L'infame (Gay) - I Parte

Scritto da , il 2016-08-27, genere sadomaso

L’odore del legno di sandalo e il vapore provenienti dalla vasca inondano il bagno, l’acqua stramazzando al suolo emette un sibilo leggero ma tagliente. Parte “La Mordidita” sull’iPad. Mi sto insaponando i capelli, ho gli occhi chiusi. Nel frattempo ho la schiena arcuata, il sedere all’infuori e le gambe leggermente divaricate. Muovo i fianchi a ritmo di musica. Adoro ballare sotto la doccia, mi rilassa, ogni tanto mi eccita. Immagino che ci sia qualcuno dietro di me. Immagino di massaggiare il suo pene con i movimenti lenti e sensuali delle mie natiche, di sentirlo marmorizzarsi sotto la pressione del mio corpo bagnato per l’acqua e per l’eccitazione. Immagino di infilarmi dentro la punta e poi uscire inaspettatamente, di torturarlo con la sua stessa fame, come un predatore che ha davanti agli occhi una preda ma non riesce a catturarla. Oh solo il pensiero mi fa diventare duro. Purtroppo non ho tempo per sollazzarmi con la mia stessa immaginazione. Devo uscire con i miei amici, domani torno a casa e devo salutarli per forza stasera. Esco dalla doccia. Ammiro allo specchio i miei glutei definiti e tondeggianti, bianchi come mozzarella, in evidente contrasto con il resto bronzeo del corpo. Li trovo molto piacevoli e non solo io. Cingo la vita con l’asciugamano e lo annodò a lato. Il mio cazzo ancora eretto spinge contro il tessuto di spugna, ha fame anche lui. Sento il rumore della porta, mia nonna deve essere tornata da casa di zia. Non posso uscire dal bagno con la mia torretta di Pisa tra le gambe. Ho ancora tempo in effetti, aspetto. Aspetto che l’eccitazione passi. Dovrebbe passare immediatamente sapendo che mia nonna è in casa. Boh non sembra. Magari è in cucina e non mi vede passare. Forse riesco a raggiungere la stanza tranquillamente. Ho deciso vado. Stoppo la musica sull’iPad. Sposto il cazzo tutto a destra e cerco di bloccarlo sotto il telo. Spingo il basso ventre all’indietro e il petto in avanti, sperando che questa postura possa confondere e conformare il membro turgido con il resto del corpo. Apro la porta e… oh cazzoooo c’è una sagoma dietro, è annidata nell’ombra dell’anticamera. La luce del bagno diffusasi a stento me la fa scorgere appena: è un uomo alto e robusto. Incede in avanti, un sorriso patetico e perverso stampato sul viso sgradevole, gli occhi avvampati e sporgenti. Porca puttana. Sbatto la porta con forza e la chiudo dietro di me, mi appoggio con la schiena e oppongo resistenza. Lui cerca di aprirla, è forte. Oh mio Dio, ho paura. Ho paura perché sono sicuro che entrerà nel bagno, sono sicuro perché resisto alla sua forza a stento. Non posso mollare, non devo mollare. Il cuore mi sta esplodendo. Spinge più forte ma riesco ancora a trattenerlo. Adesso non lo sento più spingere. Non ho il tempo neanche di pensare a cosa stia facendo che mi trovo catapultato dalla porta nella vasca da bagno. Sbatto con l’osso frontale contro i rubinetti della vasca, la mia fronte gronda sangue. Il sangue mi cola sull’occhio e in bocca. Sento i suo sapore ferrico. Mi fa male la testa, non capisco, ho la mente annebbiata dal dolore. Mi trovo con la faccia contro la parete laterale della vasca, il bacino sull’estremità del lato opposto e le gambe sporgenti, di fuori. Sono paralizzato, ho la schiena ricurva. Sento la colonna totalmente ricurva,come un ramo flesso che è vicino alla spezzatura. Adesso sento una mano, non la mia, che mi tocca un fianco e l’altra che mi prende per i capelli bagnati, biondi misti al sangue.

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