In fattoria continua

Scritto da , il 2016-07-14, genere gay

Come promesso la sera dopo cenammo insieme ma con mia piacevole sorpresa non eravamo soli. Ci eravamo lavati per bene e avevamo messo una camicia pulita. E meno male perché l'ospite era il veterinario, un quarantenne massiccio tarchiato biondo muscoloso, senza dubbio
Di buona famiglia visti i modi da signore di campagna. Si chiamava Riccardo. Riccardo era il prototipo di lottatore: nerboruto, non altissimo circa 1:75, probabilmente faceva un buon 85 kg di muscoli. Gli avambracci solcati da vene, la faccia di chi sta solo all'aria aperta. Era chiaro il motivo di quel l'invito e era chiaro che fosse del club quella sera.
Non fu in cantina questa volta ma in casa nello studio di Ettore. Il divano sfondato ci ospitò nei momenti di imbarazzo dopo cena. A parlare del più e del meno fino a quando il toro veterinario mi mise una mano sulla cosciona dura di marmo che mi ritrovavo. Quello che li faceva impazzire di me era la mia passività unità a una virilità totale. Volevo il cazzo di Roccardo, lui in piedi io in ginocchio davanti allo sguardo del capo. Una bestia chiara larga umida dal sapore di muschio mi bagno' il naso. Lo presi in bocca e assaporai quel cazzo che sapeva di una giornata di sudore con la mano sinistra mi menavo il cazzo anche io molto dotato. Ma Ettore mi prese la mano intimandomi di fermarmi. Mi montarono a turno. A pecorina mi stavano dietro e a turno entravano con la massima calma chiedendomi in continuazione come stavo, io sempre più passivo e al tempo stesso sempre poi maschio, non fiatavo, solo ruggiti di piacere. Sentivo e mi piaceva sentire i diversi stili, le pareti del culo che si allargavano in modo diverso a seconda se era Ettore o Rccardo. A Bocconi in terra con la tessera sul divano gli slip dei due stalloni sotto il naso aspiravo mentre mi sbattevano. Il silenzio surreale e i ruggiti, le poche e crude parole rendevano tutto perfetto. Chi sa di cosa parlo sa anche che così si montano gli uomini. Spingevo indietro il culo forte per accogliere meglio. Sfiatavo a volte a causa dei colpi. Ettore sfinito di sedette sul divano di fronte a me. Mi buttai tra le sue cosce enormi e lo leccai ritmicamente mentre il veterinario mi sbatteva per venire e farmi venire. In bocca il palo di Ettore, in culo la verga del medico. Una manata forte al culo indiana a litri di sborra in culo. Urla e ruggiti e l'aria fu impregnata di noi.

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