccitante. “Ora ti mostro come leccarla, credimi è importantissimo essere bravo in questo” E anche li spiegazioni, ascoltai con interesse (anche se Chiara mi aveva già dato qualche dritta) pregustando il lato pratico.
Cinque minuti dopo ero lì tra le sue cosce a leccare e masturbare, ripetei i movimenti che mi aveva mostrato. Nel mio leccare alla cieca mi trovai proprio con il suo clitoride delicatamente stretto tra le labbra e presi leccarlo. Non durò più di 1 minuto e con un urlo crescente venne. Mi levai dalle sue cosce con la faccia impiastricciata dai suoi umori mentre lei respirava pesantemente, soddisfatta. Andai svelto in bagno a lavarmi la faccia e quando tornai mi si presentò una situazione famigliare: Linda era piegata a novanta con le cosce spalancate. Era ben diversa da Chiara col suo culetto perfetto, il culo di Linda era davvero grosso. “Ora stallone è ora di far divertire un po’ anche me” mi disse girandosi ma non cambiando posizione. “Ma non ho il preservativo” risposi insicuro. Lei si girò dubbiosa poi esclamò “Vabbè ma sei vergine e io prendo la pillola, di sicuro non mi impesti”.
Non faceva una piega. Così mi spogliai e il mio cazzone comparve in tutto il suo splendore già pronto all’uso. Mi avvicinai quando “Aspetta! Ho pensato una cosa, dopotutto se è la prima volta non mi dimenticherai più… e non voglio che quello che ricorderai di me sarà questo culone!” disse dandosi una piccola sculacciata sul culo che ondeggiò lievemente.
Poi si girò e spalancò di nuovo le cosce. “Infilalo qui”. Io appoggiai la cappella all’ingresso della figa e molto lentamente, guardandola nei suoi bei occhi, presi a penetrarla. Arrivato in fondo lei mi sorrise “Complimenti, non sei più vergine! E ora… scopami!” lentamente cominciai a muovermi dentro e fuori di lei “Più in fretta!” mi ordinò mentre si stringeva una tetta e si mordeva le labbra. Allora cominciai a scoparla più forte, affondi duri e frequenti. “Oh si bravo così!” gemeva mentre si metteva le sue gambe sulle mie spalle “cazzo mi fai male, mi picchia sull’utero in questa posizione” mi disse quasi arrabbiata come se fosse colpa mia e tornò in una posizione più tradizionale. Ripresi fotterla più duramente e più in fretta anche se cominciava a mancarmi il fiato.
“Cazzo mi riempi davvero però, ora vediamo da dietro com’è” e si rimise in quella posizione di prima. Io quasi istintivamente mi avvicinai al buco del culo e lei fece un salto avanti ridendo “ehy no, va bene fare nuove esperienze ma quello non te lo do, mi apri in due! Accontentati del buco più in basso” e così dicendo allungo il braccio e se lo infilò lei. La posizione non era diversa di quando mi inculai Chiara e così cominciai a fotterla. Erano finiti i consigli, non gliene fregava più un cazzo di istruirsi, voleva solo essere posseduta come la troia che mi diceva prima. E io che la scopavo come un animale, vedevo il suo culone pallido sbattere contro il mio addome facendo un rumore caratteristico “Si, fottimi, bravo, spaccami!” e io che più la sentivo più mi eccitavo e più forte la scopavo, sentivo le tette cadenti ballare sotto i colpi di minchia.
Il suo orgasmo fu fulminante, un urlo strozzato, una presa d’acciaio sul mio cazzo e fu tutto finito. Almeno da parte sua, cazzo, a me non mancava molto, tempismo di merda. Lei si alzò in piedi e le tremavano un po’ le gambe. “Tranquillo ora tocca a te, ti faccio provare una cosa davvero figa” e così dicendo si inginocchiò davanti a me. Bene, un pompino, meglio di niente. Ma mi sbagliavo. Si mise il mio cazzo tra le tette e lo avvolse completamente.
Cominciò a masturbarmi lentamente guardandomi con uno sguardo da maiala e dicendomi frasi oscene del tipo “Oh che bello sentire un cazzone qui in mezzo, mi ecciti da morire” e cose del genere. Ogni tanto quando abbassava del tutto le tette e il mio cazzone compariva abbassava la testa e leccava la cappella. Era indescrivibile come sensazione, non avevo mai pensato a fare una cosa del genere.
Accelerò il ritmo della sega spagnola dicendo sempre oscenità che mi eccitavano oltre modo e infine con un urlo da leone cominciai sborrare. L’orgasmo era violento, come schiantarsi con la macchina contro un muro, vedevo la mia grossa cappella rossa schizzare tanto sperma che la centrarono sul suo visino e sul suo seno.
L’eccitazione stava rapidamente scemando ma vedere Linda col suo grosso seno e il suo viso imbrattato del mio seme era comunque una scena parecchio intrigante. Lei andò in bagno lavarsi e io la seguii sciacquandomi l’uccello per pulirlo dagli ultimi residui di sborra e poi restammo in salotto a parlare del più e del meno, nudi. Era davvero simpatica come tipa, una compagnia piacevole (e non solo per la bellissima spagnola che mi aveva appena fatto). “Sai che hai davvero del potenziale? Non sei il primo che ho sverginato ma di sicuro quello più promettente!” Ero lusingato da quell’ennesimo complimento “Grazie! Non so che dire, tu sei stata un ottima maestra” “Ascolta, i miei sono via per una settimana, ti va se ci vediamo per questo periodo? Tanto sesso e ti istruisco per bene, vedrai, con me presto sarai un vero cavallo da monta”. Non potei non accettare.
E questa è la storia della mia prima vera volta, di come conobbi Linda che restò una delle mie amanti per molti anni a venire e a cui devo davvero molto, specialmente per la filosofia “Troie a letto, principesse per tutto il resto”.

Nel prossimo racconto: Secondo anno di liceo, corso di visiva e una professoressa di arti visive un po’ ingenua ma molto vogliosa

Critiche, domande e suggerimenti ben accetti: bullatipico@hotmail.com

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