Le gambe e le calze di mia zia

Scritto da , il 2015-07-28, genere feticismo

Avevo 16 anni e quel giorno non avevo affatto voglia di andare a scuola, incurante delle conseguenze (giustificazione scritta da parte dei miei). Mia zia (allora 30enne), era una persona che mi copriva e mi aiutava sempre nelle dispute con i miei genitori nelle solite questioni giovanili, quindi l' adoravo, anche (direi soprattutto) perchè aveva (ancora le ha, nonostante l' età di 70 anni circa, si cura moltissimo ed ha sempre fatto sport) delle gambe stratosferiche, che lei inguainava sempre con calze finissime rette da reggicalze (eh si, quando potevo spiavo anche nei suoi cassetti), che a me facevano letteralmente uscire di senno;lei mi faceva ricordare in continuazione la situazione vista nel negozio di intimo, però era sposatissima e mai avrei immaginato che potesse accadere quello che segue. Dunque, quel giorno mi reco da lei alla piccola reception dell' alberghetto che gestiva insieme al marito e giro dietro al banco (molto stretto e questo fatto determinerà la mia felicità). Mi chiese come andava, come mai non ero andato a scuola, mi rimproverò bonariamente, ma poi mi disse che era contenta che ero lì a tenerle un pò di compagnia. Non era passata neanche un' oretta da quando mi ero presentato lì da lei, che all' improvviso vedo che, guardando fuori dell' ingresso, fa una faccia stupita e di colpo mi dice: "I tuoi genitori, stanno attraversando la strada, stanno entrando qui!!!" Anche lei sapeva il casino che sarebbe successo se mi avessero trovato lì, quindi prontamente mi dice:" Mettiti giù, abbassati dietro di me, il bancone è stretto ma è alto, se stai zitto andrà tutto bene!" Io eseguii, mentre mia zia, al banco, simulava con i miei genitori frasi di circostanza, ma mi resi conto ben presto che mi trovavo stretto con la schiena al mobile di legno che più in alto conservava la rastrelliera delle chiavi, e davanti a me avevo la visione celestiale delle gambe di mia zia inguainate con calze color castoro finissime con il tallone rinforzato e la riga dietro (era la fine degli anni 60). Cominciai a non capire più niente, sudavo freddo (e non certo perchè a tre metri da me c' erano i miei genitori), sentii subito il mio uccello premere, incontrollato, contro le mutande; mi dissi che non c' era niente di male (visto che, data la situazione, mia zia era praticamente immobilizzata) se mi tiravo fuori il fratellone e mi smanettavo un pò davanti a quelle gambe che si ergevano a qualche centimetro di distanza. Iniziai a menarmelo decisamente quando, spostando leggermente la gamba, mia zia urtò leggermente con la gamba la mia cappella grossa ed arrossata, ma (credo), non si rese subito conto della situazione. Al sentire quel breve e leggero struscìo, caddero tutte le mie remore, ed in un attimo pensai: "Vada come vada, ora o mai più"; mi avvicinai di quel paio di centimetri e cominciai dolcemente ma decisamente a strusciare il mio bigolo sulle gambe inguainate, partendo dalla caviglia (dove c'era il rinforzo del tallone) e fino su al polpaccio, seguendo la riga delle calze, come se davvero seguissi la via maestra (eh, che scuola quel fatto che vidi nel negozio!!!). A quel punto lei, resasi conto della situazione, non volle tradirmi (sarebbe davvero successo il finimondo se i miei mi avessero trovato col bigolo fuori a far quella roba!), ed accettò la pratica, continuando a reggere il gioco con i miei. Mio padre e mia madre si trattennero ancora un quarto d' ora, mentre nel frattempo, continuando ora su una gamba, ora sull' altra la pratica descritta, toccavo con mano il paradiso. Giusto quando i miei genitori stavano varcando la soglia del piccolo albergo, all' ennesima strusciata di arnese su quelle gambe e calze da sogno, esplosi in una eiaculata inverosimile sulle sue calze, e mentre lei si stava girando esclamai estasiato: "Omsa, che gambe!!!" A quel punto credevo che mi avrebbe cazziato e cacciato di lì in men che non si dica, invece, mentre la sborra le colava sulle calze, mi disse, stupita: "Anche tu la fotocopia di tuo zio, che sta sempre a tampinarmi da dietro a cercare di cacciarlo sulle mie gambe e le mie calze, ma allora è un vizio di famiglia!!!" Poi mi disse, mentre si asciugava la sborra sulle calze, che sorvolava su quello che era successo in quanto aveva fatto piacere anche a lei e capiva benissimo, ma mi fece giurare che mai nessuno ne doveva venire a conoscenza, cosa che prontamente feci, contento fino al settimo cielo. In realtà accadde solo un' altra volta e mai più, in una circostanza particolare, che in seguito racconterò.

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