Emma: l'iniziazione di Don Giacomo

Scritto da , il 2015-04-06, genere prime esperienze

La prima volta che una lingua toccò la mia passera avevo appena cominciato il liceo.
In quel periodo,e già da parecchi anni,frequentavo la parrocchia del mio paese praticamente tutti i pomeriggi dopo i compiti. Lì avevo un gruppo affiatato di amici con cui mi divertivo molto,eravamo cresciuti insieme e anche con l'arrivo dell'adolescenza non passavamo più il tempo giocando a pallone era sempre bello ritrovarsi per chiacchierare e cazzeggiare insieme.
Don Giacomo era il nostro parroco. Era arrivato da un paesino in provincia di Messina e mi conosceva da quando avevo dodici anni. Lui era sulla quarantina,portati bene,simpatico,affabile,sempre alla mano. Ci sapeva fare con noi ragazzi ed era anche quello il motivo per cui l'oratorio era sempre frequentato e tutte le domeniche continuavamo ad andare a messa.
Proprio una di quelle domeniche decisi che volevo confessarmi,così arrivai in chiesa una mezz'ora abbondante prima della messa e lo cercai in sagrestia. Lo trovai che si preparava indossando i paramenti viola -dato che eravamo in quaresima- e mi disse di aspettarlo in confessionale poiché sarebbe stato subito da me.

Confessai le piccole cose tipiche della mia età: qualche bugia detta ai miei genitori,parolacce varie,gli dissi di aver bigiato la scuola due settimane prima,ma la cosa più importante,quella per cui sentivo il bisogno di confessarmi sembrava non voler venire fuori.

“C'è altro che devi dirmi?”
Don Giacomo mi spronò a parlare,a quanto pare aveva capito che non avevo vuotato del tutto il sacco mentre nel silenzio del confessionale mi chiedevo se potesse sentire il cuore sfondarmi il petto per l'emozione e la paura.

“L'altro giorno sono andata ad una festa...”
Cominciai così a raccontare che a questa festa c'erano dei ragazzi e che a un certo punto si erano messi a guardare dei film porno, e siccome tutti quanti erano rimasti ero restata anche io e lo avevo visto tutto. Ma non era finita lì,perché se fino a quel punto avevo peccato solo di curiosità la cosa che più mi pesava era un'altra.

“Quando poi sono andata a casa mi sono toccata ripensandoci...”
Buttai fuori tutto d'un fiato.

“Ti sei masturbata?”
Gli dissi di sì,mortificata,aggiunsi che mi dispiaceva e che era la prima volta che era successo e che non lo avrei fatto mai più. Don Giacomo comunque rimase tranquillo e mi rassicurò,la cosa si risolse con cinque Ave Maria ogni sera per una settimana.

Due giorni dopo ero di nuovo in parrocchia con gli amici e anche se ridevo e scherzavo come tutto fosse normale non osavo guardare in faccia Don Giacomo,mi vergognavo troppo. Evidentemente lui se ne accorse perché a fine giornata mi chiamò da parte e mi fece sedere in sagrestia offrendomi del tè freddo da bere.
Non so nemmeno come, ma con estrema naturalezza lui introdusse il discorso e mi disse che non dovevo avere paura,perché quello che era successo era una cosa normale e in quanto vicario di Nostro Signore avevo fatto bene a parlargliene e a confidarmi con lui.
Devo ammettere che mi sentivo in imbarazzo,ma allo stesso tempo rinfrancata dal fatto di condividere il mio segreto con qualcuno,avvertivo nei suoi confronti una complicità mai avuta prima.
“Che cosa hai provato?”
Quella domanda mi fece sussultare ed avvampare, ma bastò il solo pensiero a farmi stringere le gambe per la scossa di piacere al ricordo di come mi ero toccata pochi giorni prima. Don Giacomo lo notò e sorrise.

“Calore...”
Sussurrai mordendomi le labbra nervosamente.

“E piacere?”
Sentii la passera farsi bollente a quella nuova domanda e provai di nuovo l'eccitazione che avevo sentito guardando il film porno durante la festa.

“Sei venuta?”
“Io non...non lo so.”
“Allora non sei venuta.” - mi disse,la voce bassa e tranquilla- “Altrimenti lo sapresti.”

Ma in quel momento sapevo solo che aveva scatenato in me una gran curiosità. Allora c'era qualcosa di più bello oltre a quel calore intenso che avevo provato toccandomi con le dita? Con il cuore in gola poggiai il bicchiere sul tavolo e raccolto il coraggio da non so dove gli chiesi come fosse,come fosse venire.
Don Giacomo mi guardò sorridendo. Non pareva scioccato,contrariato o altro. Sembrava solo comprensivo...e rassicurante.

“Lo vuoi sapere?”
Annuii guardandolo negli occhi e a quel punto lui non si scompose,poggiò i libri che stava riponendo durante la nostra conversazione e si inginocchiò davanti a me come lo avevo visto fare altre mille volte in chiesa.
Ricordo che a quel punto mi sentii svenire per un attimo e forse ebbi l'istinto di alzarmi ma non lo feci. Lasciai che mi aprisse le gambe con una mano e alzasse la gonna poi sollevai appena il sedere affinché le mutande mi si arrotolassero giù fino alle caviglie. Si mise in mezzo e guardandomi negli occhi poggiò la bocca sulla mia fighetta fremente,che nel frattempo era diventata insopportabilmente calda. Sentii il suo fiato solleticarmi i peli e un secondo dopo la sua lingua aprirmi con una prima,indimenticabile leccata.
Non gridai perché non avevo fiato nei polmoni,ma mugolai e mi mossi sulla sedia. Le sue mani allora mi presero le cosce, accarezzandole per farmi rilassare. Fece un po' più di pressione e prese a muovere la lingua lentamente,su e giù lungo il clitoride. Quelle non erano le mie dita,ma erano cento volte meglio - pensai- e allungai una mano per accarezzargli i capelli,gesto al quale lui sorrise compiaciuto,facendomi il solletico.
Lo lasciai fare guardando tutta la scena,ogni tanto scendeva verso il basso e faceva un po' di pressione sul buchino della passera per poi ricominciare a leccare come un cane leccherebbe una ferita. Ero fradicia e lo vedevo ogni volta che Don Giacomo si staccava,il suo mento brillava dei miei umori ma non potevo farci nulla,anzi,mi piaceva e pensai che avrei voluto leccarglieli via io. Poi non riuscii più a pensare a niente se non al fatto che stavo venendo. La mia passera si contrasse di piacere più e più volte ed io per poco non gridai mentre lui continuava a dare sapienti stoccate al mio clitoride con la lingua.
Sì,adesso lo sapevo cosa volesse dire godere,e dovevo ringraziare solo Don Giacomo.


Pardon,nella foga ho scordato di presentarmi,il mio nome è Emma,ho 25 anni e quelle che vi racconterò sono le memorie della mia adolescenza,ovviamente ritoccate per evitare che qualcuno possa riconoscermi ;). Se vi è piaciuto l'inizio continuate a seguirmi,presto arriverà dell'altro.

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