Le mutande di pizzo bianche

Scritto da , il 2016-06-07, genere prime esperienze

Non dimenticherò mai quel pomeriggio d'agosto nella casa al mare ad Ostuni con la famiglia Borghetti.
Erano i miei vicini di casa.
Io avevo 16 anni e mia madre sotto le insistenze della signora Adriana e il marito Mario,si convinse a mandarmi con loro un mese in Puglia.
Dovevo prendere colore, dicevano. Ed effettivamente dopo aver trascorso tutto l'inverno a studiare o nel letto tra febbri e ricadute, il mio colorito non era dei migliori.
Con noi c'erano anche i due figli Ada e Giuseppe. Avevano pressappoco la mia età ma nonostante questo non eravamo molto incuriositi l'uno dagli altri.
Io ero molto timido all'epoca, ero secchione e impacciato. Loro avevano la loro comitiva di amici lì e trascorrevano la maggior parte del tempo in spiaggia o nei bar.
Io restavo rintanato sotto all'ombrellone a leggere libri come mattoni o a fare cruciverba.
Un pomeriggio però accadde qualcosa di strano che non dimenticherò mai più.
Mentre eravamo in spiaggia la signora Ada disse che non si sentiva bene e che voleva tornarsene a casa. Prese le sue cose e poi sotto voce mi chiese Mi fai compagnia?
Io non avevo gran voglia di rientrare ma quella figura statuaria mi mise tale soggezione che senza battere ciglio la seguii.
Durante il tragitto non proferì parola però mi guardava continuamente con la coda dell'occhio, mi sentii profondamente a disagio, sudavo per il calore e la goffaggine. Volevo fare colpo su di lei atteggiandomi ad uomo ma mi uscivano dalla bocca solo parole smorzate e forzate . Lei sembrò accorgersene perché vidi nel suo sguardo un piglio di vanità e crudeltà. Chissà se fu un gesto premeditato o un capriccio sadico nato al momento. Fatto è che una volta arrivati a casa quella donna decise di torturarmi.
Che caldo disse.
Tu non hai caldo, tesò?
Tesò?! Ossia Tesoro?!
Iniziai a barbettare. Le parole si impastavano in bocca
Ehm no, cioè Sì.. Fa caldo oggi, sì, signora Adriana, le prendo un bicchiere d'acqua?
Ma la stronza già aveva raggiunto la sua camera da letto e già aveva deciso di farmi svenire.
Mi chiamò. Per nome, questa volta.
Io mi accostai educatamente alla porta e lei mi fece cenno di entrare.
La trovai adagiata sulle lenzuola bianche un po'stropicciate. Si era messa un copricostume bianco corto che non aveva mai indossato prima. Era trasparente e si vedevano nitidamente dei grossi seni dai capezzoli scuri.
Ero definitivamente turbato.
Lei come se niente fosse, mi disse
Albè, mi fanno male le gambe,fammi un massaggio.
E si girò a pancia in giù scoprendo per metà un culo enorme, pieno, sodo e abbronzato, intrappolato in piccolissime mutande di pizzo bianco.
Mi caddero gli occhiali, mi venne la tosse, stetti per inciampare, bufunchiai due parole e in preda al turbamento più totale me ne uscii da quella camera senza aspettare la risposta.
Ora che ho 50 anni, la signora Adriana all'epoca ne aveva 42, ripenso a quelle mutande e vorrei tornare indietro per riscrivere tutta un'altra storia....

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