A casa di papà - Telefonata anonima

Scritto da , il 2016-09-21, genere incesti

Bene, Giada ora pendeva completamente dalle sue labbra. Era facile ora manipolarla e convincerla a vivere con lui anziché con sua madre. Per lui, dopo tutte le conversazioni fatte, sarebbe stato molto semplice trovare i punti negativi di sua madre e trasformarli nel motivo per cui lei si sarebbe dovuta trasferire da lui. Inoltre aveva già trovato una bella sistemazione, lontana dall'Italia, se ci fossero stati problemi di qualche genere, e loro due avrebbero potuto vivere come una coppia di amanti fino alla morte. Doveva solo attendere ancora un paio di giorni per girarsela bene e poi gliel'avrebbe proposto. E Ivan? Beh...ormai non è che gli servisse più molto.

Giada era spaccata in due: da un lato si sentiva confusa e allo sbaraglio per via di quella improvvisa relazione incestuosa, non si rendeva pienamente conto ormai di cosa fosse giusto e di cosa fosse sbagliato, come se fosse stata proiettata di colpo in un mondo estraneo; dall'altro lato si sentiva completamente succube di suo padre, lo cercava, lo voleva. Che casino! Ma ogni volta che lui la chiamava, come faceva a dirgli di no?
Quella mattina si era svegliata per fargli il pompino del buongiorno. Era ancora mezza assonnata nel letto matrimoniale, con gli occhi chiusi e il calore del letto in corpo...e non solo quello in corpo. La sera prima il papi l'aveva riempita per bene prima di addormentarsi. Allungò la mano verso di lui, ma anziché trovare il suo corpo caldo, trovò uno spazio vuoto. Che palle! Doveva uscire dal letto per andare a cercarlo. Si alzò e si diresse di sotto, dove lo trovò in salotto a guardare il telegiornale. Giada, senza farsi sentire, si accostò dietro di lui ad ascoltare la notizia. Era stato ritrovato il cadavere di un uomo vicino al centro equestre che stava lì sul Ticino. Il corpo era stato sepolto nel bosco ed era stato possibile ritrovarlo grazie ad una telefonata anonima. Questo fatto poteva far pensare ad un omicidio, ma la polizia non voleva ancora lasciare commenti sul ritrovamento. Non si sapeva ancora nulla dell'identità della vittima, ma ci si stava impegnando per...Mauro spense il televisore ed emise un lungo sospiro. "Hai visto Giada? Che mondo schifoso quello in cui viviamo." Giada pensò che avesse ragione. Si accoccolò accanto a lui, iniziando a sbottonargli lentamente i pantaloni e cominciando a prenderglielo piano in bocca. Il sesso di Mauro era un po' addormentato, ma qualche leccata da parte di Giada lo fecero diventare duro come pietra. Mentre leccava e succhiava, si poteva rendere conto delle dimensioni leggermente sopra la norma di quel pene gonfio che le riempiva la bocca. Mauro emetteva gemiti e sospiri, aveva allargato le gambe e si era quasi sdraiato sul divano, con la testa all'indietro sullo schienale, la mano sulla nuca di Giada a dettare i movimenti dolcemente. Un po' di saliva colava dalla bocca di Giada per finire sui testicoli gonfi e pulsanti. Non ci volle molto per farlo venire. Tra le labbra aveva sentito quel pene ingrossarsi di più, sembrava che dovesse scoppiare. Le vene bluastre che solcavano la superficie sembravano ingrossarsi a dismisura agli occhi di Giada, mentre Mauro le riempiva la gola di fiotti di sperma, con un rantolo di piacere. Giada ingoiava con gusto quello sperma caldo dal glande pulsante. Non ne sprecò neanche una goccia. Se non altro questo pompino, pensava Mauro, aveva alleviato la tensione. Dove cazzo era quel bastardo di Ivan?!

Ivan era uscito di casa presto. Si era recato a un bar anonimo del centro cittadino. Aveva chiesto di poter fare una telefonata. Tre cifre aveva composto sul telefono del bar, sporco e impolverato ai lati e con i tasti sudici e unti di cibo. Aveva parlato per poco tempo e poi aveva messo giù. Poi aveva composto un altro numero, lo stesso che aveva composto pochi giorni prima. Stefano rispose che poteva andare all'inferno, ma Ivan doveva parlargli, così lo provocò a tal punto che Stefano aveva il sangue al cervello e voleva incontrarlo solo per il gusto di spaccargli la faccia. Si erano dati appuntamento per il giorno dopo e Ivan era sicuro che questa volta non gli sarebbe sfuggito l'incontro. Dovevamo incontrarsi in quello stesso bar. Ivan non poteva tornare in casa di Mauro, chissà cosa gli avrebbe fatto. Per fortuna il barista era amico suo e gli aveva offerto di dormire sul retro. In poco tempo, tutti, Giada compresa, avrebbero capito con che mostro conviveva da diciassette anni.

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